The Game Awards 2021, uno show convincente?

La notte dell'hype di Geoff Keighley

The Game Awards 2021, uno show convincente?

I The Game Awards sono ritornati, dopo un anno difficile, ma ricco di grandi esperienze videoludiche. Gli strascichi del 2020 continuano a farsi sentire, con una serie di importanti rimandi che renderanno il 2022 decisamente memorabile. Anche un po’ congestionato, a dirla tutta, soprattutto nei primi mesi dell’anno.

Lo show di Geoff si inseriva perfettamente in una logica di “fervente attesa” per ciò che verrà, quasi a rendere il 2022 e oltre un vero e proprio “sequel” dell’anno corrente. L’ennesima occasione in cui la macchina dell’hype si è messa in moto, con notizie costanti nei giorni precedenti allo show, rumor ed indiscrezioni sui titoli mostrati. Si è parlato di un nuovo Bioshock, di Hogwarts Legacy e addirittura di un remake del leggendario Chrono Cross.

Il buon Geoff come al solito non si è tirato indietro, lasciando dichiarazioni sibiline sui social e dando in pasto agli appassionati affamati quel sapore di possibile, quasi come se i The Game Awards potessero realizzare ogni desiderio. Ovviamente, così non è stato. Del resto è impossibile accontentare tutti, ma ciò che è possibile fare è offrire uno show di livello. L’anno scorso ho criticato aspramente lo show di Geoff e del suo team, definendolo autoreferenziale e ben poco celebrativo. Una continua rincorsa ad Hollywood, supportata da annunci ben poco entusiasmanti e decisamente saturi di esperienze multigiocatore.

Quest’anno il discorso è un po’ diverso, e posso candidamente ammettere che i The Game Awards si sono presentati in una forma migliore. Il ritmo c’era, così come gli annunci e degli interessanti reveal. La celebrazione del videogioco è passata per dei momenti musicali davvero incredibili, che hanno glorificato uno degli aspetti più importanti ma spesso data per scontata: la colonna sonora. Il medley dedicato alle nomination della categoria GOTY è stato bellissimo, unendo temi classici come quello di Metroid Dread ad esperienze nuove e roboanti come Deathloop o Ratchet & Clank Rift Apart.

Non solo, c’è stato anche un bellissimo segmento dedicato a Cuphead e alle sue atmosfere anni ’30, insieme ad una sentita e toccante performance di Sting dedicata ad Arcane. Tanta buona musica, in un carrozzone ben confezionato, nonostante non possa rinunciare a sponsor o inframezzi pubblicitari. In questo senso, pur senza rinunciarvi del tutto mi è sembrato più naturale e organico.

Prendiamo il momento dedicato a Matrix Resurrections, il nuovo film in uscita della celebre saga. La sua presenza “promozionale” era perfettamente giustificata per tematiche, ancor di più con la tech demo “Il Risveglio” resa disponibile proprio durante lo show. Una scelta di marketing sensata e funzionale, grazie agli sforzi congiunti con Epic Games, che ci ha offerto un particolare scorcio di “next gen”.

Lo stesso lo si può dire per la presenza di Del Toro e Kojima, grandi amici e presenza ormai fissa di ogni show in cui presenzia Geoff. Un grande amore platonico, se vogliamo. A proposito di amore, sono tanti i titoli premiati nelle diverse categorie, dando allo show anche un sapore di “rappresentanza” per i titoli più in rilievo che hanno caratterizzato l’anno.

A portarsi a casa la vittoria It Takes Two, un’esperienza sicuramente originale e sui generis. Sono proprio le nomination l’aspetto più discusso dei The Game Awards, con delle categorie giudicate discutibili da tanti appassionati e dalla stampa di settore. L’assenza di Returnal e Forza Horizon 5 nella categoria GOTY ha lasciato perplessi molti, con alcune dichiarazioni di Geoff tutt’altro che sensate.

Quando si mettono in piedi show di questo tipo, dove si vuole celebrare e rappresentare il videogioco, è giusto farlo al meglio e con i giusti meriti. Non inserire dei titoli perché “non giocati” dalla maggioranza della giuria o dei giornalisti del mondo è una giustificazione insufficiente se non addirittura grave. In quanto celebrazione dell’industria tutta, è giusto affrontare le nomination con la stessa professionalità e serietà con cui si mettono in piedi i carrozzoni pubblicitari o gli spot che tanto piacciono al marketing.

In questo senso i The Game Awards continuano a cadere nello stesso tranello, con nomination “facili” che vanno a braccetto con il gusto o il chiacchiericcio social degli appassionati, senza andare a fondo e rappresentare davvero l’esperienze diversificate di questo fantastico medium. L’hype è sempre in testa, come dimostra il premio “Player’s Choice” dato ad Halo Infinite e votato dal pubblico, quando la campagna del gioco era uscita da nemmeno un giorno. Siamo tutti schiavi dell’hype, in un modo o nell’altro, e i The Game Awards sono ancora troppo legati a questa ostentazione.

Questa edizione si è rivelata sicuramente più equilibrata, grazie anche ad alcuni momenti davvero divertenti, come l’apparizione di Jim Carrey e il trailer del nuovo film di Sonic. Ma anche il grande entusiasmo di Josef Fares nell’accettare il suo premio. Diversi bei momenti, come il bellissimo gameplay reveal di Hellblade II o il ritorno di Alan Wake e Cuphead (quanto vi abbiamo atteso!).

Non sono mancate piacevoli sorprese come Star Wars Eclipse di Quantic Dream, o il gameplay di A Plague Tale II e Suicide Squad. Un po’ sottotono Forspoken, che nonostante un nuovo trailer (e una data!) continua a risultare fumoso e poco inquadrato sul lato del gameplay. Gli annunci sono in realtà molti altri, e potete recuperarli sulle nostre pagine, insieme ai vincitori. Un altro anno è passato, ed un altro dei The Game Awards ha portato a casa il risultato. Stavolta con più contenuto e una forma migliore, con un buon ritmo.

Si può sempre migliorare, questo è certo. Del resto, proprio per citare la tech demo dedicata a Matrix: “Gli agenti sono cattivi, ma non fidarti del marketing”.


Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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