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Doom – Anteprima E3 2015

Los Angeles – Fate spazio agli anziani. Questo pare essere il messaggio di Marty Stratton, Executive Producer di Id Software, e dell’Art Director Hugo Martin nel corso della presentazione in Live Streaming del nuovissimo Doom presso il booth Bethesda. Che poi ammettiamolo, magari Doom non sarà la cosa piú innovativa che potessimo sperare di osservare durante questa edizione 2015 dell’E3. Ma che ci volete fare, al cuor non si comanda mai, e chiunque abbia sul groppone abbastanza primavere da aver vissuto in prima persona il periodo d’oro dell’FPS beh, un sussulto al cuore non può non averlo. Che Doom sarebbe stato una delle presenza di spicco tanto alla conferenza quanto al booth Bethesda era cosa nota da settimane. Quello che tuttavia non potevamo aspettarci era di assistere ad un Doom come questo. Frenetico, velocissimo, violento oltre ogni misura e pieno zeppo di armi tamarre, esplosioni e creature demoniache pronte a ridurci a fettine. Quindi ok, l’avrete capito: il Re è tornato, ed è incazzato proprio come ai tempi d’oro. E noi, in tutta onestà, possiamo solo festeggiare.

Non vogliatecene a male, ma oggi non staremo certo a spiegarvi cosa sia Doom. Giovani o “vecchi” che siate, avete un dovere morale verso questo universo dei videogiochi che amate così tanto: conoscere Doom come le vostre tasche. Ok, magari non ne avrete mai finito uno o l’FPS old school non è propriamente pane per i vostri denti, ma non importa. La creatura somma di Carmack e Romero la dovete conoscere. Punto e basta. 

Proprio come nel corso della conferenza Bethesda ci ritroviamo dunque nei panni del militare senza voce su Marte, con l’immancabile casco di nuova generazione e il fedele fucilozzo a pompa come deterrente per i nemici. La visuale è quella classica in prima persona, con un HUD praticamente invisibile – che non intralcia in alcun modo il giocatore anche nelle fasi di gioco piú concitate. E fidatevi, ce ne saranno davvero moltissime: il nuovo Doom è una spirale sanguinolenta di demoni che ci braccano, di creature assetate di sangue che appaiono da ogni angolo e ci corrono incontro a perdifiato, non lasciandoci nemmeno il tempo di respirare o ricaricare l’arma. E tutto è un continuo cambio di posizione, una danza a base di piombo ed esplosioni condita da corpi demoniaci ridotti in brandelli.

Doom, dicevamo, incarna perfettamente i dettami dello sparatutto vecchia scuola “ignorante”, quello dove l’unica cosa che conta è sparare prima dei nostri nemici. Il revamp grafico strepitoso non è la sola novità della produzione Bethesda. Il nostro alter ego potrà infatti arrampicarsi su scatole e piattaforme sopraelevate sfruttando appositi appigli, godere di un salto finalmente consono agli standard atletici di un marine intergalattico e, cosa non di poco conto, sfruttare un arsenale bellico che spazia da fucili potenziati a pallettoni, armi al plasma, lanciagranate e la meravigliosa motosega. Dobbiamo davvero dirvi quanto sia soddisfacente ridurre a brandelli un demone di tre metri?

Novità nella novità, dopo aver vomitato sufficiente piombo addosso al mostro di turno sarà possibile eliminarlo in un sol colpo con una sorta di fatality – a patto di essere sufficientemente vicini e di avere un buon tempismo. Considerando che abbattere le forze avversarie regala perk di salute e aumenti di armature, sfruttare questa mossa aumenta sensibilmente il bottino a disposizione. Ovvio che, riuscirci, non sarà sempre così facile… Altra cosa da tenere bene a mente è la ruota dele armi, altra new entry che permette di cambiare arma in modo veloce sfruttando un rallentamento temporale di un paio di secondi. Nemici speciali richiedono magari un’arma migliore del semplice fucile, quindi cercate di affezionarvi in fretta a questo nuovo menu dinamico.

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Ancora una volta, gran parte dell’appeal del gameplay è strettamente legato alle mappe di gioco, come da tradizione ambientate nella galassia marziana (almeno nelle battute iniziali) per poi spostarsi in regioni, come dire, un pizzico piú calde. La prima zona che abbiamo potuto osservare è il classicissimo complesso militare futuristico, articolato maggiormente sulla componente verticale rispetto al passato e pieno zeppo di angoli morti e zone ombrose da cui lecito aspettarsi qualche sano spauracchio nemico. Buono il catalogo di demoni che troviamo in quest insediamento marziano, che spaziano dai Revenant agli Hell Knigh – in compagnia di altre interessanti nuove conoscenze.

Le stesse che abbiamo incontrato nella seconda parte della demo, ambientata nientepopodimeno che sulle leggendarie Sponde dell’Inferno dove, inutile dirlo, pare essere iniziata l’alta stagione infernale. Ed è proprio qui che incontriamo colossi armati di lanciamissili o fucili al plasma, che offrono una resistenza molto maggiore del bestiario “standard”. E ovviamente, nelle battute finali, un colosso Demoniaco alto come una palazzina, con due enormi corni in testa e fuoco e fiamme tutto attorno. Tranquilli, non abbiamo intenzione di aggiungere altro.


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Se da un punto di vista tecnologico il gioco ci ha soddisfatti parecchio già da questa versione iniziale (ricordiamo che la finestra di lancio di Doom coincide con la primavera 2016), a farci balzare letteralmente sulla sedia è Doom Snapmap, la nuova concezione del multiplayer online dei ragazzi di Id Software che permette ai giocatori di creare mappe e contenuti personali, da condividere e giocare con il resto della community. Il ritorno della user content creation rappresenta sicuramente un valore aggiunto tutto tranne che secondario, basta solo ripensare al ruolo cruciale della community di appassionati nel periodo d’oro di Doom. Tali creazioni, lo ricordiamo, saranno compatibili con tutti i formati di distribuzione del titolo, ossia PC, PS4 e Xbox One.

Genio e sregolatezza, velocità ed estemporaneità… 

Insomma, questo Doom next generation ci ha davvero convinti. Grafica accattivante e ottimo livello di dettaglio passano quasi in secondo piano di fronte alla magnificenza di un gameplay frenetico e schietto, che abbandona quelle velleità narrative simil horror del precedente episodio per concentrarsi su quello che, anni or sono, Id Software sapeva fare al meglio. Doom è genio e sregolatezza, velocità ed estemporaneità, una lotta impari tra un soldato e l’esercito di Lucifero giocato costantemente sul filo del rasoio, dove anche solo un passo falso rischia di tradursi in morte certa. Dopo anni di sparatutto in prima persona ultra realistici e, almeno in linea teorica, dalle ambizioni fortemente narrative, fa un piacere enorme ritrovarsi di fronte ad un prodotto come questo, fatto di sostanza, sfrontatezza e un minimo di follia. Tra demoni ridotti a brandelli, esplosioni come se piovessero e pittorici scorci infernali addobbati con sangue e organi umani, Doom si candida come una delle produzioni PC/Console piú interessanti del prossimo anno. Peccato che sarete troppo impegnati a correre e a sparare per accorgervi di tutti questi meravigliosi dettagli.

Il re è tornato.