Leggende Pokémon: Arceus e le altre volte che ci siamo divertiti, nonostante la grafica

Brutti fuori, belli dentro

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Leggende Pokémon: Arceus ha diviso critica e pubblico come nessun altro prodotto legato alle creature di Game Freak aveva fatto prima d’ora. Se siamo tutti d’accordo che l’accoppiata Rosso e Blu rappresenti una pietra miliare dei videogiochi, se non possiamo negare che Spada e Scudo siano invece capitoli relativamente problematici e controversi, sull’episodio pubblicato lo scorso 28 gennaio in esclusiva per Nintendo Switch (e che potete acquistare sullo shop online di GameStop) i pareri sono stati contrastanti, divisivi, antitetici.

Eppure, come sottolineato nella nostra recensione, è innegabile che Leggende Pokémon: Arceus sia, nonostante qualche défaillance, un gioco divertente, persino assuefacente se si accetta qualche compromesso. Sì, perché la maggior parte delle critiche rivoltegli, ruotano attorno al grande compromesso che si deve accettare per godersi senza troppe apprensioni l’esperienza veicolata dalla produzione Nintendo, ovvero quello legato ad una grafica che, possiamo dirlo senza girarci troppo intorno, probabilmente sfigurerebbe persino su un vecchio GameCube.

Non sarà particolarmente piacevole ammirare un Fearow che si libra in cielo in stop motion, né scalare un rilievo che ha le fattezze di un budino al cioccolato, né muoversi in scenari sostanzialmente privi di qualsivoglia dettaglio, eppure è difficile abbandonare il loop di quest che propina l’avventura.

A ben pensarci, non è affatto la prima volta che da videogiocatori restiamo ipnotizzati da titoli oggettivamente brutti da vedere, ma che tra le linee di codice celano la formula alchemica del divertimento puro.

Leggende Pokémon: Arceus, insomma, rappresenterà anche l’ultimo caso mediatico in termini prettamente e puramente cronologici, ma non è certo il primo titolo tecnicamente arretrato, quasi fastidioso a dirla tutta, che costringe milioni di appassionati di tutto il mondo a restare incollati allo schermo.

Memoria corta? Vi aiutiamo noi, riportandovi alla memoria altre cinque volte in cui giochi esteticamente pessimi, ci hanno comunque costretto a fare le ore piccole con il pad in mano.

Pokémon Arceus


1 No More Heroes (Nintendo Wii – 2007)

Per Grasshopper Manufacture, team nipponico capitanato dall’eccentrico Suda 51, quella di giochi tecnicamente rozzi, ma ludicamente brillanti, è quasi una firma, un mantra, un simbolo distintivo che nelle sue forme migliori assume un significato simbolico, provocatore, antisistemico.

Se lo stile tiranneggia e domina il comparto tecnico di titoli come Killer 7 e Flower, Sun, and Rain, con No More Heroes la povertà tecnica si tramuta in una sorta di manifesto politico. Mentre le fasi free roaming, in una Santa Destroy volutamente vuota, immobile, priva di punti d’interesse, lanciavano una critica all’ossessione del tempo per gli open world prodotti in serie, le sezioni di combattimento puro ammaliarono i videogiocatori del tempo, coinvolti in scontri adrenalinici e persino fisici, grazie all’utilizzo del Wiimote, che andava agitato mimando i fendenti mortali con cui Travis Touchdown si apriva la strada verso l’ennesima battaglia con il boss di turno.

Un gioco ancora oggi meraviglioso (qui potete recupere il più recente terzo capitolo per Nintendo Switch) che, anche grazie allo stile adottato, seppe andare oltre i limiti tecnici di Nintendo Wii.


2 Deadly Premonition (PlayStation 3, Xbox 360 – 2010)

Di Deadly Premonition potrebbero scriversi lunghissimi trattati di critica ed analisi, disertazioni protese a sciogliere metafore e simbolismi di cui si alimenta questo intrigante e per lo più sconosciuto esperimento pubblicato nel 2010 inizialmente solo su PlayStation 3 e Xbox 360.

Survival horror estremamente debitore nei confronti di Twin Peaks, esattamente come il suo enormemente meno affascinate sequel, fu equipaggiato di un comparto tecnico quasi agghiacciante anche per l’epoca. Texture a bassissima definizione, ambienti spogli, modelli poligonali in certi casi appena abbozzati. Deadly Premonition è stato un titolo in qualche modo elitario non solo per la sua scarsa diffusione e pubblicizzazione, ma anche perché selezionava il suo pubblico in base a chi era pronto a scendere a compromessi con la sua grafica estremamente arretrata.

Chi superava lo scoglio, tuttavia, veniva premiato con un’avventura densa di suggestioni, raffinati rimandi, innumerevoli sorprese e colpi di scena. Una perla (sporca) della generazione PlayStation 3 e Xbox 360.


3 Binary Domain (PC, PlayStation 3, Xbox 360 – 2012)

Il futuro distopico dipinto da Sega con Binary Domain non poteva che affascinare qualsiasi amante di sci-fi degno di questo nome e al tempo stesso appassionato di videogiochi. In un pianeta Terra sconvolto dal global warming e androidi impazziti, lo sparatutto in terza persona poneva il videogiocatore nei panni di Dan Marshall comandante di una squadra con il compito di arginare la minaccia robotica. Tra intense sparatorie e un’intrigante gestione del party, Binary Domain seppe fare la gioia degli amanti del genere.

Seppe farlo nonostante un comparto grafico non proprio all’altezza della situazione, per usare un eufemismo, che solo grazie ad una direzione artistica ispirata, riuscì a convincere la audience a soprassedere sulle numerose magagne a livello tecnico a cui si assisteva durante la partita.


4 Fallout 4 (PC, PlayStation 4, Xbox One – 2015)

Sui giochi Bethesda, a dirla tutta, si potrebbe quasi compilare una lista nella lista. Del resto, se The Elder Scrolls IV: Oblivion, ma così come il capitolo precedente della serie, seppero estasiare anche gli occhi, altrettanto non può dirsi per le produzioni successive, di cui ci serviamo di Fallout 4 come massima esemplificazione del concetto solo perché la discrepanza nel rapporto tra qualità grafica e divertimento elargito è più evidente che altrove (con Fallout 76, per dire, questo giochino non si potrebbe affatto fare).

Parente stretto del diretto prequel sino al punto da confondercisi, o da essere scambiato per un’elaborata mod, è innegabile che i videogiocatori del tempo chiusero più che volentieri un occhio sulla resa visiva, per immergersi in un gioco di ruolo avvolgente, profondissimo, variegato.

Se già le texture e la mole poligonale sfoggiata dalla produzione Bethesda non facevano certo gridare al miracolo, in molti ricordano i numerosi bug che affliggevano l’esperienza, alcuni dei quali certo comici e superficiali, altri ben più impattanti.

Eppure, nessuno si sognò di abbandonare Fallout 4 o di non acquistarlo per via dell’estetica. Un po’ come sta accadendo con Leggende Pokémon: Arceus, che sta già registrando dati vendita di tutto rispetto.


5 Cyberpunk 2077 (PC, PlayStation 3, Xbox One, Stadia – 2020)

Prima di Leggende Pokémon: Arceus, c’è stato Cyberpunk 2077, gioco su cui è stato detto tutto il contrario di tutto. Capolavoro per alcuni, indecente progetto nato male e cresciuto pure peggio per altri, è stato un titolo ben più divisivo della più recente produzione Nintendo.

Escludendo i pareri più estremi e polarizzanti, è innegabile che la creatura di CD Projekt sia tutt’altro che un pessimo gioco. Inoltre, nella sua forma migliore, ovvero su PC, il comparto estetico non è certo un problema. Ben diverso il discorso non solo considerando le edizioni per PlayStation 4 e Xbox One, ma anche contemplando i numerosi bug e glitch, alcuni dei quali piuttosto gravi, che afflissero il gioco soprattutto nei primi mesi successivi al lancio.

Eppure, non pochi se lo gustarono e lo amarono nonostante tutto, attratti dal fascino di Night City e dalla profondità di un gameplay che dava il suo meglio considerando proprio la struttura ruolistica che ne rappresentava il cuore e lo scheletro.


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