Hideo Kojima dopo Death Stranding: quale sarà la sua prossima opera?

La potenza della settima arte di Kojima-san

Hideo Kojima

Nel cuore di ogni appassionato di videogiochi, dei bei videogiochi, quelli capaci di lasciare una traccia indelebile nel DNA degli attuali “giovani uomini” c’è lui, Solid Snake, personaggio creato da Hideo Kojima, vero e proprio simbolo di questo medium, oltre a essere ricordato negli anni a venire come una vera e propria Star.

In quel 1999 (sì, perché a quei tempi i giochi in Europa arrivano con un po’ di ritardo) non era raro ritrovarsi a discutere tra i banchi di scuola su “come sbloccare un elegante smoking per l’eroico protagonista”, oppure a scommettere sull’attore che avrebbe dovuto interpretarlo in una probabile (e finalmente ora in lavorazione, con la regia di Jordan Vogt-Roberts) trasposizione cinematografica (personalmente ho sempre scommesso su Kurt Russell, dopotutto “Fuga da New York” sembrava essere una certezza e non solo per via dell’identico nome del protagonista).

La penna che ha dato via a una saga più che memorabile, dopotutto, era quella di Hideo Kojima, un nome che – lo ammetto – nulla mi diceva quando ero poco più che un adolescente. Anche perché agli inizi degli anni 2000 il videogioco era un lusso che troppe volte non potevamo permetterci e già era una bella fortuna avere tra le mani un joypad e un titolo del calibro di Metal Gear Solid.

Hideo Kojima

Il cameo di Kojima in MGS V: The Phantom Pain

Una stilografica assai prolissa, così ricca di fantasia da poter mettere su carta storie da oltre quattrocento pagine, una mente talmente ispirata che diventava un “problema” per qualsiasi editore la pubblicazione su riviste specializzate. Non è un caso che molti critici definiscano visionario il buon Kojima,  artista capace di modellare come l’argilla vicende estremamente intricate, trasformandole in un vaso solido e impreziosito da dettagli assolutamente originali.

É proprio con Death Stranding che Hideo Kojima è riuscito a tirar fuori in modo ancora più incisivo il regista che sognava di essere fin da bambino, quando i genitori assorbiti quasi completamente dalla frenetica vita lavorativa lasciavano il tempo al piccolo Hideo di assimilare la cultura popolare del paese dinnanzi a una TV che in quegli anni “esplodeva” di grandi idee e di ripresa economica.

Death Stranding è stato un po’ come una seconda giovinezza per il famoso autore, dopo la separazione con Konami, avvenuta alla fine del 2015 (come non ricordare la cancellazione di P.T., il teaser interattivo che doveva introdurre un ipotetico nuovo Silent Hill) e la conseguente rinascita di Kojima Productions come studio completamente indipendente.

La lungimiranza di Kojima e il suo modo di essere incredibilmente stacanovista ci ha permesso di vivere esperienze assolutamente fantasiose, contraddistinte da sorprendenti punti d’incontro con il nostro quotidiano. Non sono state poche, per esempio, le persone che hanno confrontato un po’ scherzosamente (o semplicemente per sdrammatizzare) la realtà durante il lockdown con le impressionanti consegne effettuate da Sam Porter Bridges (Norman Reedus) in Death Stranding.

Un artista capace di modellare come l’argilla delle vicende estremamente intricate

Sono dell’idea che il modo di creare narrazione di Hideo Kojima sia assai ricercato, con la grande capacità di rendere possibile tutto ciò che non lo è. Tuttavia il mondo è bello perché è vario ed è fermamente lecito che il pubblico sia diviso tra coloro che ritengono le sue opere troppo ricche di cutscene, e a tratti noiose, e quelli che riescono a immedesimarsi completamente nelle vicende.

Dopotutto Kojima è ben consapevole che l’innovazione lascia perplessi gli abitudinari sin dai tempi di Metal Gear, che mescolava elementi cinematografici al gameplay. Ma nonostante tutto riesce sempre a far parlare di sé, e “non importa che se ne parli bene o male l’importante è che se ne parli”, o almeno così parafrasa un passo de “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde.

E a proposito di far parlare di sé, in questi giorni la Kojima Productions è ritornata in scena, dopo l’approdo di Death Stranding su PC, grazie ad alcuni “stuzzicanti” rumor che hanno fatto ingolosire i fan più accaniti. In sostanza, il compositore Ludvig Forseell ha pubblicato la foto di una sessione di registrazione per un progetto misterioso.

Come sappiamo, nella società in cui viviamo nulla può essere sempre nascosto e quindi, per forza di cose, Kojima Productions ha dovuto rivelare al mondo intero di essere al lavoro su un nuovissimo videogioco.

Da quel che possiamo intuire si dovrebbe trattare di un titolo assai ambizioso (non che tutti gli altri non lo fossero) e lo si comprende soprattutto dall’importanza data alla ricerca di nuove tipologie di artisti e programmatori: un segnale che fa enormemente bene all’industria nel periodo storico e sociale che stiamo attualmente vivendo.

Purtroppo non si hanno altri dettagli in merito, ma provando a rispondere alla domanda del titolo dell’articolo voglio optare per un sogno, una favola forse, e scommettere i miei 5 centesimi su un probabile “ritorno allo sviluppo” di Silent Hill. Forse l’ho sparata troppo grossa, ma riflettiamoci un attimo: Kojima con la collaborazione di Guillermo del Toro aveva estratto dal pallottoliere quel fantomatico P.T. che ci aveva fatto prendere un bello spavento (in senso buono), per poi vedere infranti i nostri sogni come neve al sole.

P.T. in una cartolina da brividi

Tuttavia i rumor su un possibile reboot di Silent Hill sviluppato da Sony, con la collaborazione di Konami, continuano inesorabili e sapere che Hideo Kojima è a lavoro su un nuovo progetto introduce un nuovo tassello a questo fantasioso puzzle. Se arrivasse effettivamente l’annuncio potrebbe rivelarsi una di quelle Killer App che potrebbe rendere gli appassionati le persone (forse) più felici del pianeta. La speranza è pur sempre l’ultima a morire.

La scommessa è su un probabile “ritorno allo sviluppo” di Silent Hill

Continuando a fantasticare, presupporre un sequel di Death Stranding non dovrebbe essere troppo fuori luogo. Qualche settimana fa Hideo Kojima su Twitter ha pubblicato diverse immagini che indurrebbero noi “comuni mortali” a pensarlo. Nel dettaglio si tratta di una bambolina raffigurante un neonato simile al BB (Bridge Baby), distesa su un artwork che raffigura una struttura dallo stile fantascientifico.

Hideo Kojima

La “famosa” Landing Ship

Diciamocelo: questa immagine può non avere nessun collegamento con un Death Stranding 2 anche perché i messaggi di Kojima sono sempre fuori da qualsiasi schema logico (ed è un complimento). Ma Yoji Shinkawa, il famoso character design e illustratore giapponese, nel corso di un “Ask me Anything”, su Reddit, è stato chiamato in causa in merito a questa “Landing Ship” disegnata da lui stesso e postata da Kojima. La risposta? “È un segreto”.

Dopotutto Death Stranding è in profitto e, nonostante gli alti e bassi, il gioco sta andando molto ma molto bene (disponibile da GameStopZing sia online che in negozio). Certo è che potrebbe trattarsi di un progetto completamente inedito, qualcosa su cui non riusciamo a sbilanciarci più di tanto, dato che ci vorrebbe una fantasia che superi di gran lunga quella del famosissimo autore.

L’astronave rimanda ai viaggi spaziali, a qualcosa che coinvolga intelligenze aliene. Difficile da dire, ma su un punto siamo assolutamente d’accordo: Kojima-san anche questa volta ci sorprenderà e “non ci farà capire niente” fino al giorno del debutto della sua nuovissima creazione… e non vediamo l’ora!

Hideo Kojima


Da quando ha viaggiato nel tempo a bordo della Time Machine DeLorean DMC-12 la sua vita è cambiata radicalmente. Amante dei viaggi del tempo, predilige le console dai tempi del NES.

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