Speciale 09 Apr 2025

Se anche Nintendo alza i prezzi, forse è veramente l’inizio della fine – Speciale

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I videogiochi stanno per diventare un bene di lusso per pochi?

Nintendo non ha inventato i videogiochi. Li ha reinventati. Li ha donati alla massa, al grande pubblico, sdoganandoli culturalmente, in primis, rendendoli al contempo accessibili anche in termini prettamente economici. Quando il gaming era ancora confinato in sala giochi, dove si pagava per ogni singola partita, seppur una cifra molto contenuta, quando il gaming era cosa per pochi smanettoni capaci di dialogare con i (relativamente) complessi PC dell’epoca, il NES seppe imporre un nuovo paradigma: il videogioco nel proprio salotto, sempre, senza troppe complicazioni, ad un prezzo tutto sommato compatibile con la maggior parte delle tasche del suo potenziale audience.

Le console, a ben vedere, sono sempre stato questo. Anche quando Super Nintendo e Nintendo 64 si proponeva con costi per singola cartuccia notevoli, alcuni giochi arrivarono a costare la bellezza di centottantamila lire, un prezzo davvero elevato per l’epoca, dall’altra parte della barricata c’era pur sempre la prima PlayStation a proporsi con i più economici CD-ROM. E non sarebbe del tutto sbagliato valutare, in questo discorso, anche il ruolo che la pirateria ebbe in quegli anni nel rendere ancora più capillare la presenza della piattaforma di Sony nelle case di moltissimi.

Ci sarebbe poi da considerare anche come le cartucce fossero in alcuni casi parte integrante dell’hardware necessario al corretto funzionamento dei giochi stessi, si pensi in questo senso al chip Super FX su Super Nintendo utilizzato per esempio in Star Fox, un qualcosa che insomma comportava dei costi extra e che non aveva alcuna controparte sui giochi su CD-ROM e poi Blu-Ray. Ma lasciamo da parte queste questioni che complicherebbero ulteriormente il discorso.

Il gaming su console, fatte le dovute premesse, è sempre stato accessibile, anche e soprattutto per merito di costi che potremmo definire contenuti. PlayStation, Wii e Nintendo DS hanno venduto milioni e milioni di esemplari in tutto il mondo anche a fronte di una precisa politica dei rispettivi produttori che hanno puntato su prezzi di lancio favorevoli, anche in relazione alla concorrenza.

Come detto, non è sempre stato un processo lineare. PlayStation 2 al lancio costava novecentomila lire. Le già citate cartucce del Nintendo 64 erano tutt’altro che alla portata di tutti. Eppure, il mondo console ha sempre trovato il modo di autoregolamentarsi. Price drop degli hardware, collane di best seller venduti a prezzi ridotti, persino sbocchi distributivi alternativi e più convenienti come, per esempio, giochi venduti in edicola. A volte, insomma, si trattava solo di dover aspettare di più, prima di riuscire a fare propria la console e il gioco dei propri sogni.

PlayStation 5 e Xbox Series X e S, in questo senso, hanno segnato un pericoloso primato. Non solo non c’è stato alcun price drop, ma anzi il loro prezzo è aumentato nel tempo. PlayStation 5 Pro si è proposta con un prezzo di lancio tale da inserirla idealmente nella fascia di hardware premium, indirizzata ad un ristretto pubblico di affezionatissimi che sono disposti a tutto pur di giocare senza compromessi.

Nintendo Switch 2 componenti
Innegabilmente, Nintendo Switch 2 è un prodotto più raffinato tecnologicamente e dal punto di vista dei materiali usati rispetto al modello precedente

Come sappiamo, anche il prezzo dei giochi è lievitato sino a toccare la cifra di 80€. Sul fronte software, tuttavia, ha resistito la pratica degli sconti che, anzi, a fronte dei tanti insuccessi commerciali a cui è andata e sta andando incontro questa generazione di console, si è in certi casi fortificata.

Già, la crisi del settore. Un segnale piuttosto evidente che le strategie commerciali di Sony e Microsoft sono da rivedere, quantomeno. Hardware estremamente performanti, generano giochi molto complessi e costosi da produrre, con il risultato che rientrare in quei costi è sempre più difficile. Con tutte le ulteriori conseguenze a cui stiamo assistendo in questi anni sotto forma di progetti cancellati, licenziamenti, studi chiusi.

Hardware estremamente performanti, generano giochi molto complessi e costosi da produrre

Nintendo, da questo punto di vista, già nel 2006, nella sua palla di cristallo, aveva visto e previsto l’attuale crisi in cui riversa l’industria. Con Wii decise di scendere dal treno del primato tecnologico, per contenere i costi sia di sviluppo, sia di prezzo finale per l’utente. Una scelta coraggiosa, che pagò sul piano dei risultati. Con Nintendo Switch, bissando sulla sfortunata parentesi di Wii U, la Grande N propose un’identica strategia, introducendo un elemento in più: giochi più economici rispetto alla concorrenza, ma che salvo rarissime occasioni non conoscevano diminuzioni di prezzo, sia in formato fisico, che in digitale. Un compromesso ancora accettabile, soprattutto guardando alla qualità media dei giochi Nintendo, titoli che, Mario Kart 8 Deluxe insegna, hanno continuato a vendere benissimo anche a distanza di anni dalla loro release.

Nintendo Switch 2 Welcome Tour
Il colmo dei colmi: la stessa Nintendo che includeva nel prezzo Wii Sports, vuole anche far pagare Nintendo Switch Welcome Tour, ovvero quello che vorrebbe essere un manuale d’istruzioni interattivo

Nintendo Switch 2, contrariamente a quanto molti si sarebbero aspettati, sembra destinata ad abiurare in parte i precetti che la stessa Grande N ha fondato, inserendosi nella scia di Sony e Microsoft con console e giochi più costosi rispetto al passato. Mario Kart World, difatti, sarà venduto a 90€ nella sua versione fisica, 80€ in quella digitale, un altro fattore da considerare, ma ci arriveremo a breve.

L’affronto di Nintendo al concetto di console, e quindi videogiochi, come bene sì di lusso, ma di massa, è duplice, a ben vedere. Da una parte, l’aumento del prezzo in sé e per sé, una politica che coinvolge anche periferiche come il Pro Controller. Da questo punto di vista, l’incremento lo si può giustificare e comprendere. I tempi che cambiano, un hardware indubbiamente più performante, il maggior costo di materie prime. Tutto comprensibile, a suo modo. Dall’altra, tuttavia, questo aumento di prezzo si inserisce, frizionando, alla base della stessa filosofia che ha dato origine al Wii: minor potenza di calcolo, per giochi meno complessi tecnicamente, ma anche meno costosi. Se Nintendo Switch 2 è comunque meno performante di PlayStation 5 e Xbox Series X e S, perché giustificare e accettare il prezzo di un gioco addirittura maggiore di dieci euro di quelli comunemente commercializzati sulle piattaforme di Sony e Microsoft?

Mario Kart World, difatti, sarà venduto a 90€ nella sua versione fisica

Certo, allo stato attuale non possiamo sapere quanto sia costato lo sviluppo di Mario Kart World e possiamo anche dare per assodato che si tratterà di un gioco che verrà puntualmente aggiornato (aggiornamenti che sicuramente pagheremo attraverso Nintendo Switch Online, ma questo è un altro discorso). Ma perché accettare passivamente una strategia di business legata all’aumento dei costi, produttivi e per l’utente finale, che altrove sta dando chiari segni di cedimento? Nintendo non ha imparato dagli errori di Sony che produce tripla A di cui non riesce a rientrare nei costi? Ha senso accettare quasi passivamente un progressivo aumento dei prezzi, per scelte dirigenziali che si stanno dimostrando sbagliate e nocive per il videogioco?

La situazione di Nintendo e di Sony è molto diversa, beninteso. Ma questa pur lontana assonanza, questo pur isolato caso di Mario Kart World è simbolico e deve fungere da campanello d’allarme.

Chip Super FX Super Nintendo
Il chip Super FX, una delle giustificazioni dei super-prezzi di alcune cartucce del Super Nintendo

Non solo. Come detto poco sopra, il gioco verrà commercializzato con 10€ di differenza tra la versione digitale e quella fisica. Questi 10€ sono un regalo di Nintendo a chi preferirà fare gli acquisiti sull’e-Shop? Certo che no. La mossa strategica va inserita in un contesto più ampio che vede nella progressiva, e inevitabile ormai, morte del formato fisico come ulteriore strumento di controllo sui prezzi. Se il mercato dell’usato vive di flessioni, a volte anche verso l’alto beninteso, sull’e-Shop solo Nintendo può controllare e modificare eventualmente il costo dei suoi giochi a suo esclusivo piacimento.

È questo il futuro che attende il videogioco?

Console e giochi che costano sempre di più, price drop sempre meno incisivi e frequenti. È questo il futuro che attende il videogioco, sempre più proiettato a diventare un bene di lusso per pochi o che pochi potranno permettersi con la cadenza di un tempo? Quanti genitori saranno ben disposti a spendere 90€ per i giochi dei figli, tantopiù considerando che possono intrattenerli con i free-to-play scaricati sui propri smartphone?

Una riflessione in merito è certamente necessaria, soprattutto quando le prove di un sistema in crisi sono ovunque e ne paghiamo tutti giornalmente le conseguenze.

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