Marvel’s Spider-Man: Miles Morales – Recensione

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Non chiamatelo DLC.

Marvel’s Spider-Man: Miles Morales
Marvel's Spider-Man: Miles Morales

Marvel's Spider-Man: Miles Morales fa ritornare i giocatori nei panni dell'amichevole arrampicamuri di quartiere su PlayStation 5, questa volta però nei panni di Miles Morales.

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La questione dei tie-in e della loro qualità è ancora aperta, c’è poco da fare. Per un Batman targato Rocksteady che stravolge (in positivo) la fama di questa categoria videoludica così bistrattata (da pubblico, ma anche dagli sviluppatori stessi), ci sarà sempre un Terminator o un Rambo che ci riporta brutalmente con i piedi per terra. L’annuncio di un nuovo titolo dedicato a Spider-Man accese qualche campanello di allarme in fase di annuncio, ma la sua esclusività su PlayStation 4, con promessa di standard qualitativi made in Sony, unita al pedigree di un team come Insomniac, la sensazione di poter dormire sonni tranquilli era praticamente certa.

Il risultato? Una lettera d’amore all’Uomo Ragno in formato digitale, un trionfo di votoni (il nostro superava il 9), un gioiello di tecnologia e buona scrittura, minato da qualche incertezza, certo, ma assolutamente godibile, anche per chi non è cresciuto a pane e fumetti.

Non sorprende più di tanto la scelta di capitalizzare quel successo e sfruttarlo come gancio per convincere un’utenza già fidelizzata a compiere il sempre rischioso passo della nuova next-gen, da sempre un mix letale di eccitazione, ma anche tentennamento, tanto più in questi tempi incerti: qualcosa di fresco e al contempo familiare, qualcosa che avesse ancora “Spider-Man” nel titolo, e che, senza bisogno di un ingombrante “2” nel titolo, desse l’idea del nuovo che avanza. Insomma, chi meglio di Miles Morales avrebbe potuto vestire un ruolo così importante nell’avanzata videoludica del brand, soprattutto dopo il successo dello splendido Into the Spider-Verse, che così bene lo ha presentato al pubblico, anche quello meno scafato e attento. È da lì, così come da tutta la mitologia cartacea, che Insomniac ha preso spunto per Marvel’s Spider-Man: Miles Morales, tra i titoli di punta della line-up di lancio di PlayStation 5. Il gioco, che ricordiamo, arriverà anche su PlayStation 4, offrirà infatti una storia sì originale, ma radicata nella vita di Miles, nei suoi affetti, nella sua umana sfida nel gestire un potere palesemente troppo più grande di lui, che abbiamo già visto in altri media.

Ambientato a un anno di distanza dall’ultimo DLC del predecessore, Silver Lining, in questo nuovo episodio assistiamo a un vero e proprio passaggio di testimone tra lo Spider-Man che abbiamo sempre conosciuto, quello interpretato da Peter Parker (qui dai connotati differenti, e se ce lo concedete, decisamente migliori di come ce li ricordavamo), e quello 2.0, col primo indaffarato al di qua dell’oceano (sfruttando il gancio offerto da Far from Home) che affida a Miles le chiavi della città di New York. Tanto che potrà mai succedere?

Beh… già lo sapete. Nella città che non dorme mai sono principalmente i cattivi a fare le ore piccole: da una parte abbiamo la Roxxon Energy, colosso dell’energia, munito di esercito personale armato fino ai denti, che promette risorse pulite e illimitate per tutti, il Nuform, ma ad un costo, forse, troppo elevato, vista la posta in ballo; dall’altra l’Undeground, una gang super-tecnologica che, da quando ha visto la carismatica Tinkerer prenderne le redini, si è strutturata fino a diventare una vera e propria organizzazione, che non nasconde minimamente le sue antipatie per la losca corporazione energetica. Il povero Miles si ritroverà tra i due fuochi, sommerso dalle insinuazioni dei cittadini che non si risparmieranno frecciatine e confronti col “vero Spider-Man”, e dalle preoccupazioni dovute alle sempre maggiori attenzioni attirate dalla madre, candidata “scomoda” alle prossime elezioni, in una storia che parte dal cuore di Harlem, il quartiere del nostro eroe, ma che si propaga in tutta Manhattan, un quartiere e un colpo di scena alla volta.

In questo nuovo episodio assistiamo un vero e proprio passaggio di testimone tra lo Spider-Man che abbiamo sempre conosciuto

Sapevamo già che il contenuto inedito di Marvel’s Spider-Man: Miles Morales non avrebbe costituito a tutti gli effetti un sequel, ma una sorta di “espansione”, eppure Insomniac non si è minimamente risparmiata, nemmeno dal punto di vista narrativo, dove invece si è sbizzarrita proponendoci nuovi e vecchi nemici, con un intreccio che si dipana piacevolmente, regalandoci sussulti e momenti davvero emozionanti, fino al climax finale da manuale, stavolta senza inutili riempitivi che spezzano il ritmo (ovvero le noiosissime quest stealth nei panni di MJ del primo capitolo). Zero fronzoli, tutta sostanza e, tolto qualche cattivo non troppo convincente (evitiamo di entrare nei dettagli per non spoilerarvi cose), una caratterizzazione davvero buona sia di Miles che dei comprimari, complice anche l’ottimo doppiaggio italiano e animazioni facciali semplicemente clamorose.

Nuova storia, ma stesso gameplay? Non del tutto. Sia chiaro, Manhattan è sempre la solita, bella, sporca, piena di criminali e di cittadini in pericolo, tra chi vi disturberà per questioni serissime (come ritrovare un micetto, o riparare tubature pronte ad esplodere), e chi non trova più i suoi piccioni, e, per quanto l’ambientazione invernale e natalizia riesca a darle un nuovo vestito, sotto la patina ci sono letteralmente gli stessi poligoni visti due anni fa. Anche la base del combat system di Marvel’s Spider-Man: Miles Morales è la stessa, una rivisitazione del Free Flow Combat del Batman di Rocksteady, che urla “squadra che vince non si cambia” da tutti i pori, ma che trae giovamento dalle nuove animazioni dello snodato Miles, più piccolo e agile, che si traducono in scontri ancor più fluidi e veloci, e non solo per i 60 fps.

Meno tempi morti, ma anche nuovi gadget attivi e passivi (installabili sui costumi, anch’essi con design legati a fumetti ed episodi specifici della mitologia di Morales), e i poteri bioelettrici di Miles che offrono strategie di assalto nuove di zecca ed esaltanti combinazioni. Da una parte avete il “Potere Venom”, che permette di generare scariche elettriche devastanti (tramite colpi e mosse via via più potenti) con cui fronteggiare l’esercito di nemici che gli si parerà davanti, tra colossi da paralizzare, scudi da infrangere, e preziosi attacchi ad area utili per far fuori più rapidamente folti gruppi di nemici. Dall’altra gingilli come il Centro di gravità, che attira in un punto i nemici così da rendere più semplice colpirli, il Drone olografico, che genera fino a 2 cloni di Miles pronti a dare manforte, e le Mine a distanza, utili perlopiù in modalità stealth, più godibile e appagante, tra l’altro, per merito dell’Occultamento di Miles che gli permette di muoversi invisibile ed indisturbato per qualche secondo anche nel vivo di uno scontro (utile a riprendere fiato quando la salute sta per terminare), ma ancora una volta minata da una IA valida in combattimento, terribile nei momenti di discrezione, dotata com’è, non così di rado, di paraocchi.

Meno tempi morti, ma anche nuovi gadget attivi e passivi, e i poteri bioelettrici di Miles che offrono strategie di assalto nuove di zecca ed esaltanti combinazioni

Anche le attività secondarie, seppur inferiori in termini quantitativi e minate, come il predecessore, da una certa ripetitività di situazioni (soprattutto quelle incentrate sui combattimenti), risultano comunque più a fuoco, oltre che coerenti alla personalità di Miles e ai suoi poteri (generatori in primis), idem i collezionabili, utilissimi ad approfondire la lore, come le Capsule del Tempo, oggetti legati all’infanzia e all’amicizia con Phin, o i campionamenti audio, trovata interessante anch’essa legata a un importante elemento narrativo che preferiamo non rilevare. Ci sono poi le sfide, altra interessante novità di Marvel’s Spider-Man: Miles Morales, vere e proprie sessioni di allenamento legate alle tre principali abilità di Miles (occultamento, movimento tra i tetti e combattimento), che oltre agli immancabili gettoni attività, mutuati dal predecessore (trovata che invoglia il giocatore a svolgere attività collaterali per sbloccare costumi e potenziare l’arsenale), sbloccano abilità esclusive slegate dal rinnovato skill-tree (o skill-web, vista la forma simile a quella di una ragnatela).

Insomma, il team è riuscito ancora una volta a rendere gran parte delle missioni extra non un mero brodino allungato, ma un gustoso contorno per arricchire l’esperienza, contribuendo ad estendere la pur buona longevità (in circa 12 ore di gioco abbiamo raggiunto il 70% di completamento: meno del primo capitolo, ma non poco per chi temeva fosse solo un DLC più ricco).

Marvel's Spider-Man: Miles Morales clip Rhino

La vera marcia in più, prevedibilmente, è data dall’impianto tecnologico, quantomeno della versione PlayStation 5 (quella da noi testata per la recensione): se, come detto, poligono più poligono meno, Manhattan è sempre quella, sono tanti fattori secondari a comporre un puzzle molto più bello e impattante, nel complesso, da vedere in azione. La neve pressoché perenne che non scalfisce minimamente le prestazioni; la distruttibilità impressionante (seppur perlopiù scriptata), messa in bella mostra sin dalla prima, esaltante missione (con tanto di vecchia conoscenza a fare da comparsa); il sistema di illuminazione, indipendentemente dall’attivazione del ray-tracing, che rende la città più viva e pulsante che mai (i riflessi durante la golden hour vi si stamperanno nella memoria), sono solo alcune delle migliorie che vanno a impreziosire l’impianto tecnico già apprezzatissimo su PS4, ora più bello da vedere che mai.

E questo indipendentemente dalla modalità grafica che sceglierete: già, perché come ormai da tradizione anche su console, Marvel’s Spider-Man: Miles Morales offre al giocatore l’opportunità di scegliere come vivere la sua esperienza. Più bella o più fluida? “Prestazioni” è quella che abbiamo maggiormente preferito: garantisce 60 fps granitici e una risoluzione a 4K (ma dinamica), con ray-tracing disattivato (il che si traduce perlopiù in riflessi più opachi e meno definiti), ma comunque visivamente splendida, sia chiaro. Il maggior frame-rate, inoltre, rende le già goduriose animazioni ancor più belle da vedere, e vi sfidiamo a non restare a bocca aperta spostandovi tra i grattacieli di New York, realizzando qualche impossibile acrobazia con l’agilissimo Miles.

Ve le ricordate le schermate di caricamento? Su PS5 ditegli pure addio!

Fedeltà”, a nostro parere, non vale la candela: il frame-rate viene dimezzato, e per quanto la risoluzione si fissi a 4K, senza oscillazioni di sorta (non così percettibili, a dirla tutta), la qualità mostruosa dei riflessi, merito del già citato ray-tracing, lascia davvero il tempo che trova, principalmente per via della natura super-frenetica del gioco. Per notare “piccolezze” (non in termini produttivi, sia chiaro, ma di impatto sull’esperienza globale) come la replica in tempo reale dei movimenti di auto e NPC su ogni singolo vetro di Manhattan dovrete letteralmente fermarvi a godervi il panorama: terminato l’effetto wow iniziale, e quello, ve lo garantiamo, ci sarà eccome, provando i 60 fps sarà davvero difficile tornare indietro.

Concludiamo con la ciliegina sulla torta, presente in entrambe le modalità… anzi, assente: le schermate di caricamento. Ve lo ricordate quell’orpello del passato, che ci teneva impegnati per lunghi secondi mostrandoci splendidi artwork, dandoci info sulla lore, o rinfrescando la memoria con qualche rapido tutorial? Ecco: ditegli addio. Spariti, puff. Che sia dal menù principale, o tra una fermata della metro e l’altra (nel caso optiate per il fast travel da un estremo all’altro di Manhattan), non dovrete attendere più di 3-4 secondi, cronometrati, prima di tornare in azione. Vi ricordate quanto ci ha martellato Sony con la questione dell’SSD? Eccovela spiegata nella maniera più concreta e utile possibile. Non abbiamo davvero nulla da aggiungere.

Conclusioni

Non sarà un seguito a tutti gli effetti, ma Marvel’s Spider-Man: Miles Morales vale indubbiamente il costo del biglietto, soprattutto se opterete per la Ultimate Edition, che al costo di un nuovo gioco, includerà nel pacchetto la remastered ottimizzata per PS5 del primo capitolo. Contenuti e longevità sono ridotti, è bene precisarlo, ma questo non ne scalfisce la qualità, tra una trama nuova di zecca godibile e ricca di momenti esaltanti, poche ma mirate novità lato gameplay (già rodatissimo e vincente) e attività secondarie, e un comparto tecnologico rinnovato che, su PS5, offre prestazioni semplicemente da urlo, soprattutto vedendolo in azione a 60 fps o notando la velocità mostruosa dei caricamenti, quasi azzerati.

Non sarà una killer-app, complice l’arrivo anche su PS4, ma è già da ora un succoso assaggio della next-gen che verrà.

E non chiamatelo DLC.

Marvel’s Spider-Man: Miles Morales è prenotabile da GameStopZing Italia.

Good

  • Trama avvincente
  • Novità poche ma buone
  • Con la modalità Prestazioni è un gioiello da vedere e da giocare

Bad

  • IA lacunosa (come il primo capitolo)
  • Alla lunga la ripetitività si fa sentire (come nel primo capitolo)
8.8

Imperdibile

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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