Freedom Wars – Recensione

Freedom Wars – Recensione

Il piccolo gioiello di casa Sony non gode di una bacheca titoli numerosamente nutrita, ma c’è da dire che in questi due anni e mezzo di carriera qualche coniglio dal cilindro è saltato fuori. HD Collection e porting sviluppati non proprio a regola d’arte hanno spesso  fatto innervosire i fan di PSVita consapevoli di avere tra le mani una portatile dalle indubbie potenzialità, ma mal sfruttate. Per fortuna, a tirare la carretta, ci ha sempre pensato la madre patria. Proprio dal mitico Japan arrivano i prodotti first party che caratterizzano di più la console: vedi Persona 4 Golden e Gravity Rush.

In questo autunno pieno di uscite (finalmente, ci voleva! ndf) PSVita si aggiunge alla compagnia e, dopo aver lanciato Akiba’s Trip sul nostro mercato, giunge anche l’attesissimo Freedom Wars. Per questo titolo, uscito in Giappone già da qualche mese, le parole si sono sprecate e spesso in malo modo. Etichettato da subito come il Monster Hunter di Vita ha perso un po’ di fascino, in particolar modo per la fetta di giocatori non amanti del tipico genere Hunter. Ma sarà proprio così? Proseguite la lettura se volete scendere con noi nei meandri del Panopticon di Freedom Wars.

“Lo psicoreato non comporta la morte, esso è la morte”

tratto da “1984”, George Orwell, 1949

PT Era 102014, le risorse sul pianeta Terra scarseggiano e i sopravvissuti che la popolano sono divisi in Cittadini e Peccatori. I Cittadini rappresentano una élite di esseri pensanti più intelligenti della media, i Peccatori, invece, non sono altro che prigionieri del Panopticon di cui fanno parte. Una risorsa utile solamente a migliorare il “benessere” di una società che di sociale non possiede più nulla. Noi faremo parte ovviamente della seconda categoria. Dopo aver perso la memoria in battaglia saremo regrediti al più basso livello del Panopticon che si collega direttamente all’idea di carcere ideale pensata alla fine del 1700 dal filosofo Jeremy Bentham. Un inquietante sistema di prigionìa in cui un unico sorvegliante può osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di una istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se sono in quel momento controllati o no. Un vero e proprio Grande Fratello che ispirò la magnifica opera letteraria di George Orwell “1984”. Chi ha letto il libro non faticherà a ritrovare le stesse sensazioni e le stesse atmosfere premendo start dopo i titoli iniziali. La struttura narrativa di Freedom Wars si fonde sin da subito con un gameplay faticoso, cervellotico, ma al contempo entusiasmante che obbligherà il nostro alter ego a cadere in trappole legislative che non faranno altro che aumentare la pena da scontare che ammonta a ben 1.000.000 di anni. Unico modo per scalare “velocemente” il periodo di reclusione sarà contribuire alla causa comune prendendo parte a missioni di combattimento o donando materiali ed armi al Panopticon a cui scegliamo di appartenere (Roma, Hong Kong, Parigi, New York ecc..). Ogni diritto ci sarà sottratto, ogni nostra azione non autorizzata comporterà una punizione fino a che non riscatteremo uno ad uno i pezzi della nostra libertà.

Un incipit narrativo con pochi eguali. Un concept filosofico di non facile approccio, ma soprattutto non semplice da supportare durante lo svolgersi del gioco, tanto che altri esempi creati da ispirazioni simili (vedi Remember Me di Capcom per citarne uno) hanno tradito le attese una volta passate le prime ore di gioco. Freedom Wars tenta la scalata buttandoci subito sul campo di battaglia. Dopo un veloce ed elementarissimo tutorial saremo pronti per svolgere le prime missioni in compagnia di altri Peccatori e dei rispettivi “automi” di accompagnamento. Anche noi ne avremo uno a cui impartire direttive che, con l’evolversi del gioco, potremo personalizzare. Le prime uscite ci vedranno svolgere operazioni di rivendicazione di Cittadini presi in ostaggio dai Rapitori, grossi corazzati che tentano di rubare risorse da quello che rimane del nostro povero mondo. Man mano che il gioco si fa duro le operazioni muteranno in rastrellamento risorse, distruzione di altri Rapitori e maggior numero di Cittadini da rivendicare. Ecco, giunti a questo punto i nodi arrivano al pettine. Il sistema di crescita del personaggio è degno di un ottimo RPG di azione che non stancherà di certo l’attenzione dei gamers, ma la varietà di missioni scarseggia e, allo stesso tempo le ambientazioni delle stesse risultano poco diversificate. Il nostro protagonista si ritroverà spesso a combattere nelle medesime aree cittadine e le operazioni svolte in una area specifica del carcere detta “Il Giardino” modificherà le proprie sembianze, ma non le azioni da svolgere. Vero è che le variabili saranno molte: le armi da portarsi dietro saranno di vario tipo passando dai “rovi” in dotazione ad ogni Peccatore (una sorta di rampino con funzionalità molteplici) fino all’artigliera pesante, alle armi da mischia ed anche diversi tipi di granate. Tutto modificabile dall’HUB e nelle Strutture di Gestione che potremo creare. Qui utilizzeremo le risorse conquistate in battaglia. Anche in questo caso, però, una maggiore attenzione alla possibilità di fusione, alla modifica moduli e un più profondo metodo di sfruttamento delle risorse avrebbe giovato non poco all’esperienza di gioco: più di una volta ci ritroveremo a selezionare risorse senza conoscerne le reali funzioni.

In ogni caso, per alcune di queste sbavature si può chiudere un occhio, siamo meno comprensivi invece sull’evolversi della trama che sulle prime risultava così ben definita. Come detto, il gioco si presenta veramente bene e si impenna sin dagli inizi lasciando spazio all’idea di un’avventura che prenderemo per le corna, purtroppo rimarremo presto con l’amaro in bocca. Dopo una ventina di ore di gioco la storia compirà la sua evoluzione lasciandoci in dono la sensazione di avere tra le mani un’opera che ancora avrebbe molto da dare (non solo in fatto di anni di pena ancora da riscattare). Vero è, che il gioco trova la sua forza nel comparto online. Sia in modalità competitiva che in modalità co-op sarà uno spasso giocare a Freedom Wars, soprattutto se si ha una squadra di amici con cui condividere la caccia, oppure a patto di trovare dei buoni compagni nelle sale di attesa al multiplayer. In questo caso gli anni da scontare a Storia conclusa non sembreranno mai troppi e potremo continuare ad inserire la cartuccia nella nostra PSVita in favore del grinding selvaggio!

Anche sotto il profilo tecnico Freedom Wars si mostra sotto luci intasate da ombre molto ingombranti. Come detto in precedenza, avremmo gradito di certo una maggiore varietà per quanto riguarda gli scenari di combattimento. In ogni caso, sarebbe stato comunque auspicabile trovare meno poligoni nei campi di battaglia e avvertire minori cali di frame nelle fasi più concitate dei vari scontri. Al contrario, le cut scenes evidenziano che lo schermo di PSVita può mostrare delle vere caramelle per gli occhi, ma quando fruiremo delle grandi capacità della piccola Sony?

Apprezzabile la localizzazione completa del gioco, ovviamente in fatto di menu e sottotitoli. La scelta degli sviluppatori è stata quella di mantenere il parlato in giapponese per dare più carisma ai personaggi. Sotto il profilo audio, se giocato con buone cuffie il livello è decisamente soddisfacente in fase di combattimento. In esplorazione vari brani aiutano nell’immersione in questo mondo asettico e distopico.

In conclusione…

Freedom Wars rappresenta un tassello che ancora mancava su PSVita. A conti fatti il tentativo è buono e il bilancio sicuramente positivo. Certo, rimane l’amaro in bocca nel momento in cui si va ad analizzare pezzo per pezzo un titolo attesissimo come questo che avrebbe dovuto far respirare aria fresca alla portatile di casa Sony.

Purtroppo alcune pecche e disattenzioni minano alla base la perfetta riuscita di un gioco che parte in quarta, ma si perde nella scalata del suo stesso Panopticon. Coinvolgente nelle prime ore di gioco e divertentissimo da spolpare in compagnia di un team di amici, meno se acquistato per l’evolversi narrativo che avrebbe potuto e avrebbe dovuto dare molto di più.

Il prezzo non elevatissimo e il comparto online spingono comunque a consigliare l’acquisto. Un must have se siete fan di PSVita.

Voto: 7,5/10

Nato appena in tempo per veder trionfare gli azzurri a Spagna '82, ma quella sera dormiva. Muove i primi tasti con il Commodore 64 per poi passare alle gioie del NES e i floppy dell'Amiga. Da anni cerca di affinare il suo vocabolario cercando l'insulto perfetto per rispondere a Guybrush Threepwood in una loro privata discussione. Sta mettendo da parte i soldi per comprarsi una DeLorean.

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