Noi giocatori europei forse non ce ne siamo resi conto, ma negli USA il prezzo di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom (prenotabile da GameStop con questo link) è stato al centro di qualche discussione, trattandosi del primo titolo per la console ad essere venduto a 69,99 dollari, 10 in più rispetto alla tradizionale prezzo suggerito per i titoli first party.
Eppure qui da noi la cosa è già successa più volte, a cominciare da The Legend of Zelda: Breath of the Wild lancio della console, così come per Super Smash Bros. Ultimate l’anno dopo. Entrambi i giochi sono stati presentati sugli scaffali al prezzo di 69,99€ senza intaccarne il clamoroso successo di vendite.
Nel caso di The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e del mercato americano però, è anche da considerare che si tratta della prima variazione a sei anni di distanza dal lancio della console, cosa che può aver stranito qualche utente che in tutto questo tempo non aveva mai superato quota 60 dollari.
Per chiarire la posizione dell’azienda è intervenuto direttamente Doug Bowser, presidente di Nintendo of America, che ha voluto rassicurare come questo genere di manovra non sia dovuta ad un allineamento dei prezzi con altri publisher, ma sia più da considerare caso per caso. Ecco le sue parole:
Noi guardiamo a ciò che il gioco ha da offrire. Credo che i fan si renderanno conto di come Tears of the Kingdom sia un’esperienza ricca e profondamente coinvolgente. Il prezzo riflette il tipo di esperienza che i fan possono aspettarsi quando si tratterà di giocare a questo titolo in particolare. Non è un prezzo che applicheremo necessariamente a tutti i nostri titoli, ed è una abbastanza comune sia qui che in Europa, come in altre parti del mondo, dove il prezzo dipende dal gioco stesso.
Come dicevamo, non si tratta di una novità per il nostro mercato e Bowser (no, non questo, ma il presidente) lo sa bene. Nonostante il prezzo maggiorato infatti, i titoli Nintendo come Breath of the Wild e Super Smash Bros. Ultimate sono riusciti a conquistare facilmente critica e pubblico, confermando ancora una volta che è la bontà del prodotto a fare la differenza.
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