InFamous: First Light – Recensione

InFamous: First Light – Recensione

Di Infamous: Second Son ve ne parlammo poco dopo le idi di marzo, uno dei titoli di punta della nuova ammiraglia di Sony in grado, da una parte, di mostrare a pochi mesi di distanza dall’uscita le grandi potenzialità di PS4, senza però convincerci pienamente: un po’ per la trama priva di mordente, un po’ per un mancato bilanciamento generale che smorzava l’eccitazione di indossare i panni di un supereroe. Dopo aver svolazzato per una splendida e decadente Seattle al comando di Delsin Rowe, questa volta è il turno di Fetch, al secolo Abigail Walker, apprezzatissimo quanto misterioso personaggio che, dal nulla, si intrufolò nella battaglia tra i Conduit e il DUP. L’esercito di super soldati è pronto a darci nuovamente il filo da torcere anche in questo DLC stand-alone, confezionato dai ragazzi di Sucker Punch proprio per far luce sulle vicende della carismatica punk che, sin dalla sua comparsata, ha portato uno stuolo di fan a richiedere a gran voce la possibilità di controllarla per le strade della città più depressa d’America.

Tra droga, furtarelli e un’adolescenza difficile, la vita di Fetch è sempre stata un bel casino: abbandonata in tenera età a causa dei suoi poteri, si è ritrovata da un giorno all’altro a vagabondare per gli Stati Uniti in compagnia dell’amato fratello Brent, vero e proprio grillo parlante che l’ha tirata fuori dai guai in più di un’occasione, aiutandola a tenere a bada le sue incredibili facoltà sovrumane. Un ultimo colpo da mettere a segno prima di fuggire da Seattle e dalle sue tentazioni segnerà il proverbiale inizio della fine, che vedrà impegnata la nostra eroina prima con la gang dei Akulani, criminali dal pessimo vestiario ma armati fino ai denti e poi con le sempreverdi forze del DUP, in un susseguirsi di eventi breve ma intenso (almeno nella seconda metà) scandito da flashback e da sequenze ambientate cronologicamente poco prima del capitolo ufficiale, sfruttate come sorta di tutorial dei poteri della protagonista, ma anche per introdurre una delle novità principali di questo DLC, ovvero tre arene nelle quali sarà possibile affrontare orde di nemici oppure salvare un certo numero di ostaggi, per poi confrontare i propri tempi con quelli di amici e di sconosciuti da tutto il mondo. Una forma di multiplayer asincrono che sembra ormai immancabile anche nelle produzioni di paladini del single player quali il team di Seattle, e che unitamente alla nuova tipologia di crescita del personaggio, garantirà una maggior longevità ad un’avventura che di base, sarà completabile in poco più di un pomeriggio, con le sue 5 ore abbondanti di campagna.

Per ottenere nuove abilità (non molte, in realtà, non vi aspettate il vasto catalogo di attacchi di Delsin) bisognerà infatti portare a termine le numerose sfide proposte dal team (che non si discostano troppo dal classico “Uccidi X nemici“), tanto nelle arene quanto in libera esplorazione, e le side-quest sparse per la ridottissima città, (avrete solo la prima metà a disposizione), alcune mutuate dal titolo originale, altre modificate o del tutto nuove. Si passa dai graffiti, ai droni da scovare (studiandone la posizione attraverso le telecamere incorporate) e da abbattere, fino a vere e proprie gare nelle quali si dovrà cercare di passare su più nubi di gas neon (che fungono da boost di velocità) possibile ed acciuffare dei Lumen, simili a particelle di luce, i quali garantiranno punti extra con i quali potenziare il proprio arsenale.

Come già accaduto nei panni di Delsin, il vero divertimento starà proprio nel portare a termine questi brevi compiti, dalla durata di qualche minuto (se non addirittura secondo), disseminati tra una missione principale e l’altra, andando a smorzare quella noia che, inevitabilmente, colpisce la stragrande maggioranza dei free-roaming, sopratutto quando, come nel caso di First Lightle missioni si ripetono tra loro. La prima metà dell’avventura sembra infatti intrappolata in una sorta di fastidioso déjà-vu, con strutture di missione che si ripetono ciclicamente, rese interessanti unicamente dalla potenza strabordante di Fetch: il suo potere al neon, decisamente più devastante di quello di Delsin, vi offrirà delle sequenze da cecchino, nelle quali un solo colpo scaraventerà via interi gruppi di nemici, mentre in generale i combattimenti, anche quelli a suon di pugni e calci volanti, risulteranno meno frustranti e molto più esaltanti della controparte maschile, davvero intensi, frenetici, e privi di quelle conseguenze karmiche o le esagerate limitazioni energetiche che, personalmente, han reso meno divertenti gli scontri di Second Son.

Questo maggiore focus sul combattimento trova naturalmente la sua collocazione ideale nelle arene, tre in totale e decisamente vaste, nelle quale potrete dar sfogo a Fetch e alla sua furia, tra missili di energia, sfere di stasi nelle quali imprigionare i nemici e combo di cazzotti e finishing move, il tutto a base di neon. Al contrario di Delsin, che potrà persino essere utilizzato (a patto di possedere il capitolo originale) in queste modalità, la punkettona al nostro servizio godrà unicamente del potere rosa shocking e dell’incredibile velocità che questo garantisce, con una riserva infinita di energia che vi permetterà di schizzare da un punto all’altro della mappa, ma soprattutto di evitare gli attacchi dei numerosi ed agguerriti avversari, umani e non, in una modalità che solitamente lascia il tempo che trova, ma che appare godibile e sensata in un DLC che pone al centro proprio il combattimento. Per il resto, Seattle è la stessa vista in precedenza, un po’ meno viva e con qualche problemino tecnico sparso qua e là (collisioni in primis), forse però sfruttata “morfologicamente” in misura maggiore per via dei succitati Lumen, che oltre nelle apposite gare, saranno sparsi in punti apparentemente irraggiungibili: starà quindi al giocatore utilizzare a proprio vantaggio palazzi e tetti, ben forniti di boost di velocità/nubi di neon, per compiere salti calcolati al millimetro o planate da esperto paracadutista, e accaparrarsi così i preziosi bonus.

L’apice viene però raggiunto dalla seconda metà del DLC: se la prima parte risulterà un po’ piatta, sia dal punto di vista narrativo che ludico, i momenti salienti varranno da soli il prezzo del biglietto, regalandovi sequenze che non possiamo e non vogliamo spoilerarvi, ma che, ve lo garantiamo, si riveleranno essere un concentrato di emozioni davvero intenso, un mix di euforia e malinconia che difficilmente vi scrollerete di dosso.

In conclusione…

Un’espansione stand alone è sempre un’operazione pericolosa: da una parte si rischia di decontestualizzarla, rendendola poco appetibile per gli utenti sprovvisti del titolo originale, dall’altra, si rischia di imporre un costo spropositato, o peggio ancora, di peccare di ambizione. Sucker Punch ci ha provato, e pur non avendo centrato in pieno l’obiettivo, non la si può neanche accusare di aver fallito: First Light riesce infatti a valere tutti i 15€ richiesti anche e soprattutto grazie ai suoi elementi extra, per via di un contenuto di base altalenante, diviso tra una prima parte piatta e poco ispirata, ed un climax esaltante che condurrà alla fine dei brevi eventi narrati, con un sorriso stampato sulle labbra, gli estimatori di Infamous: Second Son. Le arene infatti, tralasciando le speculazioni sull’utilità o meno di un multiplayer asincrono, permettono di godere pienamente dei benefici che il (temporaneo) cambio di protagonista ha comportato, con delle fasi di combattimento, punto debole dell’originale per chi scrive, ancor più esaltanti e frenetiche.

La sensazione generale, d’altro canto, è che forse la natura di DLC accessorio, magari con un costo lievemente più basso o con un maggior numero di contenuti, avrebbe di gran lunga giovato: i fan apprezzeranno senza ombra di dubbio l’offerta di Sucker Punch, mentre i neofiti rischiano di trovarsi tra le mani una sorta di demo molto corposa, fatta di una trama troppo asciutta per reggersi sulle proprie gambe, ma supportata dalle gesta di una protagonista, questo va detto, pregiatissima.

Voto: 7/10

Traduttore e blogger freelance, adora (s)parlare di videogiochi e musica spaccatimpani tutto il dì. Quando può suona, gioca e legge, di tutto, anche le etichette degli shampoo. Terrore dei recensori e abbassatore di voti seriale, ha brillantemente sostituito le fatture ai suoi amati boss di Dark Souls, respingendo con caparbia ossessione e gioco di scudi qualsiasi backstab della vita sociale.

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