Saluti (portatili) da Spira

Saluti (portatili) da Spira

L’articolo che vi state apprestando a leggere è una breve analisi sulla versione PS Vita di Final Fantasy X|X-2 HD Remaster (del quale potete leggere la recensione completa della controparte PS3 cliccando qui), condita da qualche altrettanto breve riflessione sulla saga e sul decimo capitolo.

Sul bus, sul treno o a casa vostra, non importa: basta che diate (ancora una volta) a Tidus l'opportunità di narrarvi la sua storia.

Sul bus, sul treno o a casa vostra, non importa: basta che diate (ancora una volta) a Tidus l’opportunità di narrarvi la sua storia.

Son tanti ad essere in trepidante attesa di un fantomatico remake di Final Fantasy VII, probabilmente l’apice mai raggiunto da una Squaresoft d’altri tempi tra i tanti inarrivabili capolavori della sua serie leggendaria. L’ormai storica tech-demo dell’E3 2005, grazie alla quale una stravolta Square-Enix e una Sony sempre più sulla cresta dell’onda speravano di ingolosire i fan in vista dell’epopea “Fabula Nova Crystallis” (tristemente rivelatasi un clamoroso nulla di fatto dall’ancor incerto destino), spinse l’enorme fanbase a implorare in un ritorno del capitolo più amato, prima ancora di assistere al tracollo qualitativo che da quel momento in poi avrebbe profondamente trasformato una delle saghe più amate e longeve di tutti i tempi. Tra smentite, dubbie operazioni commerciali, costosi ammiccamenti ad un sempre più fiorente mercato mobile e il progressivo invecchiamento della storica fanbase di cui sopra, non sorprese poi molto l’annuncio di un Remaster, ma non del tanto atteso Everest, bensì del K2 (almeno per chi vi scrive) della serie, il decimo capitolo, l’inizio della fine dell’era Sakaguchi, e per molti l’inizio della fine dello stesso Final Fantasy.

Uno dei capitoli più amati e discussi, dei più cinematografici e maturi, sicuramente la definitiva consacrazione della serie al grande pubblico, col suo nuovo modo di intendere grafica, narrazione ed atmosfera, e le sue sequenze in CG tanto belle da strappare ben più di una lacrima, grazie anche ad una delle colonne sonore più ricche ed intense che una qualsiasi console è mai riuscita a sputar fuori. Ma tra i motivi che, dopo 12 anni dall’uscita europea, ci portano a parlarne ancora una volta, figura certamente il suo traghettare la serie verso una ben più potente PS2, erede di quella piattaforma sulla quale il nome Final Fantasy è diventato leggenda: una conversione vecchia di una sola generazione è, ormai lo sappiamo bene, un’impresa decisamente più umana e sostenibile rispetto alla mastodontica odissea che coinvolgerebbe il glorioso settimo capitolo, anche se la meticolosità con la quale è stato portato a compimento il tutto non rende poi l’intera operazione così scontata, o peggio ancora, di dubbio valore.

Vista la fiera dell’upscaling che ha coinvolto grandi brand, riesumati per console ricchissime di titoli, a loro volta poveri di originalità e sin troppo spesso di qualità, le aspettative per questa preziosa collection non erano delle migliori. E dopo la mediocrità di tante trovate, buone solo a scucire soldi ai fan nostalgici e a far credere ai neofiti che i giochi del passato non possono andare oltre lo status di “bacucchi ringalluzziti”, ci pensa Square-Enix a salire in cattedra e a trasformare l’ennesima operazione di marketing in un vero e proprio atto filologico, un sentitissimo tributo ad una pietra miliare del gaming trattata con i guanti e pronta per essere data in pasto a chi la serie l’ha scoperta nel suo periodo più buio, o a chi i J-RPG li ha visti a malapena con il binocolo.

Per amor di completezza, ci teniamo ad avvisarvi, c'è il rischio di ritrovarsi a giocare anche il X-2.

Per amor di completezza, ci teniamo ad avvisarvi, c’è il rischio di ritrovarsi a giocare anche il X-2.

Certo, qualche sforzo ulteriore poteva essere profuso, e molti stenteranno a credere (chi per la prima volta, chi ancora una volta) che qualcuno abbia concepito, testato ed approvato quell’X-2 incluso nella confezione, sopratutto dopo aver investito (non “speso”, ci tengo a precisarlo) un astronomico numero di ore nel suo diretto predecessore, ma l’asprezza della filologia porta a riesumare anche quelle pagine di storia e del passato che era meglio tenere nascoste, e chi siamo noi per voler sminuire un così certosino lavoro di riproposizione, tanto fedele quanto atteso? E non è solo l’innato valore di Final Fantasy X a far farneticare chi vi scrive, ma basteranno pochi secondi per comprendere che quel “Remaster” nel titolo non è la solita “PR bullshit” per tenersi a dovuta distanza, col fare del più oltranzista degli hipster, dalla pletora di “HD Collection” che hanno invaso il mercato.

Complice forse l’incredibile comparto grafico dell’epoca, il lavoro di svecchiamento è, senza mezzi termini, quanto di meglio abbiate mai potuto gustare nel passaggio da PS2 a PS3, instillando nel neofita più di un dubbio sull’effettiva età del titolo in questione, estremamente a suo agio col suo nuovo bel vestito indosso, fatto di texture pulitissime e brillanti, volti ancor più espressivi, ambientazioni ancor più vive e ricche di dettagli, e menù decisamente più moderni ed accattivanti. Il comparto animazioni mostra i segni dell’età, così come gran parte dei modelli poligonali e delle texture degli NPC, ma tra le splendide sequenze in computer grafica, il cui stacco con le controparti in-game è palesemente meno evidente che in passato (ma a quell’epoca si restava troppo a bocca aperta per potersi perdere in queste elucubrazioni), e l’impatto generale, l’effetto è sconvolgente.

Auron è uno dei personaggi più enigmatici dell'intera serie, tanto misantropo quanto badass.

Auron è uno dei personaggi più enigmatici dell’intera serie, tanto misantropo quanto badass.

Ma per chi vi scrive, è la nuova natura portatile a rendere il tutto ancor più magico ed incredibile: gli RPG sono ormai all’ordine del giorno in tale ambito, grazie alle prodezze del 3DS e soprattutto di PS Vita, ma chi i due titoli (e in particolare il primo) in questione li ha giocati attaccato ad una PS2, su un televisore del cavolo, sacrificando ben più di un pomeriggio all’aperto dei suoi 14 anni appena compiuti (il giorno prima dell’uscita, per essere precisi, ndr), l’idea di potersi imbarcare nuovamente in un’epopea così lunga ed intensa, ricca di segreti, minigiochi, boss e contro-boss ai livelli di Dark Souls praticamente ovunque (nelle fasi più avanzate ed esplorandone gli anfratti più segreti, capirete), è certamente rincuorante. Se non sono le più di 40 ore di main quest di ognuno dei titoli a spaventarvi, il triplo (ed anche di più) nel caso vogliate spolparli fino in fondo (e davvero, tra armi segrete, ultra-nemici e quant’altro ce ne vorrà di tempo), la scelta della versione portatile vi garantirà una qualità eccelsa anche in dimensione minore, sacrificando, in cambio di caricamenti più brevi, un’anticchia di brillantezza delle textures (su un bel 30” si ha tutto un altro effetto) e ben più di un brivido tratto dalla colonna sonora, un dettaglio certamente non da sottovalutare data la caratura dell’accompagnamento musicale.

L'interfaccia di entrambi i titoli è stata decisamente ammodernata

L’interfaccia di entrambi i titoli è stata decisamente ammodernata

Il certosino lavoro di rifinitura non si è infatti limitato al solo comparto grafico, ma è anche e soprattutto quello audio ad aver ricevuto un restyle, non solo con una migliore equalizzazione (dialoghi in inglese inclusi), ma con un vero e proprio riarrangiamento, in alcuni casi forse troppo moderno, in altri in grado di catturare e restituire dieci volte più intensamente le soavi melodie di Uematsu-san, senza dubbio alcuno uno dei migliori compositori, in ambito videoludico e non, in circolazione, un lavoro superbamente svolto da Masashi Hamauzu, già all’opera con le grandi produzioni Squaresoft e Square-Enix, anche se il tono delle parole sterza improvvisamente spostandoci sul X-2, in cui l’atmosfera ancestrale del predecessore viene accantonata ed accartocciata, anche e soprattutto dal punto di vista sonoro, in favore di glitter, balletti e nauseanti canzoncine J-Pop…una stucchevole mazzata sulla nuca dei fan più fedeli.

Su PS Vita, per ovvi limiti tecnici, troverete un suono più compresso e privo di bassi (anche se un buon paio di cuffie ovvierà al problema), ma la comodità di potervi dedicare ad un titolo del genere ammazzando i tempi morti tra una destinazione e l’altra, magari proseguendo comodamente davanti al vostro televisore (ma preparatevi a sborsare altri 40 €…niente cross-buy – ndr) una volta giunti a casa, rende questo remaster ancor più piacevole e soprattutto sensato, soprattutto per i nostalgici che hanno ancora una voglia matta di rigettarsi nella mischia, ma poco, pochissimo tempo per farlo. Sicuramente qualche sforzo extra per sfruttare il touchscreen della console sarebbe stato graditissimo, magari nello spulciare la vasta Sferografia, ma salvo qualche comoda featured come il recupero rapido, che permette di curarsi con un semplice tocco in qualsiasi momento, o la possibilità di cambiare le impostazioni legate ad animazioni “forzate” (l’invocazione degli eoni nel X, o il cambio di look nel X-2) senza bisogno di entrare nell’apposito menù, non troverete nulla di particolarmente innovativo né incredibile.


Insomma, quella che si ha tra le mani è forse una delle migliori, se non LA migliore, riproposizione in HD in circolazione. E non solo perché Final Fantasy X è una pietra miliare del genere (al contrario del suo discutibile sequel diretto, per nulla ispirato, né coinvolgente e stucchevolmente ruffiano): il lavoro svolto da Square-Enix è encomiabile anche su PS Vita, le cui lievi differenze rispetto alla versione “ufficiale” (colori meno brillanti, suono lievemente più compresso) vengono ripagate dall’imparagonabile piacere di potersi dedicare ad una preziosa pagina del gaming ovunque si vada. E se qualche texture e soprattutto qualche meccanica (in particolare il battle system) sente il peso degli anni, nel primo dei due capitoli in esame è l’alchimia che unisce un’intensa narrazione, una gran varietà ed un’atmosfera pazzesca, arricchita da un sapiente lavoro di svecchiamento generale pienamente riuscito (anche e soprattutto dal punto di vista sonoro) a rendere obbligatorio l’acquisto a qualsiasi fan della serie e del genere che di questo decimo capitolo ne ha solo sentito parlare, ma anche a chi su quel gioco ci ha passato le più belle ed interminabili ore della sua carriera videoludica, ancora una volta. E grazie a qualche contenuto extra, proposto con l’intento di rendere più omogenea e coerente l’unione tra i due “X”, magari anche quell’odiato sequel avrà forse una minima ragione d’esistere.

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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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