Samurai Warriors 4 Empires – Recensione

Samurai Warriors 4 Empires – Recensione

Plasmare la Storia

C‘era un tempo in cui non esistevano i capiufficio, ma esistevano i daimyō.
C’era un tempo in cui non esistevano gli impiegati, ma esistevano i samurai.
Essi non facevano colloqui, non si presentavano in giacca e cravatta millantando conoscenze che in realtà non avevano, ma giuravano fedeltà al proprio signore consegnandogli la loro stessa vita, brandivano una spada per difendere il suo onore, e con il sangue dei nemici dimostravano il proprio valore e la propria fedeltà incondizionata.

Potrà sembrarvi una cosa fuori dal mondo ormai, ma per certi versi la vita di quei giorni era molto più semplice di quella al giorno d’oggi. Niente preoccupazioni costanti per cose come il mutuo, la macchina o i costi fissi mensili del telefono, l’unica cosa di cui ci si doveva preoccupare, era di mantenere affilata la propria spada. Con quell’arma in pugno alcuni uomini hanno fatto la storia, e grazie a Koei Tecmo e ad Omega Force, è giunto il momento anche per noi, di scrivere il nostro nome nell’epoca Sengoku.

Samurai Warriors 4 Empires

Piattaforma: PS4, PS3, PS Vita

Genere: Hack and Slash

Sviluppatore: Omega Force

Publisher: Koei Tecmo

Giocatori: 1

Online: 2

Lingua: Testi in Inglese / Audio in Giapponese

Versione Testata: PS4

Ovviamente è proprio nel periodo Sengoku che è ambientato Samurai Warriors 4 Empires. Un periodo storico molto travagliato per l’intero Giappone, che si è ritrovato diviso in tanti piccoli staterelli autonomi, con proprie leggi, proprie tasse e gestiti da governi militaristici con a capo un daimyo. In una situazione del genere chiaramente basta un attimo per entrare in guerra con il proprio vicino, e non è nemmeno raro che qualcuno si prefigga di voler unire tutti i distretti sotto il proprio dominio e la propria ambizione. In meno di un secolo, il numero dei piccoli stati si ridusse drasticamente da circa 300 a poco meno di una ventina, concentrando il potere in sempre meno mani. Ed è proprio in questa fase di transizione che entriamo in gioco noi, assumendoci gli oneri ed i doveri di un vero daimyo, e vestendo in battaglia i panni di uno dei famosi guerrieri della storia giapponese. Questo perché come tutti i fan della serie già sapranno, molti dei personaggi giocabili presenti in Samurai Warriors 4 Empires (e nella serie Samurai Warriors “regolare”), prendono spunto e nome da persone realmente esistite nel medioevo giapponese, e che in qualche modo hanno conquistato la notorietà.

Prendete il buon vecchio Dynasty Warriors, mischiatelo ferocemente col Risiko e poi dateci una bella spruzzatina leggera leggera di The Sims, ed ecco che la serie Empires è bella e servita!

Quello che la serie Empires ha in più rispetto a quella classica, è il voler affiancare a delle meccaniche di gioco Musou alcuni risvolti strategici e/o gestionali. Detto in altre parole, prendete Dynasty Warriors, mischiatelo ferocemente col Risiko e poi dateci una bella spruzzatina leggera leggera di The Sims, e la serie è bella e servita…
Come anticipato prima infatti, nel gioco ci ritroveremo a ricoprire un doppio ruolo, quello del daimyo che governa le questioni economiche e strategiche dal suo palazzo, e quello del samurai che invece dimostra il suo valore in battaglia senza il minimo timore. Inutile dire che nella maggior parte dei casi, entrambi i ruoli vanno a convergere per forza di cose nello stesso personaggio.

Come nei giochi da tavolo, anche qui in Samurai Warriors 4 Empires ci sono dei turni di gioco, ovviamente tra noi e tutti gli altri daimyo ancora in gioco sulla mappa. Ogni turno si divide in due fasi, una burocratica ed una di attacco. Nella prima si dovranno fare le scelte politiche/economiche/strategiche da attuare nel turno per raccogliere fondi, reclutare truppe e trovare piani strategici adatti, mentre nella seconda si potrà scegliere se attaccare uno stato vicino, passare al turno successivo o eventualmente difendersi da un attacco nemico incombente.

Fortunatamente, per prendere tutte queste decisioni, non saremo da soli nel nostro calvario. Scelti tra i nostri samurai di fiducia infatti, avremo a disposizione uno stratega ed alcuni ministri, che distribuiti coerentemente nelle aree d’interesse, ci consiglieranno di volta in volta alcune azioni da eseguire durante il turno corrente.

Una volta in battaglia comunque, tutto torna ad assumere un’aria familiare, e ritroviamo tutti gli elementi del genere musou che già conosciamo, ivi incluse le centinaia e centinaia di nemici che attendono pazientemente di essere malamente trucidate da noi nobili eroi dalla katana facile.

Ma nonostante il livello medio di difficoltà del gioco si sia leggermente abbassato, seguendo quindi la tendenza vista anche nel recentissimo Arslan: The Warriors of Legend, per poter uscire pienamente trionfanti dagli scontri, è necessaria della sana strategia.

Quello che gioca infatti un ruolo fondamentale in questa fase di gioco, è il morale delle truppe, soprattutto di quelle avversarie. Il campo di battaglia è suddiviso principalmente in basi o accampamenti, in cui le truppe stanziano e si curano se hanno subito danni. Più basi si occupano sul campo, ed in teoria più potente è l’influsso del morale sull’esercito. Per i soldati “semplici” infatti, avere più basi alleate una vicina alle altre, significa essere protetti, e questo conferirà loro un bonus sia in energia vitale che in campo difensivo.

Questo significa che non è consigliabile runnare (correre) fino alla base primaria del nemico per puntare a stroncarne le forze direttamente dalle fondamenta, perché ciò poterebbe a scontrarsi con avversari con bonus difensivi così alti da non riuscire quasi a scalfirli. Piuttosto, è buona norma agire dall’esterno, conquistando base dopo base eliminandone tutti gli avversari all’interno, ed avanzando con ordine e criterio fino allo scontro finale, proprio come farebbero i grandi samurai dotati di calma e saggezza…

Per poter uscire pienamente trionfanti dagli scontri, è necessaria della sana strategia. È buona norma quindi avanzare con ordine e criterio fino allo scontro finale, proprio come farebbero i grandi samurai dotati di calma e saggezza…

Ma in tutto questo clangore di spade, c’è tempo anche per le frivolezze, ed infatti quando vi abbiamo indicato “la ricetta” che potrebbe definire la serie, abbiamo citato anche The Sims. Anche se in minima parte infatti, i nostri ministri ed i samurai che sono ai nostri servigi, avranno modo di incontrarsi in battaglia o nel palazzo, e potranno in questo modo interagire creando rapporti di amicizia, sentimentali o di rivalità sul campo. Un qualcosa che ai fini del gioco pratico non aggiunge nulla di fantasmagorico, ma che aiuta a spezzare alcuni momenti ciclici che possono verificarsi a causa della struttura di base del titolo.

Due le modalità presenti nel titolo, la Conquest e la Genesis. Nella prima, simile appunto al famoso gioco da tavolo citato all’inizio, avremo a disposizione alcuni scenari da portare a termine, all’interno dei quali avremo determinati obiettivi da raggiungere in base al clan che si è scelto per affrontare la sfida. Ogni scenario fa riferimento ad alcune particolari battaglie, ragion per cui permette la selezione solo di alcuni dei personaggi presenti nel titolo, cosa che invece è totalmente libera nel Genesis Mode, in cui potremo praticamente creare delle battaglie a nostro piacimento, impostando addirittura ogni singolo clan presente sulla mappa, i samurai che vi appartengono o gli obiettivi prefissati per la loro vittoria.

Da non dimenticare infine la possibilità di creare i propri guerrieri samurai personalizzati, che in gioco potremo tranquillamente usare nella modalità Genesis, o che potremo sostituire ad altri personaggi più famosi all’interno degli altri scenari. Chiaramente non aspettatevi un editor con la profondità di personalizzazione che abbiamo visto in Fallout 4, perché quello incluso è un qualcosa di molto più blando, immediato e veloce.

A livello grafico, come sempre, questi titoli non riescono a stupire come farebbero altre produzioni, vuoi per il fatto di dover gestire un campo di battaglia piuttosto ampio con annessi centinaia di personaggi a schermo pronti all’azione, e vuoi perché lo sviluppo non è ancora stato indirizzato esclusivamente sulle console attuali, ma probabilmente parte da una base di partenza che nasce dalla generazione precedente.

È anche per questo quindi che le varie ambientazioni soffrono di una spigolosità eccessiva, ed hanno di solito una qualità estetica visivamente più bassa rispetto agli standard. Anche nei combattenti poi ci sono figli e figliastri, ed infatti se si guardano attentamente, tra i personaggi di rilievo ed i comuni soldati c’è una differenza qualitativa visibile. Oltre a questo, c’è sempre il solito effetto copia/incolla tra le fila nemiche, che porta quasi a pensare che dietro questo particolare medioevo giapponese ci sia in realtà lo zampino del Conte Dooku.

Per il lato sonoro, le musiche che accompagnano tutte i momenti di gioco sono piuttosto apprezzabili, anche se dobbiamo ammettere che in lunghe sessioni la sottile linea rossa tra l’epicità musicale ed il sonnifero melodico diventa sempre più impercettibile a causa di una leggera ripetitività dei pezzi.

Ovviamente, appartenendo ad un genere che non possiamo non definire un pochino di nicchia, per la localizzazione dovremo accontentarci di una traduzione dei testi inglese e dell’audio in giapponese.

Samurai Warriors 4 Empires è una buonissima evoluzione del genere a cui appartiene, ottimo per i fan di lunga data, e quasi perfetto per i neofiti che vogliono avvicinarsi a questo particolare genere di hack’n’slash

Per concludere, dobbiamo dire che i problemi tecnici di certo non mancano, ma potrebbe non andare poi così male se ci si riflette un attimo… Tra questi comunque, una problematica di poco conto è quella che affliggel’arrivo dei rinforzi all’interno delle basi. Una volta eliminati infatti tutti i nemici visibili nella zona delimitata, essi dovranno essere rimpinguati quanto prima per evitare la disfatta della zona.

Questi rinforzi però, compaiono magicamente dal nulla, ed anche se il sistema tenta di farli “poppare” nella zona cieca della visuale del giocatore, capita che prima o poi la comparsa di qualche drappello di soldati finisca per essere inquadrata. Non è bello da vedere, è anche poco “realistico”, se vogliamo dirla papale papale, ma in confronto ad altre problematiche viste nel corso della nostra carriera videoludica, è sicuramente uno dei mali minori.

Il Premio Tallone d’Achille viene vinto come sempre dalla gestione della telecamera, che puntualmente prova a sorprenderci inquadrando porzioni di schermo inutili grazie a dei movimenti repentini quanto indesiderati. Gli effetti deleteri di questa problematica sono poi amplificati negli ambienti chiusi dei livelli (palazzi), che anche se sono meno numerosi rispetto alle zone all’aperto, restano di certo i punti più snervanti in cui combattere. Più raramente invece, ci sono stati degli episodi in cui la telecamera ha per un attimo attraversato il terreno ed ha fatto sparire per pochi istanti tutti nostri avversari, che non hanno esitato a suonarcele di santa ragione una volta ricomparsi.

Segnaliamo infine alcuni rallentamenti e cali di frame durante il combattimento serrato, specie se questo avviene all’interno di una base e nella fase finale delle combo (dove spesso compaiono alcuni effetti di luce).

In conclusione…

C’è poco da dire, il dinamico duo formato da Koei Tecmo e da Omega Force sta facendo prendere una strada decisamente differente ai suoi titoli che appartengono al genere Musou. Come visto infatti anche inArslan: The Warriors of Legend, si sta puntando a rendere questi titoli più accessibili ad un target più ampio di giocatori, riducendo la durata media delle singole missioni, smussando un po’ il livello di difficoltà generale, e tagliando infine sul numero delle modalità presenti (cosa però quest’ultima che stronca anche la longevità del titolo per lo zoccolo duro dei fan più sfegatati).

Meccaniche più semplici quindi, ma che eliminano molta tecnicità dal combattimento, riducendo così il gameplay quasi come quello di un gioco spaccabottoni. Con un po’ di obiettività però, c’è anche da dire che per il momento queste piccole scelte, miste anche alla struttura ibrida della serie Empires,sembrano funzionare, non tanto da far gridare al miracolo, ma riescono a dare nuova linfa (poca) a questo genere che muta raramente e rischia molto di diventare stantio.

Samurai Warriors 4 Empires è quindi una buonissima evoluzione del genere a cui appartiene, ottimo per i fan di lunga data, e quasi perfetto per i neofiti che vogliono avvicinarsi a questo particolare genere di hack’n’slash.

Voto: 7,5/10

Fin da piccolo ho sempre amato le storie, che fossero raccontate da un libro, un fumetto, un cartone, un film, o soprattutto da un videogioco. Alcune le ho solo viste, altre le ho sentite così mie da avere l'impressione di averle vissute, ed altre ancora le ho addirittura scritte. Forse sono un pazzo o un sognatore, o tutte e due le cose. Ma continuerò a sognare ed a vivere avventure, per poter dire un giorno "fammi rubare Capitano, un'avventura dove io son l'eroe che combatte accanto a te".

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