Svezia: così fredda, eppure artisticamente così viva, soprattutto negli ultimi anni. I miei gusti musicali mi han fatto amare questo paese sin dal primo contatto “uditivo” risalente a poco più di 11 anni fa, e sempre a quel periodo risalgono le mie prime incursioni sui campi di battaglia virtuali grazie ad un manipolo di sviluppatori (poco) conosciuti col nome di “DICE”. Col passare del tempo, la scena si è sempre più ampliata, andando a sfornare perle come Battlefield 3 (dei succitati developers), oppure team come Mojang, che col suo Minecraft ha stravolto l’intera industry (nel bene e nel male). Massive Entertainment, che si è barcamenata tra pochi inediti (tra cui World In Conflict) ed illustri collaborazioni (Far Cry 3 su tutte), sembra proprio intenzionata a ritagliarsi uno spazio nel Pantheon nordico del game developing e al contempo, stravolgere, magari al pari della più amata (ed odiata) opera di Markus “Notch” Persson, l’intero panorama.
Il team si è voluto sbizzarrire e ha ricreato la sua splendida New York su questi presupposti, ponendoci nei panni di un membro del Directive 51, forza speciale realmente fondata proprio per simili evenienze. Se ciò che mi ha colpito sin dai primi momenti è stato l’intero comparto grafico, con un vicolo di Brooklyn invaso da neve, pozzanghere e rottami tanto desolante quanto fedele alla realtà, è l’apparentemente perfetto mix tra meccaniche TPS e ruolistiche ad avermi dato il colpo di grazia, unitamente alla natura online del tutto. L’ambizioso progetto del team è infatti quello di proporre uno sparatutto in terza persona duro e puro che rispetti i canoni “balistici” del brand Tom Clancy, con tanto di tattiche da attuare, granate e lavoro di squadra, donandogli al contempo connotati da RPG, che avranno forma di skill da apprendere, inventari da gestire ma nessuna classe nella quale crescere, dando completa libertà di scelta al giocatore, e ponendo il tutto in un contesto “massivo”.
Tornando invece all’impressionante Snowdrop, l’engine di questo The Division, le sue prodezze sono riuscite a stupire sin dai primi secondi di filmato: tra pozzanghere, fiocchi di neve (non a caso) e chicche successive come le ruote di un’auto usata come copertura che si sgonfiano in maniera estremamente convincente, o la luce che filtra dai fori provocati dai proiettili su un’insegna, lascia già sbavare, sognando le possibili capacità che questo motore, insieme ai numerosi mostrati nel corso dell’intero E3, ha da offrire.
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The Division è innegabilmente un progetto ambizioso: dare a un TPS dei connotati RPG, un mondo free-roaming ed una natura massiva e fortemente votata all’online non sarà una missione di semplice realizzazione. I possibili dubbi dovuti alla non mastodontica esperienza del team, soprattutto con la peculiare commistione di generi, sono stati per ora smorzati dal sublime comparto tecnico, dall’intrigante concept narrativo e dai primi contatti con le meccaniche sparatutto, lasciando punti interrogativi sull’effettiva coerenza dell’integrazione di elementi come ad esempio quelli ruolistici, basati interamente sull’apprendimento di skills e vietando, di fatto, l’accesso alle immancabili classi. Personalmente, mi è parsa una delle IP più fresche e la ritengo tutt’ora la vera sorpresa di questo strabiliante E3: vuoi per il suo alone di mistero e l’esser stato sapientemente mantenuto nascosto finora, vuoi per il suo mescolare elementi così distanti ma così potenzialmente esplosivi insieme, ma anche per la promettente atmosfera, con la sua New York devastata e la necessità di guardarsi le spalle, sia online che offline, in ogni momento.