Definirei Snowpiercer una parabola apocalittica in bilico tra speranza e disperazione. Il thriller fantascientifico di Joon-ho Bong corre su pericolosi ed instabili binari dall’uno all’altro di questi poli apparentemente opposti, ma inscindibilmente uniti, perché è proprio dalla disperazione più cupa che può nascere la speranza più luminosa. Immaginate un treno come ecosistema chiuso, una metafora del mondo intero strutturata a vagoni, non a continenti. Bene, avete appena visualizzato il cuore pulsante (e ghiacciato) di Snowpiercer.
Sono davvero felice di poter sollevare il pollice al cielo, perché Snowpiercer va a marchiare indelebilmente la storia della Sci-Fi di qualità. Lo fa in modo nettamente diverso dai sopracitati capolavori, va detto, ma l’originalità non può che essere un’ ulteriore freccia all’arco di qualsiasi opera. Vediamo come…
La componente action non manca, ma viene sapientemente posta dal regista coreano tra due solide parentesi
Qualche ombra c’è, ed il film non è certo adatto a tutti i palati (l’ho visto in versione integrale non censurata, e spero vivamente rimanga tale anche all’uscita definitiva, il 27 Febbraio), ma si tratta di inezie paragonate al quadro generale. Una chiosa finale: il monologo del padre che fantastica sul mondo esterno (non scendo nei dettagli per evitare spoiler, vedrete da voi) mi ha davvero ricordato Blade Runner in una delle sequenze più forti ed efficaci della storia del Cinema… una bella sensazione, non c’è che dire!
Insomma: fantascienza, metafora, virtuosismi visivi e la giusta dose di azione (mai fine a sé stessa). Da vedere.
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A noi ricorda…
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Vi saluto, alla prossima con la recensione di un film che fa parlare di sé da un (bel) po’ di tempo a questa parte… The Lego Movie!
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