Fire Emblem Fates: Conquista – Recensione

Viva il Re del NOHR!

Fire Emblem Fates
Fire Emblem Fates cast

Fire Emblem Fates è il nuovo capitolo della popolare serie di strategici di Nintendo e Intelligent System, che tornano su 3DS con un capitolo estremamente ambizioso: due storie differenti, per tre titoli vicinissimi ma molto diversi. Retaggio, Conquista e Rivelazione.

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Se c’è una cosa che non avevamo ben chiara quando abbiamo iniziato il nostro percorso di approfondimento in compagnia di Fire Emblem Fates era esattamente quanto differenti sarebbero stati Retaggio e Conquista. A Nintendo d’altronde non è la prima volta che decidono di far uscire un titolo di punta in due versioni differenti sulla falsa riga di Pokémon. D’altronde si tratterebbe, molto semplicemente, di sostituire i cari e vecchi mostri tascabili con i personaggi dell’universo Fire Emblem e il gioco è fatto. “Con Fire Emblem Fates Conquista potrai avere l’ebrezza di catturare in esclusiva Chariz…” forse no, ma ci siamo capiti.

Immaginate quindi la profonda sorpresa quando abbiamo scoperto che, rispetto a Retaggio, Fire Emblem Fates Conquista sarebbe stato tutto un altro gioco con non solo personaggi diversi, ma anche livelli, trama e meccaniche di contorno differenti! Senza indugiare oltre vediamo quindi nello specifico che cosa differenzia il duro cammino della Conquista e del freddo Nohr. rispetto a quanto visto nella nostra precedente recensione.

Partendo dagli stessi presupposti narrativi di Retaggio, Fire Emblem Fates Conquista si focalizza ancora sulla furiosa guerra fra l’impero di Hoshido e quello di Nohr ma questa volta narrata da quest’ultima prospettiva. Sebbene il nome possa fare intendere il contrario e per quanto discutibili possano essere le motivazioni del regno di Nohr, il protagonista della nostra storia è tutto fuorché malvagio o schierato dalla parte sbagliata del conflitto. Dopo esser venuto a conoscenza delle proprie origini Hoshidesi e delle reali intenzioni del padre adottivo nonché re del Nohr, Corrin (questo il nome predefinito dell’avatar) decide di rimanere comunque accanto Xander, Leo, Camilla ed Elyse e quella che ha sempre chiamato “famiglia” e questo nonostante le ire di Re Garon che farà di tutto affinché il nostro eroe passi a miglior vita fra una missione suicida e l’altra.

Quella che viene a delinearsi è quindi una storia del tutto inedita e diametralmente opposta a quella, se vogliamo, più banale di Retaggio. Nella fattispecie i personaggi che incontreremo vivono di una doppia luce particolarmente interessante in quanto palesemente personaggi schierati dalla parte “malvagia” del conflitto eppure caratterizzati da tutta una serie di comportamenti e virtù tipici invece degli eroi della serie. Xander per esempio, primogenito di Re Garon, dimostra un genuino attaccamento fraterno per Corrin e così vale per Leo, il rampollo più giovane, che per quanto definito come il più distaccato non tarderà a mettersi nei guai in più di un’occasione pur di venire incontro ai “capricci” del nostro eroe. Questi dualismi uniti a una missione più intima volta a soverchiare le gerarchie del Nohr dall’interno, contrariamente alle solite crociate di libertà, fanno di Fire Emblem Fates Conquista un capitolo totalmente inedito per gli standard della serie. Laddove la distinzione fra bene e male è sempre stata netta con fatti e personaggi che non lasciavano spazio di manovra alcuna, a questo giro bianco e nero sfumano in uno scenario bellico tutto da gustare e assaporare per la prima volta.

Quella che viene a delinearsi è quindi una storia del tutto inedita e diametralmente opposta a quella, se vogliamo, più banale di Retaggio.

Cambiano gli equilibri in gioco dunque, e, in questo caso, anche la sostanza. Appurate le differenze narrative che intercorrono tra Fire Emblem Fates Conquista e Retaggio, da qui in poi i due giochi prendono strade totalmente diverse: Scegliendo di schiarirsi con il Nohr il giocatore dovrà affrontare tutto un altro gioco, caratterizzato da missioni, personaggi e luoghi completamente differenti rispetto a quanto affrontato a fianco dell’Hoshido, ma sopratutto, molto più difficile.

In antitesi a quanto visto in Retaggio e quasi a voler onorare le sue origini, Fire Emblem Fates Conquista si propone sin da subito come un titolo ben più strutturato e arduo della sua controparte, con unità nemiche caratterizzate da valori di attacco e difesa decisamente sopra la media e soprattutto per degli obbiettivi da portare a termine molto più complessi ed elaborati rispetto a quelli visti in Retaggio. Questi ultimi prevedono, fra le altre cose, rocambolesche fughe, limiti di turni entro cui completare il quadro, zone da difendere o semplicemente il supporto costante di rinforzi nemici pronti a mettervi i bastoni fra le ruote qualora stiate tergiversando troppo. In quest’ottica, il lavoro svolto per cercare di dare a ognuno dei due giochi una propria personalità è da applausi a scena aperta e questo anche grazie ad alcuni picchi di sadismo che, nella direzione opposta a quella in cui si muove Retaggio, contribuiscono a rendere Fire Emblem Fates Conquista un titoli per giocatori più navigati (leggasi:veri e propri masochisti).

A sottolineare ulteriormente il fatto che Fire Emblem Fates Conquista sia un gioco spietato come i suoi antenati, per questa versione Intelligent Systems ha levato completamente la possibilità di poter affrontare sfide extra slegate alla trama principale e i sottocapitoli, un elemento che nei capitoli da Sacred Stones a oggi permetteva di accumulare risorse ed esperienza extra a tempo perso in modo tale da poter rinforzare il proprio esercito in vista delle sfide più ardue. Tolta tale possibilità, la concentrazione richiesta nell’affrontare ogni mappa diventa duplice e arrivare al boss della mappa (non fosse già abbastanza estenuante così) non è più l’unica priorità. Meglio quindi, ove possibile, prendersi un po’ di tempo in più per far partecipare allo scontro anche le unità più deboli o meglio ancora far infliggere loro il colpo di grazia in vista del fatidico “Level Up”. In caso contrario il rischio è quello di ritrovarsi alle battute finali del gioco con un team mal livellato o mal assortito, problema insormontabile che solo in parte può essere mitigando abbassando il livello di difficoltà o ricorrendo alla poco elegante “Phoenix Mode” in grado di rivivere i compagni caduti a pochi turni dalla lavoro disfatta. Poco elegante e per niente in sintonia con lo spirito del gioco.

Fire Emblem Fates Conquista

Aldilà dello spietato livello di difficoltà che contraddistingue i due giochi, un altro tocco di classe che abbiamo molto apprezzato è stata la volontà di Intelligent Systems di differenziare i due eserciti non solo per i personaggi che è possibile reclutare ma proprio per unità singole da utilizzare in battaglia. Accotonato l’estro stilistico tipico dell’esercito giapponese dell’Hoshido, Fire Emblem Fates Conquista torna ad abbracciare un immaginifico medievale fantasy in grado di attingere da decenni di storia e luoghi comuni ma a cui in fondo è impossibile non essere affezionati. Al comando del Nohr, il giocatore avrà a disposizione tutta una serie di truppe più classiche fra cui spiccano robusti cavalieri, appiedati e a cavallo, maghi e stregoni in grado di utilizzare diversi tipi di tomi magici ma sopratutto i devastanti Cavalieri Viverna, equivalente Nohriano del cavaliere pegaso (a ognuno il suo). Salvo qualche piccolo aggiustamento atto a pareggiare le unità dei due eserciti, insomma, il cast è quello tipico degli episodi più classici della serie, con i punti deboli e di forza delle singole ormai note in più e qualche piccola sorpresa legata alla nuova gestione del triangolo delle debolezze e il “Dual System” che permette a due personaggi di agire all’unisono quando sovrapposte.

Come in Retaggio, anche Fire Emblem Fates Conquista abbandona il tradizionale sistema “carta, forbice, sasso” da sempre utilizzato per stabilire gli equilibri in battaglia tra spade, asce e lance, in favore di un più ampio triangolo a due elementi in grado di abbracciare tutte le tipologie armi di gioco come archi, tomi e i nuovissimi shuriken. Per quanto sulle prime poteva non sembrare, la nuova ruota delle debolezze funziona ancora una volta alla perfezione per un’esperienza generale che non ne risente minimamente e, anzi, permette di sfruttare alcune falle negli eserciti nemici che altrimenti sarebbero stati inattaccabili. In questa direzione, anche la scelta di aver abbandonato una meccanica ormai vetusta e punitiva come la durabilità delle armi permette di non soccombere con troppa facilità agli attacchi avversari (ricordiamo sempre la minore presenza di crediti extra) e costringe il giocatore a uno studio più attento dell’equipaggiamento, proprio e nemico, alla luce dei nuovi bonus e malus forniti insito in ogni arma.

Fire Emblem Fates guard

Il “Dual System” dal canto suo ritorna pressoché invariato rispetto ad Awakening non fosse per una serie di correzioni che lo rendono meno abusabile onde rischiare di rimanere a secco di esperienza con determinati personaggi spesso declassati a mero supporto. Questo vuol dire che non è più conveniente affrontare intere battaglie con solo una coppia ben affiatata in quanto gli attacchi doppi ora avvengono solo se le due unità sono affiancate anziché sovrapposte. Oltre alle ovvie implicazioni belliche sul campo di battaglia, il “Dual System” ci viene incontro anche per parlare del sistema di  promozioni e di supporti che regolano i rapporti tra i personaggi, elementi che abbiamo già introdotto quando abbiamo parlato di Retaggio ma che, secondo noi, è necessario imparare a conoscere a fondo qualora decidiate di affrontare Fire Emblem Fates Conquista in quanto solo programmando accuratamente tutte le varie unioni e promozioni di classe sarà possibile riuscire a mettere le mani sulle unità e le abilità più forti, in modo tale da a venire a capo di tutte le situazioni di gioco.

Ancora una volta due unità che avranno raggiunto il livello supporto S avranno l’occasione di sposarsi e mettere al mondo un figlio (a voi scoprire come) in grado di ereditare classe e valori dei genitori. In maniera opposta a Fire Emblem Awakening, questa volta però i figli saranno legati al padre ed erediteranno le abilità della madre, ragion per cui non è difficile immaginarsi a dover “farmare” un determinato personaggio soltanto in vista del distruttore che potrà generare una volta raggiunto, ad esempio, il livello 15 da Eroe e aver sposato un potente stregone. Le combinazioni in quest’ottica sono praticamente infinite e rese ancora più interessanti dalla presenza di nuovi tipi di sigillo che permettono di riclassare un personaggio nella classe base del compagno oppure nella sua classe secondaria senza per questo perdere i livelli e le abilità apprese fino a quel momento.

Al netto di una trama più originale, una maggiore difficoltà che costringe a dare fondo a tutte le proprie conoscenze in materia, ma sopratutto, a una campagna meglio studiata, dovrebbe ormai essere chiaro Fire Emblem Fates Conquista e Retaggio si presentano proprio come due giochi distinti e sopratutto pensati per un pubblico differente. Scegliere di proteggere l’Hoshido piuttosto che iniziare il duro cammino di cambiamento del Nohr diventa quindi un’ardua scelta prevalentemente dettata dai propri trascorsi con la serie, con un titolo palesemente indirizzato a chi Fire Emblem non l’ha nemmeno mai preso in mano e l’altro invece ai suoi cultori. Tuttavia sarebbe un grosso errore cadere in questa semplice distinzione in quanto, dal canto suo, Fire Emblem Fates Conquista si presenta indubbiamente come un titolo più complesso e sfaccettato che chiunque dovrebbe giocare e non per questo meno adatto a chi volesse iniziare la propria avventura con questa serie proprio da questo capitolo. Anzi, proprio dopo aver provato a fondo ambedue le avventure, alla luce di quanto messo in scena con alcune missioni in Conquista, la nostra preferenza protenderebbe per quest’ultimo anche solo per essere uno dei capitoli che più di tutti hanno osato all’interno della serieserie. Salvo restando che ci troviamo di fronte a due mostri sacri che andrebbero acquistati assieme a occhi chiusi, senza pensarci due volte.

la direzione artistica generale sembra essere riuscita ad andare oltre ogni più rosea aspettativa

Vogliamo dedicare infine due parole al comparto tecnico, ritagliandoci questo spazio per parlare di Fire Emblem Fates in generale in quanto i due titoli non presentano differenze di sorta sotto questo punto di vista se non negli scenari che andremo ad affrontare durante lo svolgimento delle campagne. Ulteriormente affinato anche in questo campo, Fire Emblem Fates si serve del medesimo motore grafico che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nel 2013 con Awakening, ma nel far ciò Intelligent Systems ha deciso di rimaneggiare il tutto aggiungendo tutta una serie di effetti e migliorie atte a rendere il comparto visivo ancora più gradevole. Laddove sprite e modelli poligonali presentano lo stesso, ottimo, livello di dettaglio dell’edizione precedente, alcuni tocchi di classe come gli zoom che regolano il passaggio dalla griglia bidimensionale alle battaglie in 3D sono un’aggiunta davvero notevole e in grado di donare alla produzione quel pizzico valore aggiunto che non guasta mai. Altri elementi degni di nota sono le varie angolazioni da cui è possibile osservare i personaggi in battaglia ma soprattutto gli effetti speciali che accompagnano alcune mappe, in particolare quelli legati all’attivazione delle vene del drago, queste ultime in grado di rendere il campo di battaglia mai come oggi vivo e pulsante.

Allo stesso modo la direzione artistica generale sembra essere riuscita ad andare oltre ogni più rosea aspettativa, con un un contrasto fra Nohr e Hoshido sottolineato a più riprese non solo grazie allo stile differente con il quale sono stati tratteggiati i due eserciti ma anche grazie alle mappe che contraddistinguono le battaglie all’interno dei due regni: Più tetre e barocche quelle ambientate nel freddo Nohr e più solari e sfarzose quelle invece situate nel caldo Hoshido. Una contrapposizione impeccabile, ulteriormente avvalorata da una scaletta di temi musicali di prima classe capace di donare a ognuna delle due campagne un’atmosfera inedita tutta da scoprire.

Una piccola nota a margine sarebbe quella legata all’assenza, ancora una volta, di un doppiaggio omogeneo che non fosse solo composto da semplici frasi fatte o versi di dolore, ma vista l’enorme mole di contenuti presenti tra dialoghi e scene animate, ci troviamo dinnanzi al proverbiale pelo nell’uovo di pochissimo conto.

Conclusioni

Fire Emblem Fates Conquista e Retaggio sono due facce della stessa medaglia, così uguali eppure così diversi. Dopo aver letteralmente divorato la versione Retaggio, tutto avremmo pensato fuorché di ritrovarci a dover macinare ulteriori ore di insonnia anche in compagnia di Conquista. E invece, eccoci ancora qui, pronti a fare ammenda e a dover ammettere in qualche modo la superiorità di quest’ultima nei confronti della sua controparte: Fire Emblem Fates Conquista è un’esperienza se vogliamo ancora più completa di Retaggio, un’esperienza che colpisce basso, duro e non perdona. Eppure, nonostante tutto, un’esperienza bellissima.

Fire Emblem Fates Retaggio sarà pur stato concepito per avvicinare i neofiti alla serie ma è solo con Conquista che essi potranno apprezzare realmente ciò che ha reso grande la serie. Preparatevi, dunque, a mettere a dura prova la vostra pazienza e la batteria del vostro 3DS in un’avventura lunga e appassionante che vi porterà a conoscere personaggi unici e a viaggiare lungo ambientazioni incredibili. Preparatevi, a un gioco d’altri tempi che non regala niente e dove ogni conquista così come ogni errore sarà sempre e solo frutto di ardue scelte da ponderare con attenzione. Ma soprattutto, preparatevi a stamparvi il tasto di accensione sul pollice perché Fire Emblem Fates Conquista è il classico gioco che con le sue mille morti ti prende e non ti lascia tanto facilmente fino a quando non è stato portato a termine.

Good

  • Appagante
  • Ottimamente scritto
  • Un vero e proprio omaggio agli albori della serie

Bad

  • Certi passaggi frustranti
9

Superbo

Videogiocatore incallito, divoratore di film, seguace della via del Social: praticamente una vita passata a giocare, leggere e scrivere. A volte anche contemporaneamente.

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