Conoscete tutti la storia, vero? Una maga, sotto le spoglie di una vecchia mendicante, chiede asilo durante una tempesta a un Principe viziato, egoista e cattivo: crudelmente respinta nonostante avesse offerto in cambio l’unico suo avere, una rosa, la donna rivela la propria identità e punisce il giovane tramutandolo in una Bestia, mentre alla servitù tocca un destino da oggetti domestici. L’incantesimo può essere spezzato soltanto se la Bestia imparerà ad amare e farsi amare a sua volta prima che cada l’ultimo petalo della rosa.
Era il dicembre del 1992 quando la voce di Ferdinando Gazzolo ci introduceva a uno degli adattamenti cinematografici che fino al 2010 avrebbe mantenuto il primato per essere stato nominato all’Oscar come miglior film, assieme ad altre cinque nomination: risultò vincerne un paio, più tre Golden Globe, ma il successo fu comunque tale che nel giugno 2012 venne riportato sugli schermi – un anno dopo Il Re Leone. Forte dunque di tanta popolarità, e a seguito di altri remake live-action quali Maleficent, Cenerentola e Il Libro della Giungla, Disney punta su “una storia vecchia come il tempo”. Sceglie così La Bella e la Bestia.
La Bella e la Bestia avrebbe potuto essere molto di più
Il passo falso compiuto da Bill Condon, l’uomo dietro l’ultimo capitolo di Twilight, è stato attenersi al classico dal quale prende ispirazione, con l’unico risultato di scimmiottarlo e cadere in quell’errore che i precedenti adattamenti avevano evitato. Un ibrido che mescola il nuovo al vecchio, inserendo tentativi di innovazione che nella maggior parte dei casi potevano essere evitati: una copia che non è una copia, perché manca della drammaticità che aveva fatto dell’originale un capolavoro e non lascia traccia di quel rapporto che i due protagonisti hanno costruito nel film d’animazione. Soprattutto manca una corretta gestione dei tempi, che porta il tutto a un susseguirsi di sequenze senza respiro dove non c’è spazio per i sentimenti dei personaggi – forse relegati alla conoscenza pregressa della storia da parte degli spettatori.
Persino l’adattamento italiano non esce a testa alta, in particolare per quanto riguarda le canzoni. Ancora una volta miscuglio fra vecchio e nuovo, presentano una traduzione che persino a un orecchio non allenato suona del tutto priva di metrica, lasciandosi dietro una sensazione di forzatura non indifferente. Non ci è sfuggita la volontà della Disney di astrarsi dalla favola per meglio contestualizzare i personaggi, richiamando altre epoche, idee, valori e rapporti – modernizzandola, per quanto possibile – proponendo inoltre una protagonista femminile più emancipata. Semplicemente, però, non si è dimostrato abbastanza. La Bella e la Bestia avrebbe potuto essere molto di più ma è risultata soltanto una rincorsa all’originale, bloccata dall’ansia di prestazione e da una eccessiva fiducia nei ricordi dei propri affezionati spettatori.