Come è cambiato: Need for Speed

Come è cambiato: Need for Speed

Il ritorno alle origini: così molti avrebbero definito la decisione presa da EA dopo l’annuncio del nuovo Need for Speed, che va a battezzare le console di nuova generazione dando un netto distacco dal passato. Eppure molte di queste persone, che vedono nello stile Underground l’anima nascente di Need for Speed, sbagliano.

A volte però è bello essere dalla parte del torto. Il nuovo capitolo della storia non è un ritorno alle origini, bensì una ripresa di un progetto parallelo: il vero cuore di Need for Speed è purtroppo quello fatto di auto di lusso, gare lineari ed inseguimenti della polizia. Niente Opel, Nissan, Renault e simili, solo Ferrari, Mercedes, Porsche e super car. Così dicono i primi capitoli usciti: Need for Speed è velocità, lusso, polizia. È Hot Pursuit.

Underground non è altro che il secondo figlio, quello che magari non ti aspetti, ma potrebbe diventare il migliore. Il terreno è fertile e il periodo storico è perfetto: forse l’uscita di The Fast and The Furious, o forse la voglia di cambiare hanno spinto EA a portarsi su qualcosa di inesplorato, le gare clandestine cittadine.

La serie parallela sarebbe diventata presto la più amata dai giocatori, fino addirittura a confonderla con la creazione principale. Per questo ora parliamo della storia tuning di Need for Speed, indubbiamente la più entusiasmante e degna di ricordo.

Volevate cominciare la campagna con una Ferrari? Peccato, eccovi una fiammante Peugeot 206. Sta a voi ora farla competere.

2003: Need for Speed Underground – Dopo un anno da Hot Pursuit 2, esce questo nuovo gioco, Need for Speed Underground. Immaginate quale sia la prima feroce critica mossa? L’assenza di polizia, un must nei capitoli precedenti, visto che ci si poteva anche impersonare nella pattuglia all’inseguimento dei piloti. Dai panorami estasianti e dalle strade costiere si passa alla città, nelle sue sfumature colorate ed avvincenti, fino ad arrivare ai quartieri più malfamati o dediti all’industria. Tutto fa brodo per far sentire il rombo del proprio scarico ed illuminare a giorni coi neon sotto i paraurti.

Il tuning è la parola chiave: bodykit illegali, fari, spoiler, marmitte, cerchioni. Niente deve essere più come il modello originale: le combinazioni sono così tante che è impossibile vedere due macchine identiche se messe in giro per internet.

Si comincia ad avere un assaggio di come può essere costruita una storia fatta di corse clandestine, belle ragazze, umiliazioni e N20 pompato nelle vene: da qui in poi sarà praticamente immancabile una presenza femminile ad affiancare il novellino appena arrivato, che in pochi giorni dovrà passare da lucidatore di pneumatici ad imperatore delle strade.

Tutto questo in alcune modalità di gioco che diverranno iconiche nel corso della storia: Circuito, Eliminazione, Sprint, Drift e Sparo, con quest’ultima basata su drag racing e cambio manuale, un’autentica tirata per le orecchie ai giocatori di tenera età. Manca qualcosa? Sì, non esiste ancora il free roam. E proprio per il fatto che ancora non fosse stato introdotto in nessun Need for Speed, i fan non ne hanno sentito la mancanza. Di lì a poco tutto sarebbe però cambiato.


2004: Need for Speed Underground 2 – Fa quasi strano sapere che è trascorso solo un anno dal primo Underground, ma del resto si sta parlando di EA (*wink wink*). Eccoci alla punta di diamante della serie Underground, la frontiera del tuning estremo, a cui viene data una grande responsabilità: diventare un titolo free roam. Ora le gare sono dinamiche, si gestiscono comunque dalla base, ma si può anche andare direttamente sul posto e chiamare i propri rivali all’ordine.

Ad un parco auto maggiore corrisponde anche una migliore gestione del tuning, che si fa ancora più estremo. Ciò che manca è purtroppo una storia con la S maiuscola: nonostante la progressione del tempo si faccia sentire, aprendo nuove aree e concessionari, passa subito in secondo luogo a favore del gameplay stesso, una vera innovazione per Need for Speed e i giochi di racing in generale. Nulla contro la splendida Rachel, ovviamente: lei è storica a modo suo.

Dal punto di vista grafico, non c’è un grandissimo miglioramento rispetto ad Underground, ma il gioco è fatto dai colori e dalle illuminazioni che rendono la notte ancora più luminosa del giorno. La fisica è invece quasi deludente col senno di poi: le auto sembrano fatte di plastica, non si ha sensazione di guidare qualcosa che nella vita reale peserebbe quasi una tonnellata.

Personalmente però ho estratto ogni singolo secondo di gioco da questo titolo sul mio vecchio PC. Quando poi ho scoperto che la versione Xbox sarebbe stata retrocompatibile (non al 100%) con una Xbox 360, è stato il delirio.


2005: Need for Speed Most Wanted – A questo punto tutti si sarebbero aspettati un terzo capitolo della serie, invece EA aveva ben altri programmi. Volevate la notte? Vi diamo il giorno. Tuning? Poco. Polizia? Tanta. Grafica? Ora sì che si parla.

Da un certo punto di vista, Need for Speed Most Wanted diventa il punto di incontro tra la vera anima Need for Speed e lo spin-off di Underground. Il mix lascia tutti perplessi al momento dell’annuncio, visto che simili miscugli hanno un rischio enorme di rivelarsi fallimenti. Invece no, Most Wanted si dimostra essere un contendente al titolo di miglior Need for Speed della storia. Dopo solo un anno da Underground 2, il salto enorme di grafica lascia a bocca aperta: le luci sono migliorate in modo esponenziale, le textures sono ora “next-gen” e su PC il tutto fila liscio come l’olio.

Finalmente le auto hanno fisicità, sono “pesanti” e si può percepire il loro senso di velocità quando vengono sparate a 350km/h nelle vie della città. Anche dal punto di vista narrativo si acquistano elementi importanti: vincere ora ha un senso, perdere è letale. Con l’introduzione di una serie di personaggi e l’apparizione della migliore ragazza mai vista nella serie, Mia (imho), la campagna si rivela essere importante e gratificante, grazie ai bonus dovuti alla sconfitta di un boss.

D’altra parte il tuning perde di sapore, concentrandosi più su singole modifiche che non sulla particolarità: niente più fari o paraurti singoli, solo bodykit, alettoni e cerchioni. Anche l’estetica in fatto di aerografie si limita ad un solo livello.

Poco importa però, quando si assiste al ritorno della polizia, più affiatata che mai. Ora girare per la città non è più esente da rischi ed espone a pericoli sempre crescenti, fino alla famigerata Priorità 5. Ad una grafica rivisitata ed una trama solida si aggiunge anche una continuità tra i capitoli, che sfrutteranno l’immagine di Cross, capo della polizia, e della BMW M3 GTR per aprire al futuro.


2006: Need for Speed Carbon – Dopo i fatti di Most Wanted, questo trailer ha fatto gioire molti: la BMW è di nuovo qua, pronta per essere guidata ancora da noi. L’entusiasmo viene però spezzato 30 secondi dopo l’inizio del gioco, quando Cross riuscirà finalmente a mettere le mani sul nostro pilota.

Most Wanted è un esperimento riuscito alla perfezione e lascia a Need for Speed Carbon il pesante fardello di continuare la serie, tornando in un ambiente notturno, con varie zone storiche ed una trama ancora solida ed avvincente. Torna anche il tuning, non come quello di Underground 2, ma comunque aiutato dalla presenza dell’Autosculpt, che dona ai giocatori la massima personalizzazione dell’aspetto di una vettura.

Carbon si rivela essere una degna conclusione del ciclo, con la sua nuova modalità Canyon che fa spallucce con Fast And Furious: Tokyo Drift. Molte le imprecazioni durante le gare, che davano sempre sensazione di doversi impegnare al massimo per superare i rivali.

L’ambiente urbano notturno, il parco auto sublime e la polizia ancora più accanita fanno di questo gioco il mio preferito della serie, che amo riprendere a volte su Xbox 360.

Alla fine della fiera, Carbon lascia ben pensanti per il futuro, ma accade qualcosa di inaspettato: EA torna alle vere origini, quelle delle super car, degli inseguimenti. Col 2006 la serie del tuning viene congelata, messa nello scantinato: si susseguono numerosi titoli inerenti alla vecchia anima del gioco, fino ad arrivare al 2015, quando la magia avviene.


2015: Need for Speed – Un annuncio inaspettato, la sensazione di rivedere un momento di gloria, la speranza in Underground 3. Queste le emozioni che hanno percorso i giocatori che si sono trovati davanti ad un teaser e ad una data di annuncio che corrispondeva alla conferenza EA dell’E3 2015.

Need for Speed non è un sequel, è un intero reboot che permette al giocatore di giocare nel modo che più trova congeniale, avendo a disposizione la personalizzazione completa dei propri veicoli ed una città notturna basata su Los Angeles, pronta a diventare teatro delle nostre corse.

Sono passati 12 anni da Underground e pare che la sua anima stia per tornare. Cosa possiamo aver tratto come insegnamento da tutta questa vicenda? Giocatori scettici, state un po’ a sentire: Need for Speed ci ha implicitamente detto che il cambiamento va criticato solo dopo averlo sperimentato. È inutile distruggere un gioco che ancora deve uscire, non ha alcun senso avere pregiudizi su un titolo di cui si è visto solo il trailer o poco più.

Se poi Need for Speed si rivelerà una delusione, sarà comunque nostro compito dirlo e lasciare da parte i sentimenti, a partire dal prossimo 3 Novembre. Per ora ciò che importa è solo una cosa: Need for Speed è vivo.


need-for-speed-official-e3-2015-trailer-0


Tutto-E3-2015

Sta cercando da tempo di trasformare le sue passioni in un vero lavoro. A parte i videogiochi, ciò che sogna è essere regista/sceneggiatore di un film, visto l'amore per fotografia e video-editing. Nel frattempo fa vedere quanto è scarso su Twitch (http://www.twitch.tv/ilcermallo).

Lost Password