Far Cry: Absolution – Recensione

Far Cry 5

PC PS4 Xbox One
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8.2

Imperdibile

Far Cry: Absolution – Recensione

Scopriamo il Padre attraverso altri occhi

Far Cry: Absolution – Recensione

Hope County, Montana. Un tempo terra di libertà e coraggio, la regione è caduta nelle mani di una setta che si è data il nome di chiesa di Eden’s Gate. Per anni, i seguaci del culto si sono infiltrati nella quotidianità degli abitanti, sfruttandone debolezze e bisogni, anche grazie al carisma del loro capo, John Seed, che si fa chiamare Il Padre. Predicando l’Apocalisse, Seed ha seminato il fanatismo, ma soprattutto è riuscito a impossessarsi di case e terre e a controllare attività pubbliche e vita privata. Non tutti però sono stati conquistati dal fascino del Padre: per colpa sua, Mary May Fairgrave ha perso quasi tutto. I suoi genitori sono morti in circostanze sospette e suo fratello, trascinato dalle parole di Seed, è scomparso. Quando le autorità rifiutano di indagare ulteriormente sulla sua sparizione, Mary decide di fare da sola. Sulla sua strada, inviato da Eden’s Gate, troverà William Boyd, un cacciatore che da anni vive in un capanno in mezzo ai boschi, dove cattura selvaggina che dona alla comunità. Convinto di essere stato salvato dal Padre nel momento più buio della sua esistenza e di dovergli obbedienza e gratitudine, Boyd comprende però presto che la realtà è molto diversa da quella che gli avevano fatto immaginare. E Mary May scopre di avere un alleato inatteso che cambierà il suo destino. Dal videogioco Far Cry, arriva un romanzo imperdibile: Absolution è la storia che anticipa Far Cry 5. 

È difficile incasellare un libro come Far Cry: Absolution. Abbiamo di fronte un prequel? Uno spin-off? Un approfondimento sotto forma di romanzo? O ancora, una storia a sé? Le premesse erano interessanti ma nonostante la trama, che potete leggere qui sopra, non sapevo bene cosa aspettarmi. Con il senno di poi, una volta finito, Far Cry: Absolution si è rivelato essere una via di mezzo tra prequel e spin off del videogioco: ne anticipa l’ambientazione, Hope County in Montana, e alcuni personaggi, tra i quali gli antagonisti facenti parti della setta cristiana estremista Eden’s Gate – guidata dal Padre, Joseph Seed, e dai suoi fratelli – ma non rivela nulla di più. Nessuno spoiler precoce e questo è di per sé un bene, perché il romanzo può essere letto senza il rischio di rovinarsi l’esperienza videoludica. Al contrario, nonostante la semplicità della stesura è in grado di immergerci nelle sue atmosfere, che saranno familiari sia per chi avrà finito il gioco e vorrà dedicarsi al racconto sia il contrario. Un tipo di familiarità diversa, naturalmente, ma pur sempre tale. Non aspettatevi dunque un romanzo onnicomprensivo, capace di rispondere a quesiti rimasti in sospeso, quanto piuttosto una visione più ravvicinata di quanta influenza eserciti Eden’s Gate non solo sulle persone ma sul territorio.

Far Cry Absolution ci pone di fronte a punti di vista contrapposti rivolti con estrema precisione alla medesima situazione sociale. Mary May, la barista orfana di entrambi i genitori e privata del fratello entrato a far parte della comunità di Eden’s Gate, combatte per ragioni personali: non perde di vista i propri obiettivi, a dispetto delle minacce più o meno concrete di cui si è trovata vittima. Perché questo è il perno grazie al quale il culto sotto la pelle degli abitanti di Hope County: la paura. Ed è così che il guardiacaccia William Boyd è stato intrappolato, schiacciato dal peso delle proprie colpe e convinto che solo affidandosi anima e corpo alla volontà di Dio (quella proclamata da Seed) potesse redimersi dagli errori del passato. Leggeremo dunque alternarsi entrambe le visioni ma sarà William il personaggio al quale sarà dedicato maggiore sviluppo, poiché non presente nel videogioco a differenza di Mary – che comunque avrà il suo bel da fare nel corso della storia.

Perciò occorre sapere come approcciare il libro, prima di acquistarlo: l’autore narra la drammatica storia di una forte debolezza interiore, quella che disorienta e fa cadere chi soffre in una spirale da cui sembra non sia possibile fuggire. In questa confusione, nell’alternanza di sentimenti contrapposti che ne deriva e nella scarsa lucidità che guida le azioni di chiunque si abbandona alla disperazione, proprio qui affonda spietato il Padre assieme ai suoi accoliti (nella fattispecie il fratello John): giocano con gli altri, forti chi di un intelletto fino e della capacità di leggere le persone, capirne e carpirne le volontà, e chi del semplice potere intimidatorio derivato dalla violenza. Ciò che Far Cry: Absolution vuole trasmettere è esattamente quello di cui ci renderemo conto giocando: entrare a far parte di una setta è una salvezza fasulla, che si trasforma presto in condanna e quando lo si realizza è ormai troppo tardi. Mary May e Will rappresentano le due facce opposta della stessa moneta: la forza di volontà dell’una non può niente senza la conoscenza dell’altro, che avendo vissuto a stretto contatto con il culto ne conosce i punti deboli – ed esistono, persino per l’uomo che s’innalza ad araldo divino.

Si sente un po’ carente la caratterizzazione degli antagonisti, l’aspetto che personalmente ritengo più affascinante in una storia. In questo caso sono state affrontate in maniera superficiale ma se teniamo in conto la natura stessa del libro, che si pone come anticipazione alle vicende più corpose del videogioco, allora ha senso: non aveva il compito di anticipare in modo netto i punti clou di Far Cry 5 bensì darci un assaggio di quanto radicato sia il culto a Hope County, l’influenza che esercita sugli accoliti e ancora di più su chi lo respinge. La prima parte del romanzo, a dispetto di un inizio molto carico, si presenta abbastanza statica ma viene abbondantemente compensata dai capitoli finali, dove l’azione fa da padrona. Ricordate che Far Cry: Absolution è solo un mezzo per raccontare una storia corale ben più ampia, perciò le vicende narrate si aprono e si chiudono con il romanzo. Non è l’adattamento al videogioco ma una narrazione parallela, utile a introdurci nella disperata realtà di Hope County. Urban Waite è riuscito a raccontare, in maniera semplice, una situazione ricca di azione e adrenalina senza per questo minimizzare i sentimenti: il vero moto della vicenda.

Cresciuta negli anni ’90 con un Game Boy e un Nintendo 64, è poi diventata ancora bambina un’adepta Sony a tempo pieno, ma appena può si dedica anche ad altre console.

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