San Francisco – Se avete più di trent’anni sul groppone e non conoscete Full Throttle, sappiatelo, siete delle persone orribili. Uno, perché chi vi scrive ha passato gran parte della propria infanzia a perdere diottrie con sessioni interminabili di pixel hunting chiedendosi come l’oggetto x potesse incastrarsi con quello y per soddisfare le richieste del signor Z; due, perché stiamo parlando di uno dei titoli più celebri, apprezzati e divertenti dell’intera storia della mai troppo compianta Lucas Arts. Full Throttle, per l’appunto: e basta a farci scendere una lacrima di commozione in memoria dei bei tempi andati.
Giusto per informare i pochi che non hanno la vaga idea di cosa stiamo parlando, Full Throttle narra le gesta di Ben, centauro muscoloso e poco incline al dialogo costruttivo, ritrovatosi messo al tappeto da due energumeni di una banda rivale in prossimità del famigerato bar Kick Stand. Da qui in avanti, enigma dopo enigma, Ben si ritroverà coinvolto in un caso di omicidio di cui verrà incolpato, ritrovandosi costretto a scappare e a trovare un modo per riappropriarsi del proprio onore e di quello della propria banda. E, non ultimo, di farla pagare a chi di dovere.
Rispetto ai tradizionali titoli Scumm, Full Throttle abbandonava la classica interfaccia testuale (quella dei primi due Monkey Island) in favore di un menu contestuale a immagini, affine a quello presente in The Curse of Monkey Island, che gli permette di volta in volta di parlare con altri NPG, di utilizzare un determinato oggetto presente in scena e, non ultimo, di sferrare un calcione mastodontico, utilissimo per ingraziarsi nuove amicizie o “aggiustare” porte chiuse a chiave. Il tutto senza dimenticarci dell’inventario, altro marchio di fabbrica Lucas Arts, dove vengono “salvati” gli oggetti raccolti, che poi andranno combinati o utilizzati a seconda delle occasioni e dei puzzle incontrati.
Ok, fine del ripasso. In occasione di GDC 2017 abbiamo potuto provare con somma gioia Full Throttle Remastered, terzo anello dell’operazione Amarcord di casa Double Fine, disponibile nel corso dell’anno per PS4 e – lo so, faticate a crederci – per PS Vita. Una Remastered delle grandi occasioni, esattamente come quelle di Grim Fandango e Day of the Tentacle, che ripropone in chiave ammodernata il tradizionale gameplay dei titoli punta e clicca rivisitandone la veste grafica, quantomai colorata e convincente, e alcune delle meccaniche base. Nulla che rivoluzioni l’essenza ultima del titolo stesso, che pur sempre un Adventure Game rimane: diciamo che, anche questa volta, seppur in modo nettamente meno invasivo delle precedenti riedizioni, Full Throttle Remastered appare più piacevole e pratico anche ai meno avvezzi del genere.
Impressioni dalla GDC 17
Full Throttle Remastered è il sogno bagnato per chi, la bellezza di 20 anni fa, trascorreva notti insonni su schermi VGA e mouse preistorici alla ricerca di quel dannato pixel che, una volta individuato, modificava il cursore del mouse mandando le folle in autentico visibilio. Un titolo eterno, sempreverde, dal fascino di una volta e dalla giocabilità, per quanto anacronistica rispetto agli standard attuali, congelata in una dimensione peculiare e sempiterna. La gioia assoluta, ed è la terza nel giro di due anni, per chi a Schafer, Gilbert, Grossman e soci deve molto più di qualche pomeriggio trascorso davanti al PC. Full Throttle Remastered, per i vecchietti del punta e clicca e per i giovani che ne sapranno apprezzare gameplay, humor e narrativa, è una piccola perla del passato che torna a splendere su console PlayStation. E per noi, questo basta e avanza.