Popcorn Time: After Earth

Popcorn Time: After Earth

M. Night Shyamalan non è esattamente un regista alle prime armi: debuttò nel lontano 1992 con “Praying with Anger”, enorme successo nel 1999 con il cult “Il Sesto Senso”, il cineasta di origini indiane – americano d’adozione – ha saputo regalarci con il trascorrere degli anni pellicole spesso criticabili ma sicuramente originali, particolari, uniche pur rimanendo di genere. Per citare un paio di nomi: “Signs” (2002), “The Village” (2004). Pescando a piene mani nella mitologia horror, M. crea storie e situazioni paradossali ed incredibili, il suo Cinema genera mostri e creature fiabesche, malcelati orrori e presagi espliciti. Gioca con personaggi e vicende, nonché con lo spettatore, plasmando vere e proprie perle d’intrattenimento senza eccessive pretese.

 Ecco che torna sugli schermi e lo fa in grande stile: “After Earth”  è un kolossal d’azione completo di tutti gli “optional” attualmente disponibili, colonna sonora orchestrale ed effetti speciali da capogiro, creature aliene, un’avventura dalle tinte macabre ma dai toni epici e – ciliegina sulla torta – padre e figlio Smith in cabina di pilotaggio. Scelta, quest’ultima, che ha destato non pochi dubbi a livello di critica internazionale. Come al solito, però, andiamo con ordine.
L’ idea alla base del progetto è ottima, sul serio: i due protagonisti sopravvivono ad un disastro “aereo” e si ritrovano in balia di uno dei pianeti più letali del Sistema Solare per noi bipedi, la Terra. Va da sé, siamo un po’ più avanti negli anni rispetto al 2013.

I presupposti per sfornare un filmone con la “F” maiuscola c’erano, ma qualcosa è andato storto. Sfato subito il mito sulla recitazione del giovanissimo Jaden Smith: non è certo la sua performance ad aver intaccato la qualità del film. Papà Will fa il suo lavoro senza macchie o incertezze, e l’affiatamento tra i due è palpabile. I dubbi che mi hanno disturbato durante la proiezione riguardano piuttosto un aspetto essenziale della fiction, non esclusivamente cinematografica: la storia, lo svolgimento. Il problema è che non accade nulla che possa giustificare premesse tanto pompose, manca il trasporto, quella spinta invisibile che ti porta a divorare con gli occhi ogni sequenza per scoprire cosa avverrà dopo. Sto parlando delle basi, che per definizione non possono mancare. Il film è “pallido”, spento, un sussurro e non il ruggito che avremmo potuto aspettarci.
Era davvero il caso di imbastire una produzione simile per arrivare nelle sale con questo?
Peccato, perché gli spunti interessanti ci sono e “si vedono” bene, bastava isolarli e lavorarci, scavare un po’ di più in una vicenda che rimane piatta dall’inizio ai titoli di coda.

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A noi ricorda…

lp “Lost Planet”: se gli elementi chiave sono pericoli nascosti ed un pianeta sconosciuto decisamente inospitale, l’ “occhio” del videogiocatore non può che volgersi alla nota saga action made in Capcom, un vero must-have per chi amasse la fantascienza o  volesse cimentarsi con tonnellate di pura azione in scenari pittoreschi e selvaggi.

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Buona visione, e… a venerdì prossimo, con la recensione de “Stoker”, thriller che ci presenta una famiglia molto, ma molto particolare…  starring Nicole Kidman Matthew Goode.        
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