Kingdom Come: Deliverance – Hands on

Kingdom Come: Deliverance

Best RPG - E3 2016
PC PS4 Xbox One
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Kingdom Come: Deliverance – Hands on

Un viaggio in Boemia.

Kingdom Come: Deliverance – Hands on

Il sole ci illumina il volto. Non sappiamo esattamente che ore siano, ma sappiamo quello che dobbiamo fare: portare notizie al sovrano del regno, spiegargli la situazione in cui siamo precipitati e sperare che non ci siano troppe conseguenze in merito. Sono queste le premesse con cui si apre uno dei giochi di ruolo più interessanti che abbiamo avuto modo di conoscere in questi lunghi anni di gestazione. Parliamo ovviamente di Kingdom Come: Deliverance, un prodotto di quell’est Europa che oggi risulta essere una delle zone più importanti per la produzione di prodotti destinati all’intrattenimento.

Il nostro contatto con il gioco targato Warhorse Studios avviene a Milano, durante una sessione a porte chiuse (probabilmente l’ultima prima dell’uscita, prevista per febbraio 2018). La prova si è composta di una libera scelta di tre quest da giocare rispettando un ordine preciso e per non far torto a nessuno abbiamo deciso proprio di iniziare da quella che rappresenta la prima ora di gioco della build definitiva di Kingdom Come: Deliverance. E possiamo garantirvi che probabilmente, se la quest principale del gioco riuscirà a reggere per tutta la sua durata, ci troviamo davanti ad uno dei migliori giochi di ruolo di questa generazione.

Senza fare spoiler, ci limitiamo a dirvi che la profondità di Kingdom Come: Deliverance probabilmente non ha eguali in tutto il mondo. Ci troviamo davanti ad un mondo vivo, da esplorare, pieno di variabili che influenzano per forza di cose il nostro viaggio. Ad iniziare dall’assenza di una vera e propria mini mappa, che riprende un po’ quell’impronta vista nei vari Fallout: al suo posto abbiamo una vera e propria barra che indica la posizione dei nostri obiettivi. La vera mappa si può trovare nel menù di gioco, “disegnata” a mano per aiutarci ad immergerci ancora di più in quello che è il mondo di gioco e lo stile adottato dagli sviluppatori. Oltre a questo elemento, troviamo una serie di particolari decisamente importanti come ad esempio i mendicati che affollano la città, la vastità degli ambienti con edifici riprodotti realisticamente per il periodo dell’epoca e dialoghi profondi, tanto da condizionare il modo in cui ci apriremo il cammino verso i nostri obiettivi.

Il mondo di gioco è stato sicuramente uno degli aspetti più difficili da creare. Come spiegato da Warhorse Studios, si parte prima dal plot e poi si vanno a ricercare particolari dettagli in merito a strutture, ambientazioni e dettagli. In questo caso il lavoro degli sviluppatori è stato duplice: prima è stato necessario trovare un metodo di scrittura realistico per il periodo, successivamente si è passati alla creazione dettagliata dell’ambientazione di gioco.

“Abbiamo avuto bisogno di trovare gli eventi storici più giusti da adattare al gioco. Quando crei un gioco fantasy, devi partire sempre dal plot. Subito dopo abbiamo creato la mappa di gioco, quali strutture potevano essere introdotte. E ogni tanto devi anche creare delle modifiche al plot per fare in modo che sia tutto coerente”, ci confessa Tobias Stolz, PR manager di Warhorse.

Un altro aspetto che rende realistico il tutto riguarda anche le side quest del gioco: se per errore uccidiamo un obiettivo “vitale” per una missione secondaria, essa sparirà dal nostro quest log o verrà rimossa prima dell’inizio.

Come definitivo dagli sviluppatori, Kingdom Come: Deliverance è un vero e proprio slow rpg. Non ci troviamo davanti a The Witcher, Skyrim o Fallout. Ci vorranno ore prima di apprendere completamente le meccaniche di gioco e soprattutto giorni e giorni di gioco per riuscire a padroneggiare correttamente i nostri progressi. Si tratta di un’opera estremamente realistica, alimentata anche dalla assenza di elementi magici come draghi e magie.

“Esistono le credenze popolari, ma non sono magie, sono proprio credenze”, ci informa Soltz. “Indossando un anello, ad esempio, le persone potranno rispettarci di più. Risulteremo più carismatici ai loro occhi”.

Altro aspetto che tende a rendere il più realistico possibile il mondo di gioco è sicuramente il sistema di dare e togliere. Focalizzato sul combattimento (di cui parleremo più avanti), il gioco tiene conto di una serie di parametri per offrire un’esperienza di gioco assolutamente coerente. Un esempio pratico? Indossando un elmo in grado di coprire l’intera faccia, si avrà una visuale limitata, ma una protezione importante per evitare ferite gravi. Dare e ricevere, abbiamo detto, no?

Quello che più colpisce di Kingdom Come: Deliverance è sicuramente il livello visivo. Non tanto per quanto riguarda la parte tecnica del gioco, ma per la quantità di dettagli che si vedono su schermo. La prima missione che abbiamo affrontato ci vedeva svegliarci all’interno di un mulino per poi recarci in una delle prime cittadelle del gioco. Tutto, ma proprio tutto, non solo era al suo posto ma anche fedele a quella che era l’architettura della Boemia di quegli anni medievali. Ogni singolo edificio, ogni singola strada è un capolavoro artistico, segno che l’art direction ha lavorato per dare una sensazione di appagamento totale. Pur non brillando come altre produzioni a livello tecnico, il CryEngine si dimostra la scelta ideale per questo gioco.

“Abbiamo spinto il motore di gioco al suo massimo”, ci ha confessato il PR Manager.

La sensazione è anche quella, pur ripetiamo, non avendo visto veri e proprio miracoli. Anche le versioni console si attesteranno su un livello di dettaglio fedele, soprattutto vista la portabilità di questo engine e la possibilità di esportare la build verso altre piattaforme senza troppe difficoltà.

Torniamo, infine, a parlare del combattimento. In Kingdom Come: Deliverance quello che più ci piace è sicuramente l’introduzione di un combat system decisamente accurato e fedele. Ci troviamo davanti ad un vero e proprio “simulatore di armi medievali”, con tantissime mosse a nostra disposizione: dalla stoccata più semplice con la spada, fino al movimento di corpo per schivare il colpo avversario. In tutto questo una serie di mosse aggiuntive, come ad esempio la semplice difesa, la difesa con risposta immediata, il dover necessariamente indirizzare l’attacco e così via. Tutto si rivela essere preciso ed affidabile, ma nutriamo ancora un leggero dubbio verso la difficoltà. Abbiamo effettuato una prova a livello “normale”, ma l’intero sistema ci è sembrato davvero troppo punitivo. Occorrerà spendere dunque qualche minuto in più per riuscire a padroneggiare il tutto, ma siamo sicuri che alla fine riusciremo ad avere grandi soddisfazioni.

Intense e soddisfacenti sono anche le battaglie. Prima di imbarcarci nel combattimento, è necessario scegliere con cura l’equipaggiamento: una volta entrati in battaglia non è più possibile infatti cambiarlo. Nella seconda missione che abbiamo avuto modo di provare, ci siamo resi conto di quanto sia semplice entrare nello spirito del combattimento medievale. Dimenticate i giochi di ruolo citati in apertura di questo articolo: qui ci troviamo davanti a battaglie ragionante, che coinvolgono anche il danneggiamento di arti specifici del nostro protagonista. E non è così facile neanche sferrare il colpo correttamente: si gioca in un fazzoletto di terra, con il rischio di essere sempre colpiti da più nemici senza capire esattamente da dove sia partito il fendente di spada o la freccia. A fianco a tutto ciò, abbiamo una serie di parametri vitali da tenere in considerazione. Parliamo di aspetti come la fame, la vitalità, il sonno e così via. A questi si affiancano anche i parametri visti in combattimento, che possono influenzare le nostre prestazioni non solo nell’atto della battaglia ma anche nel vero e proprio viaggio per le lande della Boemia.

Vasto, con un senso di libertà enorme, coerente, un’ambientazione fantastica e ricco di variabili. Kingdom Come: Deliverance è davvero un piacere da giocare. Al netto dell’unico dubbio che abbiamo (ovvero la main quest), siamo certi che tutti gli altri aspetti del gioco siano semplicemente meravigliosi e in grado di soddisfare anche i palati più esigenti. Per fortuna manca davvero pochissimo al 13 febbraio 2018 e non vediamo l’ora di tornare a farci un giro per la Boemia creata da Warhorse Studios.


Mi definisco amante dell'industria dei videogiochi. Adoro ogni sfaccettatura di questo mondo e ho deciso di farne, in qualche modo, il mio lavoro. Quando non scrivo (e non gioco, ovviamente) mi diletto tra la chitarra, il calcetto e le serie TV.

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