Final Fantasy XVI è ciò di cui la serie ha bisogno speciale
Speciale 11 Lug 2022

Final Fantasy XVI è ciò di cui la serie ha bisogno

Fin dal suo annuncio, il team di Final Fantasy XVI ha dimostrato di avere una visione ben precisa per la sua fantasia finale. Il team di Naoki Yoshida è, in parte, lo stesso che ha lavorato e gestito lo sviluppo di Final Fantasy XIV e delle sue espansioni, ormai uno dei Final Fantasy più amati e apprezzati (all’unisono) dalla community. Non stupisce quindi, che il pubblico sia rimasto positivamente colpito dal progetto e dalla sua direzione. Il livello qualitativo del team è alto e ampiamente dimostrato, un tassello fondamentale alla luce delle problematiche che hanno caratterizzato il brand di Final Fantasy nello scorso decennio.

In soli due trailer, Final Fantasy XVI si è mostrato esattamente per ciò che è, mantenendo le sue promesse e tracciano un percorso chiaro da qui all’uscita, prevista per l’Estate del 2023. Se il trailer del 2020 ci aveva mostrato il nuovo universo di questo capitolo, dal tono più maturo e incentrato sulle guerre delle terre di Valisthea, l’ultimo scorcio dallo State of Play è andato anche oltre.

Nel trailer vediamo un susseguirsi dinamico di personaggi e situazioni narrative, focalizzate sulla dinamica del conflitto e sui rapporti tra i diversi personaggi. Per la prima volta però, vediamo Clive impegnato in degli scontri fatti e finiti, con tanto di interfaccia a schermo. Che Final Fantasy XVI fosse action era intuibile, ma poter vedere un gameplay così chiaro e diretto degli scontri è sicuramente interessante.

Ad un anno dall’uscita, abbiamo una visione d’insieme più chiara e definita, supportata da diverse dichiarazioni di Yoshida, che ci mostrano l’identità del progetto e la sua volontà di non commettere gli errori del passato. Una comunicazione che continua ad essere centellinata, vista la mancanza di informazioni precise circa il combat system. Eppure, dalle ultime interviste il quadro complessivo pare estremamente convincente, anche senza scendere nel dettaglio degli scontri, da cui possiamo carpire qualcosa semplicemente osservandoli.

Prima di tutto, il designer è Ryota Suzuki, uno sviluppatore veterano di Capcom che ha lavorato alla serie di Devil May Cry e Dragon’s Dogma. Proprio quest’ultimo dovrebbe darci una differente chiave di lettura sulla questione “action rpg”, visto il grande spessore che aveva Dragon’s Dogma, di cui lui era lead e gameplay designer. L’action-rpg di Capcom riusciva ad unire la complessità e stratificazione degli action game puri all’approccio di un RPG, dando vita ad uno dei sistemi di gioco più interessanti e divertenti degli ultimi anni. Dinamico, complesso e ricco di possibilità, Dragon’s Dogma è il miglior biglietto da visita possibile per Final Fantasy XVI.

Proprio come in Dragon’s Dogma, il combat system sembra gestito attraverso singoli input. Il modo in cui Clive concatena attacchi diversi può suggerire la presenza di diverse combinazioni, in un sistema di combo (con tanto di bonus legati all’esecuzione, come in DmC) indirizzato a portare allo “stremo” i nemici, che possono poi essere eliminati con più facilità e con danni maggiori. Una meccanica già vista in Final Fantasy XIII e in VII Remake, per cui perfettamente in linea con la serie.

Final Fantasy XVI

In aggiunta al dinamismo di questo sistema, supportato dai tradizionali attacchi speciali o magie, Final Fantasy XVI sembra focalizzarsi sull’utilizzo degli Eikon, le evocazioni tipiche della serie. Al di là delle grandi battaglie tra Eikon viste nel trailer, è interessante notare come figurino i loro simboli in alto a sinistra, nell’interfaccia. L’idea è che ad ogni Eikon corrisponda uno stile di combattimento e delle abilità, permettendo al giocatore di cambiarle in corsa durante gli scontri.

Final Fantasy XVI è esattamente ciò che deve essere

Un’ulteriore similitudine con Dragon’s Dogma e il suo sistema di controllo, ancora oggi uno degli approcci più originali e interessanti al genere degli action-rpg. Con il plus di arrivare dopo diversi anni, con una consapevolezza e un universo da cui attingere estremamente unico e caratterizzato. La sola presenza di Clive in queste scene non deve poi spaventare. Stando alle parole di Yoshida, Clive sarà sempre accompagnato da uno o più compagni, gestiti dall’IA.

La loro presenza non sarà a discrezione del giocatore, con il classico sistema di party, ma probabilmente legato alla narrazione. Saranno una presenza tangibile, contribuendo attivamente agli scontri e dialogando con Clive. Qualcosa di simile si era visto in Final Fantasy XV, dove i dialoghi tra i protagonisti risultavano naturali, contestuali e pregni di carisma e caratterizzazione.

La direzione in cui Final Fantasy XVI si muove è univoca e chiara: offrire al giocatore un action rpg dinamico e stratificato, che trasli tutti i sistemi tipici di Final Fantasy in un combat system profondo. Lo stesso vale per l’altra grande incognita legata al progetto. Sarà un open-world?

Final Fantasy XVI non sarà un open-world, una delle strutture di gioco più utilizzate (e abusate) negli ultimi anni del medium. Una notizia decisamente interessante, soprattutto per chi reputa sopravvalutato (o è semplicemente saturo) questo approccio al videogioco. Se è vero che non è necessario che tutti i videogiochi vadano in quella direzione, il motivo per cui Final Fantasy XVI ha scelto un’altra via è piuttosto interessante. La volontà del team è quella di offrire una narrazione epica e appassionante, delle montagne russe che emozionino e intrattengano il giocatore sia da un punto di vista narrativo che di gameplay.

Con questo obbiettivo in mente, l’idea di avere un singolo spazio entro cui muoversi sarebbe stato limitante. Per Yoshida, concentrarsi su macro-aree separate e indipendenti permette al giocatore di percepire la reale grandezza del mondo di gioco. Una storia che abbraccia l’intero mondo di Valisthea, in una percezione dei suoi conflitti e della scala delle cose incompatibile con il design open-world. Ciò non significa necessariamente che Final Fantasy XVI sarà un’esperienza lineare priva di esplorazione. A giudicare da alcune immagini rilasciate, che mostrano alcuni scorci piuttosto vasti e ricchi di dettaglio.

Insomma, a giudicare dalle ultime informazioni e da ciò che abbiamo analizzato, l’idea è che Final Fantasy XVI sia un progetto estremamente consapevole. Nessun cambio di rotta o crisi d’identità, ma un progetto che sa ciò che vuole essere e come fare a raggiungere i propri obbiettivi. Al timone c’è uno dei “salvatori” di Square Enix, che ha letteralmente fatto rinascere il progetto fallimentare di Final Fantasy XIV.

Con lui, un team che ha dimostrato di lavorare bene e con grande qualità, insieme ad un veterano della Capcom d’oro. Final Fantasy XVI potrebbe far storcere il naso ai puristi, persino scacciarli privo com’è di legami con il lato più “classico” del brand. Eppure, è impossibile non rendersi conto che siamo di fronte ad un progetto che, per la prima volta dopo molti anni, è esattamente ciò che deve essere.

Niente nostalgia, niente sistemi abbozzati o poco rifiniti, ma un action rpg che vuole raccontare una storia epica e matura (ricordiamo il rating 18+) con un gameplay veloce, profondo e dinamico. Il meglio di due mondi, che potrebbe trovare in Final Fantasy XVI una chiusura del cerchio perfetta. O regalarci un’esperienza imperfetta, ma con il dinamismo e il carisma che aveva Dragon’s Dogma, nonostante tutto.

Final Fantasy XVI arriverà nell’estate del 2023, in esclusiva su PlayStation 5. E voi, cosa ne pensate? Ditecelo nel nostro gruppo Facebook dedicato ai videogiochi!

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