Super Dragon Ball Heroes: World Mission – Recensione

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Il gioco dove il fanservice regna supremo

Super Dragon Ball Heroes: World Mission – Recensione
Super Dragon Ball Heroes: World Mission – Recensione
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Dragon Ball è uno di quei fenomeni che non ha bisogno di presentazioni.

Anche se avete vissuto sotto un sasso negli ultimi 30 anni, conoscerete sicuramente almeno il nome di Goku, e in questi tre decenni le avventure del Saiyan dal cuore puro hanno continuato ad evolversi proprio come il suo protagonista.

Ancora oggi Dragon Ball non accenna minimamente a fermarsi, e tra film, videogiochi, nuova serie anime e manga in arrivo, Goku è ormai diventato un simbolo talmente potente e riconosciuto nel mondo che sarà testimonial ufficiale delle Olimpiadi di Tokyo nel 2020.

Eppure c’è stato un periodo piuttosto lungo di “buio” tra la fine di Dragon Ball GT e l’inizio di Dragon Ball Super in cui non c’erano materiali ufficiali che continuavano la storia, ma questo non ha minimamente fermato gli appassionati che con la loro immaginazione hanno creato innumerevoli fan-fiction con trame al limite dell’assurdo.

Vecchi personaggi tornavano in vita in storie e universi paralleli affrontando minacce cosmiche e trasformazioni sempre più estreme (i bei tempi in cui a scuola circolavano le immagini sui primi cellulari con Bluetooth di fantomatici Goku Super Saiyan di millemillesimo livello) e perfino Toyotaro, l’attuale disegnatore di Dragon Ball Super scelto personalmente da Toriyama, si è fatto conoscere con i suoi manga fan-made.

Nel 2010 Bandai prese palesemente spunto da tutte queste storie per creare Dragon Ball Heroes, un gioco di carte collezionabili che interagivano con un particolare cabinato arcade e che aveva come protagonisti personaggi storici e tanti altri inventati che sembravano usciti direttamente da una fan-fiction.

Il gioco è diventato (ed è tuttora) un successo enorme, e finalmente anche noi occidentali abbiamo l’occasione di provarlo su Nintendo Switch e PC grazie a Super Dragon Ball Heroes: World Mission.

No, non avete visto male, quello dietro Gogeta è proprio Raditz Super Saiyan 3… e non sarà la cosa più assurda che vedrete

Spiegare cosa è Super Dragon Ball Heroes: World Mission (che da ora in avanti chiamero DB Heroes per comodità), non è per niente facile.

Come detto si tratta di un titolo nato per essere giocato con vere carte collezionabili e soprattutto un cabinato arcade dedicato, un elemento piuttosto fondamentale nel gameplay. Non stiamo parlando infatti di un semplice gioco di carte come Magic o Yu-Gi-Oh! dove la disposizione fisica in campo delle carte è importante ma più per comodità, in DB Heroes invece la stessa carta può avere effetti completamente diversi a seconda di dove viene posizionata, e per attivare alcune abilità bisogna letteralmente muovere le carte “mimando” alcuni gesti e simboli.

Ma su questo torneremo tra poco, ora procediamo con ordine.

Trattandosi di un gioco di Dragon Ball, lo scopo, neanche a dirlo, è quello di sconfiggere il nostro avversario in combattimento. Per farlo si utilizza una squadra composta da sole 7 carte da scegliere tra le 1160 disponibili nel gioco, ognuna rappresentante un personaggio sia canonico che, per la maggior parte, totalmente inedito ma spettacolare.

Si utilizza una squadra composta da sole 7 carte da scegliere tra le 1160 disponibili nel gioco

Quelle che prima erano solo invenzioni dei fan in DB Heroes diventano ora realtà, ecco quindi che troviamo versioni alternative di personaggi conosciuti come Broly e Gohan Super Saiyan 4, Gotenks Adulto e Vegeth Super Saiyan 3, ma anche lottatori nuovi come Vegenks (fusione tra Vegeta e Trunks), Fu, Mira e Towa, questi ultimi apparsi anche nei due Dragon Ball Xenoverse ma originari proprio di Heroes.

Le carte si dividono in Hero (statistiche bilanciate), Elite (lottatori specializzati in stordimenti e attacchi di energia), Berserker (attaccanti puri ma con bassa difesa) e Speciali (non combattono ma hanno vari effetti di supporto), ognuna con diversi valori di vita, attacco, difesa e varie abilità e diversi livelli di rarità. Naturalmente la maggior parte delle carte comuni sono abbastanza inutili e non vale neanche la pena leggerle, tuttavia creare un mazzo solo con carte rare e potenti non sempre è una buona strategia, e cercare il giusto equilibrio e sinergia tra le carte è la chiave per la vittoria, e spesso sono proprio le carte che meno ti aspetti ad avere effetti che cambiano le sorti di un match.

Le prime ore di gioco metteranno quindi a dura prova la vostra pazienza visto che sarete sommersi da una mole impressionanti di informazioni e carte da studiare e memorizzare, inoltre purtroppo il tutorial è piuttosto carente su alcune meccaniche, anche se molte sono uniche e si possono scoprire solo collezionando e leggendo le varie carte.

Non solo strategia, ma anche riflessi fulminei

In Giappone le carte si comprano come normali pacchetti di figurine e le più rare sono vendute anche a cifre piuttosto esorbitanti, ma il vantaggio di avere carte virtuali è che non dobbiamo sborsare un solo centesimo per averle tutte (escluso il costo del gioco, naturalmente). Completando le varie missioni e battaglie si viene ricompensati con Biglietti Gacha da utilizzare per “spacchettare” le varie batch divise nelle diverse espansioni uscite in questi anni (anche se mancano le più recenti).

Sono presenti anche biglietti che garantiscono di trovare solo carte rare, per cui alla fine con un pò di impegno per accumulare biglietti e un pizzico di fortuna si può trovare qualsiasi cosa, ma devo ammettere di essere rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che Bandai abbai deciso di non inserire microtransazioni di nessun tipo, per cui non è possibile avere un vantaggio spendendo soldi veri per comprare carte o pacchetti, un elemento da non sottovalutare di questi tempi.

Tornando al discorso “fisicità” delle carte, il campo di battaglia si divide in quattro aree: le prime tre sono le zone di attacco, e più si posiziona una carta verso l’estremità, maggiore sarà il danno in grado di causare, ma anche maggiore sarà il costo in vigore per l’attacco, mentre la zona nelle retrovie serve per far “riposare” le carte e recuperare il vigore. La gestione dell’energia è fondamentale poiché se si esaurisce si rimane totalmente in balia dell’avversario senza possibilità di difendersi e subendo il doppio dei danni, per cui posizionare sempre le carte in attacco non è una strategia ottimale.

La gestione dell’energia è fondamentale poiché se si esaurisce si rimane totalmente in balia dell’avversario senza possibilità di difendersi e subendo il doppio dei danni

Alcune carte inoltre possono attivare diversi effetti in base alla loro posizione, se nella zona di attacco o di recupero vigore, e se nel cabinato originale le carte dovevano essere posizionate materialmente nella “scacchiera”, in DB Heroes naturalmente questo compito va effettuato spostando le carte con mouse e tastiera su PC o con il touch screen su Switch in modalità portatile. Oltre a spostare le carte sul campo di battaglia, come accennato, anche alcune abilità si attivano infatti ricreando alcuni gesti o simboli muovendo le carte, ad esempio su e giù per caricare energia, in cerchio o formando la lettera Z per alcuni attacchi speciali e così via.

Per un fattore comodità personalmente consiglierei proprio la versione Switch e di giocare direttamente dallo schermo, poiché dovrete intervenire spesso con diversi comandi che con il touch risultano molto più immediati e intuitivi.

Una volta schierate le carte a attivati i vari bonus e malus, il team con il livello maggiore di potenza inizia l’attacco, e le battaglie si svolgono con un quick time event in cui vengono messi alla prova i riflessi (altra caratteristicha che differenzia enormemente DB Heroes dai classici giochi di carte), e chi riesce a fermare l’indicatore nel punto più alto vince infliggendo danni in caso di attacco o parandosi in caso di difesa. Anche qui possono intervenire numerosi fattori e abilità specifiche che possono influenzare la velocità dell’indicatore ostacolando l’avversario o rendendo più semplice per il proprio team ottenere un Perfetto con i relativi bonus.

Le carte dello stesso tipo (Hero, Berserker etc.) inoltre possono effettuare attacchi combinati, per cui è un altro fattore da tenere in considerazione nella costruzione del mazzo. La battaglia si svolge in massimo 5 round, e a seconda del livello di potenza delle carte schierate si possono accumulare Punti Eroe utili per lanciare potenti attacchi speciali in grado di fare danni ingenti, a patto sempre di vincere lo scontro con il quick time event.

Sono presenti infine tantissime altre varianti come Trasformazioni, Fusioni, Abilità Speciali e altro ancora che rendono il gameplay sorprendentemente variegato e più profondo di quanto possa sembrare ad una prima occhiata.

Il campo di battaglia è diviso in quattro “strisce”

È un peccato tuttavia che il gioco visivamente si presenti in maniera fin troppo arretrata, con i modelli dei personaggi che sembrano gli stessi di Budokai 3 su PlayStation 2 ma leggermente più definiti, un qualcosa che forse può andar bene su cabinati arcade ma non su un videogioco che esce nel 2019 a prezzo pieno, soprattutto dopo capolavori di grafica come Dragon Ball FighterZ o anche solo Xenoverse 2.

Dal punto di vista tecnico DB Heroes è semplicemente indifendibile, ed è veramente un peccato perché con un aspetto visivo più curato il gioco avrebbe sicuramente avuto una valutazione migliore.

A livello di contenuti DB Heroes tuttavia è particolarmente generoso, infatti oltre alle già citate 1160 carte infatti sono presenti numerose modalità di gioco, tra cui la possibilità di creare le proprie carte personalizzate e missioni da condividere con il resto della community.

La modalità Storia è totalmente inedita (anche in Giappone) e ci vede nei panni di un giocatore di Dragon Ball Heroes che si trasferisce ad Hero Town, una città dove il gioco di carte e i personaggi di Dragon Ball sono praticamente venerati come star. Tutto cambia quando delle Anomalie fanno comparire i personaggi nel mondo reale, e per risolvere la situazione il misterioso Great Saiyaman 3 ci affida il Transferoe, un dispositivo che permette di entrare nel mondo virtuale di DB Heroes per indagare su cosa stia succedendo. La trama è piuttosto banale ma riesce ad intrattenere con qualche manciata di momenti interessanti o esilaranti, ma è evidente come l’unico scopo sia quello di “giustificare” le varie missioni e combattimenti che affronteremo.

Dal punto di vista tecnico DB Heroes è semplicemente indifendibile

Nella modalità Arcade invece si possono rivivere diverse saghe di Dragon Ball Super come quella di Zamasu o il Torneo del Potere, oltre a numerose saghe originali che hanno come protagonisti i personaggi inediti, e anche le trame spesso sopra le righe potrebbero tranquillamente essere uscite da una fanfiction.

La modalità online infine permette di sfidare giocatori da tutto il mondo, e durante le partite il matchmaking ha funzionato sempre abbastanza bene, anche se ho potuto testare il gioco su PC quindi non posso dire come sia la situazione su Nintendo Switch.

Conclusioni

In conclusione Super Dragon Ball Heroes: World Mission si è rivelato un titolo molto più interessante del previsto.

Se siete fan della serie dovreste quantomeno dargli una possibilità, tuttavia dovete mettere in conto una sana dose di pazienza perché la curva di apprendimento è piuttosto alta, e dopo decine di ore di gioco potreste ancora scoprire meccaniche o strategie nuove man mano che collezionate le oltre 1000 carte disponibili.

È un peccato che il comparto tecnico sia arretrato di buoni 10/15 anni e sia praticamente indifendibile, andando ad influenzare la valutazione, per cui tenete in considerazione anche un aspetto visivo non al passo con i tempi, ma se siete nostalgici dei vecchi Budokai per PlayStation 2 paradossalmente potrebbe quasi essere un pregio.

Non è tuttavia un titolo per tutti, e la mancanza di carte fisiche e del cabinato arcade dedicato si fanno sentire, ma è sempre meglio che non avere per nulla il gioco, come successo negli ultimi 9 anni.

Good

  • Tantissimi contenuti e longevità
  • Fanservice estremo
  • Sistema di gioco molto più profondo di quanto possa sembrare
  • Nessuna microtransazione

Bad

  • Comparto tecnico imbarazzante e indifendibile
  • Serve molta pazienza nelle prime ore per capire cosa fare
  • La mancanza del cabinato arcade e delle carte fisiche si sente
  • Alla lunga le animazioni sempre uguali annoiano
6.8

Discreto

Il suo sogno è vedere un giorno la fine delle console war e tornare ai tempi in cui si giocava per divertirsi, non per contare i pixel o i frame. Nel profondo è consapevole che si tratta di un'utopia, ma nel frattempo lui si gode tutte le piattaforme disponibili sul mercato senza rinunciare a nulla, alla faccia dei fanboy. Ha una ossessione al limite del maniacale per Batman, Star Wars e il collezionismo di statue e Collector's Edition di videogiochi, tanto che la madre ancora si chiede perché semplicemente non si droghi come tutti i ragazzi della sua età... di sicuro spendeva di meno.

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