James Wan (director di Saw e The Conjuring) inscena il lungo e spettacolare addio a Paul Walker con la regia di Fast & Furious 7.
La saga inaugurata nel 2001 da Rob Cohen ha conosciuto alti e bassi: se il primo film si trasformò in un instant cult con una semplicità decisamente invidiabile, i successivi tracciarono una parabola discendente senza trovare una vera e propria quadratura capace di dare stabilità alla serie.
Arriviamo al settimo capitolo: qui le cose cambiano.
A livello estetico e narrativo non ci sono differenze abissali con il passato, anzi, le tamarrate abbondano senza ritegno e l’inverosimile regna sovrano… Però.
Però grazie al ricordo celebrativo del grande attore scomparso impresso in ogni centimetro di pellicola l’intero lavoro assume una maestosità difficilmente ritrovabile in un altro F&F. Il connubio velocità/sentimenti questa volta è reso alla perfezione e permea le sequenze dando un certo spessore all’azione, dal primo all’ultimo minuto.
Ricordo, come dicevo, è la parola d’ordine, il collante alla base di ogni dialogo, ogni scorcio, ogni impeto della colonna sonora.
Un Fast & Furious con l’anima, che seppur legata ad un corpo commerciale e platinato emerge senza difficoltà regalando ai fan (e non solo) un capitolo eccellente e indimenticabile della saga.
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A noi ricorda:
The Fast & The Furious – Tokyo Drift: anche se è un titolo datato 2006 non possiamo non ricordare l’alternanza di questo brand cinematografico al mondo dei videogiochi, nonostante il gravissimo flop del 2013 con Fast & Furious Showdown. Il mondo dei videogiochi è costantemente attraversato dalla “febbre della velocità” come dimostrano i vari ed eccellenti Need For Speed e similari, nel tentativo di restituire agli spettatori gli stessi brividi che alle volte solo il Cinema può innescare.
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A venerdì prossimo per una nuova recensione… Stay tuned!
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