Cambio manuale e motori termici a tutto spiano
Motori elettrici, guida autonoma, cambio automatico. E poi una marea di SUV, prezzi delle auto fuori controllo, norme anti-inquinamento giuste, dovute, necessarie, ma che hanno ormai ucciso completamente i cari e vecchi aspirati. Non è un buon momento per gli amanti dell’automotive con qualche anno sulle spalle, costretti a tristi spettatori di un lento declino di un mondo che ormai non gli appartiene più, che volta pagina, privato di antichi valori sostituiti con altri. È il progresso. Sono i tempi che cambiano. Come è anche giusto che sia.
Ciononostante, è difficile mettere a tacere una passione, un modo di intendere l’auto e tutto ciò che gli gira intorno che ha indubbiamente radici ormai storiche, arroccate a ideali sempre più superati e appartenenti al passato. Se comprare una sportiva con un motore termico vecchio stampo è ormai un lusso per pochissimi, se l’idea stessa di comprare una nuova auto è diventato ormai difficilmente conciliabile con i prezzi che ci sono in giro, i videogiochi possono venire in aiuto degli amanti delle quattro ruote. Almeno simulando, almeno rifuggendo in un mondo fatto di pixel e poligoni, forse è ancora possibile concedersi una cambiata a pochi giri al minuto dall’attivazione automatica del limitatore, gustarsi il piacere di una curva domata con la complicità del freno motore, divertirsi mettendo di traverso una trazione posteriore che non vedeva l’ora di esibirsi in una galvanizzante derapata.
Se vi riconoscete in questa introduzione, benvenuti nel vostro angolo di paradiso. Benvenuti in JDM: Japanese Drift Master, gioco di corse che potremmo definire monodimensionale, ma non per questo avaro di divertimento e soddisfazioni. Del resto, non ci vogliono poi troppe parole per descrivere brevemente la proposta di Gaming Factory.

Prendete una serie di strade, generalmente strette e tortuose. Stendetele su uno scenario che sprizza Giappone da tutti i pori, pur senza alcuna ambizione di riprodurre fedelmente alcuno scorcio reale. Riempite queste arterie d’asfalto con una discreta lista di auto nipponiche. Coinvolgete queste quattro ruote rigorosamente con cambio manuale in una serie di gare e tracciati da percorrere il più possibile driftando. Ecco, questo è JDM: Japanese Drift Master.
Nel gioco impersonerete il giovane Touma, polacco da poco trasferitosi in Sol Levante con la passione per i motori e le gare clandestine. Pizza pony, pardon, sushi pony di giorno, pilota a tutti gli effetti la notte, tramite cut-scene non animate in stile manga, non proprio riuscitissime in termini estetici a dire il vero, vivrete una storia a metà strada tra Initial D e un qualsiasi episodio di Fast & Furious, con ben poche sorprese e momenti memorabili lungo il percorso.
Poco male, tuttavia, perché questa cornice è un semplice sfondo ad una lunga serie di sfide, gare e competizioni tenute insieme da una mappa in stile Forza Horizon. Comprata un’auto usata, dalle prestazioni tutt’altro che notevoli, potrete prendere confidenza con il modello di guida andando un po’ a zonzo per lo scenario di medie dimensioni. Strade di montagna, per lo più, ma anche un piccolo centro cittadino fornito di larghe tangenziali. Lo scenario perfetto per farsi le ossa e capire, nel giro di un paio di curve, quanto sia fondamentale la derapata sia per accumulare punti stile, necessari in buona parte delle missioni, sia per affrontare al meglio possibile ogni curva.
Nella trentina di quattro ruote presenti figurano tutti i mostri sacri apprezzati dagli appassionati di JDM
Con la tastiera godersi il gioco è sostanzialmente impossibile, sebbene diventi paradossalmente più semplice gestire le cambiate e la frizione se si è poco esperti. Con il pad le cose vanno sicuramente meglio, non fosse altro che si controlla meglio il retrotreno. Ma è solo con volante, pedaliera e manopola del cambio che si può realmente entrare in comunione con il gameplay del gioco. Naturalmente non mancano aiuti alla guida, come l’antislittamento e il cambio automatico, ma va da sé che JDM: Japanese Drift Master è pensato per i puristi, per chi vuole gestire la derapata a partire dalla marcia, dall’uso della frizione, dal saper dosare freno e acceleratore.
JDM: Japanese Drift Master si tiene lontano anni luce dal realismo di Assetto Corsa. Siamo più nei pressi del già citato Forza Horizon, per quanto l’attenzione ad alcuni dettagli, come l’attrito del terreno e la gestione della frizione, tendano sensibilmente lontano dal puro arcade la produzione di Gaming Factory. Questa via di mezzo è potenzialmente un problema per il gioco. Chi cerca del semplice intrattenimento, difatti, dovrà forzatamente entrare in comunione con un sistema di controllo di per sé non particolarmente intuitivo. Al contrario, i fan del realismo andranno incontro ad un’esperienza che non soddisferà le loro attese.
Una problematica simile la si riscontra considerando la progressione. Laddove Forza Horizon propone una varietà di competizioni notevole, per lo più votate alla classica gara in cui vince chi arriva per primo, in JDM: Japanese Drift Master spesso e volentieri il focus è l’accumulo di punteggio a suon di derapate. Quando parlavamo di gioco monodimensionale, poco sopra, ci riferivamo proprio a questo. Non mancano drag race e corse più tradizionali, ma se derapare non è la vostra ragione di vita, allora otterrete poche soddisfazioni da questo gioco. Come se non bastasse, molte gare sono ambientate in una serie di tracciati specifici che tendono a ripetersi cono tremenda frequenza. L’approccio al titolo, insomma, è influenzato da grossi compromessi che assottiglia enormemente il potenziale bacino di videogiocatori.

Queste limitazioni si incastonano, fortunatamente, tra una lunga serie di pregi che si affiancano all’ottimo sistema di guida già analizzato poco sopra. Il parco auto, tanto per cominciare, è di quelli in grado di mandare in brodo di giuggiole gli amanti di auto giapponesi. A parte le Toyota e le Mitsubishi, che non si presentano con i loro nomi reali ma perfettamente riconoscibili nelle carrozzerie, Honda, Mazda, Subaru e Nissan sono tutte sotto licenza. Dall’NSX, alla S2000, passando per la BRZ, la Fairlady e la Miata nella trentina di quattro ruote presenti figurano tutti i mostri sacri apprezzati dagli appassionati di JDM. Inoltre, come è giusto che sia, ogni auto ha punti di forza e debolezza che vanno tenuti in considerazione quando affronterete le gare più complicate. In una drag race vi serviranno cavalli e potenza bruta. Quando dovrete battere un avversario a suon di derapate dovrete considerare maggiormente la manovrabilità. La diversificazione delle macchine, insomma, è un fattore di cui il gameplay tiene conto e che stimola a provare più macchine, senza affidarsi esclusivamente all’ultima acquistata.
Anche in termini grafici c’è poco di cui lamentarsi, pur tenendo conto delle dimensioni modeste del team di sviluppo. C’è qualche rallentamento, la linea d’orizzonte non è particolarmente estesa, di tanto in tanto si incappa in cattive collisioni con alcuni elementi dello scenario, difetto che potrebbe anche costarvi un buon piazzamento a dire il vero. Eppure, lo stile adottato, vagamente in cell shanding, regala ottimi scorci e dona enorme carattere alla produzione. Anche le telecamere offerte all’utente sorprendono in positivo. Gli interni sono ottimamente riprodotti e la visuale sul posteriore dell’auto ricorda certe riprese in stile Top Gear che rende la guida ancora più gustosa.
Non manca poi una soddisfacente sezione dedicata alla modifica del proprio parco auto. Tanto per cominciare, in stile Need For Speed Underground, potrete anche montare spoiler, minigonne, nuovi volanti e cerchioni di ogni tipo. L’elenco di pezzi di ricambio non è molto esteso, ma ciò non toglie che passerete molto tempo nel garage nel tentativo di rendere ancora più bello il vostro bolide. Inoltre, potrete naturalmente migliorare anche le prestazioni delle auto. Sommariamente il sistema funziona in modo simile ad un qualsiasi Gran Turismo, ma per i giocatori più smaliziati sono anche presenti alcuni settaggi da veri nerd delle auto. Dalla lunghezza delle cambiate, alla pressione delle gomme, fondamentale per una gestione ancora più controllata della derapata, i parametri in ballo sono davvero molti, a tutto vantaggio della profondità del gameplay.
Conclusioni
JDM: Japanese Drift Master è un racing di nicchia, indirizzato ad un pubblico estremamente specifico. Open-world in stile Forza Horizon, propone un parco auto composto esclusivamente da marchi giapponesi, la maggior parte delle gare prevedono un intensivo utilizzo della derapata e per goderselo appieno necessita di volante, pedaliera e cambio, così da dare giustizia ad un sistema di controllo arcade, ma non per questo insensibile ad un certo grado di profondità.
C’è un motore grafico che di tanto in tanto zoppica nella gestione delle collisioni, con tutte le conseguenze del caso quando si guida in stretti passaggi montani. Le gare e i tracciati tendono a ripetersi fin troppo. Per il resto, tuttavia, siamo di fronte ad un racing certamente monodimensionale, e per questo fin troppo selettivo e avaro in termini di varietà, ma divertente, capace di accendere l’interesse della nicchia a cui si rivolge.
Consigliato, insomma, a patto di far parte di quella stretta cerchia di appassionati d’auto giapponesi con la fissa per il cambio manuale e le derapate.

Good
+Sistema di guida profondo, ma non realistico+Parco auto che accontenterà tutti i fan delle JDM+Personalizzazione estetica e prestazionale delle auto soddisfacenteBad
-Qualche cattiva collisione di troppo-Progressione che allontanerà chi non ama le gare di drift-C’è una certa ripetitività di gare e tracciati
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