24 Ago 2017

FE – Anteprima gamescom 17

Colonia – Non senza un pizzico di falsa modestia, ma chi vi scrive si sarebbe tranquillamente giocato un rene sulla bellezza di FE. Un titolo di una dolcezza e di una poesia sconcertanti, in grado di regalarti la pelle d’oca dopo all’incirca 20 secondi di presentazione grazie ad un mix di immagini e musica che, davvero, difficilmente riesci a spiegare a parole. FE è una fiaba d’altri tempi, un racconto senza tempo ambientato nelle gelide foreste svedesi: le stesse foreste che, anni or sono, hanno abbracciato l’infanzia di gran parte del team di sviluppo, un gruppetto affiatato composto da una manciata di persone che, per creare FE, ha investito più di qualche anno della propria vita.

FE, prima ancora di essere platform, è un’esperienza unica e personale: un viaggio all’interno di sé stessi, per certi versi una catarsi di esplorazione e scoperta che proprio nella metafora del “perdersi” nella foresta sembra volerci ricordare come il ritrovare sé stessi, alle volte, sia un’impresa non certo facile. Un Metroidvania in bella regola, ci verrebbe quasi da dire, proprio come quella foresta incantata che accoglie il nostro inconsapevole protagonista obbligandolo a trovare una vita d’uscita. Nessuno sa dove porterà questa uscita, suggerisce lo stesso Creative Director di Zoink: quel che è certo, tuttavia, è che nel viaggio di FE ci saranno moltissime cose da imparare. Perché, dopo tutto, quello che conta non è mai la meta.

FE, dicevamo in apertura, è un platform 3D di ispirazione Metroidvania, ambientato in una foresta magica e ancora incontaminata. Ogni abitante della foresta è vivo, e proprio per questo permette un livello di interazione con il nostro alter ego attraverso la voce: come nelle favole migliori, il canto del protagonista è lo strumento perfetto per entrare in sintonia con ogni essere vivente, animale o vegetale. Ecco dunque che cantando vicino ad una pianta, ad esempio, creeremo con lei un legame empatico visibile che, nell’arco di pochi secondi, si manifesterà nella creazione di piattaforme floreali per procedere alla sezione successiva. Oppure, nel caso di un giovane cervo attratto dalla nostra voce, la creazione di un rapporto di amicizia eterno che renderà le due creature inseparabili.

C’è poesia, impossibile negarlo, ma anche delle intuizioni di gameplay interessanti. Non tutte le piante reagiranno al nostro canto: nelle fasi iniziali della demo, ad esempio, era necessario il canto del cervo per godere dei benefici del Fiore Purpureo. Ecco dunque la necessità di entrare in sintonia col cervo, e di tornare con lui nell’area precedentemente bloccata per procedere. Lo stesso discorso si applica al mondo animale: FE dovrà imparare il linguaggio di molte delle creature che lo circondano se vuole entrare in sintonia con loro. Ma non è tutto: una volta padroneggiata una specifica lingua, FE potrà godere dei vantaggi derivanti da questo nuovo canto e utilizzarli da solo, per aprirsi nuovi percorsi o creare nuovi legami con altre creature. In una fase più avanzata della demo, ad esempio, ci è stato mostrato come FE abbia imparato la lingua degli uccelli: in questo modo potrà entrare in sintonia con dei fiori speciali gialli, che sbocciano al suo canto rivelando una sorta di proiettile esplosivo al proprio interno – utile a placare la minaccia dei Silent Ones, i “cattivi” del gioco, di cui parleremo a breve.

Un aspetto estremamente interessante di FE è la sua totale assenza di indicazioni al giocatore. Non esistono mappe, e in nessun istante il titolo in autonomia suggerirà dove andare, cosa fare, come muoversi. Quella dei ragazzi di Zoink è un’esperienza quanto più personale possibile, e proprio per questo richiede di trovare da soli il proprio percorso. Un percorso non certo lineare, visto e considerato che molte delle location mozzafiato che incontreremo ci saranno inizialmente precluse: ma nulla che un paio di poteri non possano risolvere.

Basta infatti raccogliere tre schegge di cristallo per comparire al cospetto dell’Elder Tree, l’albero millenario il cui spirito alberga in tutta la foresta. Sarà proprio questa saggia presenza, una volta consegnati i tre frammenti, a premiarci con nuove skill: la possibilità di arrampicarsi sugli alberi, ad esempio, la capacità di planare sul vuoto o, come accennato poco fa, la dote di mimic (imitazione) dei linguaggi degli altri animali. Recuperare i frammenti necessari all’evoluzione di FE richiederà un impegno non trascurabile in termini di esplorazione: pur trattandosi di un’unica enorme mappa priva di tempi di caricamento e di sezioni “chiuse”, i dev ci hanno svelato che, di norma, le aree entro cui ci dovremo muovere puntualmente saranno comunque circoscritte e una collegata all’altra: nessuno dice che sia impossibile, ma perdersi dovrebbe essere un po’ meno probabile.

Ma parliamo ancora un attimo di creature: dal piccolo cervo che potremo usare come cavalcatura agli uccelli, passando per simpatiche lucertole e un cervo gigante che, proprio in chiusura di demo, dona a FE la lingua dei cervi dopo una sequenza che ha fatto scivolare a tutti i presenti più di qualche lacrima d’emozione – grazie ad un canto e una colonna sonora che, davvero, ha sfiorato la standing ovation – non fate l’errore di pensare che le foreste svedesi siano abitate soltanto da animaletti simpatici e desiderosi di far baldoria. Abbiamo infatti fatto la conoscenza di un orso (o qualcosa di molto affine ad un orso), in possesso di un uovo sottratto al proprio nido da uno dei terribili Silent Ones – finito però tra i canini del peloso animaletto. Che proprio così simpatico non è, a ben vedere, specie dopo aver notato FE allontanarsi col suddetto uovo stretto sotto le braccia. L’orso, stando a quanto riferito, sarà soltanto una delle presenze minacciose che potremo incontrare nel nostro peregrinare all’interno della foresta: provare a “parlare” con lui o darsela a gambe levate, a voi la scelta.

Un viaggio di una delicatezza e di una poesia che soltanto poche volte abbiamo visto

Discorso diverso per i Silent Ones, creature misteriose che hanno progressivamente catturato gran parte degli animali della foresta e, come un cancro, si diffondono rapidamente da un albero all’altro portando desolazione e miseria. Creature che hanno un oscuro piano, seppur non ci è dato nemmeno di immaginarlo, del tutto prive di sentimenti e spietate nei confronti della natura. Difficile affrontarli direttamente, vista la loro capacità di pietrificare FE – se individuato – nell’arco di un paio di secondi. Toccherà dunque muoversi in stealth, magari sfruttando l’erba alta o l’aiuto di mamma foresta per girare loro attorno. E sfruttando le nostre estese dote linguistiche, magari, chiamare rinforzi per respingere e allontanare la minaccia.

Se siete arrivati sino a questo punto avrete sicuramente capito che no, non c’è assolutamente nulla che non funzioni in FE. Dal comparto visivo estasiante alla colonna sonora capace di scaldarti l’animo e regalarti autentici brividi, passando per una giocabilità semplice soltanto all’apparenza (i metroidvania li conosciamo tutti benissimo) e una serie di momenti così evocativi da far aumentare vertiginosamente il numero di deglutizioni in sala, il piccolo FE oggi non presta il fianco a nessuna critica. Certo, dovete amari platform e metroidvania per non cadere vittime della noia e della frustrazione dopo dieci minuti: e, allo stesso tempo, dovrete essere abbastanza coraggiosi da abbracciare un viaggio nei boschi privo anche della minima informazione di supporto. Ma noi al posto vostro non ci penseremmo due volte, e penseremmo seriamente all’acquisto di un biglietto d’aereo per la Svezia.

 

In conclusione

FE è un autentica bomba. Non c’è molto altro da dire sul titolo che, almeno per chi vi scrive, si porta a casa il titolo di Best of the Show a mani basse in larghissimo anticipo sulla chiusura dei cancelli di gamescom. Poetico, fiabesco e romantico come nulla altro in questo sistema solare, FE è un viaggio di una delicatezza e di una poesia che soltanto poche volte abbiamo apprezzato in questo medium. Complimenti ad EA per il supporto ad un giovane team indipendente, capace di trasformare il ricordo della propria infanzia in un’esperienza demiurgica che, ne siamo sicuri, moltissimi giocatori finiranno per fare propria. Perché, forse, esiste davvero un pizzico di FE dentro di noi …

 

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