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Mad Max – Anteprima gamescom 2015

Colonia – Il mito del guerriero della strada è figlio degli anni ’80, con un George Miller che è riuscito a dare vita ad un immaginario post-apocalittico che influenzerà molteplici opere, anche dopo trent’anni. Grazie a Fury Road, che è arrivato in tutto il mondo provocando un frastuono senza precedenti vista la sua eccezionale qualità, il buon vecchio Miller ha preso le basi da lui stesso create e le ha usate per costruire qualcosa di nuovo, folle, grottesco.

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I ragazzi di Avalanche Studios, noti per Just Cause, sono stati chiamati da Warner Bros per dare a Max Rockatansky una controparte videoludica che incarni tutta la sua follia. Pur non ricollegandosi al film, il titolo pesca a piene mani dalla nuova mitologia (Gastown, Immortan Joe ed i War Boys per capirci) e li inserisce in quella che è a tutti gli effetti un’avventura a se stante. Durante la GamesCom abbiamo scoperto qualcosa di più su Mad Max, e la potenza del V8 sembra esserci tutta!

La demo da noi giocata si apriva con la personalizzazione della Magnum Opus (l’auto di Max), con una stratificazione impressionante di opzioni che ci hanno permesso, in pochi secondi, di cambiare stile di gioco per adattarlo alle nostre preferenze. Dalla carrozzeria fino ad accessori extra come gli sputafiamme laterali, il nostro veicolo è chiaramente l’arma più preziosa nel pericoloso mondo post-apocalittico del gioco. Dopo qualche secondo siamo stati gettati subito nella mischia, con una missione che aveva luogo a circa il 40% del gioco, e che mostrava già una certa complessità e varietà di opzioni e approcci differenti. Pad alla mano, la guida sviluppata dai ragazzi di Avalanche è estremamente arcade, ma non rinuncia a trasmettere una certa pesantezza e precarietà (soprattutto vista la conformazione del terreno): resta il fatto che scorrazzare per la wasteland a bordo della Magnum Opus resta un piacere immenso, tra turbo e le possibilità offerte dall’arpione e dalle possibili interazioni ad esso legate. Come accennato prima, la macchina è la nostra arma principale, e passeremo moltissimo del nostro tempo su di essa. In questo senso, la componente legata alla personalizzazione, unita alla fluidità con cui si accede alle diverse opzioni (il nostro aiutante potrà riparare la macchina in corsa) rende l’esplorazione su auto riuscita e convincente, soprattutto per un titolo che richiederà molte ore per essere esplorato a fondo.

Il nostro obiettivo in questa occasione era molto semplice e diretto: aiutare Pink Eye, tenuta prigioniera in una roccaforte, per ottenere informazioni necessarie al proseguo della nostra missione principale. Dopo esserci fatti largo nell’immensa mappa open-world, siamo giunti nell’avamposto dei figli della guerra, dove abbiamo dovuto sfruttare l’arpione per eliminare due problematiche catapulte: l’idea di combinare diverse qualità della magnum opus funziona, soprattutto nell’ottica di offrire una sfida maggiore nelle missioni avanzate. Siamo quindi scesi dalla macchina e abbiamo avuto il piacere di farci strada per la roccaforte a suon di pugni, con qualche enigma ambientale di mezzo a spezzare il ritmo di gioco. Il sistema di combattimento, chiaramente mutuato dalla formula sviluppata da Rocksteady, funziona e offre qualche spunto differente rispetto al resto: pur funzionando allo stesso modo e basandosi sul sistema di contrattacchi, i nemici sono più reattivi e per effettuare un contrattacco efficace non basterà solamente premere il tasto designato, ma premerlo anche con il giusto tempismo, quasi come un rhythm game.


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Il feeling è assolutamente ottimo, e la fisicità degli scontri ben si sposa con la violenza dell’universo di Mad Max: non mancheranno infatti occasioni per sfruttare lo scenario circostante per finire i nemici, unita alla possibilità di effettuare finisher con i coltelli per chiudere in bellezza una lunga combo. Insomma, la nostra mezz’ora è riuscita senz’altro a farci capire quanto la struttura di gioco e la direzione artistica abbiano colto nel segno, ma resta da vedere quanto possa durare l’estasi legata al gameplay dopo molteplici ore di gioco, che potrebbero mostrare il fianco ad una certa dose di ripetitività. Finita la missione, comunque, è stato possibile dare uno sguardo ad una lunga e violenta cutscene, con una buona regia ed un doppiaggio assolutamente ottimo, per tutti i bizzarri personaggi creati da Avalanche (per la maggior parte originali e non legati all’universo cinematografico).

Sul fronte tecnico il titolo appare allo stesso modo solido, sebbene qualche leggero calo di framerate abbia colpito la nostra guida per la wasteland. Nonostante i molti anni di sviluppo e il passaggio da old-gen a PS4 e Xbox One, l’eccezionale stile grafico unito ad una palette cromatica che ricalca a piene mani le atmosfere dei vecchi film, Mad Max non impressiona in modo dirompente ma si lascia guardare con grande piacere. Soprattutto pensando agli effetti particellari, dalle tempeste di sabbia generate casualmente alle esplosioni. Siamo di fronte ad un prodotto che si difende bene sotto questo punto di vista, e pur non impressionando cerca di sfruttare alcune delle possibilità permesse dalle nuove console.

Mad Max sprigiona la potenza di un V8!

Per quanto breve, la nostra prova con Mad Max ci ha stupito in positivo, instillando in noi un certo entusiasmo per il prodotto finale, ormai in dirittura d’arrivo sugli scaffali il 4 Settembre. C’è ancora qualche incognita, soprattutto legata alla ripetitività di fondo e alla varietà offerta dalle missioni di gioco, ma il sistema di combattimento e quello di guida ci hanno convinto quanto basta per sperare in un prodotto all’altezza delle aspettative. Se Mad Max meriti o meno il Valhalla poi, resta tutto da vedere. 


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