It Takes Two – Recensione

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Collaborazione è la parola chiave!

It Takes Two
It Takes Two – Recensione

Preparati per un nuovissimo, folle viaggio in It Takes Two, l’emozionante videogioco a piattaforme di avventura, costruito rigorosamente per la cooperazione. Vesti i panni di Cody e May, due umani trasformati in bambole da un incantesimo magico che, intrappolati in un mondo fantastico in cui l'imprevedibilità si nasconde dietro ogni angolo, vengono spronati con riluttanza a salvare la loro relazione ormai in bilico.

 

Data di Uscita:Genere:PEGI:Sviluppatore:Editore:

Qualche settimana fa vi abbiamo dato un piccolo assaggio della potenziale meraviglia offerta da It Takes Two, il nuovo videogioco cooperativo sviluppato da Josef Fares con il suo Hazelight Studios – già autore di Brothers: A Tale of Two Sons e A Way Out. Torniamo oggi con la recensione per confermarvi le impressioni avute nelle poche ma sentite ore di anteprima.

Non abbiamo alcun dubbio nel dire che l’ultima fatica di Fares abbia quasi toccato la perfezione dei titoli cooperativi: la sfiora in punta di dita, mancandola non per demeriti di game design o realizzazione nel complesso quanto, piuttosto, per una possibile mancanza di fondi e tempo che hanno impedito al team di raggiungere l’apice della produzione.

Detto in parole povere, It Takes Two si rifà molto a un approccio e un’estetica tipica dei film Pixar (l’avrete pensato anche voi nel vedere il trailer di annuncio) ma, ovviamente, manca delle disponibilità del colosso d’animazione – o di altri studi di sviluppo molto più grossi. Questo si riflette un po’ sull’aspetto, che dove non manca di stile mostra un po’ il fianco sotto il profilo grafico nel suo voler sfidare, come già scritto, un nome di rilievo quale Pixar.

Non significa che l’esperienza abbia dei difetti sensibili, anzi, la nostra osservazione è un invito a supportare progetti e visioni simili se si vuole permettere loro di raggiungere le fantomatiche vette di cui sopra: c’è così tanta cura, in It Takes Two, nella sua dimostrazione di quanti passi avanti uno studio possa fare quando si parla di perfezionare un approccio – ovvero quello cooperativo – che sostenere produzioni di questo tipo è tutto fuorché uno sforzo.

È stato un lungo percorso, quello di Hazelight Studio, iniziato da un drammatico e molto ben costruito Brothers: A Tale of Two Sons, che gettava le basi della successiva cooperazione: il gioco era infatti pensato per il giocatore singolo, mettendoci però in controllo dei due fratelli nello stesso tempo. Con A Way Out sono cambiati toni e gameplay, che non solo si è letteralmente diviso tra due giocatori ma è passato a una sorta di action adventure sullo sfondo di un dramma criminale attorno al quale ruota molto l’esperienza complessiva; è la trama a dettare le regole, insomma, rendendo difficile (non per questo meno godibile) riuscire a creare situazioni di cooperazione che non risultassero aliene rispetto alla scrittura.

Con It Takes Two, Fares e il suo team vanno a briglia sciolta e mettono il gameplay sopra a tutto il resto – lo rendono il direttore della loro personalissima orchestra fatta di situazioni sopra le righe, dove la fantasia ha il sopravvento e non viene più limitata da necessità narrative. La storia si presenta semplice e fiabesca nelle sue premesse ma non per questo meno toccante: lo scollamento dalla realtà, letterale in questo caso, è ciò che permette a It Takes Two di decollare.

Vestiamo dunque i panni di Cody e May, marito e moglie chiusi in una relazione ormai logorata dagli attriti, prossimi a un divorzio che la loro unica figlia Rose non vuole. Sarà proprio lei il nucleo attorno cui ruoterà l’intera avventura dei genitori, tramutati da un giorno con l’altro in bambole di legno e argilla, ostaggi di un bizzarro libro (Dr. Hakim) autoproclamatosi loro psicologo di coppia che li condurrà in un viaggio oltre l’immaginazione, eppure senza mai lasciare il confine della loro casa.

It Takes Two fa del gameplay il direttore della sua personalissima orchestra

Una rivisitazione, a rovescio, di “Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi” che vede il gameplay in costante crescita, di pari passo con le prove alle quali Cody e May saranno sottoposti per (ri)trovarsi e scoprire che le cose rotte possono essere aggiustate. L’inseguimento costante, e sfiancante, di quella figlia che è tutto il loro mondo e non solo la chiave per ritrovare la normalità (concetto che s’estende tanto alla loro condizione fisica quanto emotiva), porta i due protagonisti a confrontarsi, riaccendere quel focolare che sotto la cenere vive ancora.

It Takes Two punta a vette che non può raggiungere ma, l’abbiamo scritto, lo fa con un coraggio e un estro tali da rendere impensabile imputargli dei veri e propri errori. Osa, consapevole forse di non avere ancora il necessario, e se questi sono i risultati di uno sviluppo intraprendente allora siamo ben felici di supportarlo, diventando noi quel gradino che aiuterà Hazelight Studios a raggiungere finalmente l’obiettivo tanto atteso.

Finora ne abbiamo scritto in termini di narrazione, significato e futuro apporto all’industria videoludica ma quando si tratta di prendere in mano il controller come si comporta It Takes Two? Qual è l’anima del gioco? Prevedibilmente, la parola chiave dell’intera esperienza è “collaborazione”: proprio come A Way Out, anche questo non è pensabile giocarlo da soli (salvo non vogliate mettervi alla prova per qualche strana ragione gestendo due pad nello stesso momento).

Vi serve un partner, altrimenti come si può creare l’affiatamento alla base dell’intera avventura? Se la grande fuga di Vincent Moretti e Leo Caruso aveva sì diversi momenti di cooperazione ma comprendeva anche sezioni in cui era possibile agire in autonomia, It Takes Two spinge questo concetto molto più a fondo: non esiste situazione in cui non sia prevista una collaborazione stretta fra i due giocatori.

Non vogliamo raccontarvi nel dettaglio il gameplay, sarebbe un ottimo modo per rovinarvi l’esperienza e uno sgarbo nei vostri confronti, ma possiamo assicurarvi che tutti gli scenari differiscono l’uno dall’altro sia in termini estetici sia nell’approccio richiesto. It Takes Two è come un enorme parco giochi dove sperimentare, e a volte mixare più aspetti, è il nucleo di un gameplay sempre in costante mutazione per dar vita a un viaggio emozionante, divertente e sorprendente passo dopo passo.

It Takes Two è come un enorme parco giochi

Le ambientazioni sono costruite in favore delle meccaniche di gioco, eppure c’è una simbiosi tale tra le due parti che non si sente mai un vero e proprio distacco: tutto funziona a regola d’arte, scorre e si plasma con una naturalezza disarmante. Platform, sparatutto, action adventure… It Takes Two è questo e molto altro, sovverte regole e punti di vista senza quasi lasciarci prendere fiato, negandoci la sicurezza del poggiare su basi solide, conosciute, per più di qualche minuto.

Non pensate che in un singolo livello ci sarà il solito approccio, preparatevi anzi a essere stupiti, riadattare i vostri schemi mentali nel susseguirsi di sfide, enigmi ambientali, combattimenti con i boss e chi più ne ha ne metta. Quando poi questo vulcano di idee si spegne, be’, è proprio qui che il gioco finisce. Nessun riciclo di meccaniche, niente scenari ripetuti.

Il viaggio di Cody e May non ha punti di stallo, né cerca di allungarsi oltre il necessario: una decina di ore (ore intense vorremmo precisare) basta a mettere la parola fine a questa bizzarra ma bellissima avventura, impreziosita da minigiochi che vi porranno l’uno contro l’altro in una competizione leggera nei toni e seria negli intenti – d’altronde quale combustibile migliore che dimostrare al partner di essere migliori? Passatempi semplici, il cui approccio ricorda quello Nintendo, perfetti nel loro senso di sfida e rigiocabili a piacimento, dopo averli sbloccati, grazie all’apposita sezione nel menu principale. Prendetevi del tempo per cercarli, ne vale senza il minimo dubbio la pena.

It Takes Two

In termini di difficoltà, visto che si è sollevata la questione di quanto sia accessibile, It Takes Two offre una sfida ben calibrata ma non è qualcosa che consiglieremmo a chi impugna un pad per la prima volta. La coordinazione e il tempismo sono fondamentali, quindi assicuratevi che il vostro partner abbia almeno un po’ di dimestichezza; anzi, questo potrebbe essere un ottimo entry level per migliorarsi se già sapete com’è fatto e come funziona un controller.

La difficoltà non è mai eccessiva, i checkpoint sono oltremodo generosi al punto da rendere difficile parlare di vero e proprio game over; inoltre, se per caso uno dei giocatori dovesse essere sconfitto, può rientrare in partita finché l’altro non viene sconfitto a sua volta. Altro piccolo ma fondamentale espediente per cementare la collaborazione tra le due parti, sapere di potersi affidare al partner per riprendere le redini della partita, da un lato, e dall’altro sentire il giusto peso di questa riposta fiducia. Collaborazione ai suoi massimi livelli.

Se cercate un’esperienza cooperativa sempre fresca, della giusta durata, divertente e capace di sorprendervi di volta, It Takes Two fa senza dubbio per voi

Esattamente come A Way Out, It Takes Two si gioca in split-screen, così da avere sempre sott’occhio cosa sta facendo il compagno, e solo in specifiche situazioni dettate dalla trama si passerà a schermo intero. A livello estetico è gradevolissimo da vedere, spanne superiore all’avventura di Leo e Vincent nonostante, come già scritto, graficamente non raggiunga i magistrali livelli che insegue. Se lo merita sicuramente e i soli a permettere che accada siamo noi, attraverso il costante supporto di produzioni che hanno cuore e carisma da vendere.

Se cercate un’esperienza cooperativa sempre fresca, della giusta durata, divertente e capace di sorprendervi di volta, It Takes Two fa senza dubbio per voi. Inoltre, basta una sola copia per giocare in due grazie al Pass Amici: di cos’altro avete bisogno per tuffarvi nell’avventura?

Conclusioni

It Takes Two è un gioco che punta in alto e non riesce a raggiungere la vetta prefissata – i livelli di Pixar o alcune produzioni Nintendo – semplicemente in virtù di un budget che non può competere. Nondimeno è il miglior gioco di Hazelight Studios e Josef Fares, nonché un titolo pressoché perfetto quando si parla di cooperazione.

La sua ambizione nel cercare non solo gameplay, dove eccelle, ma anche un comparto estetico e narrativo che possa affascinare allo stesso modo mostra un po’ il fianco. Anche per questo, però, va giocato: per aiutarlo a crescere laddove ne abbia ancora bisogno, dandogli il supporto necessario affinché gli sviluppatori possano, in futuro, affiancare a ottime idee di game design anche quella qualità produttiva alla quale aspirano. Non esitate e tuffatevi in questa meravigliosa avventura: non ve ne pentirete.

It Takes Two è disponibile da GameStopZing Italia.

Good

  • Imprevedibile e divertente
  • Personaggi molto ben caratterizzati
  • Il gameplay è in continuo cambiamento
  • Con una sola copia si può giocare in due

Bad

  • Non riesce a raggiungere la qualità che cerca
9

Superbo

Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

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