Un'eredità che non si può rifiutare
Si torna all’avventura? Ebbene sì, è tempo di impugnare nuovamente le nostre armi per avventurarci nella storia del gioco di ruolo giapponese made in (Square)Enix! Negli scorsi giorni ho avuto la possibilità di toccare con mano l’atteso Dragon Quest I & II HD-2D Remake (già prenotabile a questo link), la nuova “reinterpretazione” dei primi due capitoli della leggendaria saga di JRPG che ha fatto la storia del genere ed è diventata un vero e proprio mito in Giappone.
L’esperienza è stata decisamente… familiare? Dopo tutto qualche tempo fa avevo vissuto qualcosa di simile in occasione della presentazione di Dragon Quest III HD-2D Remake, titolo pubblicato nel novembre dello scorso anno e che rappresenta – sì, sembra un po’ bizzarro lo so – il primo episodio da giocare per vivere questo universo in sequenza cronologica.
Era ben chiaro quindi cosa mi attendesse una volta messe le mani sul controller DualSense a disposizione (la prova è stata fatta su PlayStation 5) per questa rapida prova di entrambi i titoli della collezione. Già, perché al contrario di quanto si potesse timidamente sperare, questa riproposizione mantiene i due titoli separati e permette al giocatore di affrontare separatamente Dragon Quest e Dragon Quest II. Due al prezzo di uno non fa male a nessuno.

Nella prima parte della prova ho vestito i panni dell’eroe (eh già, tale è il suo nome), un discendente di Erdrick/Roto, protagonista di Dragon Quest III, che si trova a ripercorrere la strada che è nel suo destino. Classico materiale da JRPG ovviamente, con richiami, voci e una serie di situazioni in cui solo lui può avere la meglio. Per quanto l’inizio si sia rivelato estremamente morbido, è anche giusto così, in quanto si ha l’occasione di apprezzare ancora una volta il lavoro di restauro svolto dal team.
Forse sono io, ma ho la netta impressione che siano stati fatti ulteriori passi avanti nella messinscena del tanto apprezzato “HD-2D” e che si sia lavorato per migliorare la resa delle texture così come dell’immagine nel suo complesso. La cosa fa la differenza? Beh, no di certo, ma abbinandola all’inserimento del doppiaggio in alcune situazioni (torna anche lui) si tratteggia ancora una volta un’esperienza a metà strada tra passato e modernità, la cui summa è davvero intrigante.
Ho la netta impressione che siano stati fatti ulteriori passi avanti nella messinscena del tanto apprezzato “HD-2D
Dritto e spedito mi sono mosso quindi a completare il dungeon a disposizione, intercettando un gruppo di “eroi” anche loro alla ricerca dell’eredità di Erdrick e desiderosi di acquisire il potere necessario ad affrontare mostri e draghi. Il loro nobile intento cozza un po’ con l’effettiva capacità di affrontare i problemi ma tant’è, è proprio per questo qualcuno dall’alto ha chiamato noi a sistemare tutto, non trovate?
Per quanto si sia trattato dell’inizio, ho potuto subito apprezzare la tentacolare natura dei dungeon di Dragon Quest, ricchi di bivi, intercapedini e deviazioni che poi tendono a richiudersi sul percorso principale. Esplorare è sempre divertente – incontri casuali permettendo – e raccogliere l’eredità del mio predecessore è stato piuttosto semplice. C’è da dire che nella limitata prova non ho potuto testare un party per capire se ci si muoverà come con Dragon Quest III HD-2D Remake, ma non credo ci si distanzierà.

È arrivato poi il momento di Dragon Quest II, forse il titolo più peculiare del terzetto per modo in cui si presenta al pubblico: se nel primo e nel terzo capitolo al centro della scena avevamo un unico grande eroe, a questo giro invece viene chiamato in causa un party di eroi composto da quattro giovani. Esatto, sembra proprio un Final Fantasy moderno, nevvero?
Scherzi a parte, non ho trovato grosse differenze rispetto alle altre due esperienze e mi sono tuffato all’avventura sfruttando tutti i sistemi di “agevolazione” presenti: dopotutto avevamo solo 20 minuti e se mi fossi abbandonato alla mia voglia di esplorare credo non me ne sarebbero bastati 200 per fare quanto richiesto dalla prova. E così, dopo aver girato un pochetto per ritrovare alcuni elementi di Dragon Quest III HD-2D Remake, come le “aree segrete” sulla mappa, mi sono affidato all’indicatore di missione e al viaggio rapido.
Avevamo solo 20 minuti e se mi fossi abbandonato alla mia voglia di esplorare credo non me ne sarebbero bastati 200
Ho così potuto viaggiare di città in città per raccogliere l’eredità dei quattro eroi e ottenere quindi tutto il necessario per partire in missione. Anche qui molto piacevole il voice acting, così come la direzione artistica, che mi ha permesso di scoprire diverse tipologie di aree di gioco (compresa un’inquietante città distrutta e in balia di demoniaci effluvi).
In uno scherzo del destino, la prova si è conclusa esattamente come quella del terzo capitolo: in una torre. Ok, forse sarò io che ho provo antipatia per le scale, ma ancora una volta ho sofferto un po’ la labirintica disposizione. In realtà non è nulla di grave e, come nell’altra occasione, se ne viene a capo abbastanza agilmente, ma è stato quantomeno curioso che la mia nemesi più grande nel gioco non sia stato un boss o un nemico quanto piuttosto una planimetria…



Che dire quindi di “utile” in queste anteprima? Da come avrete potuto intuire, Dragon Quest I & II HD-2D Remake si presenta in modo del tutto simile al suo predecessore e non introduce (almeno per quanto mi è stato detto) novità peculiari rispetto alla precedente trasposizione. Questo vuol dire che ancora una volta ci si potrà godere un titolo di stampo classico in un formato estremamente accessibile, questo in particolare grazie ai sistemi di QoL introdotti nel tempo.
La possibilità di trovare indicate sulla mappa le nostre destinazioni è una manna per chi ha poco tempo di districarsi tra gli impegni, ed essendo opzionale nulla toglie agli avventurieri che vogliamo disattivarla. Allo stesso modo a livello di difficoltà abbiamo accesso a sfide molto impegnative così come di più facili, come la modalità Vampistrello che ammorbidisce in nemici e impedisce che i nostri personaggi muoiano (cosa che, durante la prova, mi è successa: girare con delle bare non dovrebbe farmi ridere, ma tant’è…).
Ancora una volta ci si potrà godere un titolo di stampo classico in un formato estremamente accessibile
A conti fatti nessuna grande novità, ma un appunto vorrei farlo: nella recensione di Dragon Quest III HD-2D Remake avevo sottolineato come la formula dei primi capitolo della serie, con l’eroe e i compagni reclutati quasi fossero mercenari, non si sposasse alla perfezione con il gaming moderno, che vede relazioni e interazioni del cast a tenere in piedi l’impianto narrativo parallelamente alla trama. Ho apprezzato dunque molto Dragon Quest II e il suo approccio così umano, che prova a costruire un contesto interessante e ricco per ogni protagonista.
Inoltre non è mancata la classica “simpatia” di Dragon Quest, che permea ogni cutscene, ogni inquadratura, ogni dialogo e anche qualche piccolo segreto (vi converrà prenotare il gioco per accedere a uno degli equip più divertenti in assoluto). E questa magia è difficile da replicare, altroché, rendendo la serie davvero irrinunciabile per ogni fan.

Resta solo da capire quanto sarà facile digerire questo (vecchio) nuovo viaggio in un mondo che abbiamo in parte già visto e già esplorato nel terzo capitolo. Il team infatti ci ha anche confermato che è stato svolto un lavoro di “allineamento” delle produzioni, introducendo retroattivamente nei primi due capitoli mostri e situazioni che originariamente erano unici di Dragon Quest III (uscito successivamente) e che oggi invece richiedono una nuova coerenza cronologica.
C’è qualcosa di unico nel riscoprire le radici di questa serie leggendaria
Che dire quindi, hype? Io non posso negare di essere già pronto. Certo, in un mondo in cui il genere fa passi avanti costanti e di recente ha letteralmente cambiato le regole del gioco con Claire Obscure: Expedition 33, un classico come Dragon Quest I & II HD-2D Remake potrebbe non essere la proposta più interessante in assoluto sul mercato, eppure c’è qualcosa di unico nel riscoprire le radici di questa serie leggendaria, che ha dato i natali a un genere che oggi prova a mettersi in discussione a ogni occasione.
In attesa di avere tra le mani il gioco completo quindi, non si può che essere ottimisti: l’esperienza che ci attende è nostalgica, rassicurante, ma al tempo stesso impegnativa e coinvolgente. L’obiettivo di riportare in auge il brand è onorevole, anche alla luce dei tanti anni passati dal lancio dell’ultimo capitolo numerato della serie, e la possibilità di ricostruire il cammino di Erdrick e dei suoi eredi è un’occasione da non perdere!