Mi è salita la scimmia. Ma ora dobbiamo scendere!
Siamo ancora in coda all’entusiasmo (più o meno, a parte una cosa) del Nintendo Direct dedicato a Nintendo Switch 2, che ci ha finalmente svelato quasi tutto quello che volevamo sapere sulla nuova console della grande N, in arrivo nei negozi il 5 giugno (e già prenotabile qui). Mettendo un attimo da parte lo scottante tema dei prezzi, che terrà banco per parecchio tempo, ovviamente il centro della scena se lo prendono i giochi annunciati.
E tra i giochi annunciati, oltre allo straripante Mario Kart World, troviamo un titolo che sembra aver intercettato solo parzialmente i favori di critica e pubblico che hanno avuto modo di mettervi sopra le mani. Parliamo di Donkey Kong Bananza, il titolo dal nome più fico di sempre e che riporta finalmente nel mondo 3D (dopo oltre 25 anni) l’amatissimo scimmione amico/rivale di Mario.
Forse per via del mancato ritorno del nostro amato idraulico, atteso ormai da diversi anni dopo l’ultima fugace apparizione in Bowser’s Fury e l’ormai distantissimo Super Mario Odyssey, rivedere protagonista il buffo primate amante delle banane non ha generato l’entusiasmo che forse ci si attendeva.
Eppure Donkey Kong Bananza ha tutte le carte in regola per stupire e conquistare i giocatori: vediamo insieme perché non dovreste assolutamente lasciarvi passare sotto il naso questo gioco, in arrivo il 17 luglio su Nintendo Switch 2.
Cominciamo dal “pedigree” degli sviluppatori: stando alle informazioni che circolano infatti, il team che sta dando forma a Donkey Kong Bananza sarebbe nientemeno che Nintendo EPD Production Group No. 8, ovvero quella fucina di talenti che si occupa dei titoli più importanti di Nintendo e che ci ha regalato proprio quel capolavoro di Super Mario Odyssey di cui parlavamo sopra.

Considerando che dall’uscita del gioco, avvenuta nell’ottobre del 2017, il team si è riproposto principalmente con Super Mario 3D World + Bowser’s Fury nel 2021, è lecito immaginare che si tratti di un progetto estremamente importante su cui si stanno dedicando tempo e risorse in quantità concesse solo ai prodotti di punta della casa di Kyoto.
Sottovalutare il potenziale del gioco solo perché “non è Mario” sarebbe quindi ingenuo, perché si tratta di una produzione che sulla carta, tenendo presente lo storico degli sviluppatori, ha tutto il necessario per ritagliarsi un posto nei GOTY del 2025. Non per forza vincere, ma per fare bella figura sì.

Quello che si chiede ogni volta a un nuovo gioco Nintendo è l’innovazione: la qualità delle produzioni è ormai appurata, in particolare considerando che negli ultimi anni i titoli che non hanno convinto al 100% si contano sulle dita di una mano, e quindi ci si aspetta che quel “qualcosa in più” arrivi dalla componente creativa del progetto.



Nel caso di Donkey Kong Bananza si è cercato un approccio totalmente nuovo ed estremamente curioso: provando a immaginare Donkey Kong come minatore, viene introdotta la possibilità di distruggere (quasi) tutto ciò che ci circonda e muoversi liberamente all’interno di un livello, liberi da qualsivoglia costrizione di linearità. L’effetto è esilarante, perché è possibile passare ore a fracassare rocce e dissotterrare tesori divertendosi come dei pazzi, pur senza proseguire e senza rovinare il design.
E in tutto questo nulla senza scalfire l’esperienza di gioco: gli obiettivi sono sempre rintracciabili sulla mappa, si dispone di strumenti per localizzare segreti e tesori, si può sempre tornare sui propri passi o creare nuove strade quando ci si sente un po’ persi e così via, all’infinito. Non c’è limite a dove possano condurvi i pugni di DK!


Nel 1996 il team di Mario (già, sempre lui) diede vita alla più grande rivoluzione del mondo dei videogiochi, mostrando a tutti i giocatori come si realizza un mondo 3D liberamente esplorabile a 360° e come si può seguire il proprio avatar con un sistema di telecamere rivoluzionario, affidato al controllo del giocatore.



Certo, Super Mario 64 visto oggi fa un po’ sorridere, ma al tempo fu un miracolo che aprì le porte a una nuova concezione di avventura 3D. Oggi, dopo quasi 30 anni, si prova nuovamente a sfidare l’impossibile introducendo una telecamera in grado di seguire il giocatore sottoterra e in un mondo in continua distruzione/cambiamento, senza perdere di vista l’obiettivo o incastrarsi in malomodo, proponendo sempre la giusta scelta di trasparenza delle strutture poligonali presenti.
Se proviamo a fermarci a riflettere sulla facilità con cui Donkey Kong Bananza riesce a soddisfare le necessità di esplorazione e visibilità richiesta dal gioco e proviamo a cercare prodotti simili sul mercato… beh, potremmo dire che praticamente non ce ne sono? Attendiamo con fiducia di scoprire come sarà il gioco completo, ma già ora sappiamo che avremo di fronte un prodotto dalla grande spinta innovativa dal punto di vista tecnologico e del design!

L’originalità di questo Donkey Kong Bananza è da ritrovarsi anche nel ribaltamento delle regole: siamo abituati a immaginare da sempre giochi in cui si “sale” per arrivare più in alto nei livelli, magari in un palazzo o in una torre, ma in questa occasione invece l’obiettivo pare essere proprio il contrario: ci troveremo infatti a usare i nostri potenti pugni per crearci un percorso verso il basso ed esplorare i numerosi livelli in cui è composto il mondo di gioco.

Cosa ci attende nel nostro cammino in profondità? Perché pur “scendendo tra le rocce” scopriamo biomi lussureggianti e scorgiamo cieli azzurri? Non è che Donkey Kong ha sbattuto la testa contro una roccia pericolante e si sta sognando tutto? Non è un’opzione da escludere, assolutamente, ma probabilmente c’è dell’altro.
Le convenzioni vengono messe in discussione anche ripensando alla prima apparizione di Donkey Kong: piazzato nella parte più alta dello schermo, doveva essere raggiunto dal giocatore, che dal basso doveva arrivare fino in cima alla struttura. A questo giro invece dovremo scendere, scendere e scendere… e se in fondo alla fine ci trovassimo Mario?

Come si è inteso fin dalle prime immagini, questo Donkey Kong è “diverso”, decisamente irriconoscibile rispetto al design RARE creato da Kevin Bayliss negli anni 90 e che ci ha accompagnato di generazione in generazione fino ai giorni nostri (anche se un po’ rivisitato, ovviamente). È evidente la volontà, approfittando anche del successo di Super Mario Bros. Il Film, di provare un colpo di spugna e ripartire da zero per raccontare una nuova storia.

Possiamo quindi immaginare che Donkey Kong Bananza possa essere il “Donkey Kong 0” di questa generazione, una produzione che stende le basi per un nuovo immaginario e che diventerà il punto di riferimento per il futuro del franchise. Certo, dal primo trailer non c’è tanto margine per immaginare chissà cosa, ma anche nel caso di Super Mario Odyssey Nintendo fu in grado di nascondere TANTISSIMI elementi importanti per sorprendere i giocatori al momento opportuno.
E una di queste sorprese potremmo essercela giocata a causa di un inciampo del team di Nintendo in Corea, che avrebbe svelato la presenza all’interno del gioco di un personaggio piuttosto rilevante: Pauline. Raffigurata in una versione piuttosto giovane, il sindaco di New Donk City potrebbe effettivamente essere un personaggio cruciale per la trama e magari vedere proprio in Donkey Kong Bananza il palcoscenico iniziale della sua scalata nel mondo Nintendo: non siete curiosi?

È vero, Donkey Kong Bananza non è né il nuovo Super Mario né il nuovo The Legend of Zelda, ma è comunque un titolo dal potenziale clamoroso, affidato a un team capace di stupire e divertire come pochi altri al mondo.
In un settore in cui vengono inevitabilmente premiati e incensati (spesso a ben donde, sia chiaro) i progetti derivativi spudoratamente ispirati ai grandi classici, è bello vedere che c’è chi non si accontenta e nonostante il proprio track record di titoli eccezionali vuole comunque mettersi in discussione per cambiare le regole del gioco.
E in ogni caso, con quel faccione espressivo, Donkey Kong ci è già entrato nel cuore: quando arriva il 17 luglio?
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