Iron Harvest – Anteprima

Si raccoglie piombo

Iron Harvest – Anteprima
Iron Harvest
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Iron Harvest è l’ennesimo prodotto nato dal crowdfunding, per la precisione sulla oramai onnipresente piattaforma Kickstarter. Creato da King Art Games, una compagnia tedesca nata a inizio anni 2000, Iron Harvest va a riprendere un’ambientazione davvero sui generis e poco sfruttata in generale dal mondo videoludico: quella del dieselpunk.

Per chi non lo sapesse, il dieselpunk combina l’estetica dei primi anni del novecento a quella della tecnologia retrofuturistica. Il risultato? Beh, mech alimentati a carburanti fossili e pinup da anni ’30. Un bellissimo stile artistico che caratterizza al meglio l’idea che Iron Harvest vuole dare della sua ambientazione. 

Ma siamo ancora lontani dall’uscita del gioco sui nostri PC, quindi di cosa stiamo parlando? Beh, abbiamo avuto modo di provare la versione “work in progress” di Iron Harvest, pertanto veniamo a raccontarvi lo stato dei lavori nonché il risultato della nostra prova delle prime missioni del nuovo strategico in tempo reale di King Art Games.

Iron Harvest Screen 1

La peculiare ambientazione di Iron Harvest è legata a una versione alternativa degli anni ’20, fortemente ispirata dalle opere di Jakub Rózalski, artista polacco già noto per aver illustrato il gioco da tavolo Scythe. Il mondo per come lo conosciamo non esiste, o è molto diverso. Tre grandi fazioni si condividono l’Europa: la Repubblica di Polania, l’Impero Saxony e l’enorme Rusviet (anche se è citato lo Shogunato, una quarta fazione ispirata all’Asia e al Giappone). Il mondo si sta ancora riprendendo dalla Grande Guerra, ma forze oscure sono in movimento per gettare ancora una volta l’Europa nel caos destabilizzando nazioni per portare nuovamente l’ombra della guerra nella vita di milioni di persone. In questo mondo martoriato dalla perdita e dalla distruzione prenderemo il controllo di Anna, una ragazza della repubblica di Polania, provata dalla guerra e dalla desolazione a essa correlata. La nostra Anna dai capelli rossi ha infatti perso suo fratello nel conflitto mondiale, ed è cresciuta solamente con suo padre nelle fredde terre della Polania.

Iron Harvest va a riprendere un’ambientazione poco sfruttata dal mondo videoludico: quella del dieselpunk

Senza voler spoilerare nulla, vi voglio dire che l’arco narrativo di Iron Harvest ci “insegnerà” a giocare seguendo la storia di Anna, che passerà da bambina speranzosa a tenace guerrigliera nell’arco di diversi anni. La sceneggiatura è senza dubbio uno dei punti di forza di Iron Harvest e gli sviluppatori ci hanno assicurato che all’uscita il gioco godrà di ben tre storyline differenti e di sicuro impatto. Conoscendo le capacità narrative di King Art Games, già rodate con la serie di  The Book of Unwritten Tales, sono abbastanza sicuro che il risultato sarà davvero d’impatto. Ma veniamo al gameplay, che probabilmente in un gioco di strategia in tempo reale è il pilastro fondamentale sul quale si appoggia l’intera architettura ludica.

Iron Harvest screen 2

Ci troviamo di fronte a un RTS che ha deciso di puntare su un approccio che non potrei non definire classico, con il ben rodato sistema di selezione e clic che tanto abbiamo imparato ad apprezzare negli anni: esplorazione, fog of war e stil delle unità sono il punto focale delle prime missioni di Iron Harvest. Davvero interessante lo spunto del tutorial, che riguarda l’infanzia di Anna (non vi dirò di più), oltre ad alcuni elementi di tattica e controllo (come la possibilità della fanteria base di occupare gli edifici) che mi hanno fatto tornare indietro nel tempo, quando giocavo a Command & Conquer: Red Alert 2. In Iron Harvest il terreno di gioco ha una valenza molto importante: coperture e ripari incidono molto sulla buona riuscita di una battaglia, così come nascondersi per ottenere l’effetto sorpresa aumenta la possibilità di vittoria.

Iron Harvest mi ha fatto tornare indietro nel tempo

Ovviamente a spiccare sono le unità eroiche, dotate di skill davvero terrificanti che riescono in un lasso di tempo davvero esiguo a ribaltare le sorti di una battaglia (forse sono anche un po’ sbilanciate, ma in questa fase dello sviluppo è abbastanza normale). I miei amatissimi mech (oramai se non c’è un mech non gioco, ndr) sono esattamente quello che promettono di essere: enormi macchine letali e devastanti, che però hanno un grosso punto debole: il map design, che se sfruttato a dovere impedisce il passaggio e blocca i nostri camminatori in strette Termopili dove la loro immensità non conta nulla (citazione voluta). Interessante anche il sistema di base building, davvero classico e proprio per questo esaltante: il recupero delle risorse, la produzione delle armate è davvero ben realizzata e non vedo l’ora di vedere di più nei prossimi mesi.


Iron Harvest è un gioco di strategia con una forte componente narrativa che sa divertire e affascinare grazie a un comparto artistico davvero ispirato e un gameplay classico e solido. Lo stato attuale del gioco è quindi promosso, lasciandomi la voglia di conoscere i prossimi avvenimenti di questi anni ’20 alternativi. Iron Harvest arriverà in versione completa a partire dal primo settembre di quest’anno. Nel frattempo continuerò a chiedermi quale delle tre fazioni sarà la mia main, fra un mech e l’altro (sperando nell’arrivo dello Shogunato). Complimenti a King Art Games quindi, che è riuscita a farmi apprezzare nuovamente un titolo RTS, oltre che a provare un bel po’ di hype per la versione finale.

Nato nel medioevo videoludico, i fantastici anni ’80, Amedeo è cresciuto con i grandi classici del gaming, passando per tutte le console sulle quali riuscisse a mettere le mani. Appassionato fino alla morte di Star Wars e The Witcher, vive fra mondi fatti di LEGO e GDR cartacei. Nel tempo libero gli piace dare legnate in palestra e leggere libri.

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