Sleeping Dogs Definitive Edition- Recensione

Sleeping Dogs Definitive Edition- Recensione

Uscito poco più di due anni fa, Sleeping Dogs riuscì in due imprese: quella di tirar fuori un’incredibile personalità, un risultato non così scontato per via dell’eredità spirituale di True Crime, e il semplice fatto di presentarsi sugli scaffali in una veste sporca e imperfetta dal punto di vista tecnico, ma così dannatamente divertente nonostante lo sviluppo travagliato. Rinvii, cambi di publisher in corsa e soldi bruciati in un batter d’occhio, come spesso accade a titoli grandi ed ambiziosi, furono all’ordine del giorno per United Front Games, che non si rassegnò alla mediocrità e tirò fuori un prodotto grezzo ma convincente.

La (pessima) moda di trincerarsi dietro il povero catalogo delle console next-gen per riproporre versioni migliorate di titoli della scorsa generazione, alla luce soprattutto dello strapotere (tecnico e non) dei PC, sembra però aver concesso al team la possibilità di riscattarsi, e tirar fuori lo Sleeping Dogs che avrebbero voluto sin dall’inizio, un’occasione che però, e dispiace dirlo, non è stata sfruttata pienamente.

<h4><strong>Sleeping Dogs: Definitive Edition</strong></h4> (da CENTRARE)

<h4><strong>Piattaforma</strong>: Xbox One, PS4, PC</h4>

<h4><strong>Genere</strong>: Action/Open World</h4>

<h4><strong>Sviluppatore</strong>: United Front Games</h4>

<h4><strong>Publisher</strong>: Koch Media</h4>

<h4><strong>Giocatori</strong>: 1</h4>

<h4><strong>Online</strong>: Classifiche</h4>

<h4><strong>Lingua</strong>: Testi in italiano – Audio in inglese</h4>

 

Copertina – Versione Testata: PS4

 

In piena tradizione free-roaming, assisteremo ancora una volta ad una scalata per il dominio, ma da un punto di vista del tutto differente: il protagonista è Wei Shen, uno sbirro sotto copertura che, dopo una lunga parentesi in territorio statunitense, si ritroverà nuovamente immerso nella melma della sua città natale, Hong Kong. Una conquista del potere che ha però un fine ben preciso: quello di attaccare la mafia cinese dall’interno guadagnando la fiducia, il rispetto e il timore dell’intera compagine nemica, a partire dalla Sun On Yee, potente famiglia della Triade alla quale appartengono numerosi amici di infanzia, sempre pronti a rivangare sgradevoli eventi del suo tormentato passato, o a mettere in dubbio la sua dedizione criminale.

Una dedizione che lui stesso non teme di mettere alla prova con nefandezze di ogni tipo, e che al contempo lascia perplessi i suoi capi, quelli veri, intimoriti dall’esagerata immedesimazione del nostro eroe e dal suo coinvolgimento personale nelle faccende criminose della gang e dei suoi diretti avversari, che non esiteranno a rendere ancor più arduo il compito di Wei. Una scalata turbolenta, caratterizzata da una certa maturità narrativa e da un fluire godibile degli eventi, che ora come allora continua ad accompagnare in maniera convincente le numerose missioni ed attività collaterali di cui Hong Kong, finalmente vera protagonista di un gioco, pullula.

 

Una scalata turbolenta, caratterizzata da una certa maturità narrativa e da un fluire godibile degli eventi, che ora come allora continua ad accompagnare in maniera convincente le vicende di Wei Shen

 

Sono molti gli elementi che distinguevano Sleeping Dogs da GTA e dal suo esercito di cloni, a partire dal suo forte taglio cinematografico di chiara ispirazione John Woo-iana, tra inseguimenti a piedi e in auto, sparatorie tra veicoli, speronate ” a comando” e persino la possibilità di saltare da una vettura all’altra in corsa, ma su tutti è il peculiare combat system (e il focus sullo stesso, a discapito del continuo spara-spara) a base di kung fu, preso di peso dalla nuova corrente degli action game figli del Batman di Rocksteady, incentrato su rapide combo, contrattacchi e prese, ma anche e soprattutto sull’interazione con l’ambiente, tra cabine telefoniche, acquari, baratri e cassonetti da sfruttare per colpi letali e creativi (ma alla lunga ripetitivi), i quali offriranno maggiori punti di esperienza alla fine delle singole missioni, utili a sbloccare nuove e  devastanti abilità. Ma Wei è pur sempre un poliziotto, ed ecco l’albero di skill da sbloccare compiendo buone azioni ed evitando di distruggere auto ed uccidere innocenti, oltre a  veri e propri filoni narrativi paralleli, nei quali invece di dar man forte a questo o quel criminale, dovrà stanare spacciatori attraverso le telecamere (tramite uno dei mini-giochi più belli e divertenti di sempre).

Il grosso del gioco rimarranno però le malefatte, le continue scazzottate e le rare sparatorie, spalmate lungo un arco narrativo molto contenuto per un open world (circa 15 ore), ma in grado di non annoiare mai, e un gran numero di attività extra, tra la caccia ai collezionabili di vario tipo (Statue, santuari della salute e cassette di sicurezza) o degli sprovveduti cittadini rapinati o molestati. Non mancheranno poi gli inseguimenti in auto, caratterizzati da uno dei sistemi di guida più peculiari ed intransigenti dell’industry. Frutto dell’esperienza del team nel settore e rimasto inalterato, così come tante altre cose, in questa riedizione, il driving system rimane uno degli elementi più discussi: troppo realistico ed ostico per un free-roaming volutamente arcade, troppo arcade e grezzo per ambire alla simulazione più pura, e  sicuramente fuori posto in un gioco del genere. Scordatevi insomma l’Aiden Pearce di Watch Dogs letteralmente incollato alla moto, ma preparatevi a cadere rovinosamente più e più volte.

 

 

Immagine

 

 

Ma cos’ha realmente da offrire questa Definitive Edition a chi ha già  giocato il titolo base? Non moltissimo, in realtà, soprattutto per gli utenti PC: certo, il primo impatto, a confronto con le versioni console (in particolare quella PS3) non vi lascerà assolutamente indifferenti, con 1080p sgargianti, un ricordo solo vago del pesante aliasing old-gen e un frame-rate che pur rimanendo sui 30 fps, si presenta molto più stabile e meno ballerino di quello pachidermico del passato. Le texture sono molto più pulite e dettagliate (in particolare gli abiti), così come i volti, gli effetti particellari in massima forma, e la pioggia trasformerà Hong Kong in una cartolina interattiva, costringendo il giocatore a fermarsi più volte per gustare i riflessi sul bagnato o sulle livree dei veicoli. È poi la fisica ad aver ricevuto il trattamento più evidente (seppur non così eclatante), con tanto di elementi extra inseriti appositamente nelle aree di combattimento per mostrare le migliorie: ecco quindi degli armadietti immobili della versione old-gen che si distruggono platealmente al contatto con l’avversario scaraventato da Wei Shen, o delle casse di frutta posizionate ad hoc per subire calci coreografici e veloci pugni. Si segnalano infine delle differenze meno significative, ma comunque apprezzate: dal redesign dei menu del cellulare, agli indicatori obiettivi della mappa, fino a vere e proprie modifiche legate agli NPC (ad esempio, il venditore di DVD che ora venderà laptop e tablet), o una chicca come il sangue che macchia i vestiti del protagonista ( seppur “misteriosamente” impermeabili).

 

La pioggia trasformerà Hong Kong in una cartolina interattiva, costringendo il giocatore a fermarsi più volte per gustare i riflessi sul bagnato o sulle livree dei veicoli

 

Peccato però che i problemi che affliggevano il capitolo originale persistano, e che il team non abbia pensato di sfruttare questa riedizione per correggerli del tutto: ed ecco compenetrazioni, IA che fa spesso le  bizze (con nemici che rimangono immobili, o tassisti che girano a vuoto a causa di un veicolo che gli ostacola il tragitto), parco animazioni totalmente immutato così come i danni subiti dai veicoli (ancora innaturali), glitch sfusi e non troppo sporadici, o texture della vegetazione rimaste identiche ed oscene come l’originale. Presenti persino delle regressioni, come le animazioni in acqua, tremendamente realistiche persino su PS3, mentre ora appiattite e finte sulla versione PS4 da noi testata, oppure, e molto più importante in quanto legata al gameplay, la scelta di attenuare il colore utilizzato per evidenziare i contrattacchi e gli elementi con cui interagire durante gli scontri: se prima c’era una pesante patina rossa a coprire l’intera superfice degli stessi, minando il tanto agognato realismo, United Front ha deciso di ridurla drasticamente, colorando in maniera molto leggera il solo bordo, forse convinta che i contorni più definiti offerti dal comparto grafico nuovo di zecca avrebbero reso il tutto più piacevole ed accattivante, ma il giocatore meno esperto rischia di incontrare qualche difficoltà in più che in passato per via di interazioni e contrattacchi evidenziati in maniera poco chiara.

 

Galleria

 

Che versione “Definitiva” sarebbe senza tutti i DLC rilasciati sino ad ora? E United Front c’è andata giù pesante, se pensate che i pacchetti inclusi sono ben 24: la gran parte offriranno veicoli ed abiti (alcuni ridicoli e dal valore meramente estetico, altri potenzieranno in maniera significativa le abilità di Wei, rallentando il tempo durante i contrattacchi o garantendo una maggior difesa, ad esempio), altri arene e sfide, ma la parte del leone la faranno due vere e proprie porzioni di gioco (disponibili sin dall’inizio dal menu principale). La prima è Incubo a North Point, in cui il protagonista si troverà all’interno di un vero e proprio b-movie a cielo aperto, impegnato a combattere i Jian Shi, dei combattenti non-morti capeggiati da Smiley Cat, uno spirito tornato in vita per ottenere la sua vendetta contro i Sun On Yee, mentre l’Anno del Serpente vedrà un Wei Shen inedito, retrocesso a banale vigile e costretto a passare dal narcotraffico a quello, noiosissimo, cittadino. Se la prima espansione, dalla durata di poco più di un’ora, si limiterà ad offrire qualche trovata per il combat system legata alla natura ultra-terrena degli spiriti di cui sopra, l’Anno del Serpente, decisamente più ricca e corposa, avrà come protagonisti dei folli cultisti convinti che il mondo finirà allo scadere della mezzanotte del capodanno cinese. Durante le 4/5 ore richieste sarà possibile porre fine ai loro attentati dinamitardi sia con nuovi gadget (come il taser o le manette, utili per metterli fuori gioco durante gli scontri più affollati), sia con veicoli ed armi pesanti in dotazione alla polizia, alcuni dei quali (inclusa la potente divisa) potranno essere importati nella trama principale. Una piacevolissima aggiunta al già variegato pacchetto offerto da Sleeping Dogs, che con le sue decine di classifiche online (che premieranno qualsiasi gesto “record”, dalle impennate alla guida pulita, fino agli arresti o alle prese in sequenza) vi terrà impegnati per un bel po’.

 

In conclusione… (Testata 3)

United Front Games avrebbe potuto trasformare una discutibile operazione di marketing in una di stampo filologico, andando a prendere un titolo abbastanza vecchio da meritare un restyle, bistrattato (almeno in ambito console) proprio per via del suo comparto tecnico poco adeguato (anche per l’epoca), e donargli lo splendore grafico che meritava all’epoca: un’operazione  fuori tempo massimo, vista la vicinanza con GTA V e il suo imminente rientro in pista, ma che avrebbe fatto giustizia ad un titolo forse troppo sottovalutato.

Il team ha invece preferito limitarsi a dare a Sleeping Dogs una pulita generale, a farcirlo con un gran numero di contenuti e con tanti dettagli spesso inutili, lasciandone però inalterata l’ossatura, sia tecnica che ludica, e tralasciando un buon numero di problemi sparsi qua e là che, pur non intaccando la piacevole esperienza offerta, risultano davvero indigeribili in una “Definitive Edition”, a conti fatti non così platealmente differente dalla vecchia versione PC al massimo della qualità.

Sia chiaro, le avventure di Wei Shen rimangono estremamente godibili e divertenti nonostante le sue imperfezioni, impreziosite da un comparto grafico finalmente degno anche su console, e chi se le fosse perse all’epoca avrà l’occasione di gustarsele nella maniera più ricca e completa possibile, ma è difficile trovare un validissimo motivo per spendere  nuovamente un prezzo quasi pieno per tornare ad Hong Kong.

Voto: 7/10 (Testata 1)

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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