Speciale 09 Mag 2025

Dungeons & Dragons: Il nuovo Manuale del Giocatore è arrivato in italiano: vale davvero l’upgrade?

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Dopo mesi d’attesa, possiamo finalmente mettere le mani sulla nuova edizione in italiano. Ma tra classi potenziate, artwork patinati e background invadenti… è davvero il D&D che conoscevamo?

Settembre 2024 ha visto il debutto della nuova edizione di Dungeons & Dragons in inglese. Ora, a maggio 2025, anche noi italiani possiamo finalmente sfogliare il tanto atteso Manuale del Giocatore localizzato. È passato un po’ di tempo, certo. Ma la verità è che ho aspettato con calma prima di parlarvene, e non solo per leggere tutto con attenzione: ho voluto lasciar passare anche le polemiche iniziali, che – diciamocelo – non mi appassionano.

Quello che segue è il mio punto di vista personale, da Master appassionato. Non è una verità assoluta, ma un’analisi ragionata. Ognuno ha il diritto di avere la propria opinione, e la mia è solo una delle tante possibili. Detto ciò, partiamo.

A livello di contenuti, il nuovo Manuale è davvero una bomba: dodici classi, quarantotto sottoclassi, settantacinque talenti, quasi quattrocento incantesimi. Un paradiso per chi ama ottimizzare il proprio personaggio. Ma la domanda sorge spontanea: se conosci già la quinta edizione, ha senso passare a questa nuova?

La risposta è: dipende. Le fondamenta sono simili, ma l’organizzazione è profondamente cambiata. Le regole base arrivano subito, seguite da specie (ex razze) e background. L’idea è quella di costruire una base solida prima di buttarsi nella creazione del personaggio. E funziona: il manuale è più leggibile, più chiaro e più navigabile. Ma la semplicità si paga con una certa… perdita di anima.

A livello di contenuti, il nuovo Manuale è davvero una bomba

Le prime trenta pagine scorrono lisce, poi parte un vero tour de force di opzioni e rimandi incrociati. I neofiti potrebbero sentirsi un po’ sommersi da questa valanga di informazioni. È una prova d’iniziazione: se superi il capitolo sulla creazione del personaggio senza piangere e disperarti, sei pronto o pronta a giocare. Altrimenti, preparati: il Master dovrà farti da guida spirituale nell’onboarding di D&D.

Uno dei cambiamenti più significativi è il ruolo del background. Ora è lui a fornire i bonus alle caratteristiche, non più la specie. Un cambiamento pensato per evitare stereotipi (e per buona parte ci riesce), ma che porta con sé un effetto collaterale: i personaggi rischiano di assomigliarsi troppo. Tutti vogliono il background “giusto” per la build ottimale, e la narrazione passa in secondo piano. Anche le specie, ormai, sembrano quasi skin estetiche più che elementi di gioco con un’identità forte.

Le classi sono più forti, punto. Le abilità si ricaricano più spesso, gli incantatori picchiano più duro, e il sistema di Maestria delle Armi aggiunge finalmente un po’ di pepe al combattimento corpo a corpo. È tutto più spettacolare, più fluido, più… cinematografico.

Le classi sono più forti, punto.

Ma attenzione: il rischio di trasformare le vostre campagne in un film Marvel è dietro l’angolo. Alcune combinazioni fanno danni da boss finale, anche ai livelli medi. I talenti sono tanti, forse troppi, e quasi tutti danno anche bonus alle statistiche, rendendo le scelte molto più prevedibili.

Anche la creazione degli oggetti è stata snellita, forse troppo. Paga oro, aspetta tempo, ottieni l’oggetto. Tutto molto semplice, ma per me – che amo i dettagli e i processi artigianali nelle campagne – un po’ deludente.

Wizards of the Coast ha promesso che tutto sarà retrocompatibile con la vecchia edizione. E tecnicamente lo è. Ma la verità è che questi nuovi personaggi rischiano di frantumare le avventure pensate per la vecchia 5e. Anche ai primi livelli. Fate attenzione, Master che mi leggete.


In conclusione

Il nuovo Manuale del Giocatore è un prodotto solido, moderno, pensato per un pubblico più ampio e abituato a esperienze di gioco più immediate. Se cercate un D&D più accessibile, più fluido e visivamente accattivante, troverete pane per i vostri denti. Ma se siete affezionati alla crudezza del fantasy classico, all’importanza narrativa delle scelte, o semplicemente amate un sistema con più rugosità… potreste sentirvi un po’ fuori posto.

Io continuerò a giocarlo, certo. Ma come sempre, con qualche house rule.

Ci vediamo in taverna.

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