The Talos Principle – Recensione

The Talos Principle – Recensione

Eccoci nuovamente a scrivere di The Talos Principle, il puzzle game di Croteam concepito da Tom Jubert, il programmatore filosofo. Avevamo lasciato questa affascinante opera dopo averla visionata e testata in un’anteprima emozionante quanto l’intervista che il creatore stesso ci aveva rilasciato, dove illustrava le sinapsi e i percorsi intrapresi per portare a termine questo piccolo capolavoro dell’universo videoludico, universo in cui spesso i titoli presentati sono sempre più tesi all’apparire videogame più che alla sostanza dell’essere videogiochi. Finalmente completo, The Talos Principle, pone il giocatore a confronto con la propria mente e non ad essere un’appendice del gamepad in situazioni dove solo le ragioni della destrezza e la miglior conoscenza della posizione dei tasti fanno il buon esito della partita.

Qui non ci sono mostri o boss da affrontare e da stendere a colpi di fulminatore o cal.50, ma lo scontro è ugualmente cruento e forse più drammatico, poiché dovrà essere il vostro cervello a risolvere i problemi che vi si pareranno di fronte, mentre la vostra anima dovrà tenere a bada le sottili domande che, durante il cammino verso l’ignoto, freddi terminali abitati da Intelligenze Artificiali avanzatissime vi attanaglieranno e atterriranno. Non tutti i “Survival Horror” sono necessariamente splatter, specialmente quando lacerano lo spirito laddove la carne è gelido metallo.

Catalogare The Talos Principle sotto il genere Puzzle Game è molto riduttivo, poiché ci troviamo di fronte ad un prodotto che attinge da molti generi mescolandoli sapientemente. The Talos Principle è un RPG fantasy, poiché man mano che si procede negli ambienti si acquisiscono nozioni e capacità tali da poter scalare la torre che porta a Dio, qui individuato con l’antico nome di Elohim; è un survival horror, poiché  si attraversano situazioni sempre più drammatiche, in cui le voci dei fantasmi del passato ci raccontano di un’apocalisse  che ha fermato l’umanità proprio sulla soglia in cui la scienza stava toccando la scintilla della creazione, lasciando la propria memoria a voci tonanti dal cielo e a diabolici enigmi urlati dalle tenebre attraverso le asettiche, eppure così sarcastiche, stringhe di un misterioso abitatore dei terminali disseminati qui e lì come tizzoni ardenti dall’Inferno.

Ma è anche un action di fantascienza, poiché scopriamo quasi subito di essere degli androidi e cerchiamo di dimostrare disperatamente di essere umani dovendo attraversare le vestigia solitarie e silenziose di ere umane ormai solamente rappresentate per spiccare il balzo verso la realtà o riprecipitare in un loop senza fine, proprio come sembra essere accaduto a chi ci ha preceduto e di cui decodifichiamo fugaci messaggi stampati  sui muri in codice QR e infine sì, è anche un puzzle game, ma che usa i meccanismi propri di questo genere solo per aprire la mente a tematiche più profonde, coinvolgendoci e appassionandoci con testi e nozioni filosofiche che portano a interrogarci su noi stessi e sulla percezione della realtà che ci circonda.

Mentre giocavamo l’anteprima, The Talos Principle,  ci lasciava a bocca aperta non solo per la profondità della storia che si dipanava davanti ai nostri occhi, ma anche per l’amena scelta, per questo tipo di giochi, di offrire allo spettatore/giocatore un respiro grafico di indubbia bellezza, vicino al fotorealismo e capace di stupirci per l’accuratezza dei particolari. La tecnica della Fotogrammetria che cattura il mondo reale per trasportarlo in un ambiente digitale è sicuramente una delle innovazioni più importanti che Croteam ci proprone e che sarà probabilmente utilizzata in futuro anche da altre software house, essendo a basso costo e permettendo risultati favolosi.

La versione definitiva ora in commercio ha aggiunto ulteriore perfezione, avvalendosi del supporto alle librerie Direct-X 11,  e un impianto di illuminazione riveduto e corretto che potrete apprezzare laddove la luce gioca con le ombre, come nelle cattedrale gotica che fa da portale al mondo medievale, o negli splendidi scenari del Giardino dell’Eden dove lo sguardo si perde in stupendi e raffinati paesaggi tra cielo e mare. Come anche è assolutamente migliorata la gestione della vegetazione e sopratutto la resa dei vari mondi “di pietra”, a partire dalle strutture romaniche (gran parte catturate dal sito archeologico di Ostia Antica, vicino Roma) fino ad arrivare alle imponenti strutture egizie. Chi possiede una macchina particolarmente performante potrà godersi tutto questo ad alta risoluzione (fino a 4K!), ma anche chi si avvale di un PC medio sarà sicuramente colpito dalla bellezza degli ambienti. Il gameplay prevede sia la visione in terza persona, utilissima in alcune situazioni, sia quella in prima persona, senza alcun dubbio più affascinante ed evocativa: perché seguire se si può essere?

È da elogiare anche l’ottima colonna sonora composta da eccellenti effetti audio in grado di restituire alle immagini quella tridimensionalità dei sensi che vanno a completare l’esperienza virtuale (chissà se questo titolo sarà convertito per Oculus Rift?). Il tutto è accompagnato da una musica dalle note delicate, placide, mai snervanti o ansiose, eppure in grado di scatenare quella melanconia che la filosofia alla base del titolo ci propone sospingendoci come una leggera brezza, enigma dopo enigma, verso il completamento del nostro destino.

Lasciando da parte l’impatto emotivo che questo titolo può avere sui giocatori, analizziamo brevemente gli aspetti del contendere partendo dalla disposizione degli elementi di gioco in campo e quindi dalla mappa che è di fatto suddivisa in tre settori individuati con le lettere A, B e C racchiusi nel settore principale esterno, dove svetta la Torre di Elohim, nostro obiettivo finale. Ognuno dei settori è ispirato ad un periodo storico e fondamentale per l’umanità: greco-romano, egizio e medievale. Qui troveremo templi o cattedrali che faranno a loro volta da accesso ai luoghi delle prove. Il nostro scopo sarà quello di recuperare i “sigilli” (rappresentati come i pezzi del Tetris) i quali, opportunamente incastrati su apposite serrature, spalancheranno le porte ad ulteriori esplorazioni del “mondo a parte” messo a disposizione da Elohim.

Ogni sigillo ha un suo significato e un suo utilizzo: i gialli sbloccano oggetti necessari per risolvere le prove, mentre quelli rossi permettono di accedere ai vari piani della Torre. Oltre ai sigilli, vi sono all’interno degli scenari delle stelle fluttuanti, molto difficili da raccogliere, che permettono l’acquisizione di sigilli in grado di sbloccare località segrete.

Gli oggetti che utilizzeremo per raggiungere gli agognati sigilli, di solito chiusi dietro una barriera energetica, sono sei: il jammer  che interferirà con l’energia e potrà disattivare le barriere, bloccare le mine vaganti ed inibire le mitragliatrici; il connettore che grazie alla sua gemma poliedrica, devierà  i fasci di luce  da inviare sulle serrature laser; la cassa che ci permetterà di salire sulle sporgenze o posizionare più in alto jammer e connettore; la piattaforma e la ventola che saranno utili per spostare o sollevare gli oggetti e  il registratore olografico che permetterà di replicare alcune nostre azioni rendendole successivamente disponibili in solido.

L’esperienza di gioco si aggira sulle venti ore, ma con la possibilità di accedere a molti finali diversi la longevità è maggiore. Croteam rispetto all’anteprima ha corretto alcune imperfezioni nelle texture, ha implementato dettagli, ha dato la possibilità di poterlo giocare su sistemi multischermo e sopratutto ha reso il gioco accessibile a vari linguaggi (italiano incluso). Non tutti possono vantare una conoscenza dell’inglese profonda, per cui i testi visualizzati sui terminali (fondamentali per il percorso mentale) sarebbero potuti risultare troppo criptici o complicati e quindi abbassare la soglia d’attenzione per chi si voleva confrontare con questo genere.

In conclusione…

The Talos Principle è forse uno dei migliori giochi del 2014, destinato a rimanere come pietra miliare nel genere Puzzle Game, ma anche in altri generi, sia per la sottile suspense con cui riesce a legare il giocatore alla propria trama, sia per la raffinatezza degli ambienti e la capacità di trasformare un semplice rompicapo in uno psicodramma esistenziale.

Si spera che il mondo dei videogames, ormai ingolfato da  titoli che clonano se stessi, possa prendere esempio da quest’opera che sembra nata quasi per scherzo utilizzando ambienti destinati a sparatutto fracassoni come Serious Sam. Consigliato a tutti quelli che amano gli enigmi e anche a chi è troppo occupato a fare PVP sempre uguali su mondi ormai scontati.

Voto: 9/10

Classe 1968. Appassionato di GDR e Videogames, attraversa gli anni '80 con Pac Man in una mano e nell'altra uno Zx Spectrum. Negli anni '90, fra Amiga e PC, realizza cortometraggi e lungometraggi Horror e di Fantascienza che conseguono premi in vari Festival. Dal 2000 al 2012 lavora presso Cinecittà News come curatore per le riprese e l'editing video. Attualmente è docente presso Act Campus Ateneo del Cinema e Della Televisione

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