Magia in stop-motion
South of Midnight è un’avventura che si alimenta di piccole suggestioni, di fugaci scorci ammalianti, di brevi dialoghi carichi di pathos. Non è un titolo sempre a fuoco, privo di difetti, capace di ostentare una qualità palesemente sopra la media, ma è certamente dotato di una personalità propria, di un carattere che gli consente di farsi apprezzare anche quando le cose non filano come sperato. Si tratta di una produzione non completamente rifinita, a ben vedere per nulla originale sul profilo prettamente ludico, eppure intrigante grazie allo stile visivo e alla progressione spedita, ben cadenzata, perfettamente calibrata.
La creatura di Compulsion Games, gli stessi di We Happy Few, conferma il talento grezzo dei componenti del team, un estro che fatica a consolidarsi attorno a produzioni totalmente convincenti, che tuttavia amalgama giochi dotati di un’anima e che cercano di caratterizzarsi in qualche modo, disinnescando, quantomeno, il rischio di apparire anonimi.
South of Midnight è un’avventura in terza persona piuttosto lineare che alterna fasi esplorative, in scenari che solo in rare occasioni presentano bivi, a combattimenti in arene dalle dimensioni contenute. Protagonista della vicenda la giovane Hazel, una ragazza che vive con la madre, che a seguito di una potente alluvione, scoprirà di possedere dei poteri magici che le torneranno utili nel tentativo di trarre in salvo l’amata genitrice, trascinata dalla corrente chissà dove.

Che la narrazione sia uno dei pilastri del gioco, lo si capisce sin dall’incipit, quando il rapporto madre e figlia viene esplorato in poche, ma efficaci battute. Hazel è una giovane adulta che sta cercando di trovare il suo posto nel mondo, ma lamenta la scarsa considerazione che crede di avere dalla madre, fin troppo presa dal suo lavoro, sebbene evidentemente affezionata e preoccupata per il futuro della figlia. Da questi primi dialoghi si tracciano anche i contorni di Prospero, una piccola città lagunare fittizia che ricalca visivamente e nel folclore alcune città statunitensi del sud.
Questa cifra stilistica permea ovviamente l’art design. Boschi ricchi di fiori di ogni colore, lagune su cui si arrampicano labirinti di radici e rami, ma anche piccoli centri abitati e industriali devastati e trasfigurati dalla furia dell’inondazione di cui sopra. Il tutto, ovviamente, prevalentemente baciato e illuminato da un sole caldo, avvolgente, che non di rado dà vita a giochi di luce davvero suggestivi che donano qualità ad un comparto tecnico convincente, per quanto non stupefacente. Apprezzabilissimo anche il character design. Hazel è visivamente ben caratterizzata, così come i tanti personaggi che incontrerà lungo la strada. Alcuni boss e nemici, inoltre, convincono per la loro originalità e per come rileggono alcuni miti e leggende popolari. Il sud si sente anche nella splendida soundtrack che accompagna l’avventura, un mix di brani country e jazz che non lesina nemmeno su brani cantati e i cui testi regalano ulteriori significati all’epopea di Hazel.
South of Midnight, insomma, si gioca anche per la validità del suo comparto artistico, capace di regalare scorci e momenti davvero d’impatto anche semplicemente esplorando lo scenario. In questo contesto, vale anche la pena spendere due parole sull’uso della stop-motion. La feature, che si può opzionalmente disattivare, è sicuramente uno degli aspetti più controversi del gioco. L’effetto è riscontrabile solo sui modelli poligonali di personaggi, animali e nemici. Il resto dello scenario, dall’ondeggiare al vento degli alberi, al fluire dell’acqua, si muove normalmente. Ciò causa un effetto vagamente straniante, non per forza spiacevole, ma che ad alcuni potrebbe restituire l’impressione di un calo di frame-rate anche quando non è affatto così. Durante la nostra prova abbiamo tenuto l’effetto stop-motion sempre attivo, apprezzandolo in linea generale, soprattutto quando applicato ad alcuni boss e personaggi particolarmente generosi nelle dimensioni.
Gli sceneggiatori di Compulsion Games si sono dimostrati abilissimi nel tratteggiare le psicologie dei personaggi coinvolti
Più complesso il giudizio generale, invece, dal punto di vista della narrazione. Come detto, le premesse sono abilissime nel creare il giusto mood e nell’introdurre protagonisti e scenario. Da lì a poco Hazel diventerà a tutti gli effetti una Tessitrice, una sorta di maga capace di eliminare la materializzazione fisica del dolore delle persone, ricucendo il tessuto dello spazio-tempo con i suoi uncinetti, che sono poi anche le armi che utilizzerà contro i nemici.
Nel tentativo di salvare sua madre, la giovane si imbatterà in una serie di personaggi, ognuno con la sua ferita emotiva e il suo demone interiore che causa ulteriori danni alla già martoriata zona intorno a Prospero. Potendo anche sbirciare nel passato e nell’emotività di chi gli sta di fronte, Hazel sarà spettatrice di dialoghi e brevi scene che sveleranno progressivamente i traumi affrontati dai personaggi chiave della storia. Un po’ come nel mai dimenticato Rember Me, insomma, entrerete fisicamente nei ricordi di queste persone (ma anche animali, a ben vedere).
Se gli sceneggiatori di Compulsion Games si sono dimostrati abilissimi nel tratteggiare le psicologie dei personaggi coinvolti, purtroppo la messa in scena di buona parte di questi ricordi non trasmette sullo schermo la giusta dose di patos, innescando uno scarso coinvolgimento emotivo. Non è sempre così, beninteso. Soprattutto nelle fasi finali del gioco è difficile resistere alla commozione, ma vista l’importanza del comparto narrativo in South of Midnight era lecito aspettarsi una sceneggiatura e una messa in scena più accorta e brillante in alcuni passaggi. Non per questo vi annoierete, né non sarete spinti dalla curiosità sino ai titoli di coda. Semplicemente, viste le premesse e il taglio dell’opera un pizzico di cura in più sarebbe stata gradita.

Il discorso, del resto, è tanto più valido considerando l’ambito ludico. Come anticipato, South of Midnight non si inventa nulla di nuovo e non sfodera meccaniche particolarmente profonde. È un’avventura di per sé basilare nello sviluppo, che vuole farsi giocare da un ampissimo spettro di videogiocatori. Ne sono una prova le tantissime opzioni disponibili per personalizzare il livello di difficoltà del gioco. Dal rendere ogni scontro una sfida che solo i giocatori con i riflessi più pronti potranno superare, all’opzione che vi permette di saltare qualsiasi scontro, anche quelli con i boss, potrete modellare l’esperienza in base alle vostre preferenze con estrema libertà.
Due sono le anime che alimentano il gameplay di South of Midnight. Da una parte abbiamo l’esplorazione. Gli scenari, come anticipato, sono per lo più lunghi corridoi con qualche piccolo bivio nel mezzo. Se non si segue la strada principale, generalmente si finisce per raccogliere qualche collezionabile, ma quelli nascosti veramente bene sono relativamente molto pochi.
Hazel può arrampicarsi, correre lungo alcune pareti, esibirsi in un doppio salto e utilizzare le sue abilità magiche per raggiungere le varie piattaforme e risolvere semplici puzzle. Per esempio, potrà ricostruire sostegni cancellati dal tempo, far lievitare massi, abbattere ostacoli e controllare a distanza la sua bambola per esplorare piccole cavità. Anche in questi casi, tuttavia, il gioco guida molto l’incedere del giocatore. Icone e didascalie sullo schermo segnalano piuttosto visibilmente gli elementi con cui è possibile interagire utilizzando la magia, appiattendo di molto il gusto dell’esplorazione.
South of Midnight vi terrà impegnati per più di quindici, venti ore al massimo, un ammontare di tempo perfetto per la tipologia di esperienza offerta
Inoltre, non mancano piccole imperfezioni che vi causeranno qualche problema: Hazel ogni tanto si incastra in ostacoli apparentemente invisibili, non si arrampica correttamente ad alcune sporgenze, interpreta con un pizzico di ritardo i comandi impartitigli. Nulla che renda il gioco frustrante, sia chiaro, ma un po’ di maggior cura in questo senso avrebbe sicuramente giovato.
Anche nei combattimenti si palesa qualche piccola problematica. Il sistema di controllo ogni tanto perde qualche colpo e alcuni pattern offensivi dei nemici sono fin troppo difficili da leggere. Ciononostante, menare le mani non è mai una pratica poco piacevole, anche perché il gioco cadenza con grande intelligenza queste sessioni, nella consapevolezza che non rappresentino in alcun modo il cuore pulsante dell’esperienza.
Schivare è fondamentale per sopravvivere, così come alternare attacchi base con le tecniche magiche che consentono di spingere via i nemici, bloccarli per qualche secondo, attrarli a sé o tramutarli in preziosi alleati per una manciata di secondi. Purtroppo, il bestiario non è così vario e a lungo andare si scade in una certa ripetitività, complice l’assenza di un buon numero di boss. Questi rarissimi scontri, tra l’altro, non sono ma banali e innalzano sensibilmente il livello di sfida, aumentando il rammarico per il loro numero esiguo.

C’è poco altro ad inspessire l’esperienza, a dire il vero. In alcune parti del gioco dovrete fuggire da presenze oscure che vi braccano, saltando di piattaforma in piattaforma incalzati dagli inseguitori. Non manca un pur scarnissimo skill tree che, usando come moneta di scambio alcuni collezionabili, vi consentiranno di amplificare portata e potenza delle abilità magiche. Un pratico compendio, infine, terrà nota dei documenti raccolti per strada, dei personaggi incontrati e luoghi visitati lungo il percorso.
Non c’è davvero altro in South of Midnight, gioco che non vi terrà impegnati per più di quindici, venti ore al massimo, un ammontare di tempo invero perfetto per la tipologia di esperienza offerta.
Conclusioni
South of Midnight è un’avventura in terza persona estremamente lineare che punta forte su un comparto artistico di prim’ordine. Visivamente, in effetti, il gioco di Compulsion Games regala diverse suggestioni, anche a fronte di un comparto tecnico non così stupefacente. Grazie allo stile e alla rilettura in chiave gotica e fantasy degli Stati Uniti del sud, non mancano scenari affascinanti, né personaggi ben caratterizzati. La soundtrack, inoltre, è davvero avvolgente, con brani cantati che di sicuro vorrete riascoltare anche a console spenta.
L’intreccio narrativo, dal canto suo, non convince appieno, a causa di una sceneggiatura non sempre graffiante, anche se finirete per affezionarvi ad Hazel, incuriosendovi ai tanti misteri che nasconde la vicenda.
In termini di gameplay South of Midnight diverte, senza sorprendere mai. Propone un’avventura molto lineare, non priva di qualche difetto soprattutto legato al sistema di controllo, che non punta con decisione su nessuna meccanica nello specifico. Si esplora, si risolve qualche puzzle, si combatte. Non c’è uno skill tree degno di questo nome, né vi sarà dato modo di personalizzare in alcun modo il personaggio. Tuttavia, la progressione è quasi perfetta, alternando con ottimo tempismo le fasi platform, le scene d’intermezzo, i combattimenti.
South of Midnight, in definitiva, è una piacevole avventura da gustarsi più per le suggestioni che regala, che per la complessità del suo gameplay. Non annoia mai, ma se cercate qualcosa di ricercato sul fronte ludico resterete inevitabilmente delusi. Se invece siete rimasti stregati dal suo stile e cercate un’avventura che affronti tematiche come l’abbandono e il rifiuto, allora in questo gioco troverete ciò che fa per voi.

Good
+Direzione artistica eccellente+Soundtrack ispiratissima+Progressione equilibrataBad
-Qualche imperfezione nel sistema di controllo-Narrativamente un pizzico altalenante-Estremamente lineare in termini di level design
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