Un convincente ritorno!
Chiunque ami i picchiaduro non può certamente cancellare dalla memoria Fatal Fury, la primissima serie di fighting game a incontri in 2D creata dalla gloriosa SNK per l’altrettanto intramontabile Neo Geo. Ci pensate? Sono passati quasi 35 anni da quando Terry Bogard e tanti altri volti storici hanno scagliato i primi colpi. Successivamente sono poi stati integrati nel più noto The King of Fighter.
SNK, da quando è stata acquisita da Electronic Gaming Development Company, ha dapprima rilanciato King of Fighters con il 15° esponente per poi passare all’oggetto della nostra analisi, ovvero Fatal Fury: City of the Wolves. Un annuncio che non può che rendere felici gli appassionati, dato che questo ritorno era atteso da ben 26 anni dall’ultimo capitolo della saga.
Qualcuno negli anni l’ha dimenticato? Non crediamo sia fattibile. Fatal Fury rappresenta l’essenza del picchiaduro, un’era in cui nelle sale giochi risuonava il tintinnio delle monete tra una partita e l’altra. Un ritorno dunque graditissimo, che si porta dietro un’eredità di un certo peso e che è pronto a riconquistare le sale gioco casalinghe (su console e PC), grazie a due caratteristiche fondamentali per i tempi moderni: crossplay e rollback netcode.
Fatal Fury: City of the Wolves mette fortemente l’accento sul competitivo, oltre a essere un titolo estremamente fluido, reattivo e pensato per tutti i tipi di esperienza. Siamo rimasti fortemente colpiti da alcune funzionalità, come vedremo, che permetteranno ai “picchiatori in erba” di migliorare le proprie abilità e confrontarsi con il mondo intero.
E se ve lo stesse chiedendo, sì, abbiamo provato anche CR7 (Cristiano Ronaldo), probabilmente una delle aggiunte più “stravaganti” nell’universo di SNK. Preparate gli scarpini, cioè volevamo dire i guantoni, che qui i riflettori della ribalta saranno belli luccicanti.

Dove eravamo rimasti? Si torna a South Town, una città che gli appassionati conosceranno non solo per Fatal Fury, ma anche per Art of Fighting e The King of Fighters. Un luogo di ricordi dunque, e Terry lo sa bene dato che qui ha cercato la vendetta contro Geese, l’uomo che ha ucciso suo padre quando era solo un bambino. Dopo essersi allenato duramente, riesce a raggiungere la finale del torneo e, dopo una decisa battaglia, scaraventa il suo avversario giù dal tetto di un grattacielo. Dopo essersi preso cura di Rock, figlio di Geese, Terry lo introdurrà nelle arti marziali e parteciperanno insieme al nuovo torneo di King of Fighters.
Quello che vi starete chiedendo è: i KOF e Fatal Fury sono collegati? Non esattamente, parliamo di due universi differenti, dove infatti Geese è solo nei ricordi dei nostri eroi rispetto a KOF. Tutto questo ci serviva solo per introdurvi il mondo in cui è ambientato Fatal Fury: City of the Wolves.
Questo nuovo capitolo è ambientato poco dopo le vicende di Mark of the Wolves, in cui Kain (l’organizzatore del precedente torneo) e gli altri hanno iniziato a tramare dietro le quinte per assumere il controllo della città. Emozioni, ricordi e ovviamente combattimenti sono al centro di questo nuovo appuntamento con il destino.

Diciamoci la verità, Fatal Fury e King of Fighters di conseguenza, non hanno mai goduto della stessa popolarità di serie come Street Fighter o Mortal Kombat. Probabilmente fu a causa di hardware decisamente costosi, come ad esempio la console casalinga Neo Geo: e chi ne ha buona memoria, sa perfettamente che non era rivolta a tutti, economicamente parlando. Ma ancora oggi, alcuni dei più fedeli videogiocatori ricordano The King of Fighters ’98, un vero e proprio punto fermo del genere picchiaduro (fidatevi delle nostre parole!).
Ritrovarci tra le mani Fatal Fury: City of The Wolves ci ha fatto capire che SNK è davvero abile nel realizzare picchiaduro, soprattutto capace di renderli sempre più impegnativi ma al tempo stesso adatti per ogni tipo di videogiocatore. Infatti, sin dal primo avvio, il gioco ci mette dinnanzi a una modalità tutorial davvero ben pensata, atta a farci apprendere i fondamentali della lotta (così come farebbe qualsiasi sensei che si rispetti). Il combat system è sostanzialmente basato su quattro tasti principali (pugno, pugno forte, calcio, calcio forte) più un terzo chiamato REV, ma ci arriveremo. Come ogni picchiaduro che si rispetti, bisognerà concatenare i vari attacchi per arrecare maggior danno all’avversario e portare la sua energia residua a zero.
Fatal Fury: City of the Wolves mette fortemente l’accento sul competitivo
Ma non crediate che sia una passeggiata: il nostro sfidante non resterà con le mani in mano, e il più delle volte la sua guardia sarà bella alta. Dimenticatevi quindi di premere tutti i tasti a casaccio, perché il gioco vi punirà come mai prima d’ora. Dovrete essere sempre all’erta, cercare di intuire la reazione avversaria e difendervi di conseguenza: la guardia accovacciata è la chiave di una buona difesa, poiché il cattivone di turno non perderà mai l’occasione di assestarvi uno sgambetto. Un’altra componente fondamentale è la classica presa (grab), che abbiamo trovato davvero ben implementata in questo combat system. Così come avviene in altri esponenti dello stesso genere, quest’ultima può anche essere elusa e lasciare il grintoso combattente con un palmo di naso.

Fatal Fury: City of the Wolves non si dimentica di certo del combination attack, quella serie di pugni e calci che potremo anche concludere con una tecnica speciale. Una volta che avremo riempito una barra (fino a due tacche) potremo scagliare questo attacco speciale, arrecando al nostro malcapitato sfidante un danno non indifferente. D’altro canto, un Ignition Gear, se manca il bersaglio, ci renderà estremamente vulnerabili.
E a proposito di attacchi speciali che arrecano danni clamorosi, ci è molto piaciuta l’implementazione dell’S.P.G. Si tratta sostanzialmente di un momentaneo potenziamento che si attiva in una parte specifica della barra energia. Contrassegnato da un colore giallo vivo, questo tratto ci permetterà di eseguire azioni offensive più potenti, nonché avere accesso ai colpi REV o Hidden Gear. L’aspetto interessante è che potremo decidere noi quando farlo attivare, settandolo all’inizio della battaglia: assegnarlo alla zona centrale o finale potremo beneficiare di alcuni vantaggi, quali un caricamento più lento dell’indicatore REV e un suo consumo accelerato.
Vi starete chiedendo, ma cosa sono esattamente i colpi REV? Potremo presentarveli come tecniche micidiali in grado di bloccare gli attacchi dell’avversario ed impedire allo stesso di farci danni consistenti. Oltre a questo, esiste anche la guardia REV, utile per proteggerci dagli assalti più impetuosi: se saremo abili a incassare i colpi e a saperli sferrare nel modo giusto, beh, a livello mondiale potremo davvero fare faville. E per concludere, non bisogna dimenticarsi dell’Hidden Gear, ovvero la più potente tra le tecniche speciali. Per sferrarla dovremo avere due segmenti della barra energia (posti in basso al combattente) e il già citato S.P.G. attivo. Per capirci, si tratta della classica tecnica finale ed estremamente letale.

Fatal Fury: City of the Wolves è un picchiaduro 2D, e questo è chiaro un po’ a tutti. Tuttavia, tra le feature extra (ed eseguibili in un solo stage), troveremo la battaglia su due linee, che trasforma leggermente il concept di base in 2D in 3 dimensioni. In sostanza, lo scontro si svolge su due piani diversi: la zona anteriore dell’arena e quella posteriore (dove sono i png che incitano, per capirci). In questa modalità, la definiremo così, potremo eseguire tecniche esclusive su piani diversi e ampliare il moveset: in questo caso il combattimento potrebbe diventare più tattico e scagliare un attacco da un altro fronte quando l’avversario non se l’aspetta.
In ogni caso, non crediamo sia molto divertente questa feature (reperibile in una sola arena), perché (almeno inizialmente) risulta parecchio spiazzante e fa pensare in modo completamente differente mentre si combatte. Bisogna anche dire che è assolutamente opzionale, probabilmente è stata inserita dagli sviluppatori per mettere un pizzico di sale su un combat system che sostanzialmente è già molto appagante.
Appagante, termine corretto quando si parla di Fatal Fury: City of the Wolves, dato che non abbiamo trovato difetti in quella che è una formula, tutto sommato, ben realizzata. Parliamo di una frenesia accettabile, in cui si hanno tanti momenti in cui si ha il tempo di riflettere sulla controffensiva, sempre che non ci trovassimo a scontrarci con un vero “Pro”, allora lì sì che sono davvero dolori.
Bisogna anche dire che, già a partire da difficoltà a 3 stelle (la media per intenderci), la CPU ci farà letteralmente mangiare la polvere (ovviamente senza la dovuta preparazione). Questo dimostra la volontà degli sviluppatori di realizzare un fighting game pronto per la scena competitiva e che ci fa capire che occorre tanta dedizione per raggiungere livelli sopra la media.

Questa volontà si può toccare con mano nel multiplayer online: fin dal primo avvio, saremo chiamati a impostare il livello di abilità per consentire al gioco di assegnarci un rank adeguato. Infatti, qualora riuscissimo a completare la modalità arcade a livello 3, saremo considerati dei principianti. Il nostro consiglio è quello di fare pratica nelle partite single player prima di gettarvi nel competitivo: lì gli avversari non scherzano, noi vi abbiamo avvertito.
Le nostre partite, così come nella fase di beta, sono tutte filate lisce come l’olio. Il matchmaking è pressocché immediato e gli scontri iniziano dopo pochi secondi: il netcode rollback fa il suo lavoro, e anche in partite con connessioni non sempre perfette non abbiamo avuto grossi grattacapi. Sicuramente SNK sta puntando molto su questa importante caratteristica, e crediamo ci siano tutte le carte in regola per fare bene. Dare una valutazione su questo aspetto è tuttavia prematuro, bisognerà verificare nel lungo periodo come si comporterà il titolo in merito alle prestazioni e matchmaking.
Prima di parlarvi di una modalità single player, volevamo spendere due parole per la modalità clone, una delle caratteristiche dell’online. In poche parole, potremo creare un combattente istruendolo con i nostri replay o quelli degli altri giocatori. Infatti, il clone viene generato automaticamente in base alle nostre prestazioni online in incontri classifica, casuali o nelle modalità VS singolo in stanza. Istruire un clone è molto interessante, perché ci consente di allenarci in modo preciso, apprendendo stili dagli altri giocatori e testare i nostri limiti. Quando affronterete la vostra scalata al successo online, non dimenticate di darci una sbirciata.

Oltre all’arcade dedicato a tutti i personaggi, City of the Wolves mette in piedi anche una nuova modalità storia, ovvero Episodes of South Town (EOST). Gli sviluppatori ce l’hanno presentata come una modalità con tratti GdR, anche se in effetti non è che siano poi così marcati. Dopo aver selezionato il personaggio, potremo esplorare South Town e vivere una storia inedita personalizzata: non aspettatevi però un’esplorazione come in Street Fighter VI, qui sposterete semplicemente il cursore verso un punto di interesse e completerete degli incarichi.
Dopo ogni incarico completato, saliremo di livello, sbloccheremo nuove aree e saremo premiati con i reward (icone, artwork e quant’altro). Ma ancora più importante, avremo accesso anche alle abilità che ci garantiranno alcuni vantaggi in combattimento: alcune incrementano i valori del personaggio, mentre altre permettono di eseguire tecniche speciali in un istante. Una volta terminata l’avventura, avremo accesso a South Town+, con cattivoni ancora più temibili e ricompense più allettanti.
Fatal Fury: City of the Wolves è decisamente reattivo, veloce e alla stregua di tutti.
La modalità EOST si è confermata come un buon passatempo, e completarla con tutti e 16 i personaggi (CR7 escluso), potrebbe garantire ore e ore di intrattenimento, oltre a perfezionare la propria abilità combattiva. In ogni caso, è una modalità molto semplice e non poi così profonda (anche le azioni dei vari personaggi sono descritte con stringhe di testo).
Per quanto riguarda il comparto artistico, bisogna dirlo, è stato fatto un lavoro degno di nota. I personaggi hanno delle sfumature di colore uniche e si presentano con uno stile fumettistico su base a tre dimensioni. Anche gli scenari ci sono sembrati ben dettagliati e con tanti spunti artistici. Ottimo l’impianto sonoro, con soundtrack delle arene e dei menù molto convincenti, poi ovviamente va molto al gusto personale.


Probabilmente i difetti di Fatal Fury: City of the Wolves, se così possiamo definirli, sono dati da un roster di personaggi non eccessivamente ricco e dalle poche modalità single player, anche se apprezziamo la volontà di tenerlo vivo, non rivolgendosi esclusivamente a una platea solitamente competitiva e solo online. Per concludere, l’aggiunta di Cristiano Ronaldo e del DJ Salvatore Ganacci (quest’ultimo ha anche una modalità storia), rendono il gioco decisamente “bizzarro”.
Tutti ci siamo chiesti, ma che c’entra Mr. “Siuuu” all’interno di un titolo SNK? Le ragioni sono probabilmente dovute agli investimenti dell’Arabia Saudita nel mondo dei videogiochi. Ma diciamocelo francamente, questo personaggio ci fa davvero sorridere perché non c’entra assolutamente nulla nei picchiaduro… e, forse, va bene così!
Conclusioni
Fatal Fury: City of the Wolves ritorna dopo ben 26 anni dall’ultimo episodio, in un contesto in cui il picchiaduro si è affacciato in modo serio sulla scena competitiva. E probabilmente l’obiettivo di SNK era proprio quello, mostrare al mondo intero che, oltre King of Fighters, esiste anche Fatal Fury e che non ha nulla da invidiare agli altri competitor. Dopo svariate ore passate su City of the Wolves, possiamo dirvi che l’esperienza confezionata potrà fare la felicità dei pro gamer, ma anche di coloro che non aspettavano altro che tornare nei panni di Mai, Terry, Kevin, Rian e tanti altri.
Fatal Fury: City of the Wolves è decisamente reattivo, veloce e alla stregua di tutti. Certo, per padroneggiarlo al meglio occorrerà molta pratica, e qui ci vengono in aiuto i cloni per permetterci di diventare dei provetti combattenti in men che non si dica. Il matchmaking ci è sembrato molto immediato negli scontri che abbiamo fatto, ma siamo sicuri che gli sviluppatori lavoreranno duro per permettere alla community di divertirsi senza sosta.
Sono presenti anche due modalità single player, il classico arcade da 7 scontri e la modalità Episodes of South Town, in cui poter scoprire alcuni retroscena mentre saliremo di livello con il nostro personaggio. In sincerità, ci siamo divertiti a giocare a questo nuovo capitolo della serie e crediamo che possa fare davvero bene nel lungo periodo, o almeno ci speriamo.
Se non avete mai toccato un titolo della serie (comprensibile dopo più di 20 anni) e amate i picchiaduro, allora il nostro consiglio è quello di sperimentarlo alla prima occasione utile. I lupi vi attendono al varco!
Fatal Fury: City of the Wolves è disponibile direttamente qui.

Good
+Combat System veloce, reattivo e funzionale+Perfetto per ogni tipo di esperienza+Sempre graditissime le modalità single player+Simpatiche le aggiunte di due guest starBad
-… ma erano davvero necessarie?-Roster di base non proprio ricchissimo-Potrebbe risultare ripetitivo nel lungo periodo in single player
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