Partiamo dal personaggio, Superman, icona DC Comics tra le più note (se non LA più nota) in assoluto. Una figura quasi mitologica, semidio capace di volare e sciogliere l’acciaio con uno sguardo. Troppo? Forse sì, di solito chi legge-guarda-ascolta cerca un eroe in cui potersi identificare, almeno in parte, per le leggende olimpiche c’è Omero. Resta il fatto che il super-uomo con tanto di mantello rosso è stato citato o rappresentato fino alla nausea per l’enorme richiamo e notorietà che l’accompagnano. Restando in ambito cinematografico basta fare un salto, ad esempio, nel lontano 1978: Richard Donner dirigeva Marlon Brando, Gene Hackman e Christopher Reeve (non esattamente gli ultimi della classe) in “Superman”, capostipite e modello per i successivi capitoli nonché ottima pellicola d’azione… con i limiti tecnici dovuti al periodo, ma poco importa. Dopo un “silenzio stampa” di diversi anni, ecco che nel 2006 esordisce nelle sale “Superman Returns”, di Bryan Singer: la “veste” è nuova, gli effetti speciali da urlo, ma resta un tentativo di rispolverare una vecchia gloria parcheggiata in garage e si trasforma presto in un flop. Arriviamo al 2013 ed al punto.
Zack Snyder (“Watchmen”, “300”, “Sucker Punch”) consegna all’audience mondiale “Man of Steel – L’Uomo d’Acciaio”. L’hype che avvolge la pellicola è alle stelle, basti ricordare che ad “aiutare” Snyder nella stesura di soggetto e sceneggiatura abbiamo
Reduce da uno special screening in 3D cui ho potuto partecipare per GameSoul, ecco le mie considerazioni.
Sul lato tecnico non c’è che dire, A+, scenograficamente pazzesco, colonna sonora orchestrale firmata Hans Zimmer – autore, tra le altre, della soundtrack cult de “Il Gladiatore” – e 3D ben sfruttato (anche se non imprescindibile).
Gli interpreti sono all’altezza, senza infamia e senza lode, tra gli altri abbiamo mostri sacri quali Russel Crowe e Kevin Costner, menzione d’onore al cattivone Michael Shannon, bravissimo.
Con i complimenti, purtroppo, sento di dovermi fermare qui. Dopo un inizio promettente, infatti, il film si frammenta in decine e decine di scenette a sé prive di qualunque pathos, molto ben confezionate ma – appunto – sul genere “tutto fumo e niente arrosto”. L’approfondimento dei personaggi è inesistente, rimangono piatti, figurine all’interno di un album troppo confusionario, e non parlo di performance attoriali (degne, come ho scritto poco fa) ma di una scrittura di scena superficiale, di un pessimo lavoro di caratterizzazione. Non c’è tensione, nemmeno là dove evidentemente si cerca di crearla. Dopo la prima mezzora, insomma, il rumore inizia ad essere troppo e la noia prende a farsi sentire, così come i 143 minuti della pellicola.
Dopo aver visto film del calibro de “Il Cavaliere Oscuro” o “The Dark Knight Rises”, non capolavori assoluti ma decisamente apprezzabili e originali, dove un tocco dark e “realistico” dominava le atmosfere permettendo allo spettatore di immedesimarsi al 100% con l’azione su schermo, “L’Uomo d’Acciaio” assume molto in fretta i connotati di una mezza (forse non solo) delusione. Ci si chiede: ma il signor Nolan, dov’è?
Invito sempre e comunque tutti a guardare il film prima di giudicare: diciamo solo che questa volta potreste rimanere delusi.
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A noi ricorda…
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Da non perdere al cinema anche…
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Buona visione, e… a venerdì prossimo, con la recensione di “World War Z” : Brad Pitt VS zombies… funzionerà?
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