Racing Apex – Anteprima gamescom 17

Ritorno al futuro

Racing Apex – Anteprima gamescom 17
Racing Apex – Anteprima gamescom 17
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Colonia – Qualche anno fa, quando le console ancora non avevano la potenza attuale, quando i poligoni erano qualcosa che solo nelle sale giochi si potevano ammirare e quando un gioco di SEGA col nome di Virtua Racing diede il via ad un filone di successo di racing game, probabilmente molti di voi ancora non sapevano stringere un pad tra le mani. Purtroppo, per chi vi scrive, in quell’epoca eravamo già videogiocatori affermati e difficilmente dimenticheremo i soldi spesi in sala giochi per sfidare i nostri amici su quel leggendario cabinato che, oltre a spararci poligoni ad una velocità mai vista, ci metteva a disposizione anche un sedile ed un volante. Non che questo ci dispiaccia, anzi, siamo fieri di aver visto crescere in maniera così rapida e radicale il mondo videoludico, ma allo stesso tempo preferiremmo avere qualche annetto di meno, ora che gli acciacchi iniziano a farsi sentire.

Questa però è un’altra storia, e se ci siamo finiti dentro è solo perché il gioco distribuito da Curve Digital di cui dobbiamo parlarvi, Racing Apex, è spudoratamente ispirato al gioco di qualche riga più in alto, almeno dal punto di vista grafico. Evidentemente gli sviluppatori hanno notato che la grafica pixellosa rappresenta un buon compromesso tra facilità di realizzazione e risultato complessivo, il quale è molto in voga ultimamente, ed hanno pensato che i poligoni spogli di Virtua Racing potessero rappresentare l’alternativa “old-style” per un gioco di corse.

Non si tratta dell’unica caratteristica in comune con il gioco uscito anche su SEGA Mega Drive, con i dovuti limiti, ma a distanza di 20 anni può davvero funzionare ancora questa formula? Dopo la nostra prova alla gamescom ci siamo fatti un’idea a riguardo, continuate a leggere per saperne di più.

Quando proviamo un gioco in anteprima, soprattutto se mancano diversi mesi all’uscita, cerchiamo di prendere ciò che abbiamo visto di buono e perché no, dare del tempo al team per sistemare quelle cose che sembrano non andare, magari proprio a causa di una fase di sviluppo non completa. In questo caso però le cose positive sono state davvero poche, ed una di questa riguarda la scoperta che uno dei titoli non annunciati di Curve Digital, fosse un gioco di corse dallo stile “Virtua Racing”, un’idea che ci attraeva non poco.

Lo stile grafico è spudoratamente quello, con pochissimi, spogli poligoni e quei colori essenziali, puliti. Che dire, ci piace, forse perché siamo, come detto, “vecchi”, e ci ricorda i tempi andati, ma nonostante oggi si sia arrivati al fotorealismo, l’idea di un gioco semplice e spensierato, anche nella grafica, ci sembrava vincente. Se poi aggiungiamo al tutto 32 veicoli, ognuno diverso dall’altro nell’aspetto ma anche nelle caratteristiche, 16 circuiti, con diverse ambientazioni ed 8 personaggi, ognuno con la sua classe, sulla carta non potevamo che essere felici.

Purtroppo però dopo la nostra prova, molte delle nostre aspettative si sono sgretolate rapidamente: colpa del concept del gioco, incapace di reggere il peso degli anni? Oppure la colpa è del gioco in sé, a cui manca quel qualcosa capace di renderlo appetibile. Probabilmente la risposta sta nel mezzo, perché se dal nostro punto di vista la grafica poligonale possa rappresentare un plus, la stessa cosa non è detto che la pensi la generazione attuale di videogiocatori. Quindi Racing Apex è pensato per i nostalgici? Non ci è parso che fossero queste le intenzioni, anzi, modalità extra del tipo “cattura la bandiera”, ci fanno capire che il target è anche quello più giovane.

Certo, per noi il problema non sussiste, visto che amiamo lo stile grafico di Racing Apex. E allora cos’è che non va? Ve lo diciamo in maniera molto diretta: manca il fattore più importante in un videogioco, il divertimento. Sarà perché le auto non sono il massimo della guidabilità, e per un gioco dallo spirito arcade questa dovrebbe essere la cosa basilare. Inoltre gli avversari ci è sembrato non esistessero, complici le piste così larghe che davano la sensazione di correre da soli; ed il timer con i secondi che scorrono in attesa di raggiungere il checkpoint, secondo noi cozza prepotentemente con l’obiettivo di percorrere un certo numero di giri. Forse una volta era la normalità, ma adesso ci sembra come mettere due sfide in una, senza capire se l’obiettivo è farcela prima che il tempo finisca, oppure quello di arrivare primi.

Insomma, a nostro modo di vedere, Racing Apex ha ancora molta strada da fare, e sicuramente il tempo per correggere gli errori c’è; modalità in cui le auto sono armate probabilmente non faranno la differenza, ma confonderanno solo le idee e faranno perdere quel briciolo di identità che gli resta e che è legata al gioco a cui si ispira. Il dubbio più grande resta però quello della giocabilità e del divertimento, senza cui nessun videogioco, forse, meriterebbe di esistere; per quello c’è da lavorare e probabilmente fare qualche scelta drastica.

 

In conclusione

Ci spiace molto essere usciti dalla prova di Racing Apex scontenti: quello che ci aspettavamo era prima di tutto un gioco semplice essenziale, ma divertente. Ciò che invece abbiamo trovato ci è sembrato un’accozzaglia di idee provenienti da mondi differenti a cui manca la base, che è proprio quella della giocabilità e del divertimento. Come detto, mancano diversi mesi all’uscita del gioco, e ci auguriamo che il tempo riesca a far correggere alcuni problemi tecnici e che i feedback degli utenti facciano tornare il team in carreggiata. Anche perché nonostante i 20 anni passati, lo stile grafico alla Virtua Racing è ancora così attraente, sarebbe un peccato perdere quest’occasione.

 

E' passato troppo tempo per ricordare il mio primo approccio al mondo videoludico... Limpido è invece il ricordo della prima console, un Atari 2600, e dei giorni interi passati a giocarci. Da allora sono cambiate molte cose: i videogiochi sono diventati il mio lavoro, non ho più tutto quel tempo per giocarli ed ormai sono pochi quelli che mi lasciano a bocca aperta. Ma al di là di tutto, l'amore c’è ancora, così come la voglia di arrivare un giorno a crearne uno… Ecco, se non si fosse capito, sono un eterno “sognatore"!

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