Tales From The Borderlands – Episode 2: Atlas Mugged – Recensione

Tales From The Borderlands – Episode 2: Atlas Mugged – Recensione

Leggermente in ritardo rispetto alla serie dedicata alle vicende dei Sette Regni e del Trono di Spade, anche Tales from the Borderlands raggiunge finalmente il secondo episodio. Il primo è stato ovviamente un episodio di presentazione, conoscitivo potremo addirittura dire, ma che ha saputo conquistarci fin da subito. Trovarsi infatti come per incanto immersi in un’atmosfera di Borderlands così ben ricreata, è stata decisamente una bellissima sorpresa. Anche narrativamente parlando, il primo episodio è riuscito ad attrarre il giocatore grazie al botta e risposta che i due protagonisti imbastiscono durante quasi tutto il tempo.

La volta scorsa, avevamo lasciato i nostri due eroi in una situazione non proprio comodissima, ma in compenso il loro racconto aveva cominciato a prendere una piega molto molto interessante… I ragazzi di Telltale saranno riusciti a mantenere lo stesso livello anche in questo secondo capitolo? Non ci resta che andare subito a scoprirlo.


ATTENZIONE: il seguente articolo potrebbe contenere degli spoiler.


Nella realtà dei fatti, le cose sembrano essere leggermente migliorate da come ce le eravamo aspettate dalla fine del primo episodio. Lo sconosciuto rapitore pare abbia cominciato ad avere un po’ più di fiducia nei confronti dei due protagonisti, tanto da arrivare anche a liberarli dalle corde con cui li aveva precedentemente legati. Per buona cura però, l’individuo mascherato non smette mai di tenere sotto tiro i due mentre continuano a raccontare le loro storie; il viaggio del resto sembra lungo, ed è meglio non rischiare.
Se ricordate bene chi è venuto a trovare il nostro amico Rhys la volta scorsa, saprete perfettamente che in un certo senso, Jack il Bello è tornato… Più o meno… Al momento solo Rhys è in grado di vederlo e sentirlo, e non è ancora sicuro di quanto effettivamente stia succedendo, ma state tranquilli perché non significa minimamente che il nostro eroe sia diventato pazzo eh… O almeno lo si spera… La sua presenza però (quella di Jack ovviamente) rischierà di influenzare in parte la buona condotta del nostro eroe, che di per sé è già su una cattiva strada…

In tutto questo, Fiona svolge come sempre la parte più razionale della coppia, e questa volta potremmo dire anche quella più sanguinaria. In ogni caso, anche questa volta è la loro interazione il punto forte, è il loro continuo beccarsi, punzecchiarsi, etc., che rende tremendamente piacevole l’accavallarsi dei loro racconti, che come da tradizione “pandoriana” sono densi di ironia e di humor. A fare da guest stars all’episodio inoltre, due “gentili” donzelle, che i fan avranno sicuramente riconosciuto dall’ultimo titolo della serie di Gearbox Software, Borderlands The Pre-Sequel.

Meno dirompente del capitolo iniziale, Atlas Mugged cerca comunque di assestare ulteriormente il livello globale della narrazione, che prosegue in maniera apprezzabile, ma rischia di tirare un po’ troppo il freno a mano sull’interazione da parte del giocatore. La porzione di gioco in cui il giocatore assume un ruolo che “serve a qualcosa”, sembra infatti essersi ridotta rispetto a prima, e risulta tra l’altro ancora meno incisiva del solito. A questo si va ad aggiungere poi il fatto che la storia che racconta questo episodio spara subito tutte le sue cartucce, e tra rivelazioni inaspettate, scelte difficili o eticamente scorrette, tutto termina prima di quanto ci si possa aspettare, lasciando così il giocatore con un po’ di amaro in bocca ed un’espressione dubbiosa e perplessa in faccia.

Perplessa, perché la seconda parte dell’episodio cambia di parecchio i toni, concentrando l’attenzione sui risvolti emotivi dei personaggi in gioco; e dubbiosa perché permangono ancora dei folti banchi di nebbia su alcune delle nuove features introdotte da ultimo nelle serie della Telltale. Ci riferiamo chiaramente all’inventario (in cui confluiranno tutti gli oggetti ed il denaro recuperati), ed i “poteri” a cui ogni protagonista della serie può accedere. Entrambi vengono sfruttati pochissimo, come si è potuto osservare, e fino a questo momento non sono ancora stati usati in un ruolo fondamentale o particolarmente decisivo.

Come sempre, anche se forse è ormai inutile ripeterlo, il titolo mantiene il solito gameplay da pseudo-avventura grafica, in cui prevalgono le scelte multiple dei dialoghi ed i quick time event (QTE) a cui siamo stati sempre abituati dai precedenti titoli della casa californiana. I riflettori sono sempre puntati sul piano narrativo, ed il comparto tecnico, seppur non totalmente trascurato, rischia però di soffrirne leggermente (triste da dire, ma ormai ci siamo abituati). Sebbene quindi le meccaniche di gioco non siano cambiate, si nota comunque un leggero ritocco all’interfaccia legata agli appena citati quick time event, che però risulta essere sfortunatamente solo una modifica estetica.

Il livello di difficoltà è leggermente calato rispetto all’inizio dell’avventura. Non che sia mai stato tragicamente impossibile, ma se nel primo episodio alcuni punti erano leggermente più ostici perché davano una finestra di tempo troppo ridotta, in questo si rischia di procedere a spron battuto fino alla fine dell’episodio senza claudicare nemmeno una volta. È comprensibile che per delle scelte di produzione il prodotto punti a valorizzare come prima cosa la storia proposta agli utenti, ma un giocatore che si rispetti ha anche bisogno di affrontare una sfida, e se gli eventi scorrono troppo velocemente e senza intoppi, tanto vale guardare semplicemente un filmato e buonanotte…

Diciamo questo anche perché molto spesso, in giochi del genere che appartengono ad una speciale categoria di avventure grafiche, si prova una fortissima convinzione di essere in grado di poter fare la differenza, e che qualsiasi nostra decisione modifichi effettivamente tutto quello che succederà nella storia. In alcune situazioni può anche essere vero, ma a volte, qualunque strada si faccia, il punto di arrivo sembra essere sempre lo stesso, perché tappa obbligatoria della sceneggiatura globale.

Passando al comparto tecnico, il solito cel-shading fa da veste grafica al titolo, che sempre in linea con gli episodi precedenti e le altre produzioni, mostra un po’ il fianco tra problemi di compenetrazione e sporadici rallentamenti dovuti probabilmente ai caricamenti di alcune sezioni (o almeno speriamo sia solo per questa ragione…). Molto buono il sonoro, dialoghi come sempre spettacolari, ma come vi abbiamo avvisato la volta scorsa, è sempre necessaria una buona conoscenza della lingua inglese per comprendere pienamente tutte le sfumature delle storie che ivi saranno raccontate. Stiamo accendendo un cero a Cthulhu per propiziare una possibile traduzione in italiano in futuro, magari in sede di produzione della versione retail del titolo completo, ma per avere conferme su questo nostro desiderio, dovremo aspettare ancora un bel po’…

In conclusione…

I racconti di Rhys e Fiona vanno avanti, e non possiamo che affermare che non lo fanno proprio nel migliore dei modi. Atlas Mugged non è infatti allo stesso livello dell’incipit della serie, prova a tenere il giocatore fisso ed attento grazie ad una qualità narrativa che pochi altri titoli si possono permettere, ma riesce ad ottenere risultati positivi solo nella prima parte dell’episodio, che poi va a scemare un po’ troppo. Certo, le parti più calme ci consentono di apprendere qualcosa in più sui nostri eroi, come per esempio il rapporto che c’è tra Fiona e Sasha e le differenze caratteriali che le separano l’una dall’altra, ma ciò smorza la tensione, la suspance, e la produzione di adrenalina a cui siamo abituati di solito. Grafica e sonoro nella norma, e problematiche tecniche sempre presenti nonostante le leggere modifiche apportate sull’interfaccia.

Onestamente, speriamo che la serie non scada troppo nel prevedibile, o almeno non troppo. È chiaro che dallo spettro digitale di Jack il Bello ci aspettiamo a brevissimo fuoco e fiamme, ma una possibile compatibilità sentimentale tra i due protagonisti verso gli ultimi episodi speriamo si riveli essere solo una nostra sbagliatissima previsione. In ogni caso, attendiamo la prossima puntata, che col nome “Catch a ride” è già tutto un programma, sperando che porti almeno una leggera impennata su tutti i fronti.

Voto 6,5/10

Fin da piccolo ho sempre amato le storie, che fossero raccontate da un libro, un fumetto, un cartone, un film, o soprattutto da un videogioco. Alcune le ho solo viste, altre le ho sentite così mie da avere l'impressione di averle vissute, ed altre ancora le ho addirittura scritte. Forse sono un pazzo o un sognatore, o tutte e due le cose. Ma continuerò a sognare ed a vivere avventure, per poter dire un giorno "fammi rubare Capitano, un'avventura dove io son l'eroe che combatte accanto a te".

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