GameSoul.it

Homefront: The Revolution – Anteprima gamescom 2015

[adinserter block=”1″]

Correva l’E3 del 2014 quando per la prima volta, e non nego con una certa sorpresa dopo aver valutato le qualità del gioco in oggetto, entrai in contatto con questo Homefront: The Revolution, seguito di un titolo partito con ambizioni altissime ma rivelatosi poi, sia per carenze realizzative che per limiti tecnici delle macchine su cui era stato progettato, un mezzo passo falso da parte degli sviluppatori. L’acquisizione della licenza da parte di Crytek aveva fatto ben sperare sia pubblico che stampa specializzata e quel poco che si era visto in quel di Los Angeles altro non aveva fatto che rafforzare le buone impressioni riguardo questo titolo che, complice una software house di primissimo piano e un orientamento spiccatamente next-gen, avrebbe potuto inserirsi di diritto tra i must have di questo 2015.

Le difficoltà finanziarie di Crytek portarono la software house tedesca sull’orlo del fallimento e su Homefront si addensarono delle nubi minacciose che solo recentemente si sono parzialmente diradate, portandoci ad osservare l’evoluzione di questo titolo rispetto alla kermesse losangelina dello scorso anno. L’intervento di Deep Silver, mirato all’acquisizione degli assets di Homefront posseduti da THQ e Crytek, riuscì a sbloccare una situazione oramai compromessa permettendo agli ex membri della software house di Coburgo, confluiti in Dambusters Studios, di continuare (quasi) indisturbati e senza problema alcuno il lavoro su Homefront: The Revolution.

Quello che ci troviamo davanti è un gioco ben più maturo del “prototipo” mostrato all’E3 dello scorso anno, un gioco che ora ha una anima ben precisa e che, nel complicato anno di gestazione, ha visto aggiungersi una dopo l’altra numerose features che andremo dunque ad esaminare. Homefront: The Revolution si pone sulla scia del predecessore spingendo la narrazione molto più avanti: in un futuro distopico in cui gli Stati Uniti d’America, dopo aver perso la guerra con la Korea, sono stati invasi, la popolazione tutta vive confinata nelle periferie delle città sottoposta ad una rigidissima legge marziale che riesce nell’intento di privarla fin’anche delle libertà più basilari. Ed è qui che nel centro di Philadelphia, cuore della storia americana e punto di partenza della prima guerra di indipendenza, si innestano i vagiti di quella che sarà una seconda ribellione atta a riconquistare pezzo dopo pezzo, città dopo città, la libertà perduta.

Philadelphia, teatro della ribellione, si pone come co-protagonista della narrazione mostrando apertamente le ferite lasciate dalla oramai sedimentata invasione koreana: la città è stata infatti divisa in tre zone, Zona verde (corrispondente al centro della città), Zona Gialla (le immediate periferie, dove sono dislocate le attività produttive della stessa) e Zona Rossa (la periferia più estrema di Philadelphia), ambienti rasi al suolo dai bombardamenti, dove la popolazione è stata relegata per esser meglio controllata. Ciascuna di queste zone è a sua volta suddivisa in 4 micro-zone, l’una diversa dall’altra, al fine di fornirci una mappa vasta, largamente esplorabile e variegata. Ed è appunto dall’ultima di queste tre zone che parte l’hands on di cui siamo stati protagonisti nel booth Square Enix: nei panni di un membro della resistenza dovremo guidare l’assalto ad uno degli strike-point disposti strategicamente nella zona rossa, trovandoci ad impattare con le numerose pattuglie disposte di guardia nella stessa. Partiamo da una dato di fatto: affrontare Homefront: The Revolution con il piglio con cui si affronterebbe un qualsiasi altro FPS ci porterà a morte sicura per via dell’assoluta disparità numerica e per via della maggiore organizzazione militare delle milizie Koreaane, sia in termini di strategia che in quanto a livello dell’equipaggiamento. Dovremo dunque fare di necessità virtù ed improntare qualsiasi approccio alle stesse, in un mix perfetto di strategia ed azione, nell’ottica del “mordi e fuggi” volto ad indebolire pezzo dopo pezzo, vittima dopo vittima, le forze nostre oppositrici in modo da guadagnare vantaggi strategici nella zona di competenza. Non solo organizzazione ma anche tecnologia nelle mani dell’esercito Koreano: ad un armamentario high-tech si vanno ad aggiungere droni da ricognizione che dovremo abbattere il prima possibile onde evitare di essere identificati e, dunque, l’arrivo di rinforzi che ci condurrebbero ad un immediato game over. In contrapposizione speculare alle sopraccitate forze di dominazione, la resistenza è dotata di un arsenale molto limitato dovendo far fronte, inoltre, al cronico deficit di munizioni da inserire nelle armi a sua disposizione: cuore della esperienza di gioco di Homefront: The Revolution sarà una interazione ambientale volta all’analisi del mondo di gioco al fine di rintracciare sia munizioni, che medkit, che eventuali componenti per modificare l’arma utilizzata.

Continua a leggere ….



[adinserter block=”1″]

La customizzazione dell’armamentario rivestirà un ruolo cruciale nel gameplay: le armi base, assolutamente inadeguate a fronteggiare lo strapotere bellico dell’esercito Koreano, potranno essere modificate in ogni loro parte mediante il rinvenimento di componenti atti a migliorare, o per lo meno a diversificare, l’approccio bellico-tattico alle milizie avversarie. Un fucile a pompa potrà diventare, ad esempio, previa modifica del caricatore, della canna e mediante l’inserimento di un eventuale mirino sullo stesso, un lanciafiamme. Ogni singola arma da fuoco presente in Homefront: The Revolution, dalla pistola standard ad uno degli uzi a nostra disposizione, potrà essere oggetto di questa operazione di lifting estetico/funzionale andando, di fatto, a variare l’approccio all’esperienza di gioco in maniera significativa.

Visto lo strapotere dell’esercito Koreano, pensare di attaccarlo frontalmente equivarrebbe ad una condanna a morte: l’unico modo per riuscire a far breccia in questa perfetta organizzazione militare è quella di indebolire la presenza della stessa nelle zone della città, conquistando, uno dopo l’altro, i numerosi strike-points disposti nelle stesse in modo da poter contare su un maggiore supporto logistico di miliziani della resistenza nel momento in cui si deciderà di scagliare l’assalto frontale al distretto di interesse. Altra novità rilevata rispetto alla demo dell’anno scorso, ambientata in una più “tranquilla” yellow-zone, è la possibilità di correre per i livelli a bordo di una moto: la filosofia hit and run ci porterà infatti a lanciare veloci attacchi di sorpresa ai nemici e, altrettanto velocemente, a fuggire dalle loro grinfie anche grazie alla presenza di questo mezzo motorizzato. La concezione open world del titolo resta però parzialmente castrata dall’impossibilità di girare liberamente per il mondo di gioco: allontanarsi eccessivamente dal fulcro dell’azione ci porterà a una sorta di “desincronizzazione” con l’esperienza di gioco interrompendo dunque il nostro libero vagare per le strade di Philadelphia.

ARVE Error: id and provider shortcodes attributes are mandatory for old shortcodes. It is recommended to switch to new shortcodes that need only url

 

Per meglio approfondire cosa sia realmente cambiato in un anno di gestazione abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con gli sviluppatori, chiacchierata che qui vi riportiamo.

GameSoul: Prima di questa GamesCom 2015, Homefront: The Revolution si era mostrato in occasione dell’E3 2014. Cosa è cambiato da allora?

DS: Escludendo le varie vicissitudini inerenti il team di sviluppo, che penso conosciate bene, abbiamo inserito nel gioco la RED ZONE. La demo dell’anno scorso era focalizzata sulla yellow zone: nella red-zone la resistenza si trova ad aver a che fare con delle forze militarizzate molto più aggressive. Dall’anno scorso abbiamo introdotto la possibilità di fuggire in motocicleltta, abbiamo ampliato il concetto di open world inizialmente previsto ed abbiamo inserito la possibilità di customizzare le armi. Un cambiamento di cui andiamo particolarmente fieri è l’introduzione di una compoente strategica mediante l’inserimento degli strike points in modo da fornire alla resistenza un maggiore appoggio logistico in caso di acquisizione degli strike points.

GameSoul: Previsto inizialmente per il 2015, Homefront: The Revolution è stato rimandato al 2016. Questo ritardo permetterà di utilizzare le DirectX 12 in Homefront: The Revolution?

DS: La versione che abbiamo qui è una versione pre-alpha ancora in evidente ed avanzato stato di lavorazione. Il bello di lavorare con uno strumento come il Cry engine è la sua flessibilità. Non possiamo rilasciare precise specifiche di lavorazione ma, di sicuro, la versione finale presenterà una ottimizzazione del codice che introdurrà anche l’utilizzo delle direct x 12. E’ però troppo presto per dire cosa questo comporterà a livello di gameplay e di incremento prestazionale.

GameSoul: Crytek è storicamente una software house pc oriented – Il pc è sempre la piattaforma di riferimento o lo sviluppo di Homefront procede parallelamente su tutte e 3 le piattaforme?

DS: Stiamo sviluppando per tutte e 3 le versioni e, per quanto la versione pc sarà ovviamente la versione migliore, la flessibilità del cry engine ci permetterà di trarre il meglio anche dalle console. Per evitare inoltre casi come quello di Batman, abbiamo assunto anche dei programmatori specializzati in sviluppo su console per ottimizzare lo sviluppo del titolo senza lasciare nulla al caso.

GameSoul: Il sistema di customizzazione delle armi rischia di essere un game changer per Homefront, dicci di più.

DS: Flessibilità è la chiave del nostro sistema di customizzazione: la ricerca della componentistica aggiuntiva nelle rovine del mondo permetterà agli utenti di cambiare completamente l’esperienza di gioco: sarà possibile cambiare mirino, canna del fucile o dell’arma ed anche tipologia di proiettili. L’idea alla base di Homefront: The revolution è quella di permettere ad ogni singolo giocatore di creare il suo arsenale personalizzato e di accedere a questo arsenale in modo dinamico durante il combattimento. Quello di Homefront è un mondo povero di risorse ed è nostra intenzione quella di fornire pochi proiettili, poche armi e la necessità di frugare nel mondo alla ricerca di soluzioni per sopravvivere.

Homefront è il mix perfetto di strategia ed azione

L’hands on inerente la pre-alpha sia della versione pc che quella Xbox One di Homefront: Revolution, ci fa ben capire il perché del recente rinvio ad un non meglio specificato 2016.

Homefront: The Revolution, per quanto gradevole e ben congegnato, ha ancora bisogno di molto lavoro di raffinamento, sia riguardo il frame-rate (ballerino su ambo le versioni), sia riguardo i tempi di caricamento tra una morte e l’altra che, allo stato attuale delle cose, superano abbondantemente il minuto su ambo le piattaforme.

Homefront si presenta comunque al grande pubblico gravido di molte aspettative che, se mantenute, ci daranno uno dei giochi più interessanti del 2016.