Tales of Hearts R – Recensione

Tales of Hearts R – Recensione

Solo i fan più sfegatati si ricorderanno gli sbadati tentativi di Bandai Namco di portare la serie “Tales of” su console portatile ai tempi del Nintendo DS. Tentativi che sfortunatamente non andarono a buon fine e rimasero confinati nella terra del Sol Levante, sollevando non poche proteste da parte dell’occidente.

Con il lancio di PSVita, Tales of Innocence e Tales of Hearts sono stati riproposti sotto forma di remake completamente rivisitati, e come ha dichiarato lo stesso Hideo Baba sono dei veri e propri “re-immagination” sia a livello di storia che di personaggi, da qui la “R” del titolo. Se “Tales of Innocence R” purtroppo non è stato ancora localizzato, dopo una snervante attesa “Tales of Hearts R” giunge sul suolo europeo in un inedito debutto degno degli standard qualitativi degli ultimi “Tales of” a cui siamo stati abituati in questi anni.

Kor è un ingenuo ragazzo di campagna che passa le sue giornate ad allenarsi con la spada insieme al nonno, non senza annoiarsi e lamentarsi della solita routine del piccolo villaggio in cui vive. Come nelle avventure più classiche, il desiderio di avventura del protagonista viene presto accontentato e la sua vita è sconvolta dal ritrovamento sulla spiaggia di una ragazza svenuta: Kor non esita a tentare una respirazione bocca a bocca (senza secondi fini dichiara, ma nessuno gli crede!) e la poveretta è salva per un soffio.

La ragazza si presenta come Kohaku ed è alla ricerca del fratello Hisui, andato disperso dopo che i due sono saltati giù dalla scogliera per salvarsi dall’attacco di una strega. Kor non può sottrarsi dall’aiutare una donzella in difficoltà (soprattutto se carina come Kohaku) ed i due iniziano le ricerche nel bosco vicino. Hisui viene ben presto ritrovato, ma la strega non ha nessuna intenzione di lasciar fuggire i due fratelli, e con una escalation di eventi che non vogliamo troppo anticipare inizia il viaggio di Kor ed Hisui alla ricerca dei frammenti di sentimenti perduti di Kohaku, rimasta in vita come un semplice involucro umano privo di emozioni.

Fuori dal pacifico villaggio, Kor ed amici dovranno imparare a combattere con il potere del “Soma”: la prima pratica sarà contro i mostri selvatici ma non mancheranno neanche interessanti antagonisti ad ostacolare il viaggio per salvare Kohaku.

Il potere dei “Soma” attinge a quello dello “Spiria”, ma non fatevi spaventare da questi termini perché la spiegazione è molto semplice. Nel mondo di Tales of Hearts ogni essere umano possiede all’interno del proprio corpo un cristallo di nome “Spiria” che è la fonte delle emozioni; dallo “Spiria” ne attingono la forza i “Soma”, misteriose pietre che permettono di evocare ai “somatici” una propria arma che manifesta la volontà di chi riesce a domarne il potere.

I Soma possono evolversi combattendo e ad ogni “level up” dei personaggi riceveranno dei punti da distribuire nelle cinque caratteristiche di Tempra, Convinzione, Grinta, Purezza e Resistenza, permettendo l’evocazione di nuove armi più potenti oltre ad un aumento delle statistiche.

Per quanto riguarda i combattimenti veri e propri, gli scontri sono casuali e calibrati in modo giusto, non aspettatevi dunque battaglie ogni due passi, ma neanche finezze come in “Bravely Default” dove la frequenza degli scontri è totalmente a discrezione del giocatore.

Una volta entrati in colluttazione con dei mostri, Kor e compagni (in totale ne possiamo schierare quattro) possono muoversi liberamente sullo schermo ed attaccare da ogni angolazione possibile.

Per rendere ancor più emozionanti le battaglie sono state anche introdotte le “sfide”. Casualmente, infatti, verrà chiesto al giocatore di uccidere i mostri nel tempo più veloce possibile oppure di subire meno danni il tutto per bonus in denaro o esperienza. Le sfide e le ricompense sono diverse e questi sono solo alcuni esempi.

Sempre durante le battaglie non è raro che sui nemici che hanno subito troppi danni appaia un simbolo blu. Quando ciò accade è il momento di finire le loro sofferenze con un colpo finale a cui potrà unirsi anche un altro personaggio per spettacolari attacchi in coppia. Attenzione però, i nemici potrebbero anche arrabbiarsi e diventare rossi, in quel momento una parata è d’obbligo se non si vuole ricevere gravi danni.

Il punto debole di Tales of Hearts risiede purtroppo nella parte grafica, che per quanto curata ed in 3D avrebbe potuto offrire più dettagli sia nei dungeon che nelle città, oltre ad evitare il riciclo dei labirinti Spiria che purtroppo sono tutti uguali. Un’altra nota dolente sono alcuni filmati anime sgranati provenienti dalla versione DS che purtroppo non sono stati riadattati alla risoluzione degli schermi della PSVita.

Per l’occasione tutte le tracce della colonna sonora sono state remixate e sono presenti numerosi brani inediti composti dal sempre verde Motoi Sakuraba, famoso per aver curato la parte musicale di numerose serie dal calibro di “Star Ocean” e “Valkyrie Profile”.

I più attenti, ascoltando il doppiaggio giapponese (quello inglese non è stato realizzato probabilmente per una questione di spazio e costo), si accorgeranno che la traduzione italiana, per quanto ben fatta, non è letterale, ma pare essersi presa molte libertà che vanno dall’aver cambiato il nome del protagonista ad intere frasi tradotte in modo fantasioso.

Curiosa è anche la scelta di lasciare il doppiaggio giapponese ma di censurare la canzone J-Pop dell’intro con una musica strumentale poco ispirata.

In conclusione…

Tales of Hearts R si porta a casa un ottimo voto rivelandosi un must per gli amanti dei JRPG giapponesi possessori di una PSVita.

Divertente ed appassionante, le ore scorreranno veloci e, fortunatamente, in quantità, fra la longevità della storia e le numerose missioni secondarie. Vi ci vorrà molto prima di poter archiviare questo titolo.

Graficamente poteva esser fatto di più ma anche le pietre preziose possono avere piccole imperfezioni che non ne compromettono comunque la qualità.

Voto: 8,5/10

Insistere per avere un Game Boy nel lontano 1998 è stata una delle migliori idee che abbia mai avuto, da allora non si è più allontana dal mondo videoludico. Più allenatrice di Pokémon che studentessa, quando il dovere la chiama studia giapponese, in realtà il secondo fine è capire la trama dei suoi JRPG preferiti.

Lost Password