The Legend of Zelda: Link’s Awakening – Anteprima

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The Legend of Zelda: Link’s Awakening – Anteprima
The Legend of Zelda: Link’s Awakening – Anteprima
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L’amato/odiato trend delle remaster si sta evolvendo in un nuovo trend sempre più difficile da odiare realmente: d’accordo, bisogna guardare al futuro, investire su nuove IP, nuove idee, e se è proprio così difficile sganciarsi dalle vecchie glorie, che almeno le si traghetti verso nuovi lidi. Al contempo, poter rimettere mano a una versione filologicamente fedele a un capolavoro del passato, ma completamente rivista dal punto di vista grafico ed estetico, ha un fascino tutto suo, in cui sempre più aziende sembrano ben felici di investire.

Per The Legend of Zelda: Link’s Awakening, che siate o meno fan di questo approccio di riscoperta (e riacquisto) dei classici, a Nintendo si può dire davvero ben poco: Breath of the Wild, l’ultimo capitolo “ufficiale”, ha rinnovato e per certi versi stravolto una saga amata e rispettata, per tanti intoccabile, regalandoci una nuova pietra miliare. La casa di Kyoto, insomma, non può di certo venire accusata di adagiarsi sugli allori se decide di riproporre una gemma come Link’s Awakening con uno stile nuovo di zecca, a 26 anni dall’uscita su Game Boy del capitolo originale.

Il gioco, come detto, è stato ricostruito tile per tile seguendo le orme dell’originale: la Koholint Island protagonista della breve demo che abbiamo potuto provare con mano in un evento milanese, è precisamente come ce la ricordiamo, cespugli, massi e categnacci “domestici” inclusi. Anche la nostra prima task è la stessa di un tempo: impugnare il nostro fido scudo e usarlo per proteggerci dalle prime minacce incontrate durante la ricerca della nostra altrettanto fida spada, con cui partire all’avventura e avventurarci nel primo dungeon. Il feeling del combattimento e del gameplay in generale è lo stesso dell’originale, e questo può essere tanto un bene quanto un male: è semplice, diretto, godibile, nonostante tutto, ma la facilità disarmante stride un po’ con la complessità a cui ci ha abituato il sontuoso Breath of the Wild. Spadate e parate, finisce lì, quindi non aspettatevi stravolgimenti rispetto alla versione del 93.

Questo remake promette di essere l’occasione perfetta per (ri)giocarlo

La vera rivoluzione, più evidente, è lo stile grafico adottato, molto chibi, più affine ad Animal Crossing che a un Wind Waker a caso, per intenderci. Una piccola gioia per gli occhi, con questo mondo in miniatura fatto di buffi personaggi e nemici resi ancor meno temibili da questo stile, eppure restano degli ossi duri da battere, non sottovalutateli. L’erba e gli alberi sembrano fatti di plastilina, i colori sono molto saturi, ma ciò che colpisce è la capacità del team di aver concretizzato ciò che i giocatori immaginavano giocando l’originale, dandogli una nuova dimensione 3D lussureggiante e irresistibile.

Va però sottolineata la scarsa fluidità del frame-rate nel mondo di gioco (in modalità docked, l’unica testata), che ora è un’unica grande area senza soluzione di continuità (almeno dai 15 minuti che abbiamo potuto provare) – no, tranquilli, non è più a “quadri” come l’originale -: se nelle case resta stabile e solido, all’aria aperta inizia ad appesantirsi, anche in situazioni non particolarmente affollate.


The Legend of Zelda: Link’s Awakening era un capolavoro, ma se eravate troppo piccoli per giocarlo all’epoca, o semplicemente avete saltato a pié pari la saga e la state riscoprendo dopo aver giocato Breath of the Wild, questo remake promette di essere l’occasione perfetta per (ri)giocarlo, grazie a un delizioso restyle in versione chibi e coloratissima. Tolto il dubbio tecnico, che da qui al 20 settembre (data in cui uscirà, in esclusiva per Switch) verrà quasi certamente risolto, c’è il dubbio di trovarsi tra le mani un gioco forse troppo “semplice”, non solo dal punto di vista della difficoltà ma anche delle meccaniche in sé. Ma tra il suo innegabile fascino e l’intrigante novità del “dungeon maker” (svelata ma non ancora disponibile per test e anteprime), con cui creare da zero dei dungeon per il gioco (probabilmente da condividere con altri utenti), sarà facile chiudere un occhio.

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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