Dynasty Warriors 8: Empires – Recensione

Dynasty Warriors 8: Empires – Recensione

Al pari del medioevo giapponese, anche la parte di storia della Cina legata al periodo dei Tre Regni ha da sempre ispirato molte produzioni. Il testo storico relativo a quel periodo, e cioè Cronache dei Tre Regni scritto da Chen Shou nel III secolo, ha fatto da musa a Luo Guanzhong, che molto tempo dopo scrisse Il romanzo dei tre regni, uno dei quattro grandi romanzi classici della letteratura cinese, che ancora oggi non smette di affascinare lettori di tutte le età.

Un detto coreano dice che si può discutere della vita solo dopo aver letto Il Romanzo dei Tre Regni, di conseguenza noi di GameSoul possiamo dire che si può discutere dei titoli Musou solo dopo aver giocato a Dynasty Warriors. I veterani della serie sicuramente sapranno che questa famosa serie di videogames narra quasi da sempre la lunga vicenda legata alle battaglie degli Yellow Turban, di Dong Zhuo, Liu Bei, e tutti gli altri elementi di spicco che in quel periodo hanno contribuito alla storia della grande nazione che è la Cina. Mettetevi comodi quindi, perché sulle nostre console sta per andare in scena la grande storia dei Tre Regni.

È praticamente dal 1997 che la serie Dynasty Warriors ci fa vivere le emozioni delle antiche battaglie della storia cinese (dal 2000 se vogliamo tenere conto solo dei titoli Musou), ed essendo la sua trama portante basata su fatti che bene o male possiamo definire realmente accaduti, è anche normale che il plot di base sia sempre lo stesso da anni. Nei vari capitoli che si sono susseguiti, la saga ha aggiunto al suo roster sempre nuovi personaggi, ampliando così le fila degli eserciti di Sun Wu, Shu Han e Cao Wei fino a raggiungere cifre ragguardevoli. Le versioni Empires, nello specifico, prendono maggiormente in considerazione la lotta tra i suddetti eserciti, mettendo in primo piano la loro corsa all’unificazione del paese, che in termini di gioco si traduce semplicemente in una visione più strategica del classico genere Musou.

Qui infatti, non troveremo una singola campagna personale per ogni condottiero disponibile, bensì delle campagne generali in cui scegliere uno dei personaggi possibili e con cui guidare l’esercito della nostra fazione alla vittoria. Ma non sono solo la forza bruta ed il filo della propria spada i protagonisti di Dynasty Warriors 8 Empires, anche la strategia che alberga in tutti noi vuole la sua parte. Prima di sporcare le nostre armi con il sangue nemico infatti, è giusto pianificare per bene le scelte per il nostro attacco, confrontandosi con le idee dei nostri consiglieri o direttamente con quelle del nostro sovrano.

Anche per queste ragioni, possiamo dire che il titolo odierno ha un po’ di cose in comune con alcuni giochi da tavolo un po’ più classici (come il Risiko per esempio), e similmente suddivide il gioco in tre fasi principali. Nella prima, c’è quello che viene chiamato il Consiglio di Guerra, in cui il regnante decide la strategia che si dovrà seguire nei mesi successivi. Qui, se saremo in una posizione di rilievo, potremo obiettare sulle scelte fatte (o farle in prima persona), altrimenti ci toccherà semplicemente obbedire al volere del sovrano. Segue la fase strategica, in cui ogni mese potremo scegliere cosa effettivamente fare tra le scelte possibili e consentite al nostro rango militare. Potremo interagire con altri ufficiali, reclutare nuovi soldati, difendere o attaccare altre regioni, e con un po’ di oculate public relations, anche sposarci e fare dei figli.

Alcune azioni tra quelle selezionabili porteranno ad assistere ad alcuni eventi, come le promozioni o il solidificarsi dei rapporti con gli altri ufficiali, altre invece ci faranno passare alla fase di battaglia, che in fine dei conti è quella più importante del gioco. Qui prenderemo fisicamente il controllo del nostro eroe, e lo guideremo attraverso il campo di battaglia per sbaragliare ogni singolo soldato nemico. Tra un combattimento e l’altro, e tra gli obiettivi strategici da portare a termine e le missioni compiute brillantemente riducendo al minimo le perdite, fa capolino ovviamente la componente gidierristica del gioco, che con queste azioni farà guadagnare esperienza al nostro condottiero, che man mano salirà di livello potenziandosi in tutte le sue caratteristiche.

Vista la natura della trama e del gioco, è comprensibile che titoli di questo genere siano destinati (di solito) ad essere dei time consumer. Ogni scenario avrà una durata importante, ed il nutrito numero di personaggi a disposizione nel roster ne moltiplica di conseguenza le eventuali run. A questo si deve inoltre aggiungere la possibilità di creare contenuti personalizzati, ivi inclusi condottieri e scenari, che fanno crescere esponenzialmente quindi le possibilità del gioco. Il problema però, è che anche se si creano infiniti scenari ed infiniti personaggi, il titolo resta ugualmente lo stesso hack’n’slash conosciuto nella modalità “normale”, senza ulteriori aggiunte o modifiche sostanziali.

Passando armi in pugno ad affrontare i nostri nemici, risulta palese che nel gameplay le cose non sono minimamente cambiate rispetto alla versione precedente del titolo, che resta quindi il solito titolo Musou a tutti gli effetti. Per chi ancora non conoscesse questa variante dei classici giochi hack’n’slash, ricordiamo che i giochi appartenenti al genere Musou sono quelli che mettono il giocatore di fronte a centinaia e centinaia di avversari, che ovviamente si dovranno sterminare senza mezzi termini. Per fare ciò, ogni condottiero avrà a disposizione un numero non troppo esteso di combo, e la possibilità di usare in campo due armi differenti, che grazie al loro “elemento” di base potranno anche fare o meno la differenza negli scontri.

Sterminare qualunque cosa si muova per il campo di battaglia però, non garantirà sempre la vittoria. Nella maggior parte dei casi infatti si dovranno rispettare dei requisiti di vittoria particolari, come per esempio evitare che uno dei nostri alleati venga sconfitto, oppure evitare che il nostro campo base principale sia conquistato dalle truppe nemiche.

Parlando in questo modo, gli obiettivi necessari alla vittoria magari sembrano cose piuttosto semplici, ma nel vivo della battaglia non sempre si potrà fare attenzione ad ogni minima cosa, soprattutto ai livelli di difficoltà più alti. Se poi la situazione sta proprio per andare a farsi benedire, per cavarsi un po’ dagli impicci si può sempre ricorrere agli Stratagemmi. Questi, in una versione ripresa e migliorata rispetto a quelli dell’episodio precedente della serie Empires, vi permetteranno di risollevare le sorti della battaglia grazie a bonus o eventi speciali su larga scala.

Come avrete intuito quindi, il nostro ruolo politico dipenderà sia dai risultati che avremo in battaglia, che dal nostro operato verso il sovrano, gli alleati, ed ovviamente verso il popolo. I nostri successi ci faranno quindi guadagnare del “merito”, che è la via con cui potremo ricevere eventuali promozioni o favori e regali da parte degli altri ufficiali. Per chi infine preferisce fare il lupo solitario, o peggio ancora predilige il ruolo della classica serpe in seno dei regnanti, sarà possibile giocare sia come “liberi professionisti”, creando magari un proprio stato da guidare nel conflitto, che come traditori, voltando le spalle al proprio sovrano in favore di un altro al momento più potente.

Il titolo, offre anche un comparto multiplayer per due giocatori, disponibile sia in locale che online, in cui due amici possono coalizzarsi per affrontare le sfide che vengono presentate loro dai vari scenari. Sul fronte locale, lo split screen assolve in maniera soddisfacente al suo ruolo, e riesce a mettere in campo due guerrieri sulla stessa console grazie a pochissimi passaggi. Il comparto online invece, pare soffrire di qualche problemino di troppo…

…come tra l’altro riscontriamo anche dal punto di vista grafico, dove i bug non mancano mai sfortunatamente. Primo fra tutti, quello più fastidioso ed indisponente legato all’effetto pop-up, in cui i nemici spawnano sul campo di battaglia senza il minimo avvertimento. Facciamo un esempio: quando farete irruzione in un campo nemico, dovrete sconfiggere un numero più o meno elevato di avversari che vi affronteranno all’interno della struttura. Quasi sempre i nemici che incontrerete appena entrati, non saranno tutti quelli da sconfiggere, ma molti meno. Una volta che li avrete eliminati quasi tutti, dal nulla vedrete comparire i successivi, che con uno spawn improvviso e per nulla giustificabile, si fionderanno allegramente (si fa per dire) a sfragagnarvi di mazzate. Beh, in compenso ci saranno tantissime varietà di nemici, penserete voi.

Ed invece no, perché come tutti i titoli di questo tipo, dovendo tirar fuori centinaia di nemici, si tende a far economia sul numero di modelli, che spesso si ripetono come un infinito incubo di copia/incolla. Anche la varietà delle mappe usate nelle missioni dei raid e delle quest non sono poi tantissime, ed in alcuni casi ci si può ritrovare nello stesso identico posto anche per tre volte di fila.

Nella media il comparto sonoro, che in un titolo del genere fa un po’ da ignavo nel complesso, passando in alcuni punti quasi del tutto inosservato. La localizzazione del titolo stavolta è stata ancora più cattiva nei nostri confronti, negandoci persino la traduzione di menù e testi, che sono disponibili praticamente solo in inglese.

Del terribile effetto pop-up delle truppe nemiche ve ne abbiamo parlato pochi istanti fa, e lungi da noi tornare ancora sulla faccenda, ma sfortunatamente non si tratta dell’unica problematica che affligge il titolo. Un altro problema altrettanto fastidioso è infatti quello dei rallentamenti saltuari che il titolo subisce in determinate condizioni. Dei cali non molto giustificati a dire il vero, che non abbiamo notato invece in situazioni magari più caotiche a causa di un sopraelevato numero di avversari a video, ma che si verificano in momenti random senza apparenti motivazioni. Il livello di definizione estetica dei personaggi poi, non colpisce particolarmente, e sembra per altro inferiore a quello visto nel cugino Samurai Warriors 4. Certo, una maggiore cura è stata destinata ai condottieri piuttosto che ai semplici soldati, ma nulla per cui gridare al miracolo.

Sul lato online, riprendendo il discorso di qualche riga più in alto, si riscontrano troppo spesso delle problematiche di connessione ai server, che segnalano continuamente il mancato collegamento del proprio account al PSN (che invece è connesso regolarmente). Apprezzabile la presenza del crossplay tra le ultime due generazioni di console Sony, che condividono così il salvataggio, ma che tecnicamente è una funzionalità poco utile in assenza di una versione per handheld console.

In conclusione…

Tirando le somme di questo nuovo capitolo di Dynasty Warriors, siamo costretti ad ammettere per nostra sfortuna che dalla precedente versione le cose non sono poi cambiate molto. I fan della saga non si porranno sicuramente il problema, ma chi invece si sta addentrando da poco in questo particolare genere, dovrebbe fare almeno un pochino di attenzione. La serie Empires aggiunge al brand quella connotazione strategica meno presente negli altri simil spin-off, ma non modifica in maniera sostanziale il gameplay standard del titolo. Interessantissima la possibilità di creare e condividere personaggi e scenari con i vari editor presenti nel pacchetto, che sommandosi a quelli già presenti, incrementeranno (teoricamente) a dismisura la longevità del titolo.

Qualche problemino tecnico di troppo però rischia di minare l’esperienza di gioco, che già di per sé, visto il continuo reiterarsi delle stesse meccaniche, corre il rischio di scadere nel tedio campagna dopo campagna e missione dopo missione. Poche di conseguenza le novità, che quindi non giustificano nuovamente l’acquisto a tutti i target di utenza. Se avete già assaporato le battaglie di Dynasty Warriors 8: Xtreme Legends, difficilmente troverete in Empire nuovi spunti sufficienti, ragione per cui ci permettiamo di consigliarlo solo a chi si avvicina per la prima volta alla serie Musou per eccellenza.

Voto: 6,5/10

Fin da piccolo ho sempre amato le storie, che fossero raccontate da un libro, un fumetto, un cartone, un film, o soprattutto da un videogioco. Alcune le ho solo viste, altre le ho sentite così mie da avere l'impressione di averle vissute, ed altre ancora le ho addirittura scritte. Forse sono un pazzo o un sognatore, o tutte e due le cose. Ma continuerò a sognare ed a vivere avventure, per poter dire un giorno "fammi rubare Capitano, un'avventura dove io son l'eroe che combatte accanto a te".

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