Ingenti licenziamenti in casa Rovio, a cosa sono dovuti?

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Cifre da record, ma non abbastanza

Rovio, software-house finlandese che ha creato Angry Birds, una delle saghe mobile più famose della storia, è stata costretta a licenziare 260 dipendenti, ovvero più di un terzo del team.

Questo non è però un caso isolato: già nel 2014 la compagnia decise di tagliare ben 110 posti a poche settimane da Natale. Ma a cosa è dovuto questo drastico taglio del personale da parte di un così popolare studio di sviluppo?

Secondo Pekka Rantala, CEO di Rovio, la decisione è stata sofferta ma inevitabile; diversamente, la compagnia non avrebbe avuto le risorse necessarie per guardare al futuro e raggiungere nuovi, importanti traguardi.

A partire dal 2009, il franchise di Angry Birds ha registrato numeri impressionanti: 14 diversi capitoli tra sequel e spin-off per un totale di oltre 3 miliardi di download e più di 10 milioni di giocattoli ispirati alla saga venduti nei primi due anni dal debutto. Il brand è così diventato un vero e proprio simbolo della cultura popolare, tanto da spingere diversi rivenditori a creare magliette a tema, cappellini, bicchieri e gadget di ogni genere.

Ma, a partire dal 2013, sono comparsi i primi segnali d’allarme. I profitti dello studio finlandese sono drasticamente calati, dimezzandosi di circa il 50% (passare da un utile di 76.8 milioni di dollari a 37.3 milioni di dollari nel giro di un anno non dev’essere affatto piacevole, ndr). Numeri a dir poco impressionanti per una compagnia di quelle dimensioni. In più, nei diversi store mobile ecco comparire i primi giochi ispirati ad Angry Birds, rendendo di fatto l’originale “uno dei tanti”.

Le speranze di Rovio sono ora riposte nel film in 3D dedicato ad Angry Birds, la cui uscita nelle sale è prevista per maggio 2016. Che sia questa la volta buona?

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Fonte

Ha combattuto assieme a Marcus Fenix e la sua squadra nella guerra contro l'Orda di Locuste, ha aiutato Dante nel dare la caccia ai demoni, è scesa in campo al Signal Iduna Park a fianco di Marco Reus... Sì, le piacciono i videogiochi.

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