Monster Hunter 4 Ultimate – Recensione

Monster Hunter 4 Ultimate – Recensione

Lo abbiamo aspettato e ne abbiamo scritto, in più di un’occasione, con la convinzione di avere tra le mani un prodotto valido e ricco di spunti entusiasmanti per i fan di vecchia data e non. Ora, dopo più di un mese speso in sua compagnia, siamo pronti per parlarvi nel dettagli di Monster Hunter 4 Ultimate, dei suoi pregi e dei suoi difetti, ma soprattutto di cosa rappresenta questo quarto capitolo per una delle serie più imponenti e longeve prodotte dal Sol Levante, e in questo caso dalla spesso malvoluta Capcom.

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Ad aprire le danze e a darci il benvenuto nell’universo di Monster Hunter 4 Ultimate è il viaggio a bordo di un veliero da sabbia, attaccato da un temibile Dah’ren Mohran da cui la ciurma dovrà sfuggire. In questo breve frangente, il giocatore viene immerso in un ambiente circoscritto e ben studiato per permettergli di prendere dimestichezza coi comandi e con i fondamenti per una caccia “serena”. Inutile dire che questo tutorial, oltre ad essere efficacemente inserito nel contesto narrativo, riesce ad offrire al giocatore le basi necessarie ad affrontare l’ostico mestiere del cacciatore, un elemento spesso sottovalutato nei precedenti capitoli della serie.

Proprio parlando di narrativa in molti avranno storto il naso o si saranno approcciati dubbiosi alle nostre parole, ma il titolo propone un approccio alla costruzione del mondo e alla narrazione senza precedenti per la serie: il giocatore viaggerà infatti insieme ad una carovana, con il proprietario intento a scoprire i segreti di una misteriosa scaglia e, inoltre, cosa si nasconde dietro un virus scatenato dal nuovissimo e feroce Gore Magala. La carovana si sposterà in varie parti del mondo, proponendo al giocatore molteplici villaggi e un nutrito cast di personaggi secondari che aggiungeranno spessore e riusciranno a rendere l’esperienza meno statica rispetto ai precedenti capitoli. Non è un mistero che in passato il villaggio sia sempre apparso come un semplice hub di gioco, e pur non rivoluzionando totalmente la sua funzione, quanto visto in questo quarto capitolo dona all’esperienza complessiva uno spessore ed una profondità che non possono non convincere, e rendono anzi la progressione sempre fresca ed interessante.

Fresco ed interessante sono forse le due parole che meglio descrivono l’intero pacchetto imbastito dagli sviluppatori. La componente narrativa e la progressione della carovana sono solo la scorza di un’offerta contenutistica e di un perfezionamento della formula, che si presenta fin dalle prime battute maggiormente bilanciata per venire incontro ai neofiti della serie. Ciò non sta a significare che il titolo sia in qualche modo più semplice rispetto ai precedenti, ma la cura riservata in questa occasione per dare a tutti i tipi di giocatori gli elementi necessari a trarre il meglio dall’esperienza, rendono Monster Hunter 4 il più approcciabile e accessibile visto finora.

In tal senso sono importantissime le nuove armi, il Falcione Insetto e la Spad-ascia caricata, che si aggiungono a tutte le precedenti e che offrono delle soluzioni di gameplay ibride interessanti e più flessibili per chi si approccia alla serie per la prima volta. Se la prima non è altro che un’ascia trasmutabile in spada e scudo con la possibilità di aggiungere effetti elementali, l’altra si distacca totalmente dal resto e propone uno stile di gioco finora impensabile: il Falcione Insetto è infatti una delle armi più veloci, che permette addirittura di darsi lo slancio per colpire al volo il mostro di turno (e cavalcarlo di conseguenza), ma anche di colpirlo con status specifici tramite l’insetto, personalizzabile negli stessi attraverso funghi, pozioni etc.

È proprio attraverso un uso prolungato del Falcione Insetto che siamo riusciti a capire il vero e proprio “Fattore X” di questo capitolo: la verticalità e tutto ciò che ne deriva. Come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, gli sviluppatori hanno dato alle ambientazioni più livelli di interazione, che vanno a sostituirsi alle mappe piatte (e ai combattimenti subacquei, per fortuna assenti) tramite strapiombi, ragnatele gigantesche e piccoli dislivelli. Tutti questi elementi non vanno a rappresentare degli ostacoli, ma si pongono come vere e proprie opportunità per il giocatore di effettuare strategie e di massimizzare la potenza dei propri attacchi: attraverso dislivello della giusta altezza infatti, potremo saltare (automaticamente) ed effettuare un attacco in volo contro il mostro di turno. Se colpito in modo efficace, partirà un’animazione in cui cavalcheremo il mostro e dove dovremo, con attenzione, mettere a segno il maggior numero di colpi prima di essere disarcionati.

Come da tradizione però, i mostri sono sempre un passo avanti a noi, e potranno utilizzare gli ambienti a loro favore per rendere la nostra vita un inferno: li vedrete arrampicarsi, colpirvi da un livello all’altro con una disinvoltura spaventosa, inseguirvi nei momenti più inaspettati. Un elemento estremamente gradito, che rende ogni caccia piena di adrenalina e quasi si sviluppa come una spettacolare coreografia in cui noi siamo i protagonisti. L’unico neo legato a questo nuovo approccio alla caccia è legato ai mostri del passato, che nonostante siano stati “adattati” alle ambientazioni qui presenti non danno il loro meglio rispetto ai nuovi, chiaramente sviluppati con questo tipo di verticalità in mente. Proprio qui si hanno le maggiori soddisfazioni, ed è indubbio che il lavoro svolto da Capcom sia ragguardevole oltre che coraggioso per un brand che ha rischiato più volte di risultare stantio. 

Un mare di novità insomma, che ne sconvolgono la base senza tradirne l’anima. Ma insieme a tutto ciò, c’è anche spazio per la revisione totale delle Cacce Libere, introdotte in Monster Hunter 3, che permettono al giocatore di recuperare materiali senza ripetere determinate missioni ad oltranza. Sappiamo infatti quanto la componente farming sia importante, e per migliorarne l’efficienza Capcom ha ben pensato di renderle meno soggette alla casualità del sistema, e più controllate e trasparenti per il giocatore: nascono così le “esplorazioni”, vere e proprie mini-missioni che hanno luogo in una grande area generata casualmente dove raccogliere materiali e cacciare da 1 fino a 5 mostri differenti. Oltre alle raccolte da noi effettuate, una volta abbandonata l’area tramite il carro riceveremo i materiali legati ad ogni singolo mostro proprio come le missioni classiche (non nelle stesse quantità, purtroppo). Come vi abbiamo menzionato, le esplorazioni si differenziano dai vecchi “metodi” per la parziale assenza di casualità legata all’apparizione dei mostri.

Prima di partire il gioco ci segnalerà infatti i mostri presenti in quella determinata esplorazione, con la possibilità di vederne apparire di ulteriori se l’ambiente verrà indicato come “instabile”. I benefici dell’approccio utilizzato dagli sviluppatori sono riscontrabili fin dalla prima esplorazione della radura, che da sola riesce ad offrire al giocatore molteplici ore di gioco, con ricompense sempre soddisfacenti che rendono il “farming” meno proibitivo e ripetitivo rispetto al passato. Se si pensa ad un titolo come Monster Hunter, completamente basato su questo elemento, è chiaro come questa sia da considerare probabilmente come una delle più importanti novità in termini contenutistici. Da non sottovalutare inoltre la possibilità di trovare vere e proprie reliquie, pezzi di armature che differiscono dai normali per la natura randomica delle statistiche, e che offriranno agli appassionati delle cacce un tesoro di tutto rispetto.

Se non lo avete ancora capito, Monster Hunter 4 Ultimate, come da tradizione, è un gioco mostruoso: il gioco di parole è lecito se si pensa alla mole di contenuti proposti, alle variabili e alle meccaniche da apprendere e da tenere in considerazione. E se non sempre questi elementi si presentano chiari al giocatore, l’introduzione dello status alterato “virus” si pone, proprio come il titolo nella sua interezza, in modo chiaro e accessibile a tutti. Oltre ad essere un vero e proprio escamotage narrativo, il virus è uno stato alterato (di cui gli sviluppatori non hanno abusato) che colpisce sia mostri che giocatori: i primi saranno più veloci ed aggressivi, e tramite determinati attacchi potranno infettarci, rendendo la nostra caccia un vero e proprio incubo. Se la barra legata all’infezione si riempe, il nostro cacciatore subirà più danni, e la sua rigenerazione rallentata. Un vero e proprio inferno, che può addirittura ribaltare le carte in tavola e cambiare le sorti della caccia. Eppure non tutto viene per nuocere: da infetti, ogni attacco ben assestato che effettueremo curerà il nostro status e potenzierà leggermente i nostri attacchi. Necessario quindi prendersi più rischi, ed attaccare il mostro con più frequenza e convinzione. Tra tutti gli status alterati visti fin’ora, questo è senza dubbio il più convincente, ed aggiunge alla caccia una tensione ed un’atmosfera survival senza precedenti. Gli sviluppatori hanno osato, e ancora una volta ci troviamo a giocare a Monster Hunter 4 Ultimate in una pura e appagante estasi ludica, forse allineabile dai più ad un titolo estremamente hardcore come Dark Souls e simili.

Per la prima volta nella serie (portatile) è inoltre possibile giocare online, per un massimo di 4 giocatori, senza dover necessariamente passare per Wii U o ponti vari. Monster Hunter si sa, da il meglio di se proprio in cooperativa, e Capcom ha sviluppato un sistema accessibile da qualunque area tramite qualche rapidò menù sul touch screen. La componente online è riuscita e parte integrante dell’esperienza, ma è purtroppo priva della possibilità di interagire tramite microfono, rilegando la comunicazione a gesti contestuali e alla scomoda tastiera digitale. Per fortuna che il touch screen ci viene in aiuto!

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Dove questo capitolo è più debole, come da tradizione, è nell’aspetto grafico. Nonostante la direzione artistica ispirata e sempre in grado di offrire ambientazioni e mostri all’altezza, l’aspetto grafico soffre di un’eccessiva presenza di texture a bassa risoluzione e di aliasing, un problema purtroppo frequente su 3DS. Il titolo non vive di grafica, questo è certo, e il frame-rate stabile (che si alterna tra i 30 e i 60 fotogrammi a seconda dell’area) e il 3D rendono l’esperienza appagante e sufficientemente piacevole alla vista, accompagnato da una componente sonora a cavallo tra vecchio e nuovo che rende ogni caccia epica senza infastidire il giocatore.

Monster Hunter 4 Ultimate è anche uno dei primi titoli a sfruttare la nuova cpu del New 3DS, con dei colori più vividi rispetto al normale e la possibilità di gestire l’inquadratura tramite il secondo circle-pad. Non abbiamo potuto provare il titolo sulla nuova macchina, ma grazie alle funzionalità sul touch screen (già presenti nel 3 Ultimate) non abbiamo avuto particolari difficoltà durante il gioco. Se necessario, potete sopperire alla mancanza del secondo analogico tramite il “delizioso” Circle Pad Pro.

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Monster Hunter 4 Ultimate è immenso, innovativo e funzionale. Siamo di fronte ad una vera e propria nuova generazione per il franchise di Capcom, che si spoglia di alcune soluzioni di gameplay per costruirvi sopra una nuova esperienza. Lo sviluppo verticale degli ambienti è in questo senso una svolta per la serie, con un’interazione senza precedenti sia per il giocatore che per i mostri: una volta provato non riuscirete più a tornare indietro, ve lo assicuriamo.
A fronte di una serie di gradite novità, che migliorano e perfezionano la formula nell’insieme, Monster Hunter 4 Ultimate si presenta come di consueto ricco di contenuti, dalle missioni della storia a quelle della gilda, e è a tutti gli effetti considerabile come il capitolo più profondo e completo che la serie abbia mai visto. Per gli appassionati non giocarlo sarebbe un crimine, punibile addirittura con una sessione forzata a Monster Hunter per smartphone. Per tutti gli altri, consigliamo un’approfondita prova con la demo, disponibile su Nintendo eShop.

Voto: 9/10

Mi piacciono i videogiochi e mi piace scrivere, perché non unire le due cose? So anche imitare Topolino e Joe Bastianich, ma non mi pagano per farlo.

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