Gameplay Expo 2015: Malpensa Fiere sotto gaming

Old school vs. modernità

Gameplay Expo 2015: Malpensa Fiere sotto gaming

Nella giornata di sabato 12 abbiamo preso zaini e macchine fotografiche varie per fare un salto in quel di Milano, precisamente nella zona fiere di Malpensa. Non si tratta di un bellissimo parco come quello di Sigurtà o di una “Cosplayata” in spiaggia, così come non si è all’interno di una cornice strabiliante del calibro di Lucca, ma di qualcosa di più timido e riservato, un evento classico e molto somigliante ad un mercatino del videogioco e fumetto.

Malpensa Fiere ha ospitato la Gameplay Expo 2015 nel padiglione numero 2 dello stabile, ma quella che andrete a leggere non sarà una banale “recensione di una fiera”, citando Yotobi, ma un’informativa contornata da una piccola chicca.

Partiamo dalle ovvietà: il mercatino, o mercato, riguardante i videogame. Come ogni buona fiera che si rispetti l’area dedicata a venditori ed espositori è stata generosa e, ovviamente, collocata subito all’ingresso nel padiglione per attirare i visitatori e il loro portafoglio. Parliamo del padiglione 2, non del numero 1 che ospitava rivendite di elettronica e meccanica parecchio datata, che ci ha spiazzato all’arrivo in fiera…

Gameplay Expo 2015 (62)Di buono, tagliando corto, c’è stato che i prezzi di gadgettistica e oggetti vari non erano così elevati come nelle fiere più grandi e storiche, con costi per action figure, maglie e chi più ne ha, più ne spenda, nella media. Con un centinaio di Euro, crisi permettendo, era possibile portare a casa diversi cimeli videoludici e non, salvo casi di pezzi rari, una cosa che durante esposizioni più “importanti” non è possibile: pensate solo a Lucca, dove statuine assolutamente comuni possono raggiungere cifre intorno agli 80/90 Euro l’una, obbligandovi a vendere un rene, se non direttamente un vostro parente, per pezzi più grossi.

Il gioiello della fiera, anche se grezzo e ancora da intagliare a dovere, è stato quello che noi chiamiamo il banco delle meraviglie (che si sarebbe tramutato nel Banco dei Pugni a causa di una copia PC originale di Final Fantasy VII soffiatami sotto al naso NdZack), una serie di tavoli con in vendita il meglio del meglio del gaming che affonda le proprie radici nel NES e finisce nella prima console Sony: cartucce dorate recanti The Legend of Zelda, controparti più piccole per Pokémon Giallo e Blu, Gameboy Color e non, Dreamcast, Gamecube, titoli per PlayStation One e molto altro erano acquistabili a prezzi “umani”, senza dover mettere mano a reni e parenti citati nel paragrafo qui sopra.

Il discorso vale anche per i gadget, come accennato poco fa. Partendo dal gaming, proseguendo per anime e manga giapponesi, per finire con vere icone del fumetto americano e italiano, la scelta è stata molto varia contando le limitate dimensioni della fiera e l’affluenza non troppo entusiasmante. Forse siamo stati noi che abbiamo sbagliato il giorno di visita (in quanto la domenica ci sarebbero stati tornei a premi e gare cosplay), forse si tratta di un evento poco conosciuto, ma di regali da fare, e farsi, ce ne sono stati parecchi, anche per i più sofisticati che vorrebbero 200 droni in giro per casa.

Ad inizio articolo abbiamo accennato ad una chicca, ed eccola qua: la zona dedicata al gaming vecchio stampo, quello dannatamente old-school. Di norma ci si trova a confrontarsi con file interminabili di giocatori risalenti all’epoca di Woodstock, ma non è stato questo il caso, con banconi, pistole ottiche e vecchie glorie prese d’assalto da una marea di bambini e adolescenti strabiliati da quello che avevano davanti.

La modernità è bella, sia chiaro, ma poter trovare una zona rifornita di Virtual Boy, Space Invaders, Killer Instinct, Pong e quant’altro è sempre bello e se unita alla passione di videogiocatori di “primo pelo” non può che strappare un sorriso a chi li guarda. Vedere tutti questi visori per la realtà virtuale, o aumentata, presentati in occasione di Expo da milioni di Dollari è certo una gran cosa, ma vedere un ragazzino giocare a Mario Tennis sul Virtual Boy è tutt’altra storia. Se poi aggiungiamo che ogni singolo gioco non necessitava il pagamento di un Euro, ma era completamente gratuito, l’esperienza acquista valore aggiunto, per la gioia di giocatori e genitori (che non hanno visto il proprio portafogli lapidato, come accadeva nella nostra giovinezza nelle sale coin-op)

In conclusione, gli elementi “accessori”, che chiameremo così solo ed esclusivamente perchè esulano dal campo dei videogame, non certo per la minore importanza: i tavoli da gioco disponibili al pubblico. X-Wing e Magic: The Gathering su tutti, sono stati presi d’assalto dai giocatori più accaniti, ragazzi e ragazze che hanno deciso di sfidare avversari sconosciuti e si sono messi in gioco, tirando dadi come forsennati, gioendo per la vittoria e buttandola sul ridere per la sconfitta.

Questa è stata la Gameplay Expo 2015, un evento che sicuramente va visitato e vissuto, soprattutto per scoprire i retroscena del mondo dei videogame, per i più giovani, e rivivere per una giornata il proprio passato, per i più “anziani”.

 


Appassionato e divoratore sfegatato di videogame, scemo a tempo pieno, cacciatore di Cosplayer, cuoco mercenario e cercatore di risposte a domande esistenziali come: "A cosa servono gli slot uniti delle armi di Final Fantasy VII?", "Cosa diavolo sono le Junction?", "Freija che animale è?" e "Quina quant'è brutta?". Comunque non ho ancora capito quanto sia brutta Quina e se Freija sia un topo o uno shitzu.

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