South Park: Il Bastone della Verità – Recensione

South Park: Il Bastone della Verità – Recensione

Alla fine è arrivato. Dopo una lunga genesi martoriata da una miriade di ostacoli e immancabili ritardi, passando persino per la chiusura del Publisher originale (la mai troppo compianta THQ), South Park: Il Bastone della Verità ha raggiunto gli scaffali. Una notizia meravigliosa per gli amanti del cartone animato firmato Matt Stone e Trey Parker, pronti per la prima volta ad avventurarsi in un titolo su licenza capace non solo  di cancellare anni di fallimentari esperimenti ed episodi dimenticabilissimi, ma di dire la propria irriverente e personalissima opinione nel panorama dei J-RPG. Quindi sì, se Cartman e soci sono vostri amici da lunghissimo tempo potreste correre già da questo istante al vostro negozio di fiducia e mettere le mani su uno dei titoli più curiosi di questo primo trimestre 2014. Ma abbiate un briciolo di pazienza (e di cuore, per chi vi scrive) e raggiungete la fine di questa recensione, magari senza sbirciare il voto in calce.

Tagliamo subito la testa al toro: Il Bastone della Verità rappresenta molto probabilmente uno dei titoli più divertenti a cui abbia mai giocato negli ultimi 10 anni. La quest epica per diventare i più fighi della sperduta cittadina del Colorado non vi porterà via più di 12/15 ore (a seconda del livello di difficoltà scelto e delle vostre abilità con gli strategici a turni), il che magari non è un record per gli aficionados dell’RPG ma, di contro, vi farà ridere dal filmato introduttivo ai titoli di coda. Davvero, Parker e Stone piegano il giocatore senza dargli pausa, sebbene parte delle citazioni e annesse cattiverie appaiono più chiare ad uno che la serie TV la conosce bene.

Detto dunque in altre parole, se siete consumatori avidi dello show finirete necessariamente per amare questo titolo, un’autentica lettera d’amore confezionata con una pletora di referenze e autocitazioni. Il fatto che, a gioco lanciato, sembri di essere di fronte ad un episodio TV (soltanto “un pizzico” più interattivo) giova non poco all’empatia generale. L’intero playthrough de Il Bastone della Verità è un costante attingere ai momenti più esilaranti e memorabili delle 17 stagioni TV, e offre un autentico pozzo di comicità (alle volte di pessimo gusto, ma nulla che non ci aspettassimo a priori) snocciolata ad un ritmo quasi frenetico. Chiunque sperasse di rivivere in prima persona le fasi più salienti dello show difficilmente resterà deluso dal titolo Obsidian, che si dimostra coinvolgente anche ora che trasforma lo spettatore in un “attore attivo”.

Di tanto in tanto è vero, il frame rate cala vistosamente e, specie nelle versioni per console, tutto scatticchia fastidiosamente per un paio di secondi, ma personaggi, mondo di gioco e animazioni sono identici in tutto e per tutto agli originali. E pur trattandosi di un tie-in sviluppato su storia originale, la qualità generale è fuori discussione. Non bastasse, siamo di fronte al primo gioco in cui Matt Stone e Trey Parker giocano un ruolo fondamentale. La loro penna è praticamente ovunque, e il risultato finale lo testimonia ampiamente.

Il Bastone della Verità parte subito in quinta, col giocatore catapultato nelle scarpine bidimensionali del novellino, nuovo arrivato in quel di South Park e apparentemente coinvolto in una profezia della quale pare essere all’oscuro. Poco importa il nome che gli daremo, visto che nemmeno 10 minuti dopo il buon Cartman lo ribattezzerà con “Coglionazzo”, concedendo soltanto qualche sporadica promozione a Sir. Ma tutto sommato poteva andare peggio.

Come da RPG che si rispetti, potremo scegliere la nostra classe di appartenenza tra le quattro disponibili: Eroe, Mago, Ladro e… Ebreo. Sì, avete letto bene. Laddove le prime tre offrono caratteristiche abbastanza standard nel panorama rolistico (l’eroe è incline alla forza bruta e al combattimento ravvicinato, il mago gioca con gli incantesimi garantendosi buoni risultati anche a distanze considerevoli dal bersaglio, il ladro se la cava bene sulla ravvicinata ma dà il meglio negli attacchi alle spalle grazie alla furtività e alla velocità), la new entry offre un approccio di gioco più avanzato e complesso. Sì, perché l’Ebreo pesta più forte quando è basso di salute. Al di là delle interpretazioni più o meno indelicate di una tale scelta, il seguace di Kyle rappresenta la scelta più “fustacchiona” nell’offerta ludica del nuovo South Park, che se da un punto di vista narrativo (ed emotivo) rasenta quasi la perfezione, da quello della giocabilità rischia di essere più ripetitivo del previsto.

Il gameplay de Il Bastone della Verità non è affatto male, ma pur regalando fragorosi sganassoni e qualche soddisfazione avrebbe potuto essere più profondo. La varietà dei combattimenti a turni non è propriamente eccelsa, e si estingue rapidamente nello scegliere un attacco melee ravvicinato o nello sfruttare specifiche abilità per colpi speciali o mosse a media/lunga distanza. La necessità di parare, contrattaccare e scatenare con tempismo l’attacco (a mo’ di QTE) aggiungono a questo impianto un  minimo di varietà in più, anche se dopo un paio di ore la dinamica dei combattimenti può dichiararsi già ben nota e la discriminante principale che determina l’esito di ogni lotta sarà il livello (e punti vita) dell’avversario. Altro aspetto un po’ sottotono è la gestione del party di personaggi – o meglio, la gestione del nostro secondo, visto che non saremo mai in più di due a fronteggiare la minaccia elfica. Posto che rimane possibile cambiare il proprio partner anche nel corso di un combattimento (in alcune sequenze, quali ad esempio il rapimento di Kenny, quest’ultimo non potrà essere usato per ovvi motivi), una maggior versatilità del party non avrebbe affatto sfigurato.

Fa comunque piacere notare come i tipici debuff del gioco di ruolo siano rimasti, e ai classici intramontabili come il “sanguinante” (in seguito al corpo di un arciere, ad esempio) o quelli legati ai danni da fuoco vengono ne vengono affiancati di nuovi quali “incazzato” (date una martellata nei paesi bassi di qualcuno e capirete da soli cosa significa) e il divertentissimo “schifato”, generalmente attivabile scagliando una “crocchetta di m***a” contro l’avversario o, più avanti nel gioco, infondendo poteri specifici alle armi con apposite patch. Immancabili anche le evocazioni – quella di Mr. Hankey meriterebbe una manciata di Oscar tanto è incredibile – e alcuni attacchi critici, come il leggendario unicorno puccioso del povero Kenny.

Anche il sistema di livellamento è brillante e dipende strettamente dalla customizzazione che si impartisce al personaggio. Dopo aver scelto look dell’eroe, classe e meccaniche di combattimento è possibile stabilirne abilità, perk, potenziamenti, aggeggi utili e armi. Come queste ultime, anche le armature possono essere ulteriormente potenziate previa applicazione di opportune toppe e strap-on (oh ragazzi, sempre di South Park stiamo parlando). Cappuccio, veste e guanti saranno caratterizzati da un livello minimo richiesto per essere indossati e garantiscono un buff specifico, sia esso offensivo, difensivo, da healer o legato alla furtività.

Ma non serve essere dei geni per capire che il focus di Stone e Parker non è tanto sugli stilemi dell’RPG, che seppur notevolmente semplificato rimane comunque apprezzabile anche per la sua immediatezza, quanto sul fattore trama (che non vi racconteremmo nemmeno sotto tortura, tanto è geniale) e esplorazione  – grazie anche ad una mappa dalle dimensioni generose. Il viaggio alla conquista del Bastone della Verità ci accompagnerà in una miriade di punti d’interesse di South Park, alcuni dei quali inediti, facendoci incontrare la stragrande maggior parte dei suoi abitanti (e non solo quelli “standard”: l’uomorsomaiale di Al Gore,gli Gnomi Rubamutande, gli uomini granchio e gli elfi nazisti ci dicono nulla? ) disposti a diventare nostri amici, a patto che si faccia qualcosa per loro. E qui subentra l’ottimo fattore delle side quest. Molti residenti imbarcheranno infatti l’eroe Cogl… ehm, il nostro eroe, in brevi missioni collaterali in cambio dei propri favori, traducibili con l’immancabile richiesta d’amicizia su Facebook. Maggiore sarà il numero di amici conquistati, maggiori saranno i perk a disposizione nel menù Abilità – bonus di resistenza a sanguinamento, più danni se l’avversario è schifato e molti altri ancora: una trovata estremamente brillante per invogliare il giocatore a girare per la città in lungo e in largo e a completare quanto più possibile il titolo. L’anima social di South Park rimane comunque onnipresente nel nostro inventario, dove un wall analogo a quello di Zuckemberg raccoglie gli status dei nostri amici: sai mai che tra un insulto alla mamma di Cartman e una dimostrazione d’affetto ai pel di carota si possa trovare qualche indizio utile per risolvere la quest.

Dove Il Bastone della Verità eccelle, tuttavia, è nella personalizzazione dell’alter ego. Obsidian ha fatto un lavoro maniacale in questo specifico comparto, e oltre a fornire equipaggiamenti utili nell’economia del combattimento condisce il tutto con parrucche, occhiali, trucchi e altri accessori fondamentalmente inutili ma quanto mai esilaranti. Frugare tra le tasche di un nemico inerme e trovare le leggendarie palle da mento (inutile dirvi che, appena trovate, sono finite dritte dritte sul volto del mio personaggio), non so a voi, ma per me è stato come un giro di Roshambo. Tra citazioni infilate in ogni angolo e oggetti impensabili che, non appena recuperati, vi faranno gridare qualcosa del tipo “hey, sto coso l’ho visto nella tal puntata!!!”, il figlio di Obisidian-Ubisoft è un fuoco d’artificio perenne, un’apoteosi di autoreferenzialità che nemmeno la censura del Publisher francese (di cui abbiamo già detto tutto qui) riesce a scalfire. E se a tutto questo aggiungiamo un doppiaggio in lingua originale strepitoso sottotitolato in italiano beh, staccare un biglietto per il Colorado pare la cosa più naturale da farsi. Sperando di non trovare qualche alieno burlone per strada.

COMMENTO FINALE

Dopo anni di tentativi fallimentari, di titoli su licenza che forse faremmo meglio a dimenticare e di utilizzi di un’IP sì controversa ma potenzialmente vincente, Ubisoft e Obisidian hanno quasi fatto il centro perfetto. South Park: Il Bastone della Verità è un gioco divertente come pochissimi, irriverente ed estremamente godibile. Certo, le meccaniche del combattimento a turni appaiono un po’ diluite, specie agli occhi di un giocatore RPG con anni di esperienza, e nonostante la meraviglia legata al muoversi in un universo identico in tutto e per tutto a quello dello show televisivo qualche piccola magagna tecnologica (cali di frame rate in primis) si fa sentire. Ma non è questo il core della missione videoludica di Matt Stone e Trey Parker, abili nel portare a galla una parodia della cultura pop (videogiochi e social network inclusi) filtrata attraverso la lente del gioco di ruolo. E ovviamente condita con quanto di più marcio, politicamente scorretto, anti-sportivo e malato potessimo aspettarci da una serie nota in tutto il mondo con oltre 17 stagioni sul groppone.

South Park: Il Bastone della Verità è un acquisto obbligato per gli amanti del brand, ma rimane caldamente consigliato anche a chi sa ben poco sulla sessualità controversa di Mr. Garrison, a chi non conosce i gusti sessuali della Signora Cartman o a chi non è curioso di sapere perché Randy Marsh è così incline a farsi sondare le parti intime. Questo perché stiamo parlando di un titolo creato con cura e cognizione, che offre una direzione artistica magistrale e che, al di là di tutto, v’ammazzerà di risate. Non comprarlo, insomma, sarebbe da Coglionazzi. O Sir Coglionazzi, se preferite.

Bello, simpatico, intelligente e super esperto di videogiochi, ha sviluppato un'incredibile capacità nello scrivere cazzate.. Gioca ai giochini elettronici dall'86 e ci scrive a riguardo dal 2006 o giù di lì.. Ma non fateglielo notare, che poi si monta la testa..

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