PlayStation 5 – Recensione

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La next-gen secondo Sony è finalmente tra noi

PlayStation 5
PlayStation 5 – Recensione

PlayStation 5 è la quinta console di Sony Interactive Entertainment che permette prestazioni mai viste prima su una console PlayStation con esperienze di gioco più realistiche e profonde.

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Nonostante la pandemia, la comunicazione confusa e frammentata, lo stop temporaneo di fiere come E3 e Gamescom, che da sempre sono state parti fondamentali della “febbre da next-gen”, le nuove console sono finalmente tra noi. Dopo avervi parlato dell’ammiraglia di Microsoft, è il turno della sua acerrima nemica, PlayStation 5, ovvero la next-gen secondo Sony, che dopo aver dominato in lungo e in largo l’attuale (ancora per poco) generazione, piazzando più di 100 milioni (!) di PlayStation 4, approda su nuovi lidi forte di un vantaggio non indifferente e di una visione coerente e ben precisa, consapevole tuttavia della potenza di fuoco di Microsoft (e del suo portafogli, inutile girarci attorno), e dei suoi asset strategici diabolicamente irresistibili per l’utenza di massa (l’accoppiata Xbox Series S e il Game Pass su tutti).

Due console pressoché identiche sulla carta, due approcci differenti di vivere il videogioco (una Digitale, in vendita a 399,98 €, sprovvista di lettore Blu-ray e quindi di supporti fisici; una Standard, a 499,98 €, entrambe disponibili dal 19 novembre – ma rigorosamente su prenotazione, essendo andate a ruba da settimane), un unico luogo in cui poter proseguire sulla propria rotta fatta di first-party pregiati ed esclusivi (anche se non sempre, come dimostra l’arrivo su PC – dopo anni, c’è da dire – di Horizon: Zero Dawn, per citarne uno), ma al contempo, merito anche della retrocompatibilità, di mantenere inalterata l’eredità della generazione precedente, ancora viva e pulsante, e su cui i pezzi da 90, anche se non tutti, continueranno ad arrivare, ancora per 1-2 anni.

Vi ricordiamo che nella situazione contingente di emergenza sanitaria, a causa del COVID-19, GameStopZing garantirà la spedizione di Xbox Series X e PS5 in caso di lockdown: potete consultare questo link per ogni dettaglio su come fare a ottenere senza altre attese la vostra console già preordinata.

PlayStation 5 SSD

. Design

Partiamo dal look, tanto del packaging, quanto della console in sé. Del primo ve ne abbiamo già parlato in occasione dell’unboxing, in questo articolo, che vi linkiamo per comodità e completezza, di cui vi riportiamo un estratto:

L’abito non fa il monaco, sia chiaro, ma francamente ci aspettavamo un packaging un pizzico più lussuoso. E invece le due rivali sembrano essersi scambiati le giacche, come quando vai a ritirare distrattamente la tua dal guardaroba di un locale, e ti rendi conto solo a casa che no, forse forse è di qualcun altro: il minimalismo chic di Series X si fa da parte e ci piazza un bello slogan appena aperto il forziere, mentre la PS5, che pare venire dal futuro con le sue linee folli ma sinuose, adotta uno stile più morigerato in termini di confezione: design esterno molto semplice, console e DualSense (ma con “8K” e “4K / 120 FPS” a dominare lo spazio bianco in alto a destra), un imballaggio super semplice (cartoni protettivi laterali e pellicola in plastica attorno alla console), manualistica asciutta e gli immancabili cavi (alimentazione, HDMI 2.1 – come confermato da Sony stessa – e USB Type-C per la ricarica del controller). Niente fronzoli, insomma, quasi a non voler togliere i riflettori dalla vera protagonista.

Per quanto riguarda il puro design di PlayStation 5, invece, argomento che affronteremo con maggior puntigliosità in un articolo dedicato che pubblicheremo a brevissimo, non possiamo che decretare che con device tecnologici che tendono sempre di più al minimalismo estremo, la scelta di Sony è parsa da subito tanto folle, quanto coraggiosa, oltre che imprevedibile. Un po’ perché le console dell’azienda giapponese non hanno mai spiccato da quel punto di vista, proponendo design perlopiù di buona qualità (non sempre… ce l’ho con te, PS3 Ultra Slim, ndr), ma sempre discreti, quasi a non voler togliere spazio al cuore pulsante delle console, i videogiochi. PlayStation 4, nei suoi vari re-design, ne è sempre stata testimone di questa precisa volontà, con le sue forme eleganti, sobrie, perfette nel suo giocare sul sicuro. Con PlayStation 5, Sony sembra aver voluto vestire i panni del giovane ribelle, stanco di sentirsi dire di fare i compiti e di andare a dormire presto: se la next-gen secondo il colosso di Redmond ricordava un frigorifero, quella della grande S pareva restare nell’ambito degli elettrodomestici refrigeranti, nello specifico, un climatizzatore a torre, come fece notare qualche meme diffuso subito dopo il tanto atteso reveal.

Allora non ci era ancora chiaro quanto “grande” fosse (da quel momento in poi si è passati ai meme con i palazzi, ma questa è un’altra storia): eravamo troppo concentrati sulle sue linee folli, sul suo essere uno di quei prototipi impossibili, stavolta diffuso però sul mercato, per errore o per coraggio, o forse per la voglia di spaccare certi equilibri e innescare la macchina della comunicazione come solo Sony ha dimostrato di saper fare. E ora che abbiamo avuto modo di toccarla con mano e vederla di persona, buona parte dei dubbi sono spariti, tanto quelli riguardanti l’impatto visivo, quanto le dimensioni.

Ognuno ha standard qualitativi ed estetici unici, e un design così particolare non solo non sarà universale (né vuole esserlo), anzi, andrà a polarizzare completamente l’utenza, tra chi lo ha amato alla follia sin dal primo annuncio e chi ha basato interamente la sua scelta di (non-)acquisto su di esso, e chi cambierà idea (in un senso o nell’altro) una volta che vedrà PlayStation 5 di persona.

Per chi vi scrive, le prime impressioni, poco confortanti, sono state ampiamente smentite dal primo contatto, e l’unica paura, oltre al bianco che attira facilmente lo sporco, è che un design così strano stanchi in fretta. Al netto di queste considerazioni, siamo però convinti che vada quantomeno premiata la volontà di Sony di rompere con il passato, e provare a offrire una nuova generazione non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche, per l’appunto, estetico.

. Hardware

La livrea è cambiata, più coraggiosa e aggressiva che mai. Ma come si comporta il motore, il cuore pulsante di PlayStation 5? Le line-up di lancio, tendenzialmente, non riescono mai ad essere realmente efficaci nello sfoggio di potenza di una nuova console, e quel compito, semmai, spetta ai canti del cigno, come gli incredibili Ghost of Tsushima e The Last of Us Part 2 per la precedente generazione, che del vecchio hardware spremevano ogni singolo muscolo. Come se non bastasse, componenti hardware alla mano, le aspettative erano tiepide, complice l’inevitabile natura liquida di questo passaggio, in netta continuità con il passato, doverosa proprio in campo PlayStation per via di numeri di vendita stratosferici (100 milioni di PS4 vendute in 7 anni).

Eppure il nostro contatto con la fanteria di PS5, se così possiamo chiamarla, ci ha davvero colpiti, lasciandoci ben sperare per il futuro nemmeno troppo lontano, una frase che scriviamo senza amarezza o rassegnazione alcuna: se i team, first e thirdy party, hanno davanti a sé almeno un lustro per studiare e sfruttare al massimo la combinazione di GPU e CPU personalizzate, targate AMD, il lavoro svolto dai pionieri di questa gen made in Sony si mostra da subito lodevole, complice un’ottimizzazione intelligente di effettistica e performance che restituisce la sensazione di avere davanti a sé qualcosa di ingestibile sulle macchine in via di pensionamento.

PlayStation 5 produzione

Per chi scrive, lo stacco più evidente è lato prestazioni: vi basteranno un paio di sessioni per diventare dipendenti dai 60 fps, indipendentemente dal genere o dal titolo, quasi sempre rocciosi e inscalfibili, una vera chimera su PS4 base, e spesso anche sulla più potente PS4 Pro. Se in passato il risultato era perlopiù ottenibile unicamente sacrificando la componente squisitamente estetica, ora la sensazione di dover scendere a compromessi si è ridotta drasticamente, e spesso, in linea con quanto accade su PC, si ha perfino la possibilità di decidere autonomamente quali compromessi accettare, con vere e proprie modalità, volte a prediligere risoluzione o frame-rate, selezionabili direttamente dal menù. Tanto Demon’s Souls quanto Spider-Man: Miles Morales (ma tolto Sack Boy, vale pressoché per ogni titolo di lancio) permettono infatti di optare per un impatto grafico più gradevole, o per una fluidità dell’azione, in base alle proprie esigenze, col primo che offre 1440p (upscalati a 4K) e 60 fps, o 4K per la metà del frame-rate, e il secondo che passa dai 4K dinamici e 60 fps, ai 4K pieni, 30 fps e ray-tracing attivo, che regala una qualità dei riflessi semplicemente spaventosa, impensabile su old-gen.

Demon’s Souls poi è qualcosa di davvero clamoroso, con una mole di dettagli su schermo spaventosa, che non riescono a impensierire PS5, e dei caricamenti tra una morte e l’altra, o muovendosi tra le varie sezioni del mondo di gioco, prossimi allo zero. Per non parlare dei 3 secondi e mezzo necessari per passare dal menù principale all’enorme Manhattan di Miles Morales. Qui, il merito va anche e soprattutto al tanto decantato SSD, che pur peccando per spazio (è da 825 GB, quelli effettivi però sono solo 667,2 GB), ricompensa con prestazioni fantascientifiche per il gaming su console: lo scotto da pagare, per il momento, è di dover limitare l’installazione dei giochi (che, d’altro canto, non fanno altro che aumentare di peso, ma in alcuni casi si può scegliere quale parte installare, ad esempio il solo multiplayer, o la sola campagna), tanto più in fase di lancio, dove il supporto a SSD esterni verrà sbloccato via firmware in un secondo momento, ma se in cambio si hanno caricamenti ridotti all’osso, se non persino azzerati, non possiamo che affermare che sì, ne vale davvero la pena.

Manca una feature stile Quick Resume di Xbox, ma via Switcher, il nome scelto da Sony per la feature, potrete passare più agilmente dal gioco che si sta eseguendo agli ultimi due titoli avviati, semplicemente accedendovi tramite il tasto “PlayStation” sul DualSense. Quello in funzione resterà comunque in background, come accadeva anche su PlayStation 4, fino a che non avvierete un nuovo gioco: questo lo riporterà al riavvio, ma i rapidi caricamenti non fanno sentire troppo la mancanza della feature concorrente (comoda, ma non così imprescindibile).

. Specifiche Tecniche

  • PROCESSORE: CPU AMD Ryzen Zen 2 8 core fino a 3,5 GHz.
  • GPU: AMD Radeon RDNA 2, frequenza variabile fino a 2.23 Ghz (10.3 TERAFLOP), accelerazione Ray Tracing
  • MEMORIA: GDDR6 da 16 GB. Bandwidth: 448GB/s
  • ARCHIVIAZIONE INTERNA: Unità SSD da 825 GB (liberi: 667,2 GB). Velocità: 5,5 GB/s.
  • MEMORIA ESPANDIBILE: Supporto per disco rigido esterno USB 3.0 (in vendita separatamente), ma non dal lancio.
  • VIDEO: Risoluzione di gioco fino a 4K reale e 120 fps (con TV che li supportano, dotate di ingresso HDMI 2.1). Supporto per le TV 8K. Supporto HDR e VRR. Unità ottica blu-ray 4K UHD (Versione “Standard”, assente invece su versione “Digital”). No supporto a 1440p.
  • AUDIO: “Tempest” 3D AudioTech
  • PORTE E CONNETTIVITÀ: HDMI: 1 porta HDMI 2.1. USB: 2 porte USB 3.0 + 1 porta USB 2.0 (dati + carica) + 1 USB Type C 3.0. Wireless: 802.11a/b/g/n/ac/ax. Ethernet: 10BASE-T, 100BASE-TX, 1000BASE-T. Bluetooth 5.1
  • DESIGN: Dimensioni: 39,9 cm x 10 cm x 26 cm. Peso: 4,5 kg. (Standard Edition) / 39,9 cm x 9,2 cm X 26 cm. Peso: 3,9 kg (Digital Edition)
  • ALIMENTAZIONE: 350 W (Standard) / 340 W (Digital)

PlayStation 5 DualSense

. Controller

Fiore all’occhiello di PS5, ve ne parliamo approfonditamente in questo articolo, di cui vi riportiamo questo estratto saliente dedicato ai due protagonisti della periferica, ovvero i grilletti adattivi e il feedback aptico.

La novità e la migliorie più gradite del DualSense riguardano indubbiamente i grilletti e l’interno, fiori all’occhiello di un redesign anche e soprattutto squisitamente tecnologico.

Parliamo prima dei tasti dorsali e dei grilletti: sia L1 e R1 che L2 e R2 sono più larghi e comodi da premere, ma se i primi si sviluppano maggiormente in lunghezza, i secondi risultano lievemente più corti rispetto al passato, ma resta comunque comodo e piacevole premerli. È però la loro nuovissima natura adattiva il vero game changer, in tutti i sensi: al contrario di quelli dei classici controller, i grilletti del DualSense restituiscono alla categoria tutta l’importanza che meritano, alla luce del loro ruolo sempre più prominente nei control scheme di praticamente ogni titolo, una scelta che si traduce in un approccio completamente nuovo al concetto di immersività.

Se a controller spento non noterete troppe differenze, è da acceso che avrà inizio la magia, con la sua attivazione contestuale in base non solo al gioco in funzione, ma persino alle singole azioni. Ora i grilletti possono infatti imprimere diversi gradi di resistenza, rendendo così più ardua la pressione, e restituendo in un modo tutto nuovo la sensazione di compiere anche fisicamente, non solo digitalmente, l’azione virtuale.

Un esempio lampante lo abbiamo vissuto grazie ad Astro’s Playroom, poco indicativo dell’applicazione comune dei grilletti adattivi, trattandosi di una tech demo pensata per sprigionare tutta la potenza del DualSense, ma che lascia ugualmente ben sperare per il futuro della tecnologia (a patto che gli sviluppatori in primis si prendano la briga di sfruttarla pienamente): nell’area “Fonti Raffreddanti”, in uno dei livelli ci viene chiesto di entrare in una sorta di robot dotato di molla, il cui movimento va impartito premendo con forza su dei grilletti più duri e resistenti del solito, proprio per restituire l’idea di premere una molla, e inclinando il controller, una soluzione che sfrutta anche i sensori di movimento (già presenti nel DS 4 ma ancor più precisi, e si spera, sfruttati), lo speaker (che nel caso specifico produce un cigolio metallico) e l’altro fiore all’occhiello del nuovo controller di PlayStation 5, ovvero il feedback aptico, che rimpiazza i classici, “vecchi” motori di vibrazione con un feedback più dinamico, realistico e coinvolgente.

La vibrazione infatti non si propaga più in maniera uniforme, ma è legata a doppio filo a ciò che accade su schermo, andando a contribuire e non poco all’immersione: gli attuatori doppi consentono infatti di trasmettere vibrazioni di varia intensità verso ogni punto del DualSense, anche singole aree centralizzate dei grilletti, regalando così maggior credibilità alla vibrazione stessa, ma anche all’azione che si compie su schermo.

. Dashboard

Il rinnovamento dell’ammiraglia di Sony è, prevedibilmente, anche interno, con un’interfaccia nuova di zecca, eppure familiare in alcuni suoi elementi. Poco familiare, di sicuro, è la velocità di utilizzo, merito del già citato SSD, con una sensibile riduzione dei tempi morti e delle attese che ci accompagnavano su PS4 anche nella semplice esplorazione di alcune voci.

Se alcune delle schermate interne ricordano quelle di PlayStation 4 (almeno per quanto riguarda le impostazioni), quella principale è però completamente differente: ora è infatti divisa in due grandi macro-sezioni, una dedicata ai Giochi e una ai Contenuti Multimediali, andando da una parte a separare ulteriormente i due mondi, ma al contempo ad esplicitare l’importanza che le varie piattaforme rivestono sempre di più nella nostra quotidianità. Il cuore pulsante, inevitabilmente, resta la parte videoludica, anch’essa rivista e non poco.

Ecco come si presentano gli hub dei singoli giochi

Le icone dei giochi sono state infatti accantonate in un angolo (o meglio, in una barra superiore), dando più spazio invece agli hub dei singoli titoli, dove ottenere quante più informazioni in un colpo solo, a partire dal numero di trofei sbloccati e quelli mancanti, dalla percentuale di completamento complessiva, ma anche news, video caricati dagli utenti tramite il tasto “Crea” (che similmente al passato permette di caricare e condividere clip e screenshot, ma in maniera ancor più semplice e veloce) e così via. La parte del leone, però, la fanno le Attività, delle “card” che vi aiuteranno a tenere traccia del vostro progresso in-game, segnalandovi dinamicamente, in base ai collezionabili ottenuti o alle azioni compiute di recente, quanto vi manca per il raggiungimento del 100% o nel caso di Miles Morales, il gioco ci ha persino proposto quest primarie e secondarie mancanti, permettendoci con un semplice tasto di piombare letteralmente davanti all’NPC di riferimento, semplificando e non poco la vita dei completisti, o dei giocatori meno esperti.

In giochi come Sackboy: Una grande avventura e Demon’s Souls, Sony ha incluso anche dei veri e propri mini-tutorial video, che nel primo caso spiegano come completare obiettivi principali e secondari, e nel secondo vanno a offrire una serie di consigli e spiegazioni, che il team originale non ha deliberatamente mai concesso, per spronare gli utenti a farlo da sé e a vivere questo titolo così ostico e particolare in un modo completamente differente a cui siamo abituati. Questa trovata (è bene ribadirlo, completamente opzionale) abbassa lievemente l’imponente barriera all’ingresso che la serie ha sempre posizionato per gli utenti meno hardcore.

Tornando alla schermata principale, il redesign sposta il focus sui giochi perché il grosso delle funzioni extra e accessorie è spostato quasi interamente sul tasto PlayStation del DualSense, che ora apre un menù interno in cui sono presenti alcune funzionalità rimosse dal menù principale, così da lasciare maggior spazio ai giochi e ai contenuti multimediali: da qui si accede a tutta la parte audio (regolazione volumi, ma anche fruizione di Spotify), e soprattutto party, tramite Game Base, dove interagire con la lista amici. Rivisti anche i trofei, tanto nel sistema di numerazione generale (finalmente da subito vi sarà chiaro quanti ne avete ottenuti in totale), quanto nella schermata, che ora offre anche percentuali di completamento (ma non per quelli ancora segreti), e la sezione profilo, che ora segnala anche il numero di ore giocate.

Una delle clip che vi spiegherà come ottenere un collezionabile o completare un obiettivo

Chiudiamo con il rinnovato PlayStation Network, che passa dall’essere una pesante app da avviare, non senza qualche noioso lasso di tempo di attesa, a una voce perfettamente integrata dell’interfaccia, dove potrete agilmente sfogliare il vasto catalogo PlayStation, tra giochi, demo e DLC, o spostarvi tra i vari abbonamenti disponibili. Anche qui Sony ha recepito i feedback degli utenti, rendendo molto meno faticosa l’esplorazione dello store interno, e finalmente, vien da dire.

Insomma, tra un restyle pressoché completo e un utilizzo quanto più rapido e scattante, anche in fatto di User Experience PlayStation 5 può dirsi promossa a pieni voti, a dimostrazione della volontà di Sony di esplicitare la natura next-gen della sua console anche nel modo in cui gli utenti interagiranno con essa, optando per un approccio agli antipodi di quello della diretta concorrente. L’interfaccia di PS4 non ci faceva impazzire, quindi non possiamo che accogliere a braccia aperte questo volto rinnovato.

. Retrocompatibilità e ottimizzazione

Se Microsoft ha da subito scelto la retrocompatibilità come sua bandiera, promettendo un supporto pressoché totale sia fisico che digitale, Sony si è fatta desiderare e non poco, confermando la possibilità di giocare su PlayStation 5 la quasi totalità del catalogo PlayStation 4 (ma solo quello) solo di recente. Dettagli più precisi, in merito, li si trovano sulla sezione dedicata del sito ufficiale, dove si parla di generica “maggioranza”: per ora sappiamo che alcuni giochi non potranno essere avviati per ragioni di mancato supporto da parte del team stesso, o per la richiesta di accessori esterni ormai irreperibili o incompatibili, a cui si uniscono temporaneamente i titoli per PSVR fino a che Sony stessa non spedirà gratuitamente a chi lo richiederà (compilando questo modulo) un adattatore per PlayStation Camera, in arrivo comunque per il lancio o giù di lì.

Sappiamo poi per certo, ma è logico, che la retrocompatibilità è garantita solo tramite lo stesso formato: scegliendo la Digital Edition di PlayStation 5, non potrete in alcun modo avviare le vostre copie fisiche. Nessun problema invece lato digitale, per entrambe le versioni, e scontato ma doveroso segnalarlo, sappiate che potrete trasferire tranquillamente i vostri salvataggi (via cloud, se abbonati al Plus, o via chiavetta USB), i quali saranno compatibili sulle nuove versioni (salvo diversa indicazione dal team di sviluppo dei singoli giochi).

In attesa di scoprire l’elenco completo di titoli che old-gen che Sony prevede di ottimizzare nei prossimi mesi (anche per quanto riguarda il DualSense, ove previsto il supporto), vi parliamo della nostra esperienza diretta.

Partiamo dal presupposto che arriveranno patch e aggiornamenti mirati per sfruttare al massimo le potenzialità della nuova console: Days Gone e Ghost of Tsushima, i primi della lista, saranno già migliorati al lancio di PlayStation 5, e garantiranno 4K (dinamici, quindi non nativi), ma anche 60 fps fissi, anche nel bel mezzo di una famelica orda, rendendo non poca giustizia a due delle esclusive più interessanti di PS4. Un motivo in più per dargli una seconda chance, o per una seconda run, nel caso in cui li abbiate già divorati a tempo debito. Altri titoli verranno ripuliti gratuitamente, come Borderlands 3 o Destiny 2, che promette 4K e 60 FPS, ma che già da ora, senza alcun intervento di sorta, su PlayStation 5 ha ampiamente dimezzato l’interminabile caricamento iniziale; altri ancora, come Control o il primo Marvel’s Spider-Man, richiederanno invece l’acquisto della versione Ultimate per usufruire degli aggiornamenti; siamo però rimasti piacevolmente sorpresi dal riscontrare miglioramenti, alcuni lievi, altri evidenti, anche da quei titoli per cui i rispettivi developer non hanno ancora previsto un piano specifico.

Il caso più eclatante è quello di Sekiro, che nemmeno su PS4 Pro riusciva a raggiungere pienamente i 60 fps, ma che ora ci si inchioda senza staccarcisi un attimo: nessuna magia, comunque, semplicemente non era stato impostato alcun blocco del frame-rate, e quindi con maggior potenza sotto il cofano, il gioco riesce a esprimere tutto il suo potenziale tecnico. Sempre restando in casa From Software, anche Dark Souls 3 ha visto la fluidità dell’immagine migliorare, mentre invece per Bloodborne nulla da fare, almeno per il momento, con il frame-pacing ancora a tormentare le nostre partite, e 30fps lievemente più stabili, oltre a manciate di secondi risparmiati nei caricamenti, ma nulla per cui esultare; la sua presenza nella PS Plus Collection, comunque, ci fa ben sperare per le sue sorti.

A proposito della Collection, vi farà piacere sapere che anche altri titoli lì presenti si affacciano su PlayStation 5 con qualche upgrade “naturale”, anche senza patch di sorta: Monster Hunter World ora si fissa a 60 fps e dimezza i caricamenti, persino The Last Guardian, che su PS4 zoppicava e non poco, ora raggiunge quantomeno i 30 fps fissi; Final Fantasy XV snellisce drasticamente i caricamenti (arrivando a circa 1/3 della versione PS4 Pro), mentre God of War, al momento, si limita esclusivamente a una stabilità più rocciosa in modalità performance.

Tornando invece al vasto catalogo PS4, chiudiamo con due pezzi da 90, Red Dead Redemption 2 e Final Fantasy 7 Remake, anch’essi privi di patch ad hoc, ma in grado di ridurre rispettivamente ad un terzo e alla metà il tempo impiegato per il primo avvio.

Tra la retrocompatibilità pressoché totale, e dopo aver riscontrato migliorie anche in quei titoli che non hanno subito interventi dedicati, non possiamo che fare un inchino a Sony anche sotto questo aspetto, per nulla pubblicizzato e mai reputato un asset cruciale, al punto da essere ancora un work in progress, ma nonostante tutto in grado di regalare non poche sorprese.

Conclusioni?

La next-gen secondo Sony trasuda next-gen da ogni poro e pixel, sin dal primo momento in cui ci si immerge nell’interfaccia, migliorata radicalmente e più agile, o in cui si ammira imbambolati uno scorcio del remake Demon’s Souls impensabile su PlayStation 4, figuriamoci sulla vetusta PlayStation 3 dove vide originariamente la luce. Quando poi si impugna il DualSense, o ci si rende conto di quanto poco si debba aspettare per dare il via alla propria sessione di gioco, il patto viene sigillato una volta per tutte, e diventa impossibile tornare indietro.

L’SSD la rende più veloce, la maggior potenza di fuoco rende i 60 FPS e i 4K lo standard quasi fisso, i grilletti adattivi e il feedback aptico, così come l’Audio 3D, favoriscono l’immersione in modi prima anche solo impensabili.

PlayStation 5 deve ancora dimostrare le sue vere capacità e smussare qualche angolo ancora grezzo, ma non riusciamo a toglierci dalla testa l’idea che, già da ora, sia anche meglio di come ce la eravamo immaginata. E ci ha fatto anche un po’ rinnamorare del gaming su console, il che non è da sottovalutare.

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Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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