GDC 2018

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San Francisco – El Presidente, il più amato e carismatico dittatore che República de Tropico abbia mai avuto (fosse immortale, sarebbe anche l’unico, in assoluto), è pronto a ricevere l’investitura per un altro mandato, con un entourage nuovo di zecca a supportare la sua candidatura (dall’esito pressoché prevedibile: e chi lo smuove da lì?): dopo le lamentele della fanbase per via dei cambiamenti che Tropico 5 e il suo nuovo engine hanno apportato al delicato equilibrio della storica serie, portando non pochi a preferirgli di gran lunga il predecessore, Kalypso ha deciso di fare retromarcia e affidare il timone ad un team nuovo di zecca, i tedeschi Limbic Entertainment, già al lavoro su Memories of Mars e, in passato, ad alcuni capitoli della serie Might & Magic.

Nulla di concretamente vicino alle gesta del Presidente, ma da quanto mostratoci alla GDC di San Francisco, il team sembra sapere il fatto suo, proponendo un mix di novità più o meno impattanti, e al contempo alcuni graditi ritorni di fiamma.

La novità più evidente è, senza ombra di dubbio, il passaggio all’Unreal Engine 4: più libero, più potente e in grado di regalare scorci niente male, ha permesso a Limbic di prendere le redini della serie nel migliore dei modi, ma i veri benefici non sono tanto di natura estetica, o meglio, non solo: è cosa succede nelle retrovie a trarre vantaggi non indifferenti dalla nuova infrastruttura, a partire dall’Intelligenza Artificiale rivista da zero, con “sudditi” credibili e per certi versi davvero indipendenti, da poter seguire con un apposito tasto in tutte le loro attività quotidiane, alla base di una città/nazione viva e pulsante. Se anche all’atto pratico avremo a che fare con dei cittadini dai comportamenti reali e credibili, questo potremo confermarlo o smentirlo solamente in fase di recensione, ma per ora abbiamo apprezzato la possibilità di seguirne ogni passo, come dei veri e propri dèi. Altro elemento lampante e nuovo di zecca è il passaggio dalla semplice isola all’arcipelago: ora le mappe ospitano infatti morfologie più ricche e complesse, con vere e proprie isole (connesse attraverso ponti e navi con cui trasportare cittadini, operai e turisti) di varia grandezza a donare un tocco di varietà, ma anche e soprattutto a permettere di ridistribuire popolazione, industrie e risorse naturali con giacimenti di varia natura sparsi qua e là, tutti da sfruttare saggiamente. Resta infatti la necessità di dover dare un’impronta ben definita alla propria gestione di Tropico, optando per un approccio più eco-solidale, incentrato ad esempio sul turismo, dando retta ad una delle fazioni che cercheranno di fare pressioni ai piani alti (gli ambientalisti), oppure lasciarsi tentare dalle mazzette degli industriali, che spingeranno invece per tappezzare il mare del paese di impianti petroliferi.

È ancora presto per sbilanciarsi sul nuovo sistema di ricerca, appena accennato, ma qualche parola la meritano sicuramente le meraviglie del mondo, e l’esilarante metodo per accaparrarsele: in qualsiasi altro gestionale basta acquistarle con denaro sonante ed eccole comparire all’improvviso nel cuore della propria città. In Tropico 6, nel pieno stile dissacrante a cui Kalypso ci ha abituato negli ultimi 15 anni, bisogna chiedere a Penultimo, il fido aiutante del Presidente, e ai servizi segreti, quale delle 17 meraviglie (su 147 edifici in totale presenti in questo capitolo) vogliamo nel nostro regno, dal Colosseo alla Tour Eiffel. Durante la nostra demo, lo sviluppatore ha richiesto proprio quest’ultima, mostrandoci l’avvio della missione da parte dell’esercito, che ha spiccato il volo per andarci a prendere l’ambito monumento, ma c’è un problema: Penultimo ci avvisa che c’è il bisogno di distrarre i francesi, affinché non si accorgano del furto, e propone di inviare 500 unità di formaggio, cibo di cui vanno ghiotti, per tenerli impegnati. La missione va quindi a buon fine (non è così scontata come cosa), ed ecco il nostro aereo portarci pezzo per pezzo la torre, con cui attirare ancor più turisti.

Insomma, come fare a resistere a tutto ciò? Ci sono poi i disastri naturali, impossibili da evitare, ma per i quali si potrà correre ai ripari riducendo al minimo i danni (ad esempio tenendo pronti eserciti di pompieri nei pressi di un vulcano pronto ad eruttare), il discorso di elezione, tornato dopo l’assenza nel quinto capitolo, con cui promettere a destra e a manca e convincere gli indecisi a votarci (ma guai poi a non mantenerle quelle promesse una volta tornati a dominare il paese).

In poche parole, l’operazione di Limbic è quella di riportare Tropico ai suoi recenti fasti, introducendo al contempo qualche piccola ma significativa novità (oltre ad un engine grafico nuovo di zecca), senza però stravolgere la serie di Kalypso: i panni del dittatore, per quanto personalizzabili (come del resto il suo palazzo, altra gradita novità), restano sempre gli stessi, col mix di ironia e di serie strategie con cui tenere in pugno l’isola (ora divenuta arcipelago) sia in missioni scandite da un filo conduttore che nelle mappe puramente sandbox e totalmente imprevedibili. Basteranno a lasciare il segno nel cuore dei fan, o servirà ancora più carne al fuoco per riconquistarli?

Tropico 6 GDC 2018 GameSoul


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