Un mistero non del tutto risolto!
Sono passati pochi mesi da quando abbiamo fatto un salto indietro nel tempo con Lost Records: Bloom & Rage, l’avventura narrativa dai creatori, neanche a dirlo, dell’immortale Life is Strange. C’è voluto un po’ per riordinare le idee, per immedesimarci in questo nuovo guizzo narrativo e soprattutto per comprendere pienamente i messaggi che gli sviluppatori volevano comunicarci con questo germoglio creativo.
Area di mistero, spensierata fanciullezza, ricordi della più bella estate mai vissuta, ma anche ricamati da rimpianti e da una vena di malinconia. Lost Records: Bloom & Rage è un titolo profondo, sfaccettato, che lascia al giocatore la facoltà di empatizzare con le quattro protagoniste in un mondo carico di mistero e di questioni rimaste per troppi anni in sospeso.
E quando il giocatore è convinto di aver sciolto alcuni dei nodi al pettine, ecco che il genio creativo di Don’t Nod non mette tutti i puntini sulle i, lasciando anche spazio a un probabile sequel nel prossimo futuro. Con l’episodio Rage, l’avventura può dirsi ufficialmente conclusa (?) e abbiamo a disposizione tutto il materiale per darvi la nostra visione nel modo più oggettivo possibile, anche se, ed è bene precisarlo, ognuno di noi potrà leggere questa esperienza in modo del tutto personale.
L’estate del 1995 è arrivata al suo termine, ma il presente riserva ancora qualche piccola sorpresa.

TAPE 1: Bloom – La nascita di un’amicizia
Nella prima cassetta abbiamo fatto la conoscenza di Swann, una ragazza all’apparenza un po’ goffa e ricca di alcune insicurezze derivanti dall’età adolescenziale. Ma non per questo le mancano la curiosità, le passioni (nel caso specifico per i film a tinte horror) e una spiccata voglia di riprendere (con una videocamera) il mondo che la circonda, ultimi ricordi impressi su nastro prima di trasferirsi definitivamente da Velvet Cove.
Infatti, l’espediente dato dall’uso della videocamera permette al giocatore di entrare più in sintonia con un’amicizia che sboccia nel profondo, ovvero quei rapporti nati per puro caso, durati una sola estate ma che rimangono incisi nei nostri cuori per tutto il resto della vita. E nelle circa 7/8 ore di questo episodio, approfondiremo i rapporti con le nostre amiche, in un susseguirsi di situazioni e risposte mirate che ci permetteranno di legare in modo unico con ognuna di loro.
Lost Records: Bloom & Rage è un titolo profondo e sfaccettato
Come già vi avevamo anticipato, l’anima narrativa di Don’t Nod sembra non essere cambiata, ma è così evidente come in questa nuova produzione si voglia far leva sul concetto del mistero, lasciando a noi le conclusioni di alcuni eventi che sembrano non essere pienamente spiegati. Una scelta molto particolare, una tecnica utilizzata molto spesso anche nelle più brillanti serie televisive e che tutto sommato, non ci dispiace affatto.
Il titolo è sviluppato attraverso due specifiche linee temporali, in cui gli eventi prenderanno forma gradualmente attraverso i ricordi di quell’estate indimenticabile. Ricordi e ricordare, già, un incontro forse voluto dal destino dato che le ragazze non si erano mai più riviste dopo un evento a dir poco fuori da ogni logica, fino all’arrivo di un pacco misterioso, indirizzato alle Bloom & Rage.
Per evitare ripetizioni, vi invitiamo a leggere le nostre impressioni complete nell’articolo qui in basso.
L’idea alla base ci era piaciuta: un alone di mistero mentre nascevano rapporti speciali, il tutto ripreso anche in prima persona con una vera videocamera, un lusso ai tempi quando non esistevano ancora gli smartphone e, qualcuno direbbe, tutto era più autentico.
Insomma, il finale del primo nastro ci aveva lasciato con un colpo di scena, un evento burrascoso dinnanzi all’animo ribelle e fresco delle quattro neo amiche. E partendo da questo presupposto, avevamo già supposto che gli eventi avrebbero preso una via decisamente più drammatica e, in un certo senso, più aggressiva.

TAPE 2: Rage – Le conseguenze
Ogni scelta porta inevitabilmente a delle conseguenze, e forse è questo uno dei punti di forza di ogni produzione di Don’t Nod. Il momento dunque è arrivato: cosa si cela dentro questo misterioso pacco? E soprattutto chi l’ha inviato, anche se forse più di qualcuno lo avrà già intuito dopo la fine del primo episodio.
Tanti misteri lasciati in sospeso che dovremo scoprire nelle circa 5 ore del nastro RAGE, svelati (in un certo senso) con una formula diversa rispetto al primo episodio e con un uso limitato della videocamera di Swann. Eh già, per qualche motivo (soprattutto narrativo), l’uso della videocamera verrà completamente ridimensionato e il gameplay si arricchirà di ulteriori enigmi che, onestamente, non ci hanno completamente appassionato.
Qui si sente la voglia di riscatto, quella sensazione di andare contro le regole, i contrasti tra le amiche, i dubbi e le insicurezze di un’amicizia che sembra leggermente incrinata, ma pronta a rimettersi sempre in discussione. Lo sappiamo, è molto difficile parlarvi di questo episodio evitando di farvi spoiler, e talvolta siamo costretti a girare intorno ad alcuni eventi per non rovinarvi minimamente l’esperienza.

Le scelte che avremo effettuato all’interno dell’intero gioco influenzeranno (anche se non in modo radicale) i quattro finali che potremo vivere. Alcuni sono decisamente malinconici, altri dai ritmi più allegri per quanto la narrativa possa permetterlo.
Lost Records: Bloom & Rage ci ha comunque lasciati un po’ perplessi: sembra che l’alone di mistero che aleggia intorno all’abisso (una voragine di color violaceo che cela dei segreti dai tratti inquietanti), della radura e delle strane presenze che un occhio ben attento può scrutare durante tutta l’avventura, siano un po’ state lasciate al caso. Non fraintendeteci, va bene che le ragazze stringano un rapporto di amicizia così ferreo, ma dove sono le ansie e le paure date da un mistero che non si può spiegare con la razionalità?
Il mistero nato a Velvet Cove lascia nel giocatore molti dubbi e forse una sensazione di non aver visto abbastanza
Tutti gli elementi sovrannaturali sembrano essere presi forse con un po’ di leggerezza, eppure dovrebbero essere l’elemento portante dell’intera vicenda. Pensare a un’opera con in mente già un sequel non è concettualmente sbagliato, diverso è basare l’esperienza puntando solo su un futuro sequel.
Lost Records: Bloom & Rage è una produzione che se da un lato ha reso le quattro protagoniste ben caratterizzate, dall’altro i personaggi complementari (che sono davvero pochi), risultano parecchio anonimi. Ad esempio, non troviamo un vero e proprio cattivone oltre a Corey, un bulletto la cui unica arma a disposizione è una lingua davvero molto tagliente. Anche se sarà presente fino a un evento inevitabile, non lo abbiamo mai preso in considerazione come colui che mette i bastoni tra le ruote e che vuole ergersi come paladino del male.
Siamo anche dell’idea che lasciare eventi in sospeso sia una buona scelta, ma non quando ne rimangono fin troppi: il giocatore sarà pervaso da ulteriori dubbi e si troverà a fare “il lavoro degli sceneggiatori”. Una formula che ci è piaciuta ma di cui non si può abusare troppo, secondo un nostro modesto punto di vista.

Un viaggio meraviglioso negli anni ’90
Lost Records: Bloom & Rage, al netto di tutto, rimane un vero e proprio omaggio agli anni che furono. Gli anni del boom delle console di gioco, delle riviste adolescenziali, dei poster, lettori cd portatili e dei tamagotchi. Il 1995 è stato ricamato, a nostro modo di vedere, in modo magnifico: la sensazione di riportare la cassetta precedentemente noleggiata è un fattore di cui solo chi lo ha vissuto può averne un limpido ricordo.
La musica ricopre un ruolo fondamentale, anche se poteva essere maggiormente incisiva per raccontare alcuni degli aneddoti o semplicemente per dar maggior enfasi a determinate sequenze. A conti fatti però, Bloom & Rage si conferma come un buon racconto, fatto di alti e bassi, di scelte discutibili e non, ma che racconta un’estate meravigliosa in cui un gruppo di ragazze hanno dato vita a un’amicizia indimenticabile.
Forse non è l’opera perfetta, forse non doveva chiudersi con una sequenza post titoli di coda, forse si doveva puntare su un’esperienza più mistica. Tanti dubbi, è vero, fatto sta che rimane pur sempre un titolo sviluppato con la consapevolezza che non sarebbe comunque piaciuto a tutti… ma questo fa parte del gioco.
Conclusioni
Dopo il successo del primo Life is Strange, Don’t Nod torna a confezionare un videogioco narrativo con la promessa di lasciare al giocatore una storia fatta di amicizia, di interrogativi e di misteri. Il rapporto sviluppato tra queste vecchie amiche nel lontano 1995, ricco di emozioni e aneddoti tipici dell’epoca, trova un forte impatto nostalgico nei giorni nostri: un raduno “forzato” a seguito dell’arrivo di un misterioso pacchetto etichettato come “Bloom & Rage”.
Nonostante alcune piccole incertezze lungo il percorso, il mistero nato a Velvet Cove lascia nel giocatore molti dubbi e forse una sensazione di non aver visto o addirittura scoperto abbastanza. Le vicende vengono raccontate con cura, e l’amicizia gioca un ruolo chiave in tutte le vicende, lasciando però l’alone di mistero forse troppo in ombra.
Qualche piccolo inciampo anche sul lato tecnico, con marcati effetti pop-in nella versione da noi testata, ovvero PlayStation 5. In ogni caso, Lost Records: Bloom & Rage è quell’esperienza narrativa che, nonostante non offra una profonda innovazione nelle meccaniche, potrà fare la felicità degli appassionati di questo sempre più visionario team di sviluppo.
Lost Records: Bloom & Rage è disponibile da gamelife e GameStop

Good
+Un'amicizia nata per caso e unicamente profonda+Lo stile "show, don’t tell" rende le vicende più dinamiche+Si respirano gli anni '90 in ogni vicolo di Velvet Cove+Comparti sonoro e artistico davvero uniciBad
-Il fascino del mistero rimane un punto secondario dell'esperienza-Troppi punti interrogativi non risolti-Il secondo nastro non rispetta la bontà della prima parte
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