Creare un crossover è, almeno in ambito videoludico, un’impresa non da poco: bisogna amalgamare coerentemente personaggi pensati anche a decenni di distanza gli uni dagli altri e magari appartenenti a generi molto differenti. Per questo motivo una buona percentuale dei titoli appartenenti a questa classificazione sono picchiaduro: le botte da orbi mettono d’accordo un po’ tutti e non richiedono storyline da kolossal hollywoodiano (fatte le dovute eccezioni ovviamente). Naturale quindi che la creazione di un crossover fra 29 serie diverse, con una storia che vuole rimanere fedele alla maggior parte di esse e un gameplay da RPG tattico, richiedesse ben tre software house di altissimo livello! Dagli sforzi congiunti di Capcom, Namco Bandai e SEGA nasce dunque Project X Zone.
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Lo ameranno: i fan dei crossover, chi cerca un RPG tattico non troppo complesso
Lo odieranno: gli amanti degli RPG ragionati e pieni di statistiche
É simile a: Super Robot Taisen OG Saga: Endless Frontier, Namco X Capcom
- Titolo: Project X Zone
- Piattaforma: Nintendo 3DS
- Sviluppatore: Banpresto/Monolith Soft
- Publisher: Namco Bandai
- Giocatori: 1
- Online: Assente
- Lingua: Inglese (Testo)/Giapponese (Parlato)
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Agitato, non mescolato
Siamo in Giappone, nell’anno 20XX: il mondo è in pace nonostante qualche stranezza di troppo (tipo dei portali dimensionali che sbucano qui e lì), ma nell’oscurità c’è chi cospira per portare il caos. Qualche valoroso, come la Casata Koryuji, si batte per preservare la tranquillità di tutti i giorni. Dopo il furto di uno degli oggetti più importanti della famiglia Koryuji, la Portalstone, Mii (la rampolla di casa) assolda il detective Kogoro Tenzai per ritrovare la pietra perduta; mentre i due si preparano per le ricerche, vengono attaccati da dei mostri sbucati dal nulla. Nel frattempo, Jin e Xiaoyu combattono fianco a fianco con Akira e Pai contro dei demoni, quando Ryu e Ken arrivano per dare la
Come si può intuire da questa introduzione, la storia di Project X Zone è un grosso calderone di storyline tenute assieme da un filo narrativo comune: va dato merito a Monolith Soft di aver mantenuto una certa coerenza durante tutto lo svolgimento della trama, ma si ha sempre la sensazione di avere a che fare con qualcosa di poco omogeneo per sua stessa natura. Se si considera però il tutto con il giusto piglio, ossia come se si stesse giocando con una sorta di Avengers/Justice League videoludici, l’intreccio narrativo scorre abbastanza bene e diverse situazioni strapperanno più di un sorriso (non si può certo dire che gli storywriter non le abbiano pensate tutte per far incastrare i pezzi!). In sintesi, se cercate un gioco con una trama solida è meglio guardare verso altri lidi, ma se le reunion di eroi sono il vostro pane Project X Zone non vi deluderà.
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Two is megl’ che one
Ad una prima, superficiale occhiata, Project X Zone sembra ricalcare in pieno i canoni del GdR tattico in salsa orientale: campo di battaglia diviso a scacchiera, possibilità limitate di movimento, skill che si usano dal menu… In realtà bastano pochi minuti di gioco per accorgersi che le similitudini con mostri sacri del genere (come Final Fantasy Tactics o Fire Emblem) finiscono qui. Le statistiche sono poche, essenziali e di facile comprensione; il sistema di equipaggiamento è ridotto all’osso, con solo due slot; le possibilità di personalizzazione sono, in generale, minime.
Le Pair Unit sono indivisibili e prefissate; Ryu e Ken formeranno sempre coppia tra loro, così come Chun-Li & Morrigan, X & Zero e via dicendo. Ad ogni Pair Unit è possibile poi associare una Solo Unit, un personaggio di supporto (concept simile agli Assist Character di Dissidia 012 Final Fantasy); ogni Solo Unit porta in dote diverse skill e può essere chiamato in battaglia con il pulsante L.
Già, le battaglie: se la maggior parte della “tattica” avviene su una mappa a scacchiera, gli scontri veri e propri con i nemici avvengono in schermate che assomigliano molto a quelle dei picchiaduro. Con la semplice pressione del pulsante A, eventualmente unito alle frecce
In sostanza il gameplay di Project X Zone diverte parecchio e la curva di difficoltà è bilanciata ottimamente: all’inizio avrete pochi nemici sullo schermo, ma con l’aumentare della progressione di gioco e delle skill dei personaggi arriverete presto a combattere orde di demoni e zombie.
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Pixel Perfect
Mettere d’accordo character design così diversi (e alcune volte davvero agli antipodi) non era un compito semplice, ma Project X Zone ci riesce alla grande. Il gioco usa fondali 3D abbastanza particolareggiati, ripresi dalle più famose ambientazioni delle serie da cui provengono i personaggi: c’è l’ufficio di Dante, il centro commerciale di Williamette, la città virtuale di The World e molti altri. I personaggi, sia sulla mappa che in battaglia, sono invece realizzati in splendidi sprite 2D; le animazioni sono fluide ed esagerate
Il sonoro si attesta su livelli di buona qualità: il sottofondo musicale, che attinge a piene mani dalle soundtrack delle serie che partecipano al crossover, farà tornare in mente più di un ricordo (la opening di Megaman X4, sigh!). Molti dei dialoghi del gioco sono doppiati; la localizzazione non ha però intaccato il parlato, che rimane in giapponese. Unite a tutto ciò degli effetti sonori caciaroni che ben si sposano con l’azione volutamente esagerata delle battaglie e avrete tutti gli ingredienti per un comparto audio tanto piacevole quanto sopra le righe.
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…a long, long journey for our heroes
Mai parole (quelle del titolo, prese direttamente dall’intro del gioco) furono più azzeccate: Project X Zone è lunghissimo. La storia principale vi porterà via dalle 40 alle 60 ore; essendo il gioco diviso in più capitoli (40 più 5 di prologo, per l’esattezza) ed essendo ogni capitolo composto da una sola battaglia, si ha che ogni scontro dura, in media, più di un’ora. Arrivati a metà gioco, quando ormai il roster dei personaggi si è riempito a sufficienza, è difficile trovare le motivazioni per andare avanti se il gameplay non diverte al 100%, complice anche la storia non certo entusiasmante
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Buono a metà(glio)
Project X Zone soffre di doppia personalità. Da un lato vuole essere immediatamente accessibile, esagerato e scenograficamente confusionario come solo un Marvel vs. Capcom sa essere; dall’altro cerca di seguire i canoni dell’RPG “impegnato” e prolisso, sforzandosi di rendere la trama fin troppo “seriosa” e diluita. Infatti, pur senza sidequest, si ha la netta sensazione che almeno una dozzina di capitoli siano buttati lì per allungare il brodo, e che anche il numero di nemici su schermo nella seconda metà del gioco sia esagerato (considerando che la maggior parte di essi sono unità di bassa lega che è possibile sconfiggere in un solo turno). La mancanza di qualsiasi modalità alternativa di gioco è poi un altro punto a sfavore. Tirando le somme, PxZ è un buon gioco se “consumato lentamente” e senza fretta di vedere la parola fine; l’ottima direzione artistica, il gran numero di personaggi presenti e il gameplay tutto sommato divertente rendono Project X Zone un titolo sicuramente da provare ma che purtroppo non fa gridare al capolavoro.